Sanità pubblica sotto pressione: stato di agitazione tra infermieri e OSS all’Ospedale di Baggiovara

Il malcontento e le difficoltà lavorative tra il personale sanitario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena si stanno rapidamente estendendo a più reparti dell’Ospedale di Baggiovara. Dopo la mobilitazione degli infermieri e operatori socio sanitari della Chirurgia, oggi anche il reparto di Medicina Riabilitativa ha formalmente aperto lo stato di agitazione.

Carenze di personale ai limiti della sostenibilità

Nel reparto di Medicina Riabilitativa si lavora stabilmente con organici ridotti ai livelli minimi previsti per i servizi in sciopero, pur garantendo le attività ordinarie. La situazione è talmente critica che le mansioni tra infermieri e OSS si confondono: a causa della mancanza cronica di personale assistenziale, gli infermieri vengono impiegati in attività alberghiere e di base per gran parte del turno, con inevitabili ricadute sull’assistenza clinica vera e propria.

Il sindacato Funzione Pubblica Cgil di Modena, che sta coordinando la vertenza, ha annunciato per domani, venerdì 13 luglio, un presidio con volantinaggio dalle 11 alle 15 davanti all’ospedale, per denunciare una condizione lavorativa insostenibile che mina anche la qualità dei servizi offerti ai cittadini.

Una vertenza che coinvolge ormai decine di lavoratori

Sono 28 i professionisti, tra infermieri e OSS della Medicina Riabilitativa, ad aver formalmente aderito allo stato di agitazione. Il nodo centrale resta la mancata sostituzione del personale uscente: pensionamenti, trasferimenti e dimissioni non vengono compensati da nuove assunzioni, determinando un effetto domino che porta i reparti al collasso operativo.

Tra stress, rinunce ai riposi e tensione con l’utenza

“Il clima di esasperazione è evidente e non si limita solo al personale – spiega Mohcine El Arrag, FP Cgil Modena – ma coinvolge anche l’utenza, costretta ad affrontare tempi d’attesa sempre più lunghi e servizi ridotti. Questa frustrazione si riversa spesso sul personale, che in alcuni casi è vittima anche di aggressioni verbali e fisiche”.

“Con l’estate alle porte – aggiunge Giuseppe Fornaro, FP Cgil – l’assenza di copertura turni comporta che molti lavoratori rinuncino a riposi e ferie per garantire le minime rotazioni. È una condizione che non può durare a lungo”.

Appello alle istituzioni sanitarie: ascoltare chi lavora ogni giorno per la salute pubblica

La Funzione Pubblica Cgil chiama in causa anche le istituzioni coinvolte nel recente convegno “Presente e futuro del sistema sanitario, sociale e di comunità modenese”, invitandole a non trascurare la voce dei lavoratori in prima linea. Se da un lato è fondamentale pensare strategie di lungo periodo per la sanità pubblica locale, dall’altro non si può ignorare il disagio quotidiano di chi è chiamato a garantire l’erogazione dei servizi fondamentali.

Una vertenza aperta che parla a tutta la sanità pubblica

L’agitazione a Baggiovara non è un caso isolato, ma simbolo di una crisi strutturale che attraversa molte strutture sanitarie pubbliche italiane. Mancanza di personale, organizzazione interna inefficace e disattenzione verso il benessere dei lavoratori stanno creando un contesto dove la qualità del servizio sanitario è sempre più a rischio.

La richiesta è chiara: interventi immediati per garantire condizioni di lavoro dignitose e un servizio sanitario all’altezza dei bisogni della popolazione.


Servizi ambientali: firmato accordo per adeguamento retributivo dal 1° luglio 2025

Il 1° luglio 2025 è stato sottoscritto dalle organizzazioni sindacali FP CGIL, FIT CISL, UILTRASPORTI e FIADEL e dalle associazioni datoriali del settore ambientale (Utilitalia, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi, AGCI Servizi, Assoambiente) l’accordo che applica la clausola di adeguamento salariale prevista dal CCNL dei servizi ambientali del 18 maggio 2022.

