All'ospedale Santa Maria della Scaletta di Imola troppe situazioni critiche

Nonostante l’Ausl di Imola abbia comunicato recentemente diversi risultati positivi, in termini di qualità dei servizi, di vari reparti dell’Ospedale Santa Maria della Scaletta, la FP CGIL di Imola ribadisce che questi risultati non cancellano “le annose criticità di personale ancora presenti in diverse unità operative, che si traducono in un peggioramento delle condizioni di lavoro a causa dell’incremento di ore straordinarie e in reperibilità, richieste di doppi turni, salti di riposo e, in alcuni casi, non garanzia delle 11 ore di riposo tra un turno e l’altro“. Su questi temi, insiste la FP, “continuano infatti giornalmente le segnalazioni, che riguardano un numero di organici di sostituzione non idonei a coprire le assenze, la mancanza di un numero adeguato di Oss, in particolare nelle fasce notturne nei reparti di degenza, e l’incremento esponenziale dei carichi di lavoro”. Una situazione che “è frutto anche del ‘piano di rientro’ che la Regione ha chiesto alle Ausl sul fronte del personale dopo le assunzioni straordinarie Covid, con l’input di tornare ai numeri del 2019”. Allo stesso tempo, si legge però in una nota congiunta, “ci aspettiamo che l’Ausl evidenzi le criticità e discuta con i sindacati soluzioni condivise, anziché minimizzare e far ricadere le conseguenze sui lavoratori”.

Programmazione estiva

Tra le criticità che si riscontrano, la FP CGIL segnala, ad esempio, che “la programmazione dell’attività estiva del blocco operatorio che ci è stata presentata prevede circa 30 sedute di sala operatoria in più rispetto all’anno precedente, in un contesto in cui permane la criticità del superamento delle reperibilità mensili del personale infermieristico, di gran lunga superiore alle sette previste contrattualmente”. Vengono poi “le perplessità sulla rimodulazione prevista per luglio e agosto del servizio Residenza trattamento intensivo, che garantisce l’appropriatezza dell’intervento per pazienti in condizioni di scompenso psicopatologico acuto o subacuto. I 10 posti letto “saranno chiusi e trasferiti alla clinica per la salute mentale di Villa Azzurra di Riolo Terme”, con le motivazioni di voler “garantire le ferie estive del personale e dell’impossibilità di formare il personale in tempi brevi”. Motivazioni che però “si contrappongono alla discussione fatta sui tavoli sindacali degli ultimi anni per trovare una soluzione organizzativa appropriata”.

Altro problema è dato dal fatto che “le lavoratrici e i lavoratori di quel reparto non sanno ancora dove la Direzione infermieristica intende ricollocarli durante l’estate“, e nel Piano delle riduzioni estive “non si evince nessuna variazione in capo al servizio immuno-trasfusionale”, per il quale “ad oggi sono stati reclutati quattro tecnici di laboratorio, di cui tre da pochi mesi e per questo non formati alla possibilità di gestire sacche di sangue in autonomia ed in reperibilità, su un totale di otto tecnici”. Di conseguenza, tirano le somme le sigle confederali, “durante il turno notturno e nei festivi sarà il personale dei reparti a gestire il supporto trasfusionale dei pazienti, con ulteriore carico di lavoro e di responsabilità”.


