19 settembre: scioperi e mobilitazioni della CGIL in Emilia-Romagna per Gaza
La CGIL ha proclamato per venerdì 19 settembre 2025 una giornata di sciopero e mobilitazione nazionale per chiedere la fine del massacro a Gaza, il riconoscimento dello Stato di Palestina e corridoi umanitari immediati.
In Emilia-Romagna lo sciopero coinvolgerà le ultime 4 ore del turno di lavoro in tutti i settori, ad eccezione dei servizi essenziali regolati dalla legge 146/90. Le lavoratrici e i lavoratori dei servizi essenziali, impossibilitati a scioperare, parteciperanno comunque con assemblee e momenti di mobilitazione nei luoghi di lavoro.
Gli appuntamenti città per città
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Bologna – Ritrovo ore 17.00 in Piazza Roosevelt, corteo alle ore 17.30.
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Ferrara – Ore 15.00 concentramento alla Camera del Lavoro (Piazza Verdi), corteo verso la Prefettura.
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Modena – Manifestazione alle ore 15.00 davanti alla Prefettura.
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Reggio Emilia – Presidio alle ore 17.00 davanti alla Prefettura (Corso Garibaldi 55).
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Ravenna – Ore 15.30 concentramento al parcheggio Pala De André, partenza corteo alle ore 16 con arrivo alla Darsena di Città.
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Forlì-Cesena – Ore 17.00 mobilitazione in Piazza Ordelaffi a Forlì.
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Imola – Presidio ore 17.00 in Piazza Conciliazione (piazzetta dell’Ulivo), corteo fino a Piazza Caduti per la Libertà.
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Piacenza – Presidio ore 16.30 in Piazza del Tempio davanti alla Prefettura.
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Parma – Presidio dalle 16 alle 18 in Piazzale della Pace
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Rimini – Presidio ore 17.30 davanti alla Prefettura.
Fermare la barbarie e costruire la pace
La CGIL denuncia l’assedio e l’invasione della Striscia di Gaza, che hanno causato decine di migliaia di vittime civili. La mobilitazione del 19 settembre è un atto di solidarietà concreta con il popolo palestinese e un appello alle istituzioni italiane ed europee per sospendere ogni collaborazione militare e commerciale con Israele, avviare un percorso diplomatico e riconoscere lo Stato di Palestina.
Le lavoratrici, i lavoratori, le associazioni e la società civile sono chiamati a partecipare numerosi, nelle piazze e nei luoghi di lavoro, per chiedere pace, democrazia e diritti per tutte e tutti.
Bonus Psicologo 2025: come funziona e perché servono più investimenti nel pubblico
La salute mentale è un diritto fondamentale e un tema sempre più centrale nella vita delle persone. Ansia, depressione e stress hanno un impatto crescente, sia nella sfera privata che in quella lavorativa. Il Bonus Psicologo 2025, previsto dallo Stato, rappresenta un aiuto economico per chi desidera intraprendere un percorso di psicoterapia ma incontra difficoltà nel sostenerne i costi. Tuttavia, rimane un intervento parziale: per la FP CGIL Emilia-Romagna è indispensabile trasformare questa misura in un finanziamento stabile al pubblico impiego e al rafforzamento dei servizi pubblici di salute mentale.
Cos’è il Bonus Psicologo
Il Bonus Psicologo è un contributo economico che permette di coprire in parte le spese delle sedute di psicoterapia. Si rivolge a chi vive situazioni di disagio psicologico e può essere utilizzato presso psicoterapeuti iscritti all’albo. Il bonus varia in base all’ISEE del richiedente e prevede un limite massimo di rimborso per seduta.
Chi può richiederlo
Per accedere al Bonus Psicologo 2025 occorre:
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avere la residenza in Italia;
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presentare un ISEE valido non superiore a 50.000 euro;
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trovarsi in una condizione di fragilità psicologica che renda utile un percorso terapeutico.
La domanda si presenta online tramite portale INPS, accedendo con SPID, CIE o CNS, nel periodo fissato ogni anno.
Importo del contributo
L’importo massimo varia in base alla fascia ISEE:
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fino a 15.000 euro: fino a 1.500 euro di contributo;
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tra 15.001 e 30.000 euro: fino a 1.000 euro di contributo;
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tra 30.001 e 50.000 euro: fino a 500 euro di contributo.