L’intesa riguarda le lavoratrici e i lavoratori impiegati nelle aziende pubbliche, private e cooperative che applicano il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i servizi ambientali, operanti nei settori della raccolta, spazzamento, trattamento e smaltimento dei rifiuti, igiene urbana, gestione dei servizi ambientali e attività correlate.

Meccanismo di adeguamento

L’accordo recepisce il meccanismo contrattuale di verifica dell’inflazione consuntiva per il triennio 2022-2024, confrontando il dato IPCA definitivo pubblicato da ISTAT (3,94%) con quello stimato al momento del rinnovo (3,44%). Superata la soglia dello 0,5%, scatta l’adeguamento automatico delle retribuzioni.

Aumenti in vigore dal 1° luglio 2025

Dal 1° luglio 2025 viene consolidato un aumento retributivo di 15 euro medi mensili, applicato alla base parametrale tabellare. Le nuove maggiorazioni, riparametrate per livello, vanno da:

  • 19,24 euro per il livello 6A

  • a 9,23 euro per il livello J

Le retribuzioni tabellari aggiornate sostituiscono integralmente quelle previste all’art. 27 del CCNL 2022.

Livello Parametro Adeguamento
Q 230 € 26,52
8 204,67 € 23,60
7A 184,41 € 21,27
7B 175,36 € 20,22
6A 166,84 € 19,24
6B 159,15 € 18,35
5A 151,29 € 17,45
5B 144,86 € 16,71
4A 138,57 € 15,98
4B 134,36 € 15,49
3A 130,07 € 15,00
3B 124 € 14,30
2A 123,51 € 14,24
2B 111,11 € 12,81
1A 100 € 11,53
1B 88,38 € 10,19
J 80 € 9,23

Perché è un buon accordo – Il punto di vista della FP CGIL

Questo accordo rappresenta un risultato positivo per diverse ragioni:

  • Difesa del potere d’acquisto: in un triennio segnato da forte inflazione, viene riconosciuto un adeguamento economico strutturale che tutela il reddito reale delle lavoratrici e dei lavoratori.

  • Rispetto delle clausole contrattuali: viene data piena applicazione a un meccanismo di tutela salariale previsto dal contratto nazionale, a conferma del valore della contrattazione collettiva.

  • Incremento stabile: l’aumento non è una tantum, ma consolidato sul tabellare, con effetti duraturi su tutti gli istituti contrattuali e previdenziali.

  • Ampia platea coinvolta: l’intervento interessa oltre 90.000 lavoratrici e lavoratori, rafforzando l’universalità e la forza del CCNL.

L’intesa conferma la centralità del contratto nazionale come strumento di tutela salariale e contrattuale, e pone le basi per affrontare con maggior forza il prossimo rinnovo del CCNL.


Ccnl Anaste: proclamato lo stato di agitazione nazionale

La FP CGIL, insieme alle categorie confederali CISL FP, FISASCAT CISL, UIL FPL e UILTUCS, ha proclamato lo stato di agitazione nazionale per tutte le lavoratrici e i lavoratori impiegati nelle strutture aderenti ad ANASTE o che applicano il relativo contratto collettivo nazionale (CCNL).

Una decisione inevitabile, presa a seguito dell’incontro del 10 giugno in cui ANASTE ha avanzato una proposta di rinnovo contrattuale inaccettabile, che non risponde minimamente ai bisogni e alla dignità delle oltre 10.800 persone coinvolte.

Una proposta irriguardosa verso chi lavora nella cura

L’offerta di ANASTE si è limitata a:

  • 55 euro di incremento sul tabellare per il livello 4 full-time;

  • 5 euro per la sanità integrativa;

  • un’una tantum di 200 euro in welfare aziendale;

  • pagamento solo al 75% del terzo e quarto evento di malattia.

Per la FP CGIL questa non è una proposta, è un affronto. Non solo questi numeri sono irrisori, ma testimoniano la totale mancanza di riconoscimento per il lavoro quotidiano e delicatissimo svolto da chi opera con persone fragili e non autosufficienti. Parliamo di lavoratrici e lavoratori che, spesso in condizioni difficili e con carichi gravosi, garantiscono assistenza e umanità nelle strutture per anziani e disabili.

