Elezioni regionali del 17 e 18 novembre. Il nostro appello al voto!
Domenica 17 e lunedì 18 novembre si voterà per eleggere il/la nuovo/a Presidente e la nuova Assemblea Legislativa (50 componenti) della Regione Emilia-Romagna.
Si tratta di un appuntamento molto importante, considerato quante e quali sono le materie sulle quali la Regione interviene.
In Emilia Romagna sono oltre 3,5 milioni le persone che hanno il diritto di votare.
Sappiamo anche, però, che probabilmente sono molte meno quelle che decideranno di esercitare questo diritto.
I motivi sono tanti, ogni persona ha il proprio, spesso racchiusi nella frase “la disaffezione dalla politica”. Io invece spero che siano in tante, in tanti ad esercitare il proprio diritto di voto.
Ecco, è questo il punto: diritto di voto. Non esercitarlo porta ad una conseguenza: saranno altr3 a decidere per noi, saranno le cosiddette “lobby di potere” a decidere per noi (e ci sono peraltro buone probabilità che tale decisione non ci piaccia…).
Ognun3 saprà chi votare, non ha certamente bisogno di suggerimenti.
Il mio auspicio è che il voto ricada su chi ha maggiormente a cuore il valore del lavoro e l’importanza dell’investimento nei servizi pubblici al servizio di una comunità e, di conseguenza, di quei diritti universali sanciti dalla nostra Costituzione.
E chi lavora nei servizi pubblici sa bene quanto ce ne sia bisogno!
Buon voto a tutt3.
Marco Bonaccini, segretario generale della FP CGIL Emilia-Romagna.
Consiglio Superiore Beni Culturali e Paesaggistici - Il nostro programma elettorale!
LA PRESENZA DEI RAPPRESENTANTI FP CGIL: UNA GARANZIA PER I LAVORATORI
Il Consiglio Superiore, in questa passata gestione, si è distinto per la sua indipendenza di giudizio, la capacità approfondita di analisi, l’emissione di pareri in molti casi disallineati dalle scelte gestionali operate dal Ministero, una valutazione approfondita sulle criticità organizzative, a partire dalla drammatica carenza di personale e dal declino dei settori che si occupano della tutela del nostro patrimonio culturale.
Questo grazie ad una autorevole gestione del Presidente prof. D’Alberti ed alla composizione qualificata del Consiglio, ma anche grazie all’apporto competente e costruttivo che è venuto dai Rappresentanti dei Lavoratori, ai quali è stato consentito, a differenza delle passate gestioni, di partecipare a tutte le sessioni del Consiglio e non solo a quelle che hanno riguardato le politiche del personale.
In tale contesto è stato fondamentale il ruolo del componente eletto per la FP CGIL che ha fornito un apporto specifico sulle politiche di riorganizzazione conseguenti agli ultimi provvedimenti in materia e sulle politiche del personale, coordinando un gruppo di lavoro costituito ad hoc che ha prodotto un puntuale documento sullo stato dell’organizzazione con particolare riferimento alle condizioni occupazionali, al rapporto con la società in house, la ALES s.p.a. e più in generale all’articolazione del mercato del lavoro connesso ai cicli dei beni culturali.
LA CRISI OCCUPAZIONALE: IL VERO DRAMMA DEL MINISTERO
Una diminuzione drammatica del personale interno, dovuta essenzialmente alla mancata programmazione del turnover, i ritardi ingiustificabili che ancora si registrano nell’attuazione del piano assunzionale, i numeri insufficienti verificabili nella
programmazione stessa. Tutto questo si riverbera nella gestione dei servizi culturali, causandone una progressiva compressione, determina una crisi organizzativa profonda in tutti i settori dedicati alla tutela, mina alla base persino gli effetti stessi delle riorganizzazioni operate nel corso di questi anni, determina un ricorso indiscriminato a politiche di esternalizzazione senza tutele per i lavoratori coinvolti che ormai pervade tutta la struttura ministeriale, mette a serio rischio l’attuazione degli obiettivi previsti dal PNRR, tutti sulle spalle dei pochi lavoratori rimasti.
La pandemia ha prodotto una gravissima crisi di tutto il mercato del lavoro legato all’offerta dei servizi culturali, disintegrando livelli occupazionali pervasi da condizioni di sfruttamento e precarietà.
