Criticità dell'AUSL Romagna tra carenza di personale, aggressioni e turni insostenibili

L’ Ausl della Romagna, nonostante gli importanti investimenti sul personale effettuati ed in essere, resi possibili tramite progettualità e condivisione anche con risorse in capo alla contrattazione, non è esente dalla crescente necessità  di personale considerato i nuovi servizi determinate da molti nuovi fattori tra cui un crescente invecchiamento della popolazione e le  esigenze di salute nate nel post – pandemia.

La riduzione di investimenti delle ultime leggi di bilancio in rapporto al PIL, nonché le previsioni sulla prossima legge di bilancio, ci dicono che da soli ed a isorisorse evidentemente nessuna azienda sanitaria pubblica ce la può fare con il rischio non solo di non rispondere alle nuove esigenze ma soprattutto di realizzare una progressiva privatizzazione. Ciò significa che  il diritto alla salute non sarà più un diritto universale e nel frattempo il personale sanitario si continuerà a trovare nel mezzo  con la crescita di aggressioni, disservizi e turni insostenibili.

Questo drammatico percorso è già in corso e si evidenzia in un  “deficit effettivo” di unità tra medici, infermieri e operatori sanitari, in cui nessun paragone pre pandemia può essere preso a riferimento e dove le esigenze crescenti di servizi necessitano di numeri diversi da quelli attuali.

Pensare che lo stato di emergenza del servizio sanitario nazionale sia finito con il termine dello stato di emergenza pandemico, riducendo le risorse aggiuntive per le strutture e per il personale è stato un grave  errore di cui i Governi che si sono succeduti hanno la prima responsabilità. E’ nei fatti aumentato il numero di pazienti che ogni operatore deve gestire, ci sono visite ed esami ancora da recuperare e altre richieste che emergono anche a fronte di persone che negli anni della pandemia hanno rinunciato a fare visite ed esami.

Questa  esigenza di personale aggiuntivo  è determinata dunque dalla necessità di garantire l’operatività quotidiana delle strutture sanitarie dove il 2024 non è paragonabile al 2019.

A farne le spese sono tutti  i reparti  a partire da quelli di emergenza ,  i reparti di degenza ordinaria per finire ai servizi territoriali, con situazioni limite in cui gli operatori sono costretti a turni massacranti anche per l’ aggiunta di letti aggiuntivi.

Parallelamente alla  mancanza del personale necessario in questo nuovo contesto, si registra un preoccupante incremento delle aggressioni fisiche e verbali ai danni degli operatori sanitari. Secondo  report ormai pubblici anche sul sito della regione, gli episodi di violenza contro il personale  sono aumentati notevolmente, sono state intraprese  iniziative per prevenire la violenza, tra cui il supporto psicologico per il personale aggredito. Tuttavia, nonostante questi sforzi, gli episodi continuano, alimentati da una crescente aggressività sociale che non risparmia nemmeno gli ambienti sanitari . È inaccettabile che chi si dedica alla cura degli altri debba temere per la propria incolumità.

Le problematiche legate alla carenza di personale e alla crescita degli episodi di violenza si sommano a un altro problema, forse meno visibile ma altrettanto grave: la crescente difficoltà per il personale sanitario a mantenere un equilibrio tra vita professionale e privata,  giornate lavorative che si estendono ben oltre l’orario previsto, reperibilità che non lasciano spazio al riposo e di turni spesso modificati all’ultimo minuto per sopperire a carenze improvvise.

La Fp Cgil  è impegnata da tempo a tutti i livelli partendo dal nazionale  nel  rivendicare azioni che vanno incontro alle  soluzioni delle  problematiche esposte , esigendo risorse economiche e investimenti sul personale, rivendicando  un piano straordinario di assunzioni e lo sblocco sul tetto dei fondi e fabbisogni di personale , perché non si può difendere la sanità pubblica senza salvaguardare e investire  sui professionisti che ci lavorano a partire dall’esigenza del rinnovo del CCNL 2022 -2024 non ancora sottoscritto.

Per queste ragioni proseguiremo in una campagna verità di sensibilizzazione, informazione e mobilitazione, contro un’idea di destrutturazione del sistema sanitario nazionale e in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori.