Il confronto con gli altri contratti è impietoso

Mentre altri contratti nazionali del comparto sociosanitario – come quelli UNEBA, Cooperative Sociali, Valdesi, Anffas e Agidae – hanno già previsto aumenti tabellari tra il 10,4% e il 12,6%, oltre a importanti miglioramenti normativi, ANASTE resta ferma su posizioni arretrate e irrispettose.

È altrettanto grave il rifiuto della controparte di affrontare il nodo del trattamento di malattia, per il quale la FP CGIL rivendica da tempo il 100% della retribuzione, senza ottenere aperture.

Rischio esodo e peggioramento dei servizi

La posizione di ANASTE sta determinando un grave stallo negoziale e una crescente preoccupazione per la tenuta del settore. Se non si interverrà con un rinnovo equo e rispettoso, il rischio concreto è quello di un ulteriore esodo di personale, già oggi messo a dura prova. Tutto ciò a scapito della qualità dell’assistenza a utenti fragili, che meritano servizi stabili e professionali.

FP CGIL: mobilitazione per la dignità

A fronte di questo scenario, la FP CGIL ha formalizzato – insieme alle altre sigle – la richiesta di attivazione delle procedure di raffreddamento e conciliazione previste dalla Legge 146/90, primo passo verso una mobilitazione più ampia.

Chiediamo con forza un contratto dignitoso, che tuteli il lavoro di chi ogni giorno si prende cura degli altri. La nostra mobilitazione continuerà finché non verranno riconosciuti i diritti, il valore e la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori del settore.


Giustizia, mobilitazione in tutta l’Emilia-Romagna per la stabilizzazione dei precari

Due giornate di presìdi e assemblee davanti ai tribunali: partecipazione ampia da Piacenza a Rimini

Il 30 giugno e il 1 luglio 2025 l’Emilia-Romagna si è mobilitata compatta per chiedere la stabilizzazione di tutte e tutti i lavoratori precari della giustizia. Davanti ai palazzi di giustizia delle principali città della regione si sono tenuti presìdi, assemblee e momenti di confronto promossi unitariamente da FP CGIL, UIL PA e USB PI. Le iniziative hanno coinvolto con entusiasmo lavoratrici e lavoratori, RSU e rappresentanti sindacali, insieme a cittadine e cittadini solidali con la causa.

Dalla riduzione dell’arretrato all’innovazione digitale: il valore dei precari

La mobilitazione ha voluto ribadire l’importanza del contributo offerto in questi anni dai 12.000 precari in servizio nel Ministero della Giustizia, tra funzionari UPP, tecnici e operatori data entry assunti con fondi PNRR. Il loro lavoro ha consentito un reale ammodernamento del sistema: dalla riduzione dell’arretrato nei tribunali all’innovazione digitale e organizzativa. Un patrimonio di competenze che rischia di andare disperso se non si procederà alla stabilizzazione di tutti e tutte.

Un grido unitario: stabilizzare, non sfruttare

Il messaggio lanciato dalle piazze emiliano-romagnole è stato chiaro: la stabilizzazione deve riguardare la totalità dei precari, non solo una parte come previsto dall’attuale Piano strutturale di bilancio del Governo. La mancata stabilizzazione di migliaia di lavoratori e lavoratrici avrebbe conseguenze gravi: non solo per chi rischierebbe il licenziamento, ma anche per il personale di ruolo già provato da decenni di sotto-organico e per l’efficienza del sistema giustizia nel suo complesso.

Il percorso continua

Le giornate del 30 giugno e 1 luglio rappresentano una tappa importante di un percorso di mobilitazione che non si ferma. Le organizzazioni sindacali hanno già annunciato che, in assenza di risposte concrete e immediate da parte del Governo, le iniziative continueranno nei prossimi mesi, con l’obiettivo di garantire a tutte e tutti i precari della giustizia la dignità e la stabilità che meritano.


FP CGIL: "No contratto a ribasso per i medici"

“Lavoratrici e lavoratori non sono disposti a svendere competenze, dedizione e professionalità”

“Per rinnovare il contratto di professionisti che sono, con gli altri, il cuore pulsante dei servizi sanitari,  servono adeguate risorse economiche” lo dichiara Andrea Filippi Segretario Nazionale Fp Cgil Medici, Veterinari e Dirigenti SSN, che continua

“nessuna organizzazione sindacale dovrebbe accettare un contratto al ribasso che umilia le retribuzioni di professionisti che hanno già gli stipendi più bassi d’Europa”.