La ripresa post pandemica sembra basarsi unicamente sulla scommessa sul turismo e non si intravvedono linee di discontinuità, almeno nelle dichiarazioni
programmatiche, con il cambio di direzione politica. La scommessa sembra continuare ad essere tutta incentrata sulla valorizzazione estrema del patrimonio museale e non sul rafforzamento delle strutture interne dedicate alla tutela, alla ricerca ed alla conservazione del patrimonio.
IL MINISTERO POST RIFORME: ADDIO ALLA TUTELA?
Il quadro che presenta il Ministero a seguito dello “tsunami” Franceschini è sostanzialmente caratterizzato dalla disarticolazione organizzativa delle strutture che si occupano delle tutela del patrimonio culturale.
La creazione del sistema Museale ha assorbito circa la metà del personale previsto nell’organico ed il maggior numero dei Dirigenti, sottratti ai cicli di tutela. La creazione della Soprintendenza Unica, presentata come una operazione di semplificazione burocratica, in realtà è il prodotto finale di un processo di marginalizzazione del sistema delle Soprintendenze, trasformati in Uffici indeboliti nelle funzioni di tutela sul territorio, senza poteri di spesa, con un organico fortemente ridimensionato e con i Funzionari cosiddetti Capi Area a sostituire i Dirigenti sottratti dai circuiti Museali. Analoga situazione di degrado la vivono Archivi e Biblioteche, che hanno perduto quasi interamente il loro corpus dirigenziale e buona parte del personale, diventando sostanzialmente i settori “cenerentola” del MIC. In tale contesto abbiamo assistito ad operazioni la cui funzionalità è assai dubbia: una proliferazione dei Musei autonomi che ha prodotto la frammentazione dei più importanti circuiti archeologici e museali, il tentativo di coinvolgere le Biblioteche nelle politiche di valorizzazione estrema tramite l’integrazione di alcune di esse nei circuiti museali, una politica dell’offerta culturale legata al principio della mercificazione e dell’utilizzo improprio dei luoghi della cultura, una condizione di insufficienza strutturale rispetto alle disponibilità relativa ai cicli manutentivi e di tutela del patrimonio culturale. La creazione della Soprintendenza Nazionale per il PNRR si è rivelata un utile espediente per operare la cosiddetta “semplificazione” tramite un accentramento delle competenze relative al rilascio dei pareri sui progetti che hanno impatto sul paesaggio.
Una scatola vuota che ha solo comportato un aggravio esponenziale dei carichi di lavoro in capo alla DG ABAP ed alle Soprintendenze Territoriali.
IL MINISTERO CHE VOGLIAMO
La premessa indispensabile è che il nostro Paese torni ad investire sulla Cultura perlomeno ai livelli dei più avanzati Paesi Europei e comunque nel giusto rapporto alla quantità ed alla qualità dello straordinario patrimonio che l’Italia possiede. Se si vuole davvero operare per il cambiamento allora bisogna partire dalla riqualificazione dei servizi pubblici e dal rafforzamento delle strutture che si occupano della tutela del patrimonio culturale. Le riorganizzazioni non sono un esercizio ideologico basato su visioni preordinate senza alcuna attenzione al concreto svolgersi del lavoro ed alle problematiche connesse.
Di conseguenza noi vogliamo confrontarci rispetto ad un progetto di riorganizzazione che comporti prioritariamente i seguenti investimenti organizzativi:
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UN PIANO SERIO DI REVISIONE DEI FABBISOGNI PROFESSIONALI:
occorre riconoscere e inserire all’interno dell’organizzazione generale tutti i processi di innovazione tecnologica legati all’evoluzione ed alla modernizzazione dei modelli organizzativi. Tramite:
1. la revisione della distribuzione degli organici nelle aree. Questo comporta una revisione adeguata dei fabbisogni interni alle Aree funzionali, mirata al riconoscimento di ciò che effettivamente serve, nei termini dell’apporto professionale, al funzionamento dei servizi;
2. l’inglobamento nell’organico previsionale di figure professionali che emergono dai processi formativi e che non trovano allocazione nell’ordinamento interno. Questo comporta un processo di riordino generale dell’ordinamento professionale, da attuarsi tramite gli strumenti che il nuovo CCNL offre nella identificazione delle nuove famiglie professionali;
3. una valutazione su un possibile ampliamento dell’organico teorico, recuperando il taglio ultimo prodotto dalla manovra spending review sia per gli organici delle aree che di quelle dirigenziali;
4. un investimento straordinario sulla formazione riqualificazione del personale interno, tramite il reperimento e l’allocazione di risorse utili a rispettare la previsione contenuta nel CCNL di un investimento pari all’1% del monte salari. La crescita professionale continua dei lavoratori è condizione essenziale al miglioramento dei servizi ed al giusto riconoscimento dell’apporto dei lavoratori.