Sanità modenese: si aggrava la carenza di personale

La situazione della sanità modenese è sempre più problematica in riferimento al personale: ritmi di lavoro insostenibili e abbassamento della qualità dei servizi. Questi gli effetti che sta producendo la carenza di personale dovuta al blocco del turn over e al mancato scorrimento delle graduatorie per il personale sanitario nell’Ausl di Modena.
Solo poche decine di assunzioni nelle ultime settimane per il personale infermieristico attraverso lo scorrimento delle graduatorie e un prevalente ricorso alle agenzie di somministrazione, scelta poco lungimirante che non va a sanare la strutturale carenza di personale e non rende giustizia a chi ha sostenuto e vinto un concorso pubblico.
“Una situazione ormai insostenibile per la tenuta dei servizi – dichiara Giulia Casamassima responsabile Sanità Fp Cgil Modena – Negli ultimi mesi abbiamo denunciato più volte con le mobilitazioni provinciali e regionali del 3 e 7 marzo e del 6 maggio un problema relativo agli organici e alla tenuta dei servizi. Adesso, con la programmazione delle ferie estive, la situazione diventa ancora più grave. Inoltre siamo ancora in alto mare con le stabilizzazione dei precari covid.”

Il definanziamento del Fondo Sanitario, l’inflazione e il caro energia, insieme alle promesse mancate del Governo sul ripianamento delle maggiori spese sostenute dalle regioni per il covid, diventano un mix micidiale per la tenuta dei servizi sanitari – aggiunge Valerio Coviello della Fp Cgil di Modena – La soluzione dei tagli lineari alla spesa per il personale della sanità non è accettabile, l’obiettivo di riportare le dotazioni organiche ai livelli pre-covid senza tenere conto di come è aumentata la richiesta di accesso alle cure e la complessità assistenziale, è una scelta miope che mette a serio rischio il sistema. Dopo decenni di tagli alla sanità questo significherebbe ancora far ricadere sugli operatori e sui cittadini la scelta di continuare a fare sempre di più con sempre meno persone. Gli <eroi> sono ormai da tempo dimenticati, tutto continua a gravare sulle spalle dei lavoratori e le difficoltà organizzative non vedono soluzioni nel breve termine. Per tutte queste ragioni la Cgil si mobiliterà con una manifestazione nazionale il prossimo 24 giugno.”

“Se vogliamo mantenere un servizio sanitario di qualità per la nostra cittadinanza – affermano i sindacalisti della Cgil – non possiamo permetterci che nessuna delle graduatorie in essere venga archiviata senza il suo completo scorrimento. Ad oggi sono centinaia i lavoratori che attendono la chiamata per l’assunzione. L’Ausl di Modena ha fortemente bisogno, oltre che di medici, di tutte le figure sanitarie e tecno-amministrative: infermieri, Oss, tecnici, autisti soccorritori, fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali, assistenti sanitari, psicologi e personale amministrativo.”

“Ogni giorno riceviamo dagli ospedali e dai distretti decine di segnalazioni sul personale assente non sostituito – dichiara Giulia Casamassima – di grandi difficoltà nel portare avanti l’attività programmata e sull’ormai consueta impossibilità ad accedere ad istituti contrattuali come ferie, al di fuori dei periodi estivi e permessi. E’ all’ordine del giorno saltare i riposi ed è un lontano miraggio per i lavoratori conciliare tempi di vita e tempi di lavoro.”
La Fp Cgil Sanità è fortemente preoccupata per come il protrarsi di politiche di austerità sulle dotazioni di personale possa conciliarsi con la riorganizzazione dei servizi sanitari territoriali, conservando la forte vocazione pubblica della sanità modenese. Tale riorganizzazione inoltre porterebbe in sé l’occasione e l’opportunità di mettere a valore titoli e competenze degli operatori sanitari dell’Azienda Usl di Modena, apportando valore aggiunto ai servizi per la cittadinanza, ma è ancora inspiegabilmente ferma anche la graduatoria dei “Dirigenti delle Professioni Sanitarie Infermieristiche, Tecniche, della Riabilitazione, della Prevenzione e della Professione Ostetrica.
Chiediamo all’azienda l’immediato scorrimento delle graduatorie per dare nuova linfa e un servizio all’altezza per tutti i cittadini del territorio”.


