Le nostre scelte di merito. I CCNL li ha fatti saltare il Governo con stanziamenti insufficienti

Siamo oltre la soglia della decenza. Che un Ministro della Repubblica si metta a fare disinformazione e campagna attiva contro chi non è accondiscendente ha molto poco di istituzionale e tanto di agonismo politico, ma sbaglia il tiro: noi stiamo al merito.

Sarà che il Ministro ha negato il confronto aperto e vero dal suo insediamento, preferendo scegliersi gli interlocutori “accondiscendenti“ a prescindere, ma se oggi la vertenza sui CCNL è in stallo è tutta responsabilità di chi non ha mai ascoltato le giuste rivendicazioni di chi lavora nella Pa.
Partiamo dalla narrazione tossica sugli aumenti: si prende a riferimento la media tra le aree compresa la 4^ area (inquadramento più alto) che ad oggi è vuota perché onerosa per le amministrazioni.
Perché il Ministro non si assume la responsabilità di dire che aumenti di 135 euro lordi per i professionisti sanitari del comparto, già erosi da anticipi e ivc potenziata che lui ha voluto, producono effetti sulle buste paga di circa 40 euro lordi? Sentiamo e leggiamo di roboanti cifre che verrebbero a mancare, peccato che la realtà per la generalità dei lavoratori pubblici sia ben altra.

E questo mentre aumenta il costo di casa, bollette, trasporti, generi di prima necessità.
In Germania, per lo stesso periodo, i lavoratori hanno percepito un bonus esentasse di 3.000 euro e aumenti minimi di 340 euro al mese pari a oltre l’11% sugli stipendi tabellari.In Spagna per il triennio 22/24 gli aumenti sono stati del 9,8% sul tabellare più i fondi per la contrattazione di secondo livello.
Eppure, le regole sulla fiscalità sono comuni in Europa, quindi è completamente falsa la narrazione che non si poteva fare di più.

La scelta del Governo italiano è stata quella di penalizzare le retribuzioni dei dipendenti pubblici e se ne assumano la responsabilità anziché scaricarla su chi, come noi, da oltre tre anni si è battuto per far aumentare i salari guardando all’inflazione reale e non alle necessità politiche del Governo.
Fino a prova contraria i Sindacati dovrebbero rappresentare i lavoratori ma, vedendo le dichiarazioni delle sigle che hanno dichiarato la volontà di firmare contratti indipendentemente dai contenuti, non è scontato che tutte le federazioni dei settori pubblici in questa stagione stiano dalla parte dei lavoratori: alcuni stanno dalla parte dei datori di lavoro.
È curioso poi che il Ministro attribuisca a FP Cgil il blocco dei contratti. Nella logica del Ministro, lui impone aumenti, norme, peggiora le condizioni di gestione degli orari di lavoro, ha addirittura riportato la spesa per il welfare contrattuale all’interno del tetto ai fondi per il salario accessorio, che rimangono bloccati penalizzando la crescita della produttività, e la colpa è del sindacato che rifiuta di firmare accordi al ribasso?
Se pensa che i lavoratori siano distratti o disattenti si sbaglia, sono esasperati e chiedono, legittimamente, che la valorizzazione del lavoro pubblico non sia uno slogan per interviste e convegni ma una serie di atti concreti economici e normativi.