Trattativa rinnovo CCNL Sanità. A che punto siamo?

Si è svolto oggi, in sede Aran, un incontro nell’ambito della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale del comparto sanità pubblica.

In apertura di confronto, l’Aran ha illustrato una proiezione ipotetica relativa agli incrementi economici che deriverebbero dalla distribuzione delle risorse attualmente a disposizione del contratto.

Si tratta, com’é noto, di un incremento della massa salariale pari al 5,78% (a fronte un incremento del costo della vita che nel triennio di riferimento sarà superiore al triplo) a cui vanno aggiunte le risorse stanziate dal D.L. 34 del marzo 2023 destinate esclusivamente a coloro che operano nei pronto soccorso.

L’ipotesi che Aran ha consegnato alla discussione destinerebbe il 5,2% (su un totale, ripetiamo, di 5,78) agli incrementi tabellari, lasciando al restante 0,58% il finanziamento di tutto il resto (indennità, fondi, incarichi, dep, costo delle modifiche normative etc. etc.).

Tradotto in cifre questo porterebbe a un incremento medio a regime sul tabellare di 130€ lordi (115, 120, 127, 135, 193, partendo dall’area del personale di supporto a crescere fino all’area di elevata qualificazione) a cui si aggiungerebbero poco meno di 15€ lordi per il finanziamento degli altri istituti sopra descritti.

Va sottolineato che più della metà delle risorse che sarebbero destinate agli incrementi in busta paga (circa il 52%) vengono già percepiti in busta paga a titolo di indennità di vacanza contrattuale. Questo significa, utilizzando l’ipotesi proposta da Aran, che su 130€ lordi medi 67 vengono già percepiti in busta paga e l’incremento residuo sarebbe di circa 63 euro.

A fronte di questa ipotesi abbiamo ribadito, al pari di altre organizzazioni sindacali, come l’insufficienza delle risorse non consenta di poter concretizzare la discussione sul rinnovo e come, quindi, sia indispensabile reperire ulteriori risorse. Motivo per il quale crescono le ragioni della mobilitazione che stiamo portando avanti, che deve intensificarsi al fine di costringere il governo a farsi carico della necessità di dare risposte adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto. Ad oggi infatti siamo di fronte a un quadro che, oltre ad essere del tutto insufficiente per la parte che riguarda gli stipendi, sostanzialmente non ha che briciole da destinare alla valorizzazione professionale, ai fondi, al necessario incremento delle indennità.

La discussione é poi proseguita su alcuni aspetti della parte normativa, su testi che Aran ha inviato implementando l’articolato con alcuni temi ulteriori inerenti il rapporto di lavoro. Su questo resta la nostra contrarietà al tentativo, che si legge in trasparenza, di stressare le materie relative all’orario di lavoro per tentare di far funzionare le strutture gravate da una cronica carenza di organico. Anche su questo, ovviamente, lavoreremo con le nostre proposte per modificare questa impostazione.

Vi terremo aggiornati sul prosieguo della trattativa e della mobilitazione.


Sciopero della sanità privata: presidio a Bologna davanti a Confindustria

La mattina del 23 settembre, circa 400 persone si sono radunate in via San Domenico a Bologna, di fronte alla sede di Confindustria, per partecipare al presidio organizzato in occasione della giornata di sciopero indetta da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. Lo sciopero ha coinvolto numerose aziende sanitarie della regione, registrando un’elevata partecipazione, con tassi di adesione fino al 95% in alcune strutture, come Villa Bellombra, che ha dovuto chiudere i servizi di fisioterapia.

Alta adesione in tutta la regione

In diverse strutture sanitarie, le adesioni allo sciopero sono state particolarmente significative. Villa Erbosa e il Toniolo hanno registrato un’adesione complessiva dell’80%, con la chiusura degli ambulatori. Anche il Poliambulatorio Hesperia di Carpi è rimasto chiuso, mentre nella sede di Modena quattro sale operatorie su sei sono state inattive, e il reparto di radiologia ha interrotto le attività. I servizi essenziali sono stati comunque garantiti nei reparti residenziali, come alla Lega Filo d’Oro e nelle case di cura Fogliani e Villa Rosa.

