Il Governo aveva promesso di superare la legge Fornero, ma la nuova legge di bilancio va nella direzione opposta: si andrà in pensione sempre più tardi e con assegni sempre più bassi.
La FP CGIL Emilia-Romagna denuncia un peggioramento delle regole che riguarda tutte le lavoratrici e i lavoratori.

Si allontana l’età della pensione

La legge Fornero, introdotta nel 2011, lega l’età della pensione alla speranza di vita. Ora il Governo conferma e peggiora questo meccanismo.
Dal 2027 si andrà in pensione di vecchiaia a 67 anni e 3 mesi e dal 2029 a 67 anni e 5 mesi.
Per la pensione anticipata serviranno 43 anni e 3 mesi di contributi (42 anni e 3 mesi per le donne).
Altro che 41 anni per tutti, come promesso.

A fine anno scadranno anche le ultime forme di flessibilità in uscita:

  • Quota 103, che permetteva di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi, verrà eliminata. Era già penalizzante perché l’importo veniva calcolato interamente con il sistema contributivo, quindi più basso.

  • APE Sociale, un aiuto per chi svolge lavori gravosi o è disoccupato, alzerà il requisito da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.

  • Opzione Donna, che permetteva alle lavoratrici di anticipare la pensione accettando un taglio sull’importo, è stata cancellata.

Dal 2030 sarà ancora più difficile: per chi è nel sistema contributivo servirà un assegno mensile pari almeno a 3,2 volte quello sociale (circa 1.811 euro lordi). Una soglia che esclude la maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici.

Assegni sempre più bassi

Dal 1° gennaio 2025 le pensioni diminuiranno ancora per effetto della revisione dei coefficienti di trasformazione, cioè i parametri che servono a calcolare l’importo della pensione.
Nel 2027 è previsto un ulteriore taglio.

I dipendenti pubblici subiscono un doppio colpo:

  • il ricalcolo al ribasso delle pensioni per alcune gestioni (CPDEL, CPS, CPUG e CPI, cioè le casse che riguardano Comuni, Sanità, Università e Insegnamento);

  • e il ritardo fino a 7 anni nel pagamento del TFS/TFR, cioè la liquidazione di fine servizio, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale che obbliga il Governo a intervenire. Questo ritardo può far perdere anche 20.000 euro su un trattamento di 100.000.

Pensionati più poveri

Chi è già in pensione non sta meglio: la mancata rivalutazione degli assegni nel biennio 2023-2024 ha causato una perdita complessiva di 60 miliardi di euro, pari a circa 9.000 euro in meno per una pensione di 1.700 euro netti al mese.
Nessuna misura concreta è stata presa per combattere l’evasione fiscale e contributiva, che continua a togliere risorse preziose al sistema previdenziale.

Per la dignità del lavoro e delle pensioni

La pensione non è un privilegio, ma il risultato di una vita di lavoro.
Per difendere i diritti delle persone che lavorano e di chi è già in pensione, la FP CGIL Emilia-Romagna sarà in piazza il 25 ottobre 2025 a Roma, alla manifestazione nazionale per chiedere pensioni giuste, più risorse per il lavoro e meno spese per il riarmo.

Privacy Preference Center