“Anche se siamo ancora in attesa dell’Atto d’Indirizzo che dovrebbe definire le direttive e le risorse per il rinnovo del Contratto dell’Area Sanità, siamo molto preoccupati dopo la  sottoscrizione da parte di alcune organizzazioni sindacali dell’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto 2022/2024 del comparto sanità, che di fatto definanzia gli aumenti contrattuali di ben 11 punti percentuali rispetto all’inflazione registrata nel triennio” precisa Filippi.

“Davanti a questo desolante scenario che mortifica ancora una volta il salario dei professionisti non possiamo che rivolgerci a tutte le lavoratrici ed a tutti i lavoratori dell’Area dei Dirigenti Medici, Veterinari, Sanitari e delle Professioni Sanitarie, ed a tutti i loro rappresentanti, perché non si pieghino ad accettare condizioni unilaterali così al ribasso”

“Da anni lamentiamo il definanziamento del SSN, il taglio al personale, il blocco del salario accessorio, il furto delle eccedenze orarie a favore di gettononisti o di improvvisati mercenari che rendono i servizi pubblici sempre meno attrattivi per chi al contrario crede nel valore sociale della professione; da anni chiamiamo tutti a raccolta in occasione di ogni legge di bilancio per chiedere le risorse necessarie a salvare il nostro SSN; quindi non capiamo perchè ora dovremmo accettare passivamente un contratto, quello 2022-2024,  fortemente definanziato, per catapultarci di fretta in un contratto, quello 2025-2027, anch’esso ancora definanziato” incalza la Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN.

“Peraltro, allo stato attuale, l’avvio della trattativa dell’Area è fortemente minata dalle sperequazioni che insistono nelle retribuzioni dei professionisti, vedasi le differenze che stiamo cercando di colmare sulle indennità di specificità dei Dirigenti Sanitari e sull’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie; al contrario oggi l’aumento disposto nell’ultima legge di bilancio  per l’indennità di specificità di medici e veterinari con un finanziamento aggiuntivo di 327 milioni di euro dal 2026, non è stato ancora finanziato per i Dirigenti sanitari, così come non c’è traccia alcuna del finanziamento, comunque minimo, per l’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie” chiarisce il segretario.

“Non abbiamo nessuna fretta di sottoscrivere un contratto definanziato, anche perché parte degli aumenti dello stipendio tabellare sono già presenti in busta paga, in virtù dell’anticipo predisposto dal Governo nella legge di bilancio 2024: infatti con le attuali risorse, l’aumento del tabellare probabilmente sarà inferiore ai 250 euro lordi, ma oggi ne stiamo già percependo 121, per cui la differenza reale di quanto aumenteranno le buste paga sarà veramente irrisoria; così come irrisori sono gli arretrati a tutt’oggi maturati.  Insomma, non capiamo davvero perchè dovremmo accettare le condizioni unilaterali proposte dal Governo, abdicando al nostro dovere sindacale di negoziare fino alla fine, con risorse inferiori di 11 punti rispetto all’inflazione, con la metà degli aumenti tabellari già percepiti in busta paga, con pochissimi arretrati, senza indennità di specificità e di esclusività finanziate per tutti i Dirigenti, né ci convince la narrazione di anticipare il contratto 2025-2027 che, come detto è anche questo ancora definanziato”.

“L’atto di indirizzo non è ancora uscito, la trattativa non è ancora partita, margini per migliorare le condizioni economiche e normative ci sono, ora si tratta di fare sindacato per lottare per davvero per le richieste che ci arrivano dai professionisti: risorse contrattuali  adeguate, sblocco del salario accessorio, finanziamento indennità di specificità e di esclusività per tutti i Dirigenti dell’Area, migliori condizioni di lavoro, più chiarezza sull’eccedenza oraria che le Aziende continuano ad utilizzare in modo discrezionale, nonostante le innovazione introdotte del ccnl 2019/2021. Il ministro Schillaci cosa dice ai colleghi? Che si devono accontentare o ci convoca e si impegna a trovare una soluzione dignitosa per la categoria?”.