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UN PIANO STRAORDINARIO PER L’OCCUPAZIONE
Le misure predisposte appaiono del tutto insufficienti a garantire un corretto ricambio generazionale. La riduzione del 50% del personale, l’innalzamento dell’età media degli addetti sono i fattori che occorre affrontare tramite una corretta programmazione delle assunzioni.
A tal fine è necessario:
1. Reperire risorse straordinarie, procedere immediatamente alle assunzioni già autorizzate, avviare da subito la programmazione assunzionale e l’emanazione dei bandi di concorso con procedure semplificate e velocizzate al fine di evitare l’impasse degli Uffici che quasi certamente si determinerà in rapporto tra le tempistiche delle uscite per pensionamento e quelle necessarie all’espletamento dei nuovi concorsi;
2.Realizzare la riforma dell’ordinamento professionale prevista dal CCNL 2019/21, determinando le giuste opportunità di crescita professionale dei lavoratori, definire gli accordi per le progressioni economiche, attuare i passaggi d’area finanziati dal CCNL e tramite le riserve concorsuali per i lavoratori interni da inserire nella programmazione ordinaria;
3. Garantire le riserve concorsuali al personale interno.
- DIRITTI E DIGNITÀ PER TUTTI I LAVORATORI.
È assolutamente necessario introdurre regole che definiscano tutele e diritti per tutti i lavoratori che, a vario titolo, contribuiscono al funzionamento dei servizi. Una sorta di Codice Etico che uniformi il comportamento del Ministero nella definizione e regolazione del mercato delle esternalizzazioni. In particolare occorre:1. riconoscere finalmente le professioni dei Beni Culturali tramite l’adozione degli atti applicativi la legge n.110/2014;2. definire regole di comportamento che determinino le modalità del ricorso ai professionisti esterni, garantendo trattamenti minimi dal punto di vista delle condizioni normativo-contrattuali ai professionisti in regime di collaborazione;
3. eliminare i massimi ribassi negli appalti e rafforzare le clausole sociali di garanzia dei livelli occupazionali, normativi e contrattuali al momento del rinnovo delle concessioni;
4. determinare un trattamento contrattuale uniforme di tutti i lavoratori dipendenti presenti nei cicli esternalizzati, garantendo agli stessi l’applicazione di un CCNL coerente con le finalità delle attività svolte;
5. prevedere una definizione analitica dei costi relativi al lavoro esternalizzato e pretendere la puntuale applicazione dell’anagrafe delle prestazioni, che deve essere riportata su un piano di trasparenza in modo coerente con le previsioni normative in materia;
6. procedere alla progressiva reinternalizzazione delle attività cedute all’esterno e/o relative a fabbisogni professionali emergenti;
7. garantire le riserve concorsuali ai contratti flessibili in applicazione della legge Madia.
- RIPRENDIAMOCI LA TUTELA
La proliferazione di riforme dell’apparato ministeriale, che hanno trovato la loro conclamazione nello “tsunami“ Franceschini, è stata uno dei fattori determinanti della grave crisi organizzativa che affligge il Ministero A noi interessa invece un vero spirito riformista che si occupi concretamente dei problemi e trovi soluzioni condivise e fatte proprie dai lavoratori. Nel MIC il vero spirito riformista non può che partire dall’esigenza di un profondo rafforzamento delle strutture che si occupano della tutela del patrimonio: Soprintendenze, Archivi, Biblioteche e Istituti Centrali e dalla ricomposizione della frattura determinata dalla separazione dei cicli di tutela da quelli della valorizzazione del patrimonio culturale. Il MIC deve riacquisire la dignità e la funzionalità del lavoro di tutela e di ricerca e ritrovare il senso vero delle dinamiche dell’offerta culturale nei modi previsti dal Codice dei Beni Culturali e non certo tramite la sua mercificazione che ha trasformato i luoghi della cultura in palcoscenici per eventi estranei alla loro funzione ed in molti casi mortificanti per quello che gli stessi rappresentano per le comunità ed i territori di appartenenza. La fruizione della Cultura è un diritto costituzionale di tutti i cittadini, una finalità dichiarata dall’art. 9 della Costituzione e non una prerogativa cui possono accedere solo i cittadini più abbienti ed i turisti. Il nostro impegno in seno al Consiglio Superiore, se avremo la fiducia dei lavoratori, continuerà ad essere costante nel sollecitare il mantenimento di uno spirito autonomo e, qualora necessario, critico verso le scelte operate dall’amministrazione, nella consapevolezza che solo il senso dell’autonomia istituzionale di questo importante organo possa garantire un utile e costruttivo apporto alla determinazione degli obiettivi che ci prefiggiamo.
