Fermare le aggressioni al personale sanitario si può!
Dopo quello che è successo alla dottoressa Capovani vogliamo ribadire che fermare le aggressioni al personale sanitario è possibile. Ma servono investimenti di risorse e vanno ascoltati i professionisti sanitari.
Stop alle aggressioni al personale sanitario!
Cosa DEVE fare il lavoratore o la lavoratrice in caso di probabile aggressione.
Codificare una serie di comportamenti da mettere in atto in una situazione di potenziale rischio di aggressioni degli operatori sanitari, è una delle procedure più semplici a costo zero che si DEVE mettere in atto in tutte le strutture.
Le indicazioni di seguito non risolvono il problema ma ogni lavoratore ha il dovere di metterle in atto al fine di tutelare se stesso ed i colleghi.
L’obiettivo che è quello che le raccomandazioni ministeriali del 2007, siano messe in atto in tutti i luoghi di lavoro verificando e segnalando dove questo non accade.
Nel caso TU sia vittima di un episodio di minacce devi mantenere una condotta che favorisca la de-escalation del comportamento aggressivo:
- Presentati con nome e qualifica professionale;
- Adotta un’espressione tranquilla ferma con un tono di voce basso, rivolgendoti direttamente all’utente chiamandolo per nome se possibile mostrati interessato a capire quale sia il suo problema;
- Guarda il paziente negli occhi ma senza fissarlo, ma alternando lo sguardo;
- Usa un linguaggio semplice e facilmente comprensibile;
- Cercare di rispondere all’esigenza immediata proposta dal paziente, senza spostare il discorso su altri temi;
- Negoziare con il paziente ponendolo di fronte a scelte alternative;
- Corrispondere al codice preferenziale del paziente (geografico, politico, sportivo, alimentare, ecc.);
- Cercare di far sedere il paziente sedendoti anche tu, così da avere un minor impatto della presenza fisica nella circostanza e quindi una probabile riduzione del comportamento aggressivo, se non vuole sedersi rimani in piedi anche tu;
- Posizionarsi a fianco del paziente con un asse di circa 30°: la superficie esposta a colpi è minore; inoltre, si comunica più disponibilità al dialogo;
- Modula la tua distanza dal paziente, mantieni sempre una distanza di sicurezza,
- Evita atteggiamenti di postura chiusi che potrebbe essere interpretati come difensivi o aggressivi, (come stare a braccia conserte, muoverti rapidamente o avvicinarti troppo, puntare l’indice);
- Non sorridere il paziente, può interpretarlo come una presa in giro;
- Non toccare il paziente, nelle persone agitate porta a fraintendere facilmente il contatto fisico come ostile o minaccioso quindi non invadere il suo spazio;
- Non tenere le mani in tasca, mantenerle libere e pronte a proteggersi;
- Non rispondere alle minacce con altre minacce;
- Non dare ordini.
Quando sei con un paziente o un parente, durante una visita o un colloquio, valutare sempre la possibilità che possa verificarsi un atto di aggressione, quindi è prudente:
- non lasciare sulla scrivania oggetti contundenti, taglienti e potenzialmente pericolosi;
- non rimanere solo con una persona che potrebbe essere violenta e mantenere sempre una via di fuga;
- ascoltare il paziente o l’accompagnatore difficile, in luogo dedicato, al fine di evitare l’effetto pubblico che, oltre ad innescare meccanismi di teatralità, spesso produce la diffusione del malcontento;
- modula la tua distanza dal paziente, mantieni una distanza di sicurezza minima di 1,5 m, che può essere eventualmente raddoppiata;
- mantieniti una via di fuga verso una porta evita di posizionarsi con le spalle al muro o in un angolo;
- ascolta il paziente e ponilo davanti a delle scelte alternative;
- non indossare collane e occhiali, scarpe aperte, cinture, rimuovere dalle proprie tasche penne, matite, oggetti appuntiti o taglienti;
- devi sempre avere disponibili i Dispositivi di Protezione Individuale;
- evita di rimanere da solo con il paziente se lui vuole parlare con uno specifico operatore accetta ma non lasciarlo solo;
- se non si ristabilisce la normalità, attiva la vigilanza interna se presente, per dissuadere l’aggressore;
- se la situazione è a grave rischio evolutivo, allertare le Forze dell’Ordine.
Cosa chiediamo noi alle aziende affinché ti tutelino:
La prevenzione degli atti di violenza contro gli operatori sanitari richiede che l’organizzazione sanitaria identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e utilizzi le strategie ritenute più opportune.
A tal fine le strutture sanitarie e socio sanitarie, Anche a seguito dell’approvazione della legge 113/2020, devono impegnarsi nel mettere in atto interventi di prevenzione della violenza che comprendano in primis le azioni di seguito riportate:
- Monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni delle professioni sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni;
- Monitorare gli eventi sentinella che possano dar luogo a fatti commessi con violenza o minaccia ai danni dei sanitari;
- Promuovere studi e analisi per la formulazione di proposte e misure idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti;
- Monitorare l’attuazione delle misure di prevenzione e protezione a garanzia dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro anche promuovendo strumenti di videosorveglianza;
- Promuovere la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie, anche nella forma del lavoro in equipe;
- Promuovere lo svolgimento di corsi di formazione per il personale sanitario finalizzati alla prevenzione e alla gestione delle situazioni di conflitto nonché a migliorare la qualità della comunicazione con gli utenti;
- Stipulare protocolli operativi con le forze di polizia;
- Realizzare un registro dedicato ai mancati infortuni;
- Costituirsi parte civile a seguito di episodi di violenza a seguito di segnalazione formale all’autorità giudiziaria dell’episodio di violenza;
- Risarcire i giorni di assenza per malattia o infortunio del personale aggredito;
- Rivedere il DVR in base al rischio di esposizione alle aggressioni, sia ospedaliero che territoriale.
Gli interventi per la promozione della sicurezza e la prevenzione dei comportamenti e atti di violenza devono essere definiti all’interno del piano programma aziendale di gestione del rischio.
Sicuramente le campagne denigratorie messe in atto in questi anni a vari livelli contro il personale sanitario ed il continuo definanziamento del sistema sanitario nazionale, che porta al taglio dei servizi ed alla diminuzione della loro qualità anche attraverso il continuo taglio al personale, stanno mettendo tutti i lavoratori in condizioni sempre più difficili.
In questo contesto è indispensabile verificare che le singole aziende mettano in atto tutte le azioni necessarie al fine di prevenire le aggressioni e contemporaneamente lavorare su campagne di sensibilizzazione del cittadino spiegando che l’aggressione al personale sanitario non è la soluzione ai problemi sanitari dei cittadini.
Nei contesti dove il personale è maggiormente esposto ai rischi di aggressione, come per esempio il Pronto Soccorso, oltre a sostenere iniziative Regionali e Nazionali che nel tempo portino ad una diminuzione degli accessi da parte dei codici bianchi e verdi, è fondamentale mettere in atto sin da subito delle strategie che permettono di mediare situazioni particolarmente esplosive, anche attraverso l’utilizzo di lavoratori adeguatamente formati individuati ad esempio tra coloro che per colpa di limitazioni fisiche personali sono difficilmente ricollocabili nell’assistenza diretta.
Le aggressioni al personale Sanitario non devono diventare quotidianità nell’attività lavorativa e di conseguenza non devono essere vissute come tali. Invitiamo tutti i lavoratori a segnalare tutti gli eventi sia verbali che fisici ai nostri delegati e delegate al fine di essere supportati.