Quanto poi alle facoltà assunzionali, il Ministro certifica che grazie al dissenso di enti locali, regioni, organizzazioni sindacali, il taglio al turn over non c’è stato per sanità, funzioni locali e comparto sicurezza, che fa capo al Ministero dell’Interno, mentre rimane per le funzioni centrali, che dipendono direttamente da lui. Cioè si è battuto “come un leone” ( citazione di una sua intervista) per conseguire il risultato di tagliare le facoltà assunzionali solo per le amministrazioni centrali. Un trionfo.
Continuano a raccontare che per la prima volta ci sono risorse anche per i futuri rinnovi ma, visto che la programmazione di bilancio ha un ciclo per le nuove regole di medio termine e pluriennale, il Governo ha ipotecato le scelte per i prossimi anni, raccontare che bisogna aspettare nove anni e tre contratti per non recuperare quello che le buste paga dei dipendenti pubblici hanno perso nel 2022 e 2023 è veramente offensivo per la dignità dei lavoratori delle funzioni centrali, della sanità e degli enti locali.
Se il Ministro vuole rinnovare i Contratti con la partecipazione di tutte le sigle sindacali su salari, carriere e contrattazione decentrata deve dare risposte.
Se no è un atto unilaterale su cui ha dato mandato ad Aran di raccogliere le adesioni, registrando che c’è chi ha accettato senza fiatare e chi ha deciso liberamente di tenere aperta la vertenza per dare risposte adeguate ai lavoratori. Alla sanità e alle funzioni locali stiamo dando l’opportunità di battersi per migliorare un Contratto inadeguato alle necessità economiche e professionali dei settori pubblici e stiamo dicendo anche alle Funzioni Centrali, che sono state sacrificate dalla scelta dei firmatari di accontentarsi del 5,78%, che per la Fp Cgil la partita non è chiusa.

A proposito di Pubblico e Privato, a chi dice che non firmiamo i Contratti, ricordiamo che nei settori privati la nostra categoria ha sottoscritto in queste settimane accordi con percentuali di crescita salariale sempre superiori a quelle proposte dal Governo per il settore pubblico.
Non è che non firmiamo i CCNL, firmiamo quelli che danno risposte ai lavoratori ma non sosteniamo quelle intese che sono peggiorative.

Si chiama coerenza. Firmare qualsiasi cosa ti propone la controparte senza valutarne i contenuti è la strada che hanno intrapreso altre sigle e ne risponderanno a lavoratrici e lavoratori. Noi abbiamo scelto di stare con le ragioni di chi ogni giorno lavora per la collettività, per garantire servizi essenziali, che svolgono una funzione fondamentale e che meritano rispetto e riconoscimento del valore del proprio lavoro.


Firmato l'accordo per il rinnovo del contratto UNEBA!

Grazie alla mobilitazione messa in campo insieme alle lavoratrici e ai lavoratori, abbiamo raggiunto il rinnovo del CCNL, con la parte economica in linea con gli altri contratti di settore e con miglioramenti importanti per la parte normativa.

Ecco le principali novità dell’accordo per il CCNL UNEBA 2023-2025:

SALARIO: La retribuzione cresce con aumenti medi lordi del 10.4% pari a 145 euro sul livello 4S (prima tranche di 70 euro a ottobre 2024; seconda tranche di 50 euro a luglio 2025; terza tranche di 25 euro a marzo 2026). Le risorse ottenute vanno sul tabellare, scelta fondamentale per recuperare il potere di acquisto eroso dall’inflazione.

ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA: Previsto un aumento di 2 euro, a carico del datore di lavoro, a partire dal 1° gennaio 2026.

ABOLIZIONE DEL TEP (Trattamento Economico Progressivo): Che prevedeva la maturazione di Rol, scatti di anzianità e 14ª dopo tre anni dalla data di assunzione.

TEMPI DI VESTIZIONE: Il nuovo contratto introduce la quantificazione di 15 minuti nell’orario di lavoro per il tempo necessario alla vestizione e svestizione.

NUOVI DIRITTI:

  • Integrazione della retribuzione al 100% per il periodo di maternità obbligatoria.
  • Contrasto alle molestie di genere, importanti novità per promuovere l’inclusione e combattere la violenza sui luoghi di lavoro.

CLASSIFICAZIONE DEL PERSONALE:

  • EDUCATORI: Unificato l’inquadramento dell’educatore al livello 3S, cancellando le previsioni legate all’anzianità.
  • OSS: Inquadramento unico in 4S.

È stata inoltre ottenuta l’abolizione del 7° livello relativo all’inquadramento del “personale di fatica e/o pulizia”.

MERCATO DEL LAVORO: Inserite le causali per i contratti a termine, rafforzata la clausola di stabilizzazione (elevata al 30%) per i lavoratori precari.