Rabbia per il mancato incontro

Al presidio, i lavoratori hanno manifestato con determinazione contro il rifiuto, da parte dei rappresentanti delle associazioni datoriali, di incontrare una delegazione di lavoratori e sindacati. Marco Bonaccini, Sonia Uccellatori e Paolo Palmarini, segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, hanno dichiarato: “Non solo Aiop e Aris non intendono rinnovare il CCNL, ma ora rifuggono anche il confronto. Queste aziende operano per conto della pubblica amministrazione e ricevono ingenti risorse pubbliche, ma non riconoscono il giusto compenso ai lavoratori, nemmeno di fronte all’inflazione. È una vergogna!”

Sciopero e protesta continueranno

Il presidio si è concluso con il grido “Vergogna”, ma i sindacati hanno promesso di non fermarsi qui. “Faremo tutto il necessario per garantire a tutte e a tutti il rinnovo contrattuale che meritano”, hanno assicurato i tre sindacalisti.

L’incontro a margine del presidio

A margine del presidio di Roma, una delegazione sindacale è stata ricevuta dal Capo Segreteria del Ministro della Salute: “Abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che a breve verranno convocate tutte le parti per un tavolo tecnico di confronto tra Sindacati, Conferenza delle Regioni, le parti datoriali e il Ministero della Salute. Questo è un primo segnale di apertura, ma non basta”, sottolineano.

La mobilitazione, infatti, non si ferma: “Continueremo a lottare fino a quando non sarà riconosciuto il giusto trattamento contrattuale e salariale a tutti i professionisti che, come quelli del pubblico, garantiscono quotidianamente il diritto costituzionale alla salute. Il valore del lavoro deve tornare al centro della discussione. Non ci fermeremo fino a quando non vedremo riconosciuta la professionalità di chi lavora nelle strutture accreditate e convenzionate, garantendo pari diritti e retribuzioni”


Sciopero sanità privata del 23 settembre: “Serve rispetto per lavoratrici e lavoratori di un comparto strategico per il Paese”

“Gli impegni non sono stati mantenuti, infermieri, oss, tecnici sanitari e tutto il personale della sanità privata è stanco di aspettare. Sono oltre 200.000 le lavoratrici e i lavoratori che operano nelle strutture in cui si applicano i contratti Aiop e Aris sanità privata e Aiop e Aris rsa: lavoratori che svolgono un servizio pubblico garantendo quindi un diritto costituzionale, quello alla Salute. I professionisti e gli operatori che lavorano presso le strutture private, nella quasi totalità accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale e quindi beneficiarie di cospicue risorse pubbliche, chiedono il rispetto della dignità e dei diritti: per questo motivo il 23 settembre FP CGIL, CISL FP e UIL FPL hanno proclamato uno sciopero nazionale con l’astensione dal lavoro prevista per l’intera giornata e per ogni turno di lavoro”.

“In quest’ambito – osservano i sindacati – sono stati stipulati due accordi ponte (Aris rsa, Aiop rsa) necessari per unificare i tabellari e andare alla stipula di un nuovo contratto unico di settore per le rsa, dove le lavoratrici, i lavoratori e i professionisti hanno il contratto bloccato da oltre 12 anni.

Quanto al contratto Sanità privata Aris Aiop, è stato rinnovato nel 2020 dopo 14 anni di blocco della contrattazione, un rinnovo che però ha riguardato il triennio 2016-2018. Rispetto alla legittima aspettativa delle lavoratrici e dei lavoratori, FP CGIL, CISL FP e UIL FPL hanno chiesto l’apertura di due tavoli negoziali ma le associazioni datoriali – AIOP e ARIS – pretendono di subordinare le trattative per il rinnovo contrattuale a maggiori risorse economiche pubbliche da parte dello Stato e delle Regioni.

Una posizione, quella di AIOP e ARIS, che denota una indifferenza intollerabile ed inaccettabile nei confronti di professionisti ed operatori che contribuiscono a garantire bilanci positivi e dividendi che andrebbero in parte ridistribuiti a coloro che li hanno prodotti: infermieri, oss, tecnici sanitari, personale della riabilitazione e amministrativo attraverso un celere rinnovo del Contratto Nazionale.