Proges, incrementata a tremila euro la quota sociale

Ruggero Maria Manzotti e Vittoria Ubaldi di FP CGIL Parma: “Duecento voti contrari e un preciso segnale da parte di lavoratrici e lavoratori”

 

Venerdì 27 giugno si è svolta l’assemblea dei soci Proges, in occasione della quale è stata discussa la proposta di aumento della quota sociale di ulteriori mille euro, passando da duemila e tremila. Tale proposta era stata anticipata durante le pre-assemblee che la cooperativa ha organizzato nei servizi e nei territori, suscitando preoccupazione e contrarietà in molte lavoratrici e lavoratori.
Insieme alle delegate e ai delegati, abbiamo richiesto un incontro urgente, affinché la cooperativa ci spiegasse quali fossero le motivazioni alla base della proposta, e quali fossero le ricadute sul personale. Proges ci ha risposto negandoci l’incontro e, a fronte di tale diniego, come FP CGIL abbiamo invitato con forza lavoratrici e lavoratori alla partecipazione democratica, per esprimere attraverso il voto la contrarietà a tale decisione.
In primis, tale ulteriore trattenuta avrebbe assorbito di fatto l’ultima tranche di aumento contrattuale, in un settore, la cooperazione sociale, caratterizzato da lavoro povero, part time involontario, elevati tassi di turnover, difficoltà nel reclutare personale e flessibilità estrema, che oscilla tra turni estenuanti, riposi saltati e costante incertezza legata alle assegnazioni orarie e ai cantieri, di anno in anno. Inoltre, a detta di Proges, la richiesta di aumento quota sociale servirebbe a garantire la possibilità di accesso al credito, come elemento urgente in grado di assicurare il salario ai propri dipendenti, e proprio da questo punto di vista, riteniamo grave la mancata volontà di discutere con noi in merito alle reali condizioni economiche della cooperativa, che chiude un bilancio in attivo e rilancia investimenti futuri, ma allo stesso tempo fa leva sulla paura e chiede ai lavoratori di attingere allo “spirito cooperativo” per garantire la propria tenuta economica.
Durante l’assemblea, partecipatissima da lavoratrici e lavoratori dei servizi, si è tenuta una discussione forte, con interventi di delegate e lavoratrici che hanno messo in evidenza chi sono, come é il lavoro nei servizi gestiti da Proges, con salari che spesso si aggirano attorno ai mille euro al mese, a cui viene chiesto di votare a favore o contro una misura che potrebbe determinare la garanzia del loro stesso lavoro, senza gli strumenti per valutare e scegliere in modo consapevole. Molti sono stati i dirigenti arrivati da altre regioni, a sostenere la proposta aziendale, che è passata a maggioranza, nonostante i quasi duecento voti contrari; una contrarietà certificata, che mai si era vista nella cooperativa Proges e che segnala in modo forte un evidente malumore di chi lavora nei servizi, rispetto alla decisione presa, sia nel metodo che nel merito.
Crediamo che tali iniziative, intraprese in modo unilaterale, senza il reale coinvolgimento dei lavoratori e senza il coinvolgimento di chi rappresenta questi lavoratori, siano gravissime.
Crediamo anche che l’intera cooperazione debba però iniziare ad interrogarsi su quale sia la propria effettiva modalità di gestione e di azione, in particolare quando si giustificano scelte aziendali o eventuali difficoltà economiche, facendole pagare ai propri soci, presenti e futuri.
Continuiamo a chiederci dove sia finito quel tanto citato spirito cooperativo, quando scelte prese a risicata maggioranza hanno ricadute sulla vita materiale di migliaia di persone. Sottolineare mirabolanti investimenti in giro per il mondo, impoverendo i propri soci sul territorio, non ci sembra la strada più adeguata e giusta per una crescita che sostenga e rispetti il lavoro.
Come FP CGIL continueremo a lavorare per migliorare le condizioni di lavoro e di salario in ogni servizio, dando voce a tutte quelle lavoratrici e lavoratori della cooperazione sociale che con il loro lavoro e con la loro passione quotidianamente sorreggono i servizi sanitari, socio sanitari ed educativi. 