Questo contratto introduce importanti novità normative ed economiche.
Un rinnovo importante per dare al settore più diritti contrattualmente riconosciuti. La parola ora passa alle lavoratrici e ai lavoratori.

PARTECIPA ALLE ASSEMBLEE CHE ORGANIZZEREMO NELLE PROSSIME SETTIMANE!


Sanità privata e RSA: il resoconto dell'incontro in Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome

L’11 dicembre si è tenuto l’incontro con l’Avv. Alessia Grillo, Segretaria Generale della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, di cui vi avevamo informato della convocazione nella precedente nota del 4 dicembre u.s.

Abbiamo ampiamente rappresentato tutte le ragioni dei circa 200mila dipendenti della Sanità Privata e delle Rsa a cui si applicano i contratti Aiop ed Aris che continuano a non vedere riconosciuti, dopo 12 anni per le Rsa e oltre 6 anni per la Sanità Privata, i miglioramenti economici negati da un lungo ed ingiustificato blocco contrattuale.

Nel corso della riunione abbiamo evidenziato l’importante ruolo che devono avere le “Regioni” nella regolamentazione degli accreditamenti alle strutture.

Per questo motivo, abbiamo chiesto che i budget riconosciuti alle imprese che erogano prestazioni di ricovero e cura per conto del servizio pubblico, siano assegnati esclusivamente alle strutture che adottino i contratti di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, il cui costo del lavoro sia in linea con il costo del lavoro della Sanità Pubblica.

Da parte della Conferenza abbiamo ricevuto segnali di attenzione che saranno confermati a breve con una successiva convocazione.

Inoltre la Segretaria Generale della Conferenza delle Regioni si è impegnata ad interloquire immediatamente con il Ministero della Salute per informarlo su quanto emerso durante la nostra riunione e per confermare la loro disponibilità a partecipare ad un tavolo con rappresentanti del Ministero, delle organizzazioni sindacali e delle associazioni datoriali, che noi stiamo chiedendo da tempo.

Qualora l’incontro non venisse programmato a breve, ci vedremo costretti nelle more dello stato di agitazione ancora in essere di convocare, una manifestazione nei pressi del Ministero della Salute.

A seguito di quanto ci è stato comunicato sospendiamo per il giorno 8 gennaio il presidio di protesta programmato presso la sede della Conferenza delle Regioni.

Vi terremo aggiornati sugli sviluppi della vicenda .


Rinnovo CCNL Sanità Pubblica - A che punto è la trattativa

Nella giornata di ieri 18 dicembre, in Aran, si è svolto il nono per il rinnovo del Contratto 22/24.

Una trattativa con ancora sullo sfondo una Legge di Bilancio per il 2025 non ancor approvata, a causa dello slittamento dei tempi di approvazione, e della nostra rivendicazione di incrementare le risorse a disposizione del confronto per consentire di sottoscrivere un contratto che non sia umiliante per le lavoratrici e i lavoratori che operano in sanità nelle condizioni di carenza di organico, bassi salari, carichi di lavoro estenuanti che tutti, a parole, riconoscono.

Al momento, da quanto è dato sapere, il Governo persegue solo la già dichiarata volontà di utilizzare la leva fiscale per diminuire la tassazione sul lavoro straordinario, peraltro solo degli infermieri. Come del resto accaduto per le prestazioni orarie aggiuntive, il messaggio è chiaro: se volete più salario dovete lavorare più ore oltre alle 36 ore settimanali contrattuali.

Un vero e proprio incremento mascherato dell’orario di lavoro.

Un messaggio per noi inaccettabile.

L’impianto delle nuove proposte di Aran sembra recepire questa impostazione: in particolare sono due le novità più rilevanti che Aran ha portato al tavolo nel nuovo testo messo a disposizione delle parti.

La prima, un nuovo articolo che istituirebbe una specie di parodia della libera professione.

Sfruttando una norma nata in fase pandemica e che peraltro ha già una scadenza fissata al termine del 2025, il governo, le regioni e Aran propongono di consentire l’esercizio della libera professione in aggiunta alle trentasei ore settimanali senza prevedere, di pari passo, l’istituzione di una indennità di esclusività come prevista per la dirigenza.