Elezioni al Consiglio Superiore Beni Culturali e Paesaggistici al MIC - Flavia sarà la nostra candidata!
Nei giorni 28, 29 e 30 novembre 2022 sono indette le elezioni dei tre rappresentanti del personale nel Consiglio Superiore beni culturali e paesaggistici del Ministero della cultura con modalità di voto telematico dalle ore 8.00 alle ore 20.00.
Sono elettori ed eleggibili tutti i dipendenti di ruolo del ministero con contratto a tempo indeterminato in servizio alla data delle elezioni, anche se in posizione di fuori ruolo o comandati.
Il Consiglio superiore è un organo consultivo del Ministero a carattere tecnico-scientifico in materia di beni culturali e paesaggistici. Il Consiglio superiore esprime pareri, su richiesta del Capo di Gabinetto o, tramite l’Ufficio di Gabinetto, del Segretario generale o del direttore generale centrale competente:
- a) obbligatoriamente, sui programmi nazionali per i beni culturali e paesaggistici e sui relativi piani di spesa annuali e pluriennali, predisposti dall’amministrazione;
- b) obbligatoriamente, sugli schemi di accordi internazionali in materia di beni culturali;
- c) sui piani strategici di sviluppo culturale e sui programmi di valorizzazione dei beni culturali, nonché sul Piano strategico «Grandi Progetti Beni culturali» e sul Piano nazionale per l’Educazione al patrimonio culturale predisposto dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali; d) sui piani paesaggistici elaborati congiuntamente con le Regioni;
- e) sugli schemi di atti normativi e amministrativi generali afferenti la materia dei beni culturali e paesaggistici e l’organizzazione del Ministero;
- f) su questioni di carattere generale di particolare rilievo concernenti la materia dei beni culturali e paesaggistici;
- g) su questioni in materia di beni culturali e paesaggistici formulate da altre amministrazioni statali regionali, locali, nonché da Stati esteri.
Il Consiglio superiore è integrato con tre rappresentanti del personale del Ministero, eletti da tutto il personale, quando esprime pareri sulle materie di cui al comma 2, lettera a), ovvero su questioni aventi ad oggetto il personale del Ministero.
I tre posti di rappresentante sono attribuiti alle tre liste che avranno riportato maggiori voti e sono eletti i candidati che hanno rispettivamente riportato il maggior numero di preferenze.
CLICCA QUI PER LEGGERE LA GUIDA ALLA VOTAZIONE ONLINE
Flavia Giberti è una delle candidate in lista FP CGIL
Nata in provincia di Ferrara nel 1981, archeologa, è da quasi 13 anni dipendente del Ministero. Assunta tramite concorso ha ricoperto il ruolo di Assistente alla fruizione, accoglienza e vigilanza dal 2010 al 2016 quindi, assistente tecnica fino al 2019, quando è stata nuovamente assunta come funzionaria archeologa, sempre a seguito di concorso pubblico. In qualità di RSU (da circa 10 anni), ha avuto l’occasione di conoscere diversi aspetti di questa Amministrazione e di confrontarsi direttamente con le conseguenze della riforma Franceschini, lavorando in una sede periferica che in due anni è passata dalle dipendenze della Soprintendenza Archeologia, al Polo museale regionale, per confluire infine in un istituto autonomo del Ministero.
Lettera del nostro segretario generale Mauro Puglia in vista delle Elezioni del 25 settembre
Il 25 settembre si andrà alle urne per le elezioni politiche 2022. Un appuntamento che, a ridosso del centenario della marcia su Roma e a circa un anno dall’assalto fascista alla nostra sede nazionale di Corso d’Italia, ci ricorda quanto l’esercizio di voto sia espressione, preziosa, di libertà costituzionale.