Il rimborso massimo è di 50 euro a seduta. Se la tariffa richiesta dallo psicoterapeuta è più alta, la differenza resta a carico del cittadino. Il bonus deve essere utilizzato entro un periodo prestabilito, pena la decadenza.
Come funziona dopo la domanda
Una volta accolta la richiesta, l’INPS rilascia un codice univoco da presentare allo psicoterapeuta scelto. Le sedute vengono registrate e l’INPS provvede direttamente al rimborso del professionista, senza ulteriori pratiche per il cittadino.
Il punto di vista della FP CGIL Emilia-Romagna
Se da un lato il Bonus Psicologo rappresenta un sostegno utile, dall’altro mostra i limiti di un approccio emergenziale e individuale. Il disagio psicologico è un fenomeno collettivo che richiede risposte pubbliche, stabili e universali.
Per la FP CGIL Emilia-Romagna, è necessario:
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rafforzare i servizi pubblici territoriali di salute mentale, oggi troppo spesso sottofinanziati e con personale insufficiente;
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assumere nuove figure professionali nel pubblico impiego, garantendo stabilità contrattuale e risorse certe;
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rendere strutturale l’investimento: non più bonus a tempo, ma un piano di lungo periodo che assicuri l’accesso gratuito e universale alla psicoterapia e al supporto psicologico.
Solo così si può garantire un reale diritto alla salute mentale, evitando che resti legato alla possibilità di partecipare a bandi o a misure limitate nel tempo.
Il Bonus Psicologo 2025 è un passo avanti nel riconoscere l’importanza della salute mentale. Ma per la FP CGIL Emilia-Romagna la vera sfida è trasformare questo strumento in una politica strutturale, che rafforzi i servizi pubblici, valorizzi il lavoro nel settore e renda la cura psicologica un diritto esigibile da tutte e tutti, non un privilegio per pochi.
CGIL Emilia-Romagna e la FP CGIL Emilia-Romagna ricordano l’esempio che Paolo Nerozzi ha lasciato al sindacato e a tutto il Paese
La scomparsa di Paolo Nerozzi rappresenta una grave perdita per tutto il movimento sindacale. Paolo è arrivato a ricoprire incarichi di grande responsabilità a livello nazionale – prima Segretario Generale della FP CGIL e poi Segretario della CGIL nelle segreterie di Sergio Cofferati e Guglielmo Epifani – partendo dal bagaglio e dall’esperienza maturate nel nostro territorio regionale sia in segreteria confederale che come Segretario Generale della FP CGIL Emilia-Romagna.
Ha gestito da protagonista la fase di contrattualizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego, tenendo insieme innovazione contrattuale, valorizzazione della rappresentanza e pratica della democrazia.
Da convinto assertore del ruolo pubblico nella garanzia dei diritti universali, ha sempre difeso e rilanciato il ruolo del welfare pubblico come elemento di qualificazione di una società autenticamente democratica.
Il suo attaccamento alla Cgil, dimostrato fino agli ultimi giorni di vita, il suo voler bene alle lavoratrici e ai lavoratori restano di esempio per tutti i militanti del sindacato.
Per tributare l’ultimo commosso saluto a Paolo e stringersi alla famiglia la Cgil e la FP Cgil Emilia-Romagna annunciano che sarà allestita la camera ardente presso il salone Di Vittorio della Camera del Lavoro Metropolitana di Bologna giovedì 11 settembre dalle ore 11 alle ore 13.
Bonus mamme 2025: cosa cambia, a chi spetta e come richiederlo
A sei mesi dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2025, il Governo interviene nuovamente sul bonus mamme, modificando in corsa le modalità di accesso e di erogazione. Un cambiamento importante che riguarda migliaia di lavoratrici italiane, per il solo anno 2025.
Cosa prevede il nuovo bonus mamme 2025
Con il Decreto Legge 95/2025, il previsto esonero contributivo per le madri lavoratrici (introdotto con la Legge di Bilancio) viene sostituito da un bonus economico di 40 euro per ogni mese lavorato, da corrispondere in un’unica soluzione a fine anno.
Il nuovo bonus mamme 2025 è una misura una tantum, destinata a semplificare l’accesso al sostegno economico ma anche, secondo CGIL e INCA, a ridurne l’efficacia strutturale.