L’indennità di esclusività consentirebbe, infatti, ai professionisti di decidere se percepire quella e innalzare in questo modo lo stipendio, oppure rinunciarvi e praticare la libera professione.

È evidente che, senza il contrappeso dell’indennità di esclusività , richiesta che era presente nella piattaforma che unitariamente appresentammo con Cisl e Uil, la possibilità di effettuare ore aggiuntive in libera professione rappresenta una misura che mira a coprire la carenza di organico, nel pubblico come nel privato, facendo lavorare di più quelli che ci sono con le conseguenze che si possono facilmente immaginare sulla qualità della vita di chi lavora e anche sulla qualità dell’assistenza.

Un articolo che abbiamo respinto al mittente, anche perché produrrebbe grandi diseguaglianze: disuguaglianze tra le diverse professioni sanitarie, all’interno delle stesse professioni e aumenterebbe anche le diseguaglianze di genere, in un settore composto per quasi il 70% da donne, posto che, com’è purtroppo noto, il lavoro di cura ricade ancora prevalentemente su di esse.

Abbiamo quindi affermato con nettezza come sia inaccettabile uno scambio, che qualcuno invece ha apertamente rivendicato come risultato, tra bassi incrementi stipendiali e libera professione.

La seconda novità rilevante riguarda il nuovo articolato proposto da Aran e condiviso con il Comitato di Settore della Conferenza delle regioni, su pausa e diritto alla mensa: il testo proposto, che abbiamo respinto con decisione, garantirebbe il diritto alla mensa solo a coloro che effettuano più di otto ore di lavoro continuative, peggiorando quindi il testo vigente, prevedendo anche che la pausa, se non effettuata, possa essere cumulata con il riposo continuativo di undici ore previsto dalla normativa. Tutto questo ridurrebbe drasticamente la platea degli attuali aventi diritto alla mensa o ai buoni pasto sostitutivi, senza peraltro alcun incremento del valore del buono pasto, cosa che chiediamo da tempo.

Per il resto, nessuna apertura di Aran sugli altri istituti contrattuali che dovrebbero essere oggetto di revisione, dal sistema indennitario all’incremento dei DEP, dal sistema degli incarichi per arrivare alle pronte disponibilità.

La trattativa è aggiornata al 13 gennaio prossimo, con Aran che si produce in ottimistiche dichiarazioni e più di una organizzazione sindacale presente al tavolo che pare essere accondiscende verso questo impianto.

Per noi, prosegue senza sosta la mobilitazione e l’impegno quotidiano affinché possano essere trovate, perché è possibile, nuove risorse sia per incrementare salari e stipendi sia per superare tutti i vincoli normativi, su assunzioni e salario accessorio, che ad oggi permangono e senza la rimozione dei quali nessuna valorizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale Pubblico sarà possibile.

Una mobilitazione che non si esaurirà sul livello nazionale e che, se necessario, si intensificherà nei confronti delle regioni e azienda per azienda fino al raggiungimento di un contratto che dia alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità il contratto che meritano.


emilia romagna alluvione

L’Ausl Romagna non riconosce le giornate di lavoro perse dai lavoratrici durante l'alluvione. Regione e Governo intervengano!

Nel settembre scorso una nuova alluvione ha colpito alcune zone della Romagna. Nel territorio di Lugo, nelle ore più difficili di quei giorni, l’amministrazione locale emanò un’ordinanza per effetto della quale a scopo preventivo venne evacuato il presidio ospedaliero. Gli operatori rimasero a casa, poiché i pazienti dell’ospedale di Lugo furono trasferiti in altre strutture del territorio.

A distanza di mesi dall’evento, l’Ausl Romagna ha recentemente emanato una nota in cui informa che per le giornate dell’alluvione i dipendenti dell’azienda non si vedranno riconosciute le giornate di lavoro. Stessa sorte è riservata ai lavoratori che sono stati impossibilitati a recarsi a lavoro, perché hanno subito ingenti danni. Il problema non è solo per il territorio lughese ma anche per altre zone della Romagna. L’azienda sanitaria informa, inoltre, che non sarà possibile riconoscere i permessi straordinari retribuiti per l’emergenza alluvionale. Tutte queste impossibilità da parte dell’Ausl Romagna sono imputabili al fatto che in occasione dell’alluvione del settembre 2024 – a differenza di quanto avvenuto per l’alluvione del maggio 2023 – non è stato preso alcun provvedimento di carattere nazionale o regionale.