In Emilia Romagna le lavoratrici e i lavoratori scenderanno in piazza a Bologna davanti alla sede di Confindustria, via S, Domenico LUNEDI’ 23 dalle ore 10 alle 12, per far sentire la loro voce, la voce di chi chiede il riconoscimento del proprio lavoro, della propria professionalità che esprime ogni giorno a favore dei cittadini, riconoscimento oggi negato da datori di lavoro che hanno, peraltro, un modestissimo rischio di impresa considerato che le prestazioni erogate vengono in larghissima parte finanziate dal sistema pubblico.


Sciopero nazionale della Sanità Privata il 23 settembre: oltre 200.000 lavoratori coinvolti

Il 23 settembre 2024 è stato indetto uno sciopero nazionale che coinvolge più di 200.000 lavoratori delle strutture sanitarie private e delle RSA, dove si applicano i contratti Aiop e Aris. Questi lavoratori svolgono un ruolo cruciale nel garantire un diritto costituzionale fondamentale: la salute. Tuttavia, come Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl denunciamo che gli impegni presi per la loro tutela non sono stati rispettati.

Le motivazioni dello sciopero
Nonostante siano stati firmati due accordi ponte per unificare i contratti nel settore RSA (Aiop e Aris), i professionisti del comparto non vedono un adeguato riconoscimento da oltre 12 anni. La situazione per i lavoratori della sanità privata è altrettanto complessa: dopo 14 anni di blocco, il contratto è stato rinnovato nel 2020, ma con un riferimento temporale fermo al triennio 2016-2018.

Come Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl abbiamo richiesto l’apertura di tavoli di trattativa per garantire nuove risorse e migliorare la condizione di questi lavoratori. Tuttavia, la risposta ricevuta è stata negativa, con l’imposizione di condizioni inaccettabili.

Un settore strategico per il Paese
Il comparto della sanità privata e delle RSA rappresenta un settore strategico per l’Italia, con lavoratori che garantiscono ogni giorno un servizio pubblico essenziale. Per questo motivo chiediamo rispetto e dignità per chi opera in queste strutture. Lo sciopero del 23 settembre è un segnale forte: difendere la professionalità e il futuro di questi lavoratori è fondamentale per il benessere del Paese.


sciopero UNEBA

Sciopero nazionale UNEBA: grande partecipazione ai presidi regionali di Ravenna e Fiorenzuola

Oggi 16 settembre, durante lo sciopero nazionale indetto da FP CGIL, CISL FP, FISASCAT CISL, UIL FPL e UILTUCS, si sono svolti due presidi regionali molto partecipati: a Fiorenzuola, davanti alla Casa Protetta della Fondazione Verani Lucca, e a Ravenna presso Villa Serena, nella frazione di San Romualdo. Centinaia di lavoratrici e lavoratori hanno espresso la loro forte opposizione alle proposte di Uneba, giudicate inadeguate e irrisorie, con una partecipazione significativa e determinata.

La protesta contro la proposta Uneba

Le organizzazioni sindacali regionali e i partecipanti ai presidi hanno denunciato con fermezza la mancanza di volontà di Uneba di rinnovare il Contratto Nazionale di Lavoro. La proposta avanzata dall’associazione prevede un aumento minimo, ritenuto del tutto insufficiente per riconoscere e valorizzare i professionisti del settore socio-sanitario, che ogni giorno si prendono cura della collettività con dedizione e responsabilità.

L’urgenza di un rinnovo contrattuale dignitoso

I segretari regionali e i funzionari sindacali presenti hanno ribadito che la proposta attuale di Uneba non è accettabile, sia dal punto di vista economico che per quanto riguarda i diritti lavorativi. Hanno evidenziato come, in altri comparti del settore socio-sanitario, siano stati raggiunti accordi contrattuali molto più significativi, sia sotto il profilo economico che normativo. In particolare, si sottolinea l’urgenza di ottenere un rinnovo che riconosca il valore professionale e umano dei lavoratori, garantendo loro condizioni lavorative dignitose e giuste.