Chi può richiedere il bonus
Il bonus spetta alle lavoratrici madri autonome o dipendenti (escluse le lavoratrici domestiche) che rispettano i seguenti requisiti:
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Reddito da lavoro non superiore a 40.000 euro annui
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Madri di 2 figli, con il figlio più piccolo di età non superiore a 10 anni
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Oppure madri di almeno 3 figli, con il figlio più piccolo di età non superiore a 18 anni
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Solo per rapporti di lavoro autonomo o a tempo determinato
Restano invece escluse le lavoratrici dipendenti con contratto a tempo indeterminato, madri di almeno tre figli: queste continuano a beneficiare del precedente esonero contributivo, fino a un massimo di 3.000 euro annui, secondo quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2024.
Come ottenere il bonus: richiesta all’INPS
Le modalità operative per presentare domanda e ottenere il bonus devono ancora essere definite. CGIL e INCA chiedono al Governo di emanare immediatamente il decreto attuativo, per garantire certezza e chiarezza alle lavoratrici.
Nel frattempo, è possibile rivolgersi alle sedi del Patronato INCA per ricevere una consulenza personalizzata in base alla propria situazione lavorativa e familiare. INCA è presente in tutte le regioni italiane, con 117 sedi provinciali e oltre 700 sedi zonali, per coprire più di 5.000 comuni in Italia.
Una misura tampone: le critiche di CGIL e INCA
CGIL e INCA esprimono forte contrarietà a misure spot, non strutturali né progressive. Il bonus, erogato in un’unica soluzione, viene percepito come un intervento tampone che non risponde ai bisogni reali delle famiglie. L’organizzazione sindacale chiede politiche pubbliche vere e continuative a sostegno della genitorialità, investimenti nei servizi per l’infanzia e nella conciliazione vita-lavoro.
Elezioni Rsu pubblico impiego: siamo il primo sindacato
“Si è conclusa definitivamente la certificazione dell’Aran dei voti delle elezioni Rsu 2025 nel pubblico impiego, e con grande soddisfazione possiamo dire che siamo il primo sindacato”. Lo affermano, in una nota, Cgil nazionale, Fp Cgil e Flc Cgil.
“Un risultato importantissimo – prosegue la Confederazione insieme alle due categorie – che premia la nostra coerenza e il nostro impegno nella difesa del ruolo delle rappresentanze sindacali unitarie nei luoghi di lavoro e nel garantire salari dignitosi, maggiori risorse per il rinnovo dei Ccnl e per la stabilizzazione dei precari”.
“La Fp Cgil – si legge nella nota – è il primo sindacato complessivamente delle amministrazioni pubbliche mantenendo il primato delle funzioni locali, ottenendo il primato nelle funzioni centrali e incrementando notevolmente i voti sul comparto sanità”. Inoltre, prosegue la nota “la Flc Cgil con 273 mila voti è il sindacato più votato nella scuola, nell’università, nella ricerca e nell’alta formazione artistica e musicale. Nettamente distanziate sia la seconda organizzazione a 50mila voti di differenza che la terza a 100mila voti di distanza”.
“Un successo, quello dei risultati, che si somma a quello della partecipazione, che ha visto un’altissima affluenza al voto delle lavoratrici e dei lavoratori dell’istruzione e della ricerca, università e Afam, della sanità, delle funzioni locali e delle funzioni centrali. Tutto ciò – concludono Cgil, Fp Cgil e Flc Cgil – sostiene con ancora più forza la nostra battaglia per rafforzare il valore delle Rsu e per estendere, per legge, il sistema del pubblico impiego a tutti i settori privati”.
Referendum 8 e 9 giugno 2025: cosa cambia se vince il SÌ
L’8 e 9 giugno 2025 si vota su cinque quesiti referendari che riguardano il mondo del lavoro e la cittadinanza. In molti si chiedono:
“Cosa cambia se vince il SÌ?”
“Cosa succede se vince il NO?”
“Cosa accade se non si raggiunge il quorum?”
In questo articolo rispondiamo in modo semplice e chiaro a queste domande. E se ti interessa una società più giusta, saprai anche perché è importante votare cinque SÌ.