La Fp Cgil ritiene tutto ciò inaccettabile: “Il costo dell’alluvione viene scaricato completamente sui lavoratori. Di fronte a questa ingiustizia chiediamo al Governo e alla Regione Emilia Romagna (sollecitata subito dopo gli eventi alluvionali dalle federazioni sindacali regionali) di dare risposte concrete a tutte le lavoratrici e lavoratori coinvolti, affinché vengano riconosciute le giornate di lavoro”.


Accordo AUSL Romagna: Incremento Fondi e Nuove Opportunità per il Personale

Grazie ad un importante accordo che abbiamo firmato con l’AUSL della Romagna facciamo un importante passo avanti per migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario, tecnico e amministrativo. È stato firmato un accordo strategico per la distribuzione dei residui dei fondi 2023, frutto di un costruttivo dialogo avviato con l’accordo di giugno 2024.

Ecco i punti salienti del nuovo accordo:

1. Incremento dei fondi contrattuali

Sono stati integrati 1.233.500 euro derivanti da un accordo regionale legato ai decreti emergenziali, per un totale complessivo di 2.200.000 euro destinati alle DEP 2024.

2. Finanziamento per assenze improvvise

Dal 1° dicembre 2024 al 31 gennaio 2025, saranno disponibili 450.000 euro per coprire le assenze improvvise. Le tariffe rimarranno quelle estive: 50€/ora per il personale sanitario e 30€/ora per OSS e autisti di ambulanza, applicabili nei primi tre giorni dalla chiamata in servizio del personale turnista.

3. Progetti di miglioramento organizzativo e professionale

Un finanziamento aggiuntivo sarà destinato a progetti di crescita per il personale della Direzione Assistenziale e dell’Area Tecnica Amministrativa.

4. Incentivazione per operatori tecnici in servizio H/24

Per la prima volta, il personale tecnico impegnato in servizi H/24 avrà un progetto dedicato per incentivare la disponibilità a sostituzioni in situazioni di emergenza.

5. Sostegno al reddito – Servizio mensa

Il progetto di supporto al servizio mensa è stato prorogato fino al 15 luglio 2025, garantendo continuità a un’importante agevolazione per i dipendenti.

6. Potenziamento del welfare aziendale

Entro il 2025, l’accordo prevede l’attivazione di una piattaforma welfare aziendale che consentirà ai dipendenti di accedere a nuovi benefici. Inoltre, verrà valutata la cumulabilità dei buoni pasto grazie a uno studio di fattibilità.


Questo accordo rappresenta un importante traguardo per valorizzare il personale AUSL e migliorare i servizi offerti. Continueremo a lavorare per il benessere di tutti i nostri dipendenti, garantendo trasparenza e dialogo costruttivo.


Assemblea Sindacale Retribuita a Parma: Rinnovo CCNL Sanità Pubblica 2022/2024

L’11 dicembre 2024, dalle ore 10:00 alle 13:00, presso la Sala Congressi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria (AOU) di Parma, si terrà un’importante assemblea sindacale retribuita organizzata dalla Funzione Pubblica CGIL Parma. L’incontro è dedicato alle lavoratrici e ai lavoratori iscritti e simpatizzanti dell’Area Comparto AOU Parma e Azienda U.S.L. Parma, con l’obiettivo di affrontare i temi legati al rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per la Sanità Pubblica 2022/2024.

Programma dell’Assemblea

  • Introduzione:
    Ruggero Maria Manzotti, Segretario Generale FP CGIL Parma.
  • Interventi:
    Rosalba Calandra Checco, Segretaria FP CGIL Emilia Romagna con delega alla sanità.
    Michele Vannini, Segretario FP CGIL Nazionale con delega alla sanità.