Trattativa CCNL Funzioni Locali 2022-2024: denunciamo la proposta insufficiente di Aran

«Serve un contratto giusto e dignitoso, il governo non dà risposte»

Si è tenuto il 2 luglio un nuovo incontro per il rinnovo del CCNL Funzioni Locali 2022-2024, durante il quale FP CGIL e UIL FPL hanno illustrato proposte concrete per migliorare le condizioni economiche delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto. Le due organizzazioni sindacali hanno evidenziato la necessità di soluzioni capaci di rispondere alle reali esigenze del personale, puntando su risorse aggiuntive certe e un incremento salariale dignitoso.

La proposta Aran: spostamento di risorse e pochi euro di aumento

Durante la trattativa, Aran ha avanzato una proposta che non affronta il problema salariale. L’ipotesi illustrata prevede:

  • lo spostamento delle risorse dall’indennità di comparto allo stipendio tabellare;

  • una riduzione del fondo delle risorse decentrate;

  • un lieve incremento (da 11 a 17 euro lordi) sul salario tabellare, che rischia di essere annullato dai maggiori oneri riflessi.

Consideriamo la proposta del tutto insufficiente e denunciamo l’assenza di fondi aggiuntivi necessari a garantire un contratto giusto e dignitoso per tutto il personale.

Trattativa interrotta e nessuna nuova convocazione

Il confronto si è concluso con un brusco stop da parte di Aran, che ha interrotto la trattativa senza indicare nuove date per la prosecuzione del tavolo negoziale. Ribadiamo la nostra piena disponibilità a continuare il dialogo e ad approfondire nel merito i provvedimenti.

Criticità del decreto sulla Pubblica Amministrazione

Sottolineiamo inoltre come il recente decreto sulla Pubblica Amministrazione non garantisca aumenti certi per tutti i lavoratori. Il superamento del tetto del salario accessorio rappresenta solo un’opportunità e non un obbligo, riservato agli enti virtuosi, molti dei quali dovranno comunque scegliere tra nuove assunzioni e un modesto aumento delle retribuzioni del personale in servizio.

Mobilitazione FP CGIL: il governo non dà risposte

Il governo non sta dando le risposte necessarie per garantire la dignità economica dei lavoratori pubblici e annunciamo l’avvio della mobilitazione a sostegno di un contratto equo.


Trattative CCNL Federculture: a che punto siamo?

Si è tenuto nella giornata del 13 febbraio 2025 l’incontro tra Federculture e le OO.SS. Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Uil Pa.

La parte datoriale, condividendo la richiesta delle Organizzazioni di voler arrivare a breve alla conclusione delle trattative ha ribadito di avere come priorità quella di estendere il perimetro contrattuale e di operare alcune modifiche normative.

Al fine di dare risposta alle lavoratrici e lavoratori, Federculture ha proposto una rivisitazione economica ben al di sotto della richiesta riportata nella piattaforma unitaria dei sindacati.

L’incontro odierno ha consentito alle parti di confrontarsi sul testo inviato dalla Federazione che, oltre ad adeguare la parte normativa alle recenti disposizioni, ha anche proposto considerevoli modifiche volte all’arretramento dei diritti e tutele fino ad oggi garantiti.

Le parti si sono aggiornate a seguito della necessità di ulteriori valutazioni e con l’intento di riconvocarsi in tempi brevi per proseguire il confronto.

Daremo puntuali aggiornamenti dei prossimi incontri


Contratto sanità, le ragioni del no

Articolo da Collettiva.it

No, proprio non conviene ai lavoratori e alle lavoratrici firmare l’ipotesi di rinnovo contrattuale presentata dall’Aran ai sindacati. Non conviene dal punto di vista degli incrementi economici e non conviene dal punto di vista normativo. E quanto hanno affermato il presidente dell’Aran Naddeo e il ministro Zangrillo assomiglia molto al gioco delle tre carte, ma i numeri reali sono altri.