La nostra Organizzazione Sindacale, nei propri principi costitutivi e fondamentali, basa i propri programmi e le proprie azioni sui dettati della Costituzione della nostra Repubblica. Per chi è iscritto ciò comporta la piena eguaglianza di diritti e di doveri nel pieno rispetto dell’appartenenza a gruppi etnici, nazionalità, lingua, orientamento sessuale, identità di genere, culture e formazioni politiche, diversità professionali, sociali e di interessi, dell’essere credente o non credente, in sostanza valori delle libertà personali, civili, economiche, sociali, politiche e della giustizia sociale che diventano presupposti fondanti e fini irrinunciabili di una società democratica.
Va da sé che il voto del 25 settembre diventa nevralgico rispetto all’idea di quale società vogliamo per quanto riguarda ad es. precarietà, salari, sanità, pensioni, conoscenza, sicurezza sul lavoro.
Quello che stiamo vivendo è un periodo difficilissimo. Alle conseguenze della crisi economica/finanziaria, iniziata tra il 2007 e il 2008, si sono aggiunte quelle della pandemia da Covid e lo scatenarsi del conflitto in Ucraina che hanno portato ad un impoverimento sempre maggiore e all’aumento delle disuguaglianze. Per tali motivi la CGIL ha presentato, proprio a Bologna il 14 settembre u.s., la propria piattaforma “ASCOLTATE IL LAVORO”, un programma in dieci punti (clicca qui per leggerlo tutto) in cui indica la strada per invertire la rotta e contrastare povertà e disuguaglianze.
E’ il programma su cui si baseranno le azioni future e che presenteremo a chi sarà chiamato a guidare il Paese, dopo il risultato delle urne. Tramite questa piattaforma la CGIL esprime le proprie idee, il 25 settembre esprimi la tua.
Mauro Puglia
Segretario Generale FP CGIL Emilia Romagna
Cura e salute devono essere la nostra priorità
Le parole del nostro Segretario Generale dell’Emilia-Romagna Mauro Puglia
La crisi di Governo che sta attraversando il nostro Paese, si scontra con una realtà quotidiana in cui è esplosa un’ emergenza sociale sempre più drammatica, con un aumento della povertà, della precarietà e della disuguaglianza sociale sempre maggiori.
Questa crisi mette in discussione l’ agenda sociale che la CGIL stava presentando, anche nei confronti delle forze politiche, e che riassumiamo per punti: crisi energetica, superamento della precarietà, strumenti fiscali per tutelare i salari e le pensioni dall’aumento dell’inflazione, salario minimo e legge sulla rappresentanza, rinnovo dei contratti, politiche industriali, scuola, sanità, una vera riforma fiscale, pensioni, politiche dell’abitare, vecchie e nuove povertà.
Guardando ai contenuti è evidente come la nostra categoria sia coinvolta.
Infatti, chiediamo da tempo un maggior impegno alla lotta alla precarietà (sia per quei lavoratori con contratti privati che svolgono funzioni pubbliche sia per i tanti precari della pubblica amministrazione) ed un piano straordinario di occupazione. Come dichiarato dalla nostra Segretaria Generale Serena Sorrentino “siamo in una situazione di allarme rosso: senza un piano straordinario per l’occupazione nel settore pubblico sono a rischio i servizi ai cittadini” ma, se per investire nella PA le risorse del PNRR sono un’occasione che deve essere sfruttata, è necessario aumentare anche le risorse nella spesa corrente.
Facciamo un esempio, non si può pensare di costruire nuovi ospedali (risorse da PNRR) se non assumi anche il personale per farlo funzionare (risorse da legge di bilancio). Quindi, rilanciare e riorganizzare il SSN per una sanità pubblica ed universale, ecco perché stiamo portando avanti una “vertenza sanità” nella nostra regione, con manifestazioni e proteste in tutti i territori e proclamazione di stato di agitazione in diverse realtà, che ha avuto un punto di sintesi nel presidio tenutosi davanti al palazzo della Regione a Bologna il 13 giugno u.s.
Non solo, nell’ultimo Comitato Direttivo FP CGIL è stato approvato un ordine del giorno che ben spiega l’urgenza di intervenire sulla cura e sulla salute. In conclusione, queste sono le priorità da affrontare in Italia: occupazione e salute, esigenze primarie per noi imprescindibili e per tali ragioni in autunno, in attesa della prossima legge di bilancio, è prevista una mobilitazione generale.