Ruggero Maria Manzotti e Vittoria Ubaldi di FP CGIL Parma: “Duecento voti contrari e un preciso segnale da parte di lavoratrici e lavoratori”
Venerdì 27 giugno si è svolta l’assemblea dei soci Proges, in occasione della quale è stata discussa la proposta di aumento della quota sociale di ulteriori mille euro, passando da duemila e tremila. Tale proposta era stata anticipata durante le pre-assemblee che la cooperativa ha organizzato nei servizi e nei territori, suscitando preoccupazione e contrarietà in molte lavoratrici e lavoratori.
Insieme alle delegate e ai delegati, abbiamo richiesto un incontro urgente, affinché la cooperativa ci spiegasse quali fossero le motivazioni alla base della proposta, e quali fossero le ricadute sul personale. Proges ci ha risposto negandoci l’incontro e, a fronte di tale diniego, come FP CGIL abbiamo invitato con forza lavoratrici e lavoratori alla partecipazione democratica, per esprimere attraverso il voto la contrarietà a tale decisione.
In primis, tale ulteriore trattenuta avrebbe assorbito di fatto l’ultima tranche di aumento contrattuale, in un settore, la cooperazione sociale, caratterizzato da lavoro povero, part time involontario, elevati tassi di turnover, difficoltà nel reclutare personale e flessibilità estrema, che oscilla tra turni estenuanti, riposi saltati e costante incertezza legata alle assegnazioni orarie e ai cantieri, di anno in anno. Inoltre, a detta di Proges, la richiesta di aumento quota sociale servirebbe a garantire la possibilità di accesso al credito, come elemento urgente in grado di assicurare il salario ai propri dipendenti, e proprio da questo punto di vista, riteniamo grave la mancata volontà di discutere con noi in merito alle reali condizioni economiche della cooperativa, che chiude un bilancio in attivo e rilancia investimenti futuri, ma allo stesso tempo fa leva sulla paura e chiede ai lavoratori di attingere allo “spirito cooperativo” per garantire la propria tenuta economica.
Durante l’assemblea, partecipatissima da lavoratrici e lavoratori dei servizi, si è tenuta una discussione forte, con interventi di delegate e lavoratrici che hanno messo in evidenza chi sono, come é il lavoro nei servizi gestiti da Proges, con salari che spesso si aggirano attorno ai mille euro al mese, a cui viene chiesto di votare a favore o contro una misura che potrebbe determinare la garanzia del loro stesso lavoro, senza gli strumenti per valutare e scegliere in modo consapevole. Molti sono stati i dirigenti arrivati da altre regioni, a sostenere la proposta aziendale, che è passata a maggioranza, nonostante i quasi duecento voti contrari; una contrarietà certificata, che mai si era vista nella cooperativa Proges e che segnala in modo forte un evidente malumore di chi lavora nei servizi, rispetto alla decisione presa, sia nel metodo che nel merito.
Crediamo che tali iniziative, intraprese in modo unilaterale, senza il reale coinvolgimento dei lavoratori e senza il coinvolgimento di chi rappresenta questi lavoratori, siano gravissime.
Crediamo anche che l’intera cooperazione debba però iniziare ad interrogarsi su quale sia la propria effettiva modalità di gestione e di azione, in particolare quando si giustificano scelte aziendali o eventuali difficoltà economiche, facendole pagare ai propri soci, presenti e futuri.
Continuiamo a chiederci dove sia finito quel tanto citato spirito cooperativo, quando scelte prese a risicata maggioranza hanno ricadute sulla vita materiale di migliaia di persone. Sottolineare mirabolanti investimenti in giro per il mondo, impoverendo i propri soci sul territorio, non ci sembra la strada più adeguata e giusta per una crescita che sostenga e rispetti il lavoro.
Come FP CGIL continueremo a lavorare per migliorare le condizioni di lavoro e di salario in ogni servizio, dando voce a tutte quelle lavoratrici e lavoratori della cooperazione sociale che con il loro lavoro e con la loro passione quotidianamente sorreggono i servizi sanitari, socio sanitari ed educativi.