Le menzogne dalle gambe corte

Dice Naddeo lo scorso 15 gennaio su Quotidiano Sanità: “Un infermiere di pronto soccorso, a decorrere da gennaio 2024, avrebbe avuto un incremento di stipendio di 150 euro, e di indennità di 240 euro al mese, che sarebbero saliti a 305 euro dal 2025 per arrivare a circa 360 euro nel 2026. Cioè 510 euro a regime. Poi era previsto un aumento di 35 euro delle indennità per le ostetriche nel 2024 che diventano 40 nel 2025. E poi a tutti i professionisti della salute nel 2026 venivano riconosciuti ulteriori 58 euro”.

Dice il ministro Zangrillo sullo stesso giornale nello stesso giorno: “Proponevamo un incremento che corrispondeva al 6,8%, quindi 172 euro di aumento, e la possibilità di firmare questo contratto ci avrebbe poi consentito di aprire immediatamente la trattativa per il contratto successivo, quello della tornata 2025-27, che prevedeva un ulteriore 6,9% con altri 186 euro di incremento salariale”.

 

 

 

La verità sugli aumenti contenuti nella proposta di rinnovo

Partiamo dall’inizio, il rinnovo contrattuale di cui si parla è quello per il biennio 2022-24, gli aumenti dovrebbero servire a riconquistare il potere di acquisto dei salari intaccato dall’inflazione. Tra il 2022 e il 2024 il tasso di inflazione è stato del 16,5%. L’incremento contrattuale proposto dal governo per tutto il lavoro pubblico è del 5,75%. Manca oltre il 10% di incremento, e non è affatto poco.

 

 

Veniamo alle cifre. L’aumento tabellare medio per un infermiere, se l’intesa fosse stata firmata, sarebbe stato di 135 euro lordi al mese che decurtato dell’Indennità di vacatio contrattuale già erogata si sarebbe ridotto a 45,87 euro lordi al mese. Analoghe cifre sarebbero entrate nelle buste paga degli altri lavoratori e lavoratrici del comparto: circa 50 euro lordi al mese.

 

E i 510 euro di cui parla Naddeo? Sarebbero toccati solo agli infermieri dei pronto soccorso: mettendo insieme aumenti tabellari e indennità varie, stiamo parlando di meno del 4%, 23 mila in tutto degli infermieri e delle infermiere sugli oltre 580mila in servizio.

Ma l’inganno è ben peggiore

Lo spiega Michele Vannini, segretario nazionale della Fp Cgil: “Il governo non ha stanziato le risorse necessarie per aumenti contrattuali dignitosi, le ha previste da una parte per la flat tax sulle prestazioni orarie aggiuntive che altro non sono che ore di lavoro straordinario pagate di più rispetto allo straordinario ordinario, e sull’abbattimento della tassazione al 5% solo ed esclusivamente per gli infermieri. Il messaggio – aggiunge Vannini – è chiaro: se vuoi guadagnare di più devi essere disponibile a lavorare di più”. Insomma, non si assume personale, non si aumentano gli stipendi ma si paga di più solo lo straordinario oltre quello previsto. Davvero una specie di truffa, e per di più è bene ricordare che, sebbene sia sbagliato “strizzare” i dipendenti, il 70% del personale è donna e per loro è assai più difficile accedere a tanto straordinario dovendo conciliare vita professionale e vita familiare.

Privatizzazione surrettizia

La conseguenza di tutto ciò è semplice e duplice, da un lato l’invecchiamento del personale, tanto più che in manovra c’è il blocco al 75% del turn over, e dall’altro la fuga dal pubblico degli operatori e operatrici sanitari che non ce la fanno più. È ancora Vannini a spiegare: “Se non si corregge questo processo, inevitabilmente si arriverà a esternalizzare i servizi. Quando il pubblico non ce la fa, il privato è pronto a entrare”.

Il contratto, si sa, serve anche a migliorare condizioni di lavoro e di carriera e invece nella proposta dell’Aran “non ci sarebbero stati strumenti sufficienti per la valorizzazione dei professionisti, e l’introduzione dell’assistente infermiere, così come proposta, servirebbe solo ad abbassare la qualità dell’assistenza e il costo del lavoro”. Ancora, nulla per il welfare aziendale e nessun aumento dei buoni pasto e nemmeno l’eliminazione di 1/5 a carico di lavoratori e lavoratrici.