Un’occasione per approfondire

L’assemblea rappresenta un momento di confronto essenziale per tutti coloro che lavorano nel settore della sanità pubblica e sono coinvolti nella contrattazione collettiva. Verranno discussi i punti chiave del nuovo CCNL e le prospettive per migliorare le condizioni di lavoro e i servizi offerti ai cittadini.

Non perdere l’opportunità di partecipare e contribuire al dibattito!


Trattativa rinnovo CCNL Sanità: ancora non ci siamo!

Il 23 ottobre, si è svolto un nuovo incontro con ARAN riguardante il rinnovo del CCNL Sanità Pubblica 2022-2024. Nonostante alcune risposte alle nostre richieste, la questione delle risorse disponibili continua a rappresentare un ostacolo cruciale. ARAN ha presentato modifiche all’ultimo testo solo nella giornata di ieri, ma molte delle proposte restano insoddisfacenti per chi lavora nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e per il futuro delle condizioni contrattuali.

Proposte di ARAN e criticità segnalate

Durante l’incontro, ARAN ha ridimensionato alcune sue richieste, come quella di aumentare il numero massimo di turni di pronte disponibilità mensili. Tuttavia, resta aperta la nostra richiesta di mantenere il limite a sette turni, senza alcun peggioramento rispetto al contratto vigente. Inoltre, non è stata ancora introdotta alcuna proposta di aumento delle indennità di disponibilità, elemento essenziale per valorizzare il lavoro dei professionisti della sanità.

Un’altra tematica fondamentale riguarda il concetto di retribuzione per ferie che includa tutte le indennità professionali e relative alle condizioni di lavoro, una richiesta che stiamo portando avanti in maniera decisa anche alla luce delle recenti sentenze della Corte di Giustizia Europea. Questo principio è indispensabile per garantire che le lavoratrici e i lavoratori ricevano una retribuzione adeguata durante il periodo di ferie.

Altri punti discussi e il nodo delle indennità

ARAN ha inoltre avanzato proposte riguardanti la fruizione delle ferie pregresse durante il preavviso, la mobilità e la conservazione delle ferie maturate, ma restano aperte numerose preoccupazioni, in particolare riguardo alla fruizione ad ore delle ferie pregresse. Questo strumento, pur rispondendo a esigenze organizzative delle aziende sanitarie, non deve compromettere il diritto al recupero psico-fisico delle lavoratrici e dei lavoratori.

Sulle indennità di specificità infermieristica, di tutela del malato e di pronto soccorso, permane l’assenza di un incremento concreto. Al momento, il Governo ha stanziato risorse che non coprono in modo adeguato le esigenze del personale sanitario, proponendo solo un aumento del 5,78% per il triennio 2022/2024. Abbiamo richiesto con forza che l’indennità di specificità venga estesa anche alle ostetriche.

Valore del buono pasto e mensa: mancano risposte

Sul fronte normativo, abbiamo chiesto miglioramenti relativi all’orario di lavoro, al diritto alla mensa e ai buoni pasto, con particolare attenzione alla loro fruibilità e al valore economico. Finora, ARAN non ha dato risposte concrete su questo punto, né ha accolto la richiesta di eliminare la contribuzione a carico dei lavoratori.

La questione delle risorse resta centrale

Al settimo incontro di trattativa, rivendichiamo la necessità di ottenere risposte puntuali e concrete su ogni richiesta presentata. Ma soprattutto, permane il problema cruciale della mancanza di risorse. Senza uno stanziamento aggiuntivo per questo triennio, il valore reale degli stipendi resta ben al di sotto dell’inflazione, peggiorando le condizioni economiche dei lavoratori della sanità pubblica.

Proprio per queste ragioni, FP CGIL, insieme a UIL, hanno confermato la partecipazione allo sciopero generale del 29 novembre!