La critica alle strutture Uneba accreditate

Una delle principali critiche mosse dalle organizzazioni sindacali riguarda il fatto che molte strutture Uneba operano in regime di accreditamento socio-sanitario, beneficiando quindi di fondi pubblici. Nonostante ciò, secondo i sindacati, queste strutture sfruttano tali risorse per fare business sulla salute e sul lavoro di professionisti che, al contrario, dovrebbero essere valorizzati con un rinnovo contrattuale rispettoso e dignitoso. Questo comportamento è stato definito “vergognoso” dalle segreterie regionali.

Lo sciopero e i presidi di oggi rappresentano un importante passo avanti nella battaglia per ottenere pari diritti e condizioni di lavoro adeguate, con la richiesta chiara e forte di “pari diritti per pari lavoro”.

Primi risultati dello sciopero

nella giornata di ieri, presso la sede di Uneba, si è tenuto il primo degli incontri che segue lo sciopero nazionale dello scorso 16 settembre. In apertura di confronto abbiamo ovviamente evidenziato come l’alta percentuale di adesione alla mobilitazione registrata in tutto il territorio, sia il chiaro sintomo di come le operatrici e gli operatori cui viene applicato il CCNL Uneba, non siano più disposti a lavorare per retribuzioni che se paragonate a quelle di molti altri colleghi del settore socio-sanitario- assistenziale-educativo, risultano essere nettamente inferiori. Le OO.SS. hanno quindi evidenziato, anche e soprattutto alla luce di quanto riportato nel comunicato diffuso dall’Associazione datoriale in data 13 settembre, all’indomani cioè dell’incontro avuto con i capi delegazione e a pochi giorni di distanza dallo sciopero del 16, che la cifra di 100 euro di aumento tabellare non può certamente essere ritenuta soddisfacente.

A fronte della posizione espressa in modo netto da FP CGIL, CISL FP,UIL Fpl, FISASCAT Cisl e UILTuCS, la controparte si è dunque detta disponibile ad un ulteriore sforzo, anche in termini economici, arrivando alla cifra di 120 euro, ponendo però sul tavolo la necessità di inserire all’interno del nuovo CCNL dei meccanismi di gradualità che possano in parte riprendere quanto già previsto nel CCNL Cooperative Sociali. Termine di paragone quest’ultimo, che per le OO.SS. rappresenta un punto di riferimento anche e soprattutto per le quantità economiche ottenute con il rinnovo dello scorso marzo. La delegazione di Uneba ha poi dichiarato la disponibilità alla revisione dei seguenti articoli: definizione delle causali contratti del tempo determinato, rivisitazione del TEP (Trattamento Economico Progressivo), istituto della maternità. Per parte nostra, nel prendere atto della condivisione di alcune proposte sindacali, abbiamo tuttavia ritenuto necessario avanzare una serie di precisazioni, in primis relativamente al TEP, di cui queste OO.SS. hanno chiesto l’eliminazione e non la rivisitazione. Abbiamo inoltre aggiunto la necessità di discutere ed approfondire ulteriori punti riportati in piattaforma. In relazione, poi, alla proposta di “gradualità” avanzata dalla controparte, ci siamo riservati di definire una posizione a valle di quella che sarà la discussione sulle quantità economiche da noi ritenute ancora insufficienti.

Al fine, tuttavia, di stringere il più possibile i tempi e giungere ad una convergenza di posizioni che porti al rinnovo di un contratto che lavoratrici e lavoratori attendono ormai da anni, è stato fissato il seguente calendario di appuntamenti: 21 ottobre; 7 novembre; 13 novembre; 25 novembre; 4 dicembre.


sciopero uneba 16 settembre

Sciopero nazionale UNEBA del 16 settembre!

Come FP CGIL insieme a CISL FP, FISASCAT CISL, UIL FPL e UILTUCS abbiamo proclamato uno sciopero nazionale per l’intera giornata del 16 settembre, con l’obiettivo di sensibilizzare sull’urgenza del rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) Uneba, scaduto dal 2019. Circa 135.000 lavoratrici e lavoratori del settore socio-sanitario privato sono coinvolti nella mobilitazione, un’azione che vuole sottolineare il malcontento generale verso la proposta di rinnovo presentata da Uneba.