✅ Cosa cambia se vince il SÌ
Votare SÌ significa abrogare le norme attuali per migliorare le tutele nel lavoro e rendere più equo l’accesso alla cittadinanza. Ecco i cambiamenti previsti:
1. Più diritti in caso di licenziamento
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Si reintroduce l’articolo 18: chi viene licenziato ingiustamente potrà essere reintegrato nel proprio posto di lavoro, non solo risarcito.
2. Risarcimenti più giusti per i lavoratori
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Si elimina il tetto alle indennità per licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese. Il giudice potrà valutare caso per caso.
3. Stop all’uso indiscriminato dei contratti a termine
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Torna l’obbligo di indicare una causale già dal primo contratto a tempo determinato. Basta precarietà senza motivo.
4. Più sicurezza nei contratti in appalto
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Anche il committente sarà responsabile in caso di infortuni sul lavoro, non solo l’appaltatore. Una tutela in più per chi lavora.
5. Cittadinanza più giusta
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Gli stranieri residenti in Italia da almeno 5 anni potranno chiedere la cittadinanza (oggi ne servono 10). Un passo verso l’inclusione.
❌ Cosa succede se vince il NO
Votare NO significa lasciare tutto com’è. In concreto:
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I licenziamenti ingiusti non daranno diritto al reintegro.
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Le indennità saranno limitate (massimo sei mensilità).
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I contratti a termine potranno essere usati senza giustificazione.
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Il committente resterà irresponsabile in caso di incidenti negli appalti.
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Per ottenere la cittadinanza serviranno ancora 10 anni di residenza.
⚠️ Cosa cambia se non si raggiunge il quorum
Il quorum è il numero minimo di elettori necessario perché il referendum sia valido:
👉 Deve votare almeno il 50% + 1 degli aventi diritto.
Se il quorum non viene raggiunto:
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Il referendum non ha effetti legali, anche se vince il SÌ.
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Le leggi attuali rimangono in vigore.
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È come se il voto non fosse mai avvenuto.
💡 Per questo è importante andare a votare! Chi resta a casa, lascia che siano altri a decidere.
🗳 Perché votare 5 SÌ
Votare 5 SÌ significa scegliere:
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Più giustizia per chi lavora.
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Meno precarietà e abusi.
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Più sicurezza nei luoghi di lavoro.
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Più dignità e inclusione.
✅ L’8 e 9 giugno fai sentire la tua voce:
vai a votare e vota cinque SÌ per i diritti, la giustizia sociale e una società più equa per tutte e tutti.
Referendum 8 e 9 giugno 2025: come si vota, orari e istruzioni utili
L’8 e il 9 giugno 2025 i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per votare a uno o più referendum. In questo articolo ti spieghiamo come funziona il voto, cosa si vota e quali sono gli orari di apertura dei seggi.
Cosa si vota l’8 e il 9 giugno 2025
In queste date si vota per alcuni referendum abrogativi, proposti per abrogare (cioè cancellare) parzialmente o totalmente delle norme in vigore. Ogni quesito referendario sarà riportato su una scheda elettorale di colore diverso. Gli elettori possono scegliere tra SÌ (per abrogare la norma) o NO (per mantenerla).
1. Reintroduzione dell’articolo 18 per i licenziamenti illegittimi
2. Eliminazione del tetto massimo all’indennità per licenziamenti nelle piccole imprese
3. Reintroduzione dell’obbligo di causale nei contratti a termine
4. Estensione della responsabilità solidale per la sicurezza nei contratti di appalto
5. Riduzione del periodo di residenza per la richiesta di cittadinanza italiana
Come si vota al referendum
Votare al referendum è semplice, ma è importante seguire alcune indicazioni:
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Documenti necessari:
Per votare serve:-
un documento di identità valido;
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la tessera elettorale con almeno uno spazio libero per il timbro.
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Scheda elettorale:
Riceverai una scheda per ogni quesito referendario. Ogni scheda contiene:-
il testo del quesito;
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le opzioni “SÌ” o “NO” da barrare con una X.
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Validità del voto:
Il voto è valido solo se apposto con la matita copiativa fornita nel seggio. Non usare penne o altri strumenti.
Orari di apertura dei seggi
I seggi elettorali saranno aperti nei seguenti orari:
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Domenica 8 giugno: dalle 7:00 alle 23:00
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Lunedì 9 giugno: dalle 7:00 alle 15:00
Puoi votare in uno solo di questi due giorni, nel tuo seggio di appartenenza, indicato sulla tessera elettorale.