"Medici e infermieri abbandonati" Intervista a Marco Bonaccini, segretario generale della FP CGIL Emilia-Romagna

Dall’intervista a Marco Bonaccini della Gazzetta di Modena del 09/11/2024

Infermieri e medici, da Piacenza a Rimini, vengono insultati quotidianamente e non di rado malmenati, ma al di là della solidarietà verso questi camici bianchi si fa ben poco. Le istituzioni, i politici, le aziende sanitarie e i dirigenti devono invece accollarsi il dolore delle vittime, le spese legali e le soluzioni concrete.

Marco Bonaccini, segretario generale della Cgil Funzione Pubblica Emilia Romagna – il sindacato che ha un’ampia rappresentanza tra il personale sanitario – è un fiume in piena: «Si sta facendo poco o nulla per correre ai ripari sul tema: è gravissimo, anche perché i numeri, già altissimi di questi episodi nel 2024, ci risultano ancora in crescita. Noi, come Cgil, vediamo molta demagogia e ipocrisia, della classe politica alla ricerca continua di like, e dei capi della sanità: la solidarietà, ovviamente, va bene, ma addirittura in alcuni casi, come di recente è avvenuto a Modena, ci devono mettere la faccia le stesse vittime. È intollerabile, tocca alle aziende sanitarie farlo; le vittime devono essere protette e stare a casa perché è difficile riprendere a lavorare dopo certi episodi.»

Bonaccini, andiamo per gradi. Lei fa riferimento ai due infermieri della terapia intensiva cardiologica dell’ospedale di Baggiovara a Modena picchiati. Cosa non va?

«Non ne voglio fare un caso personale anche perché penso che il governo, se parliamo di sanità, ha gravi mancanze, come le dirò. Ma questo caso di Modena, con i due infermieri che hanno preso calci e pugni al volto e all’addome, è utile a spiegare come la pensiamo. Non è possibile che siano le vittime a essere sbattute in prima pagina con nome e cognome quando dovrebbero essere tutelate. Dove sono le loro aziende? Perché i dirigenti non ci mettono la faccia? Sempre a Modena, amministratori pubblici, attuali ed ex, da poco tempo sono subito scesi in campo, ma appunto facendo demagogia: leggo che si farà di tutto come comunità per aiutare queste vittime per le spese legali. Stiamo scherzando? La tutela del lavoratore è della sua azienda, non è affidata al buon cuore della collettività.»

Come se ne esce?

«I lavoratori sono completamente abbandonati al proprio destino, chiediamo che l’azienda ospedaliera possa costituirsi parte civile perché è ovviamente inaccettabile che un sanitario venga malmenato. Anche noi stiamo valutando se costituirci parte civile, ma vorrei uscire dal caso singolo e partire dai numeri.»

Prego.

«Secondo il report sull’anno 2023 dell’Onseps – Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie – quest’anno, le aggressioni in regione sono state 2.401 e hanno coinvolto 2.732 operatori; 2.112 si sono verificate nelle strutture pubbliche, di cui 1.997 negli ospedali. Tali numeri sono raddoppiati rispetto al 2019 pre-covid, mentre in epoca più recente crescono soprattutto le aggressioni verbali (+44,7% dal ’22 al ’23) e rimangono stabili nei due anni quelle fisiche (+2,6% dal 2022 al 2023). A farne le spese sono soprattutto donne, vittime nel 65% dei casi, e il personale infermieristico è più frequentemente coinvolto (59,7% dei casi). Siamo al limite.»

Alla classe politica, sul tema sanità, che è argomento dirimente in vista delle elezioni regionali del 17-18 novembre, cosa date?

«Il governo Meloni, come le dicevo, ha gravi responsabilità sul fronte dei fondi alla sanità, mentre l’organizzazione sanitaria è in capo alla Regione Emilia Romagna insieme alle aziende sanitarie. Il pesce puzza dalla testa, quindi nessuno si chiami fuori.»

In concreto, cosa si può fare contro le aggressioni?