La situazione contrattuale

Il CCNL Uneba è il secondo contratto più applicato nell’area socio-sanitaria privata, subito dopo quello della Cooperazione sociale. La trattativa nazionale per il rinnovo si è interrotta dopo 17 mesi di negoziati, e 27 mesi dalla presentazione delle richieste da parte dei sindacati. La rottura è dovuta alla proposta di Uneba, ritenuta inaccettabile dalle organizzazioni sindacali: 50 euro lordi di aumento per il triennio 2023-2025, pari a circa 35 euro netti. Una cifra considerata insufficiente, specialmente in considerazione della dinamica inflazionistica e del recente rinnovo di altri contratti del settore, che hanno garantito aumenti economici e normativi di tutt’altra entità.

Le ripercussioni in Emilia Romagna

Anche in Emilia Romagna, l’assenza del rinnovo contrattuale pesa sui lavoratori e, di conseguenza, sulla qualità dei servizi offerti. Nella regione, molte strutture socio-sanitarie operano anche in regime di accreditamento, beneficiando di risorse pubbliche. Tuttavia, il mancato rinnovo del contratto mette a rischio non solo i diritti acquisiti dai lavoratori, ma anche la qualità del servizio erogato agli utenti.

I presidi regionali

In Emilia Romagna le lavoratrici e i lavoratori scenderanno in piazza con due presidi di carattere regionale. Il primo si terrà a Ravenna, presso Villa Serena di San Romualdo, e il secondo a Fiorenzuola d’Arda, presso la Fondazione Verani Lucca. Entrambi gli eventi inizieranno alle 9.30 e rappresentano un’occasione per far sentire la voce di chi chiede il rispetto di diritti fondamentali: “stesso lavoro, stessi diritti, Contratto subito!”.

La lotta per il rinnovo del CCNL Uneba continua, e la mobilitazione del 16 settembre sarà un importante momento di sensibilizzazione per garantire condizioni di lavoro dignitose a chi, ogni giorno, si occupa della cura e del benessere delle persone.


Trattativa rinnovo CCNL Sanità. A che punto siamo?

Nell’incontro del 29 luglio, tenutosi in modalità da remoto, l’Aran ha presentato una nuova versione della parte normativa del contratto. Questa versione include ipotesi di modifica su vari temi cruciali come gli incarichi, l’orario di lavoro, le pause, le prestazioni aggiuntive, lo smaltimento delle ferie pregresse, la formazione, l’age management, il patrocinio legale e il welfare aziendale.

Critiche alle Proposte di Aran

Le modifiche proposte, insieme alla conferma di quelle già avanzate in precedenza, ci trovano molto insoddisfatti. Le risorse disponibili sono ritenute insufficienti e ciò pesa come un macigno sull’intero negoziato.

Modifiche Proposte

  • Incarichi: Incremento del valore massimo dell’incarico di base da 1.300 a 1.400 euro, ritenuto insufficiente da Fp Cgil, che chiede almeno 3.000 euro, con un aumento a 5.000 euro per gli incarichi di complessità intermedia.
  • Pronta Disponibilità: Nessun aumento per l’indennità oraria collegata alla pronta disponibilità, ma aumento dei turni mensili da sette a dieci, mantenendo una media di sette nel quadrimestre.
  • Prestazioni Aggiuntive: Utilizzo delle prestazioni aggiuntive per fronteggiare carenze di organico e raggiungere obiettivi ulteriori, il che può portare a un incremento surrettizio dell’orario di lavoro senza sbloccare le assunzioni o aumentare adeguatamente gli stipendi.
  • Ferie Pregresse: Assegnazione alle aziende della possibilità di predisporre piani di smaltimento con il dipendente, lasciando il singolo a gestire le richieste del dirigente.
  • Age Management: Introduzione di misure di age management, ma il testo proposto è considerato vuoto, con solo generiche dichiarazioni di principio.

Posizione di Fp Cgil

Abbiamo espresso contrarietà a questa impostazione, richiamando le proposte contenute nella piattaforma unitaria. Abbiamo ribadito che, senza un cambio di impostazione da parte dei datori di lavoro e senza ulteriori risorse, il negoziato non potrà concludersi positivamente. Questa posizione è stata condivisa dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali al tavolo delle trattative.