DL Bollette: Grave stop alla stabilizzazione dei ricercatori sanitari

Annunciato lo stato di agitazione, parte messa in mora per riconoscimento del dovuto

“Ancora una volta prevale l’aspetto bassamente burocratico in una vicenda che ormai assume toni grotteschi: ci sono i soldi per pagare il personale con contratti a tempo determinato ma non ci sono per assumerli a tempo indeterminato, perché, a quanto sembra, il Ministero della Salute non è in grado di fornire i dati della platea coinvolta”. Così in una nota Funzione Pubblica Cgil commenta lo stralcio, per mancanza di copertura, della stabilizzazione dei ricercatori sanitari di Ircss pubblici e Izs.
“Con l’approvazione degli emendamenti al  DL 34/2023, Misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali (decreto Bollette) da parte delle Commissioni riunite Finanze e Affari sociali della Camera, in relazione al percorso di stabilizzazione del personale precario della ricerca sanitaria (IRCCS e IZS) abbiamo pensato che finalmente si sarebbe concretizzata per la prima volta la possibilità di procedere alla stabilizzazione di questo personale. Purtroppo – si legge nel comunicato di Fp Cgil – la Commissione Bilancio ha espresso parere negativo sull’emendamento. Il presidente della Commissione Finanze bene ha fatto a prendere posizione, parlando di un impegno vincolante da parte del governo sulla stabilizzazione. Ora però serve coerenza nei fatti e non solo nelle parole”.
“Come sempre, non faremo mancare l’appoggio a lavoratrici e lavoratori. Annunciamo fin d’ora lo stato di agitazione e intensificheremo le iniziative di protesta da mettere in campo insieme alle altre organizzazioni sindacali. Nell’immediato daremo seguito alla nostra iniziativa legale messa in campo in queste settimane, che prevede la messa in mora delle amministrazioni degli IRCCS, degli IZS e del Ministero della Salute per il riconoscimento di quanto dovuto ai lavoratori della ricerca che in questi anni hanno prestato la loro attività con contratti atipici senza tutele previdenziali, indennitarie, etc. Le adesioni alla nostra iniziativa sono state moltissime, circa 800 su una platea di 1200, e già dai prossimi giorni partiranno le prime diffide nei confronti di alcuni Istituti”, conclude la nota.


Insieme per la Costituzione: 24 giugno manifestazione per la sanità, 30 settembre contro l'autonomia

Due grandi manifestazioni nazionali a Roma: il 24 giugno in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per la difesa e il rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale; il 30 settembre per il lavoro, contro la precarietà, per la difesa e l’attuazione della Costituzione, contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare.

È quanto deciso dall’Assemblea ‘Insieme  per la Costituzione’, che ha visto riunirsi questa mattina a Roma la Cgil e un’ampia rete di associazioni laiche e  cattoliche. “I diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione – si legge nell’appello lanciato oggi – tornino ad essere pienamente riconosciuti e siano resi concretamente esigibili ad ogni latitudine  del Paese”. Diritto al lavoro, diritto alla salute, diritto all’istruzione, ad un ambiente sano e sicuro, contrasto alla povertà, una politica di pace: sono questi i cardini del modello sociale e di sviluppo che per le associazioni deve essere promosso.

“Un modello sociale fondato su uguaglianza, solidarietà e partecipazione – si spiega nell’appello – che è l’antitesi di quello che vuole realizzare l’attuale maggioranza di Governo con l’autonomia differenziata e il superamento del modello di Repubblica parlamentare attraverso l’elezione diretta del capo dell’esecutivo”. Per questo, concludono le associazioni, “ci impegniamo in un percorso di confronto, iniziativa e mobilitazione”.


clinica privata Bologna

Aumento fondi pubblici alle cliniche private: vogliamo spiegazioni

Il caso dell’aumento dei fondi pubblici destinati alle cliniche private Bellombra e Santa Viola richiede risposte. Si tratta di una situazione strana riguardante la revisione dei codici tariffari per la riabilitazione nelle strutture private di Villa Bellombra e Santa Viola, situate nel territorio di Bologna. Questa revisione comporterà un potenziale incremento di entrate per le due strutture pari a 4,5 milioni di euro all’anno, considerando i 66 posti letto complessivi.

