Dopo quello che è successo alla dottoressa Capovani vogliamo ribadire che fermare le aggressioni al personale sanitario è possibile. Ma servono investimenti di risorse e vanno ascoltati i professionisti sanitari.
Di seguito il comunicato della FP CGIL Toscana.
Tutta la Cgil è in lutto, nel rispetto del dolore delle persone che hanno amato la dottoressa Barbara Capovani, uccisa sul lavoro.
Una tragedia terribile, una perdita immensa.
Una persona è stata individuata e arrestata, è una persona nota alle forze dell’ordine, ai servizi di salute mentale e non solo.
E’ persona la cui instabilità era nota alle forze dell’ordine, persona che aveva già avuto modo di aggredire, molestare, minacciare.
Arriverà il momento di riflettere, valutare, individuare responsabilità.
Ma per quello che ci riguarda l’obiettivo resta quello di mettere in campo – da subito – soluzioni.
Abbiamo da tempo chiesto interventi immediati a garanzia della sicurezza di chi opera nei servizi sanitari, spesso in prima linea, come accade per la salute mentale.
Servono investimenti in un settore che è stato da anni definanziato come quello della salute mentale, vanno ascoltate le professioniste e i professionisti che lavorano sul campo in estrema difficoltà e spesso in solitudine, serve maggiore coordinamento fra le strutture sanitarie, le prefetture e le questure.
Non ci interessa il giustizialismo fine a se stesso, non crediamo nelle soluzioni semplicistiche e securitarie: vogliamo un confronto di merito con i decisori politici e ci aspettiamo che il diritto alla salute (anche quella mentale) sia garantito insieme al diritto alla sicurezza.