Prossimi Passi

La trattativa è stata aggiornata a settembre, in data da definirsi. Continueremo a tenere aggiornati i nostri iscritti e sostenitori.


È necessaria una revisione della Clausola "Obbligo Permanenza" di 5 Anni nelle Aziende Sanitarie dell'Area Metropolitana di Bologna

La Fp Cgil Bologna e Fp Cgil Imola hanno formalmente richiesto una revisione della clausola di “obbligo permanenza” di 5 anni alle dipendenze dell’Amministrazione di prima assunzione, prevista nel regolamento del bando di concorso per l’Area Metropolitana di Bologna. Questa clausola, derivante dall’art. 35 del Dlgs n. 165/2001, limita significativamente la mobilità del personale sanitario, creando diverse problematiche. Ecco una panoramica dei punti salienti della richiesta di revisione.

Ingiustizia della Clausola

Le organizzazioni sindacali ritengono ingiusto negare la mobilità, soprattutto quella di interscambio, poiché limita le possibilità degli operatori sanitari di conciliare esigenze personali e professionali. Questo vincolo impedisce l’acquisizione di nuove risorse lavorative desiderose di entrare a far parte delle strutture sanitarie dell’area metropolitana di Bologna.

Impatto sulla Decisione dei Professionisti

La presenza del vincolo di 5 anni disincentiva i professionisti a scegliere le aziende sanitarie pubbliche dell’area metropolitana di Bologna, influenzando negativamente la loro decisione di accettare un posto di lavoro. Questo porta a una minore attrattività delle aziende, con conseguenti difficoltà nel reperimento del personale necessario per garantire il turnover e l’assistenza sanitaria.

Problemi con la Mobilità per Interscambio

La mobilità per interscambio, che prevede lo scambio di azienda tra due dipendenti senza danni per le amministrazioni, viene sistematicamente rifiutata senza alcuna valutazione preventiva. Questo comportamento provoca un impoverimento delle risorse umane e delle competenze nelle aziende sanitarie, poiché molti professionisti scelgono di dimettersi volontariamente se non ottengono l’interscambio desiderato.

Disparità di Trattamento

Un ulteriore punto critico è rappresentato dal fatto che altre aziende pubbliche, basandosi sul parere Aran N.0103321/2022 del 24/03/2022, non applicano questo vincolo. Ciò crea una disparità di trattamento e diritto per il personale del servizio unico metropolitano.

Richiesta di Revisione

Le organizzazioni sindacali sottolineano la necessità di una riflessione da parte delle direzioni aziendali, poiché le rigidità attuali hanno portato solo danni ai reparti e ai servizi. In caso di mancata revisione della clausola, le organizzazioni sindacali si riservano di intraprendere tutte le azioni necessarie a ogni livello di discussione.


Firmato l'accordo integrativo con la AUSL e AOU di Parma!

Prosegue l’impegno della FP CGIL assunto con le lavoratrici e lavoratori dell’Ausl e della A.O.U. Di Parma sull’attribuzione dei Differenziali Economici di Professionalità (ex fasce).

Nel merito dell’accordo:

  • raddoppiata la quota passando da 400 mila euro a 800 mila euro;
  • impegno a continuare con i DEP nel 2025;
  • impegno nel passaggio tra le aree (progressioni verticali);
  • impegno nel riconoscimento degli incarichi nell’area degli operatori e assistenti;
  • confermata la quota economica di produttività per il 2024;
  • applicazione accordo regionale in merito al pagamento della quota in aggiuntiva a 50 euro a partire dal 1 Maggio 2024, come da richiesta della FP CGIL;
  • per Ausl aumento della quota economica dell’accordo emergenza estiva;
  • per A.O.U. aumento della quota economica sulle assenze improvvise.

Ci riteniamo soddisfatti del risultato raggiunto, ottenuto con un grande lavoro di coerenza e responsabilità iniziato nel 2023, con la sottoscrizione del contratto decentrato 2023-2025, quando qualcuno non ha avuto abbastanza coraggio per crederci. Continueremo nel 2025 per mantenere l’impegno di poter riconoscere una progressione a tutti gli aventi diritto con l’impegno e la coerenza, che ci ha sempre contraddistinto.