La Regione ha autorizzato il passaggio di 33 posti letto di Villa Bellombra dal codice 56 al codice 75, e 30 posti letto del Santa Viola dal codice 60 al codice 56, entrambi con un diverso importo di rimborso. Tuttavia, i numeri dimostrano che non vi era la necessità di questo aumento delle tariffe a favore delle cliniche private menzionate. Infatti, le strutture pubbliche che offrono le stesse prestazioni si trovano nelle immediate vicinanze e dispongono di un numero di letti sufficiente per soddisfare la domanda.

L’effetto sulla sanità pubblica e la popolazione anziana

Ciò di cui c’è invece sempre più bisogno sono posti letto per la popolazione anziana con malattie croniche, che richiede cure specializzate a lungo termine identificate dal codice 60. Questi posti letto sono stati sacrificati in favore del più remunerativo codice 56. Inoltre, questo cambio potrebbe causare una perdita di entrate per il settore pubblico se i pazienti provenienti da altre regioni scelgono le strutture private anziché quelle pubbliche.

Chiediamo alla Regione di spiegare le motivazioni di questa operazione che non sembra finalizzata alla razionalizzazione economica né a una migliore programmazione sanitaria, considerando che non sono emersi bisogni in tal senso. Inoltre, sarà interessante vedere se verrà aumentato il personale a Villa Bellombra e Santa Viola per far fronte a questa maggiore complessità dei trattamenti.

È importante sottolineare che Villa Bellombra e Santa Viola sono soci fondatori del consorzio Colibrì, una cooperativa di rilievo nel territorio bolognese. Tuttavia, entrambe le cliniche fanno parte del gruppo ANASTE, che applica un contratto non sottoscritto da nessuna organizzazione confederale e ha peggiorato notevolmente le condizioni di lavoro dei dipendenti.

Impegno per una sanità equa e accessibile per tutti

In conclusione, riteniamo che il caso dell’aumento dei fondi pubblici alle cliniche private Bellombra e Santa Viola richieda una chiara spiegazione da parte delle autorità competenti. Chiediamo trasparenza e responsabilità nell’affrontare questa situazione che solleva interrogativi sulla gestione dei fondi pubblici destinati alla sanità. È fondamentale tutelare la sanità pubblica, garantendo l’accesso ai servizi di riabilitazione e le cure necessarie per la popolazione anziana e migliorando le condizioni lavorative del personale sanitario.

Continueremo a seguire da vicino gli sviluppi di questa vicenda e ad agire affinché vengano presi provvedimenti adeguati per garantire una gestione oculata e trasparente dei fondi pubblici destinati alla sanità privata. La tutela della salute e il benessere dei cittadini devono essere al centro delle decisioni prese dalle istituzioni. È necessario promuovere una sanità equa e accessibile per tutti, in cui i finanziamenti pubblici vengano utilizzati in modo responsabile e a vantaggio della collettività.


Fermare le aggressioni al personale sanitario si può!