Cosa succede dopo il voto
Al termine delle votazioni, inizierà lo spoglio delle schede. Perché un referendum sia valido, è necessario che abbia votato almeno il 50% + 1 degli aventi diritto al voto.
Hai smarrito la tessera elettorale?
In caso di smarrimento o tessera elettorale piena, puoi richiederne una nuova presso l’ufficio elettorale del tuo Comune, anche nei giorni stessi del voto.
Vota cinque SÌ: per una democrazia più giusta e partecipata
Il referendum è uno strumento fondamentale di partecipazione democratica. L’8 e il 9 giugno scegli di contare: vai a votare e barrando cinque SÌ, manda un messaggio chiaro per un’Italia più giusta, trasparente e rispettosa dei diritti.
Abbiamo vinto: siamo il primo sindacato del pubblico impiego in Emilia-Romagna. E continuiamo a crescere.
Le lavoratrici e i lavoratori ci hanno dato fiducia, riconoscendo nella FP CGIL coerenza, serietà e impegno reale. Le elezioni RSU del 14, 15 e 16 aprile ci consegnano un risultato politico netto: le nostre liste si affermano ancora una volta come la prima forza sindacale in regione nella Pubblica Amministrazione.
“Siamo il sindacato per davvero” non è solo uno slogan: è un impegno che si è tradotto in fiducia. Una fiducia che cresce mentre altri crollano.
In Sanità cresciamo di un ulteriore +1%, con 1.200 voti assoluti in più, confermandoci ancora una volta come il primo sindacato del comparto con il 37,25%.
Nelle Funzioni Centrali aumentiamo +3% e per la prima volta raggiungiamo il 35% confermandoci ancora una volta primo sindacato. Un risultato forte e chiaro, che sconfessa le scelte di chi ha firmato un contratto peggiorativo, respinto nei luoghi di lavoro. Da segnalare come invece lavoratrici e lavoratori abbiamo espresso un forte dissenso nei confronti di chi ha firmato un CCNL lontanissimo dai bisogni reali: i 2 principali sindacati firmatari perdono rispettivamente il 4% ed il 2,15% rispetto al 2022.
Questa affermazione si inserisce in un quadro di partecipazione straordinaria: la percentuale di affluenza sale del 5%, raggiungendo il 75%, pari a oltre 81.000 votanti totali.
Un ringraziamento molto sentito alle oltre 4.000 persone che hanno permesso il corretto svolgimento di questa grande prova di democrazia (commissioni elettorali, scrutatrici e scrutatori, presidenti).
La FP CGIL Emilia-Romagna esce vincitrice da questa tornata elettorale. Mentre alcuni sindacati pagano oggi le conseguenze delle loro scelte sbagliate – come la firma del contratto delle Funzioni Centrali che ha svenduto diritti e dignità – noi raccogliamo la fiducia di chi non vuole svendere il proprio lavoro.
Avanti così, insieme.
Perché siamo il Sindacato per davvero.
IRPEF 2025: CGIL ottiene l'intervento del Governo sugli acconti non dovuti
Un’importante vittoria sindacale che tutela lavoratori e pensionati dal rischio di versamenti maggiorati
La CGIL ha ottenuto un primo, importante risultato nella battaglia contro gli acconti IRPEF calcolati con le vecchie aliquote, che avrebbero potuto colpire in modo ingiusto milioni di lavoratori e pensionati. Il rischio era concreto: a causa del comma 4 dell’articolo 1 del D.Lgs. 216/2023, anche nel 2024 si sarebbero dovute applicare le quattro aliquote IRPEF vigenti fino al 2023, anziché le tre previste dalla riforma in vigore dal 1° gennaio 2024.
Il problema: acconti IRPEF calcolati con il vecchio sistema
Secondo quanto previsto dal decreto, l’acconto IRPEF dovuto nel 2024, calcolato in sede di dichiarazione dei redditi, sarebbe stato basato sulle aliquote e detrazioni obsolete, generando così versamenti non dovuti e penalizzando i contribuenti.
Il rischio? Un aggravio ingiustificato sui bilanci familiari, già provati dall’aumento del costo della vita e dall’inflazione cumulata negli ultimi anni.