«In primis, ovviamente, vanno evitate, ma vedo che tutti i candidati alle regionali propongono di mettere la polizia nei pronto soccorso e di dotare i sanitari di un braccialetto per lanciare l’allarme alle forze dell’ordine. Cerchiamo invece di essere seri: le forze dell’ordine hanno organici ridotti e non si può mettere un carabiniere nel pronto soccorso, un altro in reparto, e così via, perché non c’è una soluzione facile a problemi complessi. Per questo le dicevo che vedo troppa ipocrisia e propaganda. Occorre risolvere su due piani: dal lato dei pazienti c’è il disagio sociale crescente – ricordo che, secondo l’Istat, 2,5 milioni di italiani non si curano – e occorre anche creare un’organizzazione alternativa al pronto soccorso, che spesso per le persone è l’unico luogo a cui possono rivolgersi. Bisogna anche risolvere il grave problema delle liste d’attesa perché le persone si arrabbiano ed è più facile arrivare ad aggressioni e insulti.»

Sul fronte dei camici bianchi, invece?

«Loro lavorano sempre meno tranquillamente e non certo nelle migliori condizioni, così sono sempre più a disagio. La miscela che le ho descritto è esplosiva, e per questo occorre investire sulla sanità, ridurre i tempi di attesa, aumentare il personale e le sue retribuzioni; insomma, rispondere ai bisogni di tutte le parti. Altrimenti a farne le spese sono medici, infermieri, OSS, personale sul campo, a differenza dei dirigenti sanitari o dei politici. Vediamo troppo scaricabarile.»


Stato di agitazione della sanità a Parma: situazione critica nelle aziende della provincia

La FP CGIL Parma dichiara lo stato d’agitazione nelle aziende sanitarie della provincia

La Funzione Pubblica CGIL di Parma ha recentemente espresso preoccupazione per la condizione del personale sanitario in Azienda Usl e Azienda Ospedaliero-Universitaria della provincia. L’organizzazione sindacale denuncia da tempo l’aumento dello stress e dei carichi di lavoro a cui sono sottoposti i lavoratori e le lavoratrici.

Nuovi servizi senza personale aggiuntivo

Nel corso del 2024, l’Azienda Usl ha inaugurato nuovi servizi, come i CAU (Centri emergenza urgenza) e le COT (Centrale operativa territoriale), senza tuttavia prevedere un’adeguata assunzione di personale. Sebbene nel CAU di Parma siano state inserite nuove unità, nelle altre sedi provinciali la situazione rimane critica. Nel CAU di Fornovo, ad esempio, il personale del servizio di emergenza 118 è stato incaricato di coprire anche i turni del nuovo centro, sovraccaricando un servizio già impegnato su tutto il territorio. A Fidenza, invece, il CAU è gestito in maniera “ibrida”, con una gestione mista che causa confusione e carichi aggiuntivi.

Esternalizzazione del CAU di Langhirano: una gestione contestata

Un altro elemento di forte criticità è rappresentato dalla gestione del CAU di Langhirano, affidata tramite convenzione all’Assistenza Pubblica. Questa esternalizzazione risulta inaccettabile per un servizio che dovrebbe essere interamente pubblico e conforme alle direttive regionali.

Una situazione ancora più grave nell’azienda ospedaliera

La carenza di personale all’interno dell’Azienda Ospedaliera della provincia è ancor più acuta, come dimostrato dal numero eccessivo di ore lavorative e di ferie arretrate del personale. Questo accumulo di straordinari testimonia la difficoltà nel garantire un diritto fondamentale dei lavoratori: il recupero psicofisico. La mancanza di adeguato riposo mina, infatti, la qualità della vita dei dipendenti, con effetti negativi sul loro benessere psico-fisico.

L’indizione dello stato di agitazione e la mobilitazione per la sanità pubblica

Di fronte a queste criticità, la FP CGIL Parma ha proclamato lo stato di agitazione. Diversi incontri e tentativi di negoziazione con i vertici delle due aziende sanitarie non hanno portato ai risultati sperati, spingendo il sindacato a procedere con l’iniziativa di mobilitazione. In mancanza di interventi concreti e di ascolto proseguiremo la mobilitazione, anche a livello nazionale, con lo sciopero previsto per il 29 novembre.

Ribadiamo così la necessità di sostenere una sanità pubblica che sia a tutela non solo dei lavoratori e delle lavoratrici, ma anche di tutta la cittadinanza.