Dopo quello che è successo alla dottoressa Capovani vogliamo ribadire che fermare le aggressioni al personale sanitario è possibile. Ma servono investimenti di risorse e vanno ascoltati i professionisti sanitari.
Di seguito il comunicato della FP CGIL Toscana.
Tutta la Cgil è in lutto, nel rispetto del dolore delle persone che hanno amato la dottoressa Barbara Capovani, uccisa sul lavoro.
Una tragedia terribile, una perdita immensa.
Una persona è stata individuata e arrestata, è una persona nota alle forze dell’ordine, ai servizi di salute mentale e non solo.
E’ persona la cui instabilità era nota alle forze dell’ordine, persona che aveva già avuto modo di aggredire, molestare, minacciare.
Arriverà il momento di riflettere, valutare, individuare responsabilità.
Ma per quello che ci riguarda l’obiettivo resta quello di mettere in campo – da subito – soluzioni.
Abbiamo da tempo chiesto interventi immediati a garanzia della sicurezza di chi opera nei servizi sanitari, spesso in prima linea, come accade per la salute mentale.
Servono investimenti in un settore che è stato da anni definanziato come quello della salute mentale, vanno ascoltate le professioniste e i professionisti che lavorano sul campo in estrema difficoltà e spesso in solitudine, serve maggiore coordinamento fra le strutture sanitarie, le prefetture e le questure.
Non ci interessa il giustizialismo fine a se stesso, non crediamo nelle soluzioni semplicistiche e securitarie: vogliamo un confronto di merito con i decisori politici e ci aspettiamo che il diritto alla salute (anche quella mentale) sia garantito insieme al diritto alla sicurezza.


Riprende la trattativa per il rinnovo del CCNL 2019-2021 del Comparto sanità - Sezione ricerca sanitaria

E’ ripresa oggi in ARAN la trattativa per il rinnovo del CCNL 2019-2021 del Comparto sanità -sezione del personale del ruolo della ricerca sanitaria e delle attività di supporto alla ricerca sanitaria.

In previsione della riunione, l’Agenzia ci ha inviato inviato una proposta di articolato sulla quale confrontarci, peraltro identica a quella che ci aveva trasmesso in occasione dell’ultimo incontro avvenuto lo scorso 16 novembre. Nei nostri interventi abbiamo innanzitutto posto all’attenzione del tavolo che quanto introdotto nell’ordinamento dal Governo con l’art. 10 del D. Lgs 200/2022-recante “Riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico”, nella misura in cui ha affidato agli Istituti il compito di definire, nell’ambito dei posti della dotazione organica del personale, il numero di posti destinati alle attività di ricerca per l’inquadramento a tempo indeterminato del personale della ricerca sanitaria, ha di fatto introdotto una fondamentale novità che ci obbliga a valutare con grande attenzione la proposta di ARAN –predisposta ben prima dell’emanazione della norma in questione -anche alla luce del fatto che presto potranno entrare a far parte del ruolo pure lavoratori con contratto a tempo indeterminato, sia per l’attuazione della previsione normativa di cui al D. Lgs. 200/2022, sia a seguito dei processi di stabilizzazione che stiamo sostenendo in tutti gli iter di approvazione dei provvedimenti di legge attualmente in discussione al Parlamento.

In relazione a quanto sopra, ci siamo impegnati di inviare all’ARAN nostre proposte unitarie di modifica al testo .Nell’ambito di tali proposte ribadiremo nuovamente il diritto del personale inquadrato a tempo determinato con contratti della durata di 5 anni più ulteriori5 anni, di poter fruire di alcuni istituti normativi fino ad ora assenti e/o non riconosciuti dagli Istituti, a partire dall’aspettativa, la mobilità –ancor più complessa tra IRCCS e IZS -come anche la necessità di rendere certe ed esigibili le risorse necessarie a finanziare la valorizzazione del personale, a partire dagli incarichi –fino ad ora assenti ma che andranno istituiti -e dalla premialità.


Precari da vent'anni: sciopero storico al Rizzoli di Bologna

Blocco del turnover e carenza di personale sanitario, tecnico amministrativo e di ricerca, così come nelle sale operatorie. Criticità di accesso ai servizi per i cittadini, precariato cronico con persone in attesa di “un posto” fino a vent’anni, disagio generalizzato, delusione per la mancata occasione di rilancio post-pandemia. C’è tutto questo e altro nella mobilitazione sulla sanità, generalizzata nel paese, che oggi ha portato ad uno sciopero “storico” all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.