La richiesta della CGIL e la risposta del Governo
Per evitare questo scenario, la CGIL ha tempestivamente chiesto l’abrogazione del comma 4 del decreto e l’applicazione immediata delle nuove aliquote e detrazioni anche per il calcolo degli acconti.
A seguito della segnalazione, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha pubblicato un comunicato ufficiale in cui riconosce la fondatezza della richiesta e annuncia che:
“Il Governo interverrà anche in via normativa per consentire l’applicazione delle nuove aliquote del 2025 per la determinazione dell’acconto.”
Una tutela concreta per milioni di persone
L’intervento annunciato rappresenta una risposta concreta alle preoccupazioni di milioni di lavoratori e pensionati e dimostra l’efficacia dell’azione sindacale nel monitorare e correggere storture che, se non rilevate, rischierebbero di tradursi in ulteriori sacrifici economici per le famiglie italiane.
La CGIL continuerà a vigilare affinché il provvedimento normativo venga adottato nei tempi e nei modi necessari per garantire equità e giustizia fiscale.
TFS/TFR dei dipendenti pubblici: la FP CGIL rilancia la campagna per tempi certi e giusti di liquidazione
La CGIL – con le sue categorie FP, FLC, SILP, SPI e insieme all’INCA – ha rilanciato in questi giorni una campagna informativa e di mobilitazione nazionale sulla questione del differimento del pagamento del TFS/TFR per le lavoratrici e i lavoratori pubblici.
Un tema che continua a generare forti ingiustizie, soprattutto dopo la sentenza n. 130/2023 della Corte Costituzionale, che ha messo in evidenza i limiti e le distorsioni di un sistema che, da anni, penalizza chi lascia il lavoro nella pubblica amministrazione.
Cosa ha detto la Corte Costituzionale
La Corte ha riconosciuto come il ritardo nel pagamento del TFS/TFR – nato come misura temporanea – sia diventato una prassi strutturale, che viola il principio di giusta retribuzione e incide negativamente sui diritti dei lavoratori.
In particolare, la sentenza:
- ha ritenuto ingiustificato il differimento nei tempi di liquidazione per i pensionati pubblici;
- ha evidenziato come l’inflazione aggravi ulteriormente il danno economico subito;
- ha invitato il legislatore a intervenire, sottolineando che il problema riguarda in particolare i trattamenti di importo più basso.
La posizione della CGIL: basta fare cassa sui lavoratori
Di fronte a questa situazione, la CGIL ha deciso di:
- intensificare l’informazione e la sensibilizzazione tra le lavoratrici e i lavoratori;
- attivare, attraverso l’INCA, azioni legali mirate per chiedere giustizia e risarcimenti;
- contrastare con forza l’idea che il TFS/TFR possa continuare a essere una “cassa” di emergenza per lo Stato, a discapito delle persone.
Come agire: le vie del contenzioso
Sulla base di approfondimenti giuridici, sono stati individuati i seguenti possibili percorsi di azione:
- ricorsi al Tribunale del Lavoro per sollevare nuove questioni di legittimità costituzionale;
- richieste di risarcimento danni per perdita economica e pregiudizi personali;
- azioni civili per inottemperanza da parte dello Stato alle indicazioni della Corte;
- valutazione di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea per disparità tra lavoratori pubblici e privati.
Le prime cause pilota saranno attivate nei tribunali di Genova, Milano, Brescia, Bergamo e Trento, con il patrocinio degli avvocati dell’INCA nazionale. I costi del contenzioso saranno coperti interamente dalla CGIL, senza oneri per i lavoratori coinvolti.
Chi può agire?
I casi più urgenti riguardano:
- lavoratori cessati per raggiunti limiti di età o di servizio;
- TFS maturato di importo vicino ai 50.000 euro;
- situazioni personali o familiari che hanno subito danni a causa del ritardo nei pagamenti.
Informati e partecipa alla vertenza
La CGIL invita tutte le lavoratrici e i lavoratori a informarsi presso le sedi territoriali e a partecipare attivamente alla campagna. È in gioco un principio di giustizia: chi ha lavorato una vita ha diritto a tempi certi e condizioni eque per ricevere quanto gli spetta.
Per ulteriori informazioni, è possibile rivolgersi alle strutture territoriali di FP CGIL, FLC, SILP, SPI o presso le sedi INCA.