E per la parte normativa non va meglio

Le richieste sindacali non hanno ricevuto risposte positive, nulla per i profili amministrativi e tecnici, né per le progressioni di carriera. E per quanto riguarda le ferie nessuna risposta: “Nessuna modifica alla retribuzione per le ferie, nonostante le sentenze della Cassazione abbiamo affermato che durante i periodi di ferie spettino tutte le indennità percepite relativamente alle mansioni ordinariamente svolte”.

La vertenza proseguirà

Inevitabile continuare la vertenza aperta e che ha visto nello sciopero generale dello scorso novembre un momento importante. Sottolinea il dirigente sindacale: “Questo rinnovo contrattuale in realtà altro non è che spremere i lavoratori e le lavoratrici il più possibile. E serve per continuare anche per via contrattuale a svuotare la sanità pubblica. Continueremo la vertenza per questo come per gli altri contratti pubblici che ancora non sono stati sottoscritti, e lavoreremo anche con le regioni, molte di loro si sono pronunciate sulla necessità di nuove risorse per il Ssn”.


Rinnovo CCNL Federcasa 2022-2024: è arrivato il momento di una consultazione straordinaria!

La trattativa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) 2022-2024 per il personale di Federcasa ha portato a un testo che presenta ancora alcune distanze tra le richieste delle Organizzazioni Sindacali (OO.SS.) e la proposta dell’Associazione datoriale. Come FP CGIL riteniamo che l’ipotesi presentata non soddisfi pienamente le richieste avanzate nella piattaforma unitaria e non risponda alle aspettative espresse dai lavoratori durante la mobilitazione, per questo promuoviamo una consultazione straordinaria tra i lavoratori e le lavoratrici, così che ognuno possa esprimere la propria opinione sul testo presentato.

Parte Economica

Da una richiesta avanzata in piattaforma di recupero dell’inflazione registrata nel triennio – pari al 16,5% – per non perdere potere d’acquisto, Federcasa è passata da una proposta iniziale di aumento del 2,5% di incremento tabellare ad una proposta del 7,5% a partire dal 1 dicembre 2024.

Per il periodo pregresso, la proposta è di riconoscere una “una tantum” corrispondente al 3% del tabellare per gli anni 2022 e 2023 ed al 7% per i primi 11 mesi del 2024. Da queste somme andrà dedotta l’ Indennità di vacanza Contrattuale già corrisposta.

Secondo Federcasa, la somma rimanente andrà poi suddivisa in 4 rate da versare nel corso del 2025.

Parte Normativa

Per quanto riguarda la parte normativa, sono state avanzate richieste di miglioramento delle relazioni sindacali, di limitazione della precarietà e di revisione della classificazione del personale. Tuttavia, il testo attuale presenta limitazioni significative:

Relazioni sindacali: Le organizzazioni sindacali sono escluse dalla determinazione dei criteri per incentivi tecnici e passaggi di area.

Precarietà: La proposta aumenta la possibilità di contratti a tempo determinato, senza vincoli per la conservazione del posto nei casi di sostituzione.

Formazione e incentivi: Non sono previste risorse aggiuntive per la formazione e lo sviluppo professionale.

Classificazione del personale: La revisione della classificazione è parziale e non risponde pienamente alle richieste di valorizzazione del personale.

Partecipa alla Consultazione Straordinaria

Grazie alla mobilitazione di lavoratrici e lavoratori, quindi, si sono registrati importanti avanzamenti. Ciononostante, il testo presentato da Federcasa è ancora lontano da quanto unitariamente richiesto nella piattaforma.

FP CGIL ha perciò sospeso il proprio giudizio: la parola torna quindi a lavoratrici e lavoratori.

Per questi motivi, FP CGIL chiede di partecipare alla consultazione straordinaria. Nelle prossime due settimane ci saranno assemblee e consultazioni nei luoghi di lavoro per esprimere la propria opinione sul rinnovo del CCNL Federcasa. La partecipazione è fondamentale per garantire che le esigenze e le richieste del personale siano rispettate e rappresentate adeguatamente.