Fp Cgil lotta su blocco turnover indicato da Regione: “ora basta”

L’adesione allo sciopero è più che buona, riferiscono gli addetti ai lavori sul posto, che parlano di sciopero storico, da record.

È rimasta chiusa la Radiologia, a parte il comparto che garantisce il Pronto soccorso, mentre le sale operatorie lavorano solo al 25%, visto che si è fermato quasi tutto il suo personale (anche in questo caso, sono attive solo le urgenze). E sono chiusi gli uffici amministrativi che si occupano di accettazione.

L’adesione è stata molto alta, da record per l’Istituto Ortopedico Rizzoli, assicurano nel sindacato. A metà mattina, l’ingresso dell’ospedale è tappezzato da striscioni e bandiere della Fp-Cgil, il sindacato che promuove la mobilitazione anche in vista del raduno nazionale Cgil-Cisl-Uil a Bologna, il 6 maggio, con il segretario generale Maurizio Landini.

Sanità pubblica, se non la curi non ti cura”, oppure “Quinto ospedale al mondo, per quanto ancora”, ma anche: “Amministrazione, se non ci senti allora menti”, oppure “Voi comprate F35, a noi date 5 più 5” e quindi “basta precarietà legalizzata”, perché “La Regione non ha ragione”, sono alcuni dei cartelli che campeggiano di buon mattino all’ingresso dello Ior, tra fumogeni rossi e un furgone del sindacato a fianco del quale si tengono i comizi dei vari delegati.

Siamo persone che col lavoro si prendono cura di tutti, delle persone e dei servizi pubblici. Da oltre 20 anni, tuttavia, i finanziamenti alla sanità sono calati. Dopo la pandemia, che avrebbe dovuto insegnare quanto è fondamentale la sanità pubblica, siamo tornati esattamente alle condizioni di prima.

Nel Def del Governo non ci sono risorse per il rinnovo dei contratti, i lavoratori del settore pubblico del nostro paese sono quelli che in proporzione prendono meno rispetto ai loro colleghi degli stessi settori, attacca al microfono della Dire Marco Pasquini, segretario Fp-Cgil, prima e dopo l’intervento di diversi ricercatori e operatori.

Rilancia Mario Iavazzi, responsabile Fp-Cgil all’Istituto Ortopedico RizzoliAltre iniziative all’orizzonte? Per ora c’è solo lo sciopero odierno, poi ragioneremo su come proseguire la manifestazione. Abbiamo un incontro alle 13 di oggi con la direzione del Rizzoli. Vogliamo difendere l’ospedale Rizzoli e la sanità pubblica. Dopo anni di pandemia, oggi la sanità torna a perdere valore e tornano i rischi di tagli. Chiediamo con forza alla Regione e al Governo di scongiurarlo, incalza Iavazzi.

Il quale, tra l’altro, riferisce di alcune indiscrezioni: Di piani di fabbisogno non abbiamo ancora discusso, anzi siamo a conoscenza di un’indicazione da parte della Regione che prevede il blocco delle assunzioni al 50%. Questo ci risulta a partire dal 2023, anche se si tratta per ora di indiscrezioni. Di fatto, comunque, questo blocco, almeno in parte, viene già praticato dall’anno scorso. Al Rizzoli è scaduta infatti una sessantina di cui 51 del comparto, ne è stata sostituita solo una parte.

Le graduatorie degli Operatori sociosanitari e degli infermieri, accusa la Fp-Cgil, sono ferme. Per due infermieri o Oss che andranno pensione, ne sarà assunto solo uno. Era già successo a metà degli anni ’10, poco prima della pandemia. Eravamo riusciti a tamponare, grazie alle dotazioni organiche che avevamo, ma ora si sta passando il limite, insistono i delegati.

Per non parlare del personale della ricercaIn questo istituto, che è un Irccs, ci sono 60 precari, in una condizione che prosegue nel tempo, scuote la testa Iavazzi, che aggiunge: Sei mesi fa ci avevano detto che avrebbero rilanciato il servizio amministrativo, quello che dà informazioni ai dipendenti su paghe e cedolini, ma ancora non ci siamo. E ci sono accordi stipulati alla fine dell’anno scorso che ancora devono essere applicati. Anche il regolamento sull’orario di lavoro ancora non è applicato.


19 aprile: sciopero all'istituto Rizzoli di Bologna

L’Istituto ortopedico Rizzoli sta solidarizzando con la manifestazione del 6 maggio per difendere la sanità pubblica e si prepara per un’iniziativa di sciopero di tutto il giorno il prossimo mercoledì.

Saranno garantite le emergenze e i servizi minimi, tuttavia, alcune prestazioni potrebbero essere rimandate.

Il segretario della Fp Cgil di Bologna, Marco Pasquini, assicura che questo non è uno sciopero contro i cittadini, ma per preservare i servizi per i cittadini.

La vertenza del Rizzoli si intreccia con le preoccupazioni sindacali per i tagli al servizio pubblico. Problemi specifici, come la mancanza di personale, si mescolano a problemi di interesse generale, come il blocco del turnover che potrebbe minacciare il funzionamento del sistema pubblico. Il rischio reale è di una carenza di 1.800 operatori in tre anni con una copertura del 50% delle uscite, che sono 1.100-1.200 l’anno a Bologna. La prossima riunione della Conferenza socio-sanitaria sarà dedicata a illustrare il nuovo piano di emergenza-urgenza e il sindacalista non sa dove verranno fatti i tagli al turn over. Questo rischia di portare alla chiusura dei reparti e di saltare le prestazioni.

Inoltre, l’Istituto ortopedico Rizzoli è anche alle prese con una carenza di personale, in particolare nel servizio che gestisce i cartellini dei dipendenti dell’ospedale. Ci sono disguidi nella gestione del personale che si riflettono sulle buste paga e anche questioni sui riposi e le indennità degli operatori delle sale operatorie. Pasquini ritiene che questi problemi si inseriscano nella vertenza generale e che il problema reale sia l’accesso ad una sanità eccellente.

Mercoledì mattina si terrà un presidio di fronte al Rizzoli dove parteciperanno anche i sanitari degli altri ospedali di Bologna.


Un altro passo avanti per la valorizzazione del personale del servizio sanitario regionale nell’accordo con i sindacati

Un altro passo avanti nell’accordo sottoscritto tra Regione e CGIL-CISL-UIL sulle risorse a disposizione per la contrattazione integrativa e per le progressioni verticali.

Un verbale di accordo importante che apre la strada a una valorizzazione retroattiva al 1 gennaio 2022 per un valore complessivo superiore agli sedici milioni di euro.
Verranno infatti incrementate le risorse a disposizione per pagare le condizioni di disagio del personale turnista, per la pronta disponibilità e per gli incarichi di organizzazione e professionali che possono essere distribuiti, novità assoluta, oltre che per le ex categorie D/DS anche alle ex categorie Bs e C dove sono collocati operatori socio sanitari, autisti soccorritori, personale tecnico e amministrativo.

Infine verrà stanziato un budget per le progressioni verticali così come previsto dal CCNL 19/21 che permetterà a chi oggi svolge funzioni superiori di essere riqualificato.
Il CCNL 19/21 ancora una volta mostra le sue potenzialità per la messa a sistema dell’impegno delle persone che lavorano nel nostro servizio sanitario regionale e che ne rappresentano il vero valore aggiunto.
Resta aperto il rilevante tema delle dotazioni organiche per il quale continuerà la nostra mobilitazione avviata il 3 marzo nella convinzione che avere più medici, infermieri, personale sanitario e assistenziale, oltre che tecnico amministrativo, sia necessario per garantire accesso ai servizi, recupero liste d’attesa, riorganizzazione dei servizi territoriali.


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