Strage di Suviana - Giovedì 11 aprile sciopero generale regionale!
Di fronte alla strage di lavoratori avvenuta alla centrale idroelettrica di Bargi (bacino di Suviana), giovedì 11 aprile sciopero generale di tutti i settori (pubblici e privati), per l’intera giornata in tutta l’Emilia-Romagna indetto da Cgil e Uil. Presidi e manifestazioni in tutti i territori e province!
Parla il segretario generale della Camera del lavoro di Bologna: “In città per avere questo numero di vittime bisogna andare indietro cent’anni”
“Siamo tutti sconvolti a Bologna. La memoria corre alle grandi stragi sul lavoro della storia del nostro Paese. Alla Mecnavi. Alla Thyssenkrupp. Per avere questi numeri di morti sul lavoro a Bologna bisogna andare indietro di cent’anni. Siamo di fronte all’ennesima strage, in un Paese che ha 1500 morti all’anno secondo i dati dell’Osservatorio indipendente di Bologna sui morti sul lavoro. A Bologna giovedì raddoppiamo lo sciopero: tutti i settori pubblici e privati si fermano per otto ore con manifestazione alle ore 9:00 in piazza XX settembre. Sfileremo dietro a uno striscione che dice solo ‘Adesso basta’. Sarà un momento di rabbia. Di rabbia anche per un senso di impotenza. Perché si continua a morire. Adesso è tempo di scioperare”.
LA SOLIDARIETÀ E IL CORDOGLIO DEL PRESIDENTE MATTARELLA
Gli occhi e i pensieri del Paese sono rivolti al territorio scioccato dalla strage. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è messo in contatto con il presidente della regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, dal quale ha assunto informazioni sulla tragedia avvenuta nella centrale elettrica del Lago di Suviana. Nel corso della telefonata il Presidente Mattarella ha espresso il suo cordoglio per gli operai deceduti e solidarietà ai feriti, alle famiglie e ai colleghi di lavoro delle vittime, auspicando che sia fatta piena luce sulla dinamica dell’incidente.
ORA BASTA MORTI SUL LAVORO. GIOVEDÌ 11 APRILE SCIOPERO GENERALE

Sottoscritto accordo unitario sulla sanità regionale!
Un importante risultato che valorizza il personale delle aziende sanitarie
L’accordo unitario raggiunto tra Fp Cgil, Cisl Fp, e Uil Fpl e l’Assessorato Regionale alla Sanità segna un momento importante per il futuro del personale sanitario nella nostra regione. Ecco i punti chiave di questo importante accordo, delineati per garantire miglioramenti significativi nell’organizzazione del lavoro e nelle condizioni del personale impegnato nel settore.
📌 Organizzazione del Lavoro e Liste d’Attesa
Previsto un confronto preventivo sull’organizzazione del lavoro mira a effettuare un’analisi approfondita dei piani per il recupero delle liste d’attesa. Questo è un passo fondamentale per migliorare l’efficienza del servizio sanitario, garantendo tempi di attesa ridotti per i pazienti.
📌 Tariffa Uniforme per le Prestazioni Aggiuntive
È definita una tariffa omogenea a livello regionale di 50 Euro/ora per le prestazioni aggiuntive. Questo assicura una remunerazione equa per il personale e una gestione più flessibile e decentrata dell’organizzazione del lavoro.
📌 Garanzia sul Turn-over del Personale
Turn-over: mantenimento del personale al 31/12/2024 e per gli anni successivi almeno come al 31/12/2023, al netto delle assunzioni per il recupero liste d’attesa.
📌 Percorso di Stabilizzazione e Fondi di Contrattazione
Continuerà il percorso di stabilizzazione del personale. Inoltre, c’è l’impegno a utilizzare tutti gli strumenti normativi previsti dai decreti emergenziali per riconoscere il salario accessorio oltre il tetto attuale.
📌 Sviluppo Professionale e Direzioni Assistenziali
Apertura di un tavolo regionale per valorizzare i ruoli di tutor e direttori delle attività didattiche nelle professioni sanitarie nonché la funzione di coordinamento per le direzioni assistenziali a livello regionale, con l’obiettivo di implementare lo sviluppo di tutte le professioni sanitarie.
📌 Diritto alla mensa
Impegno per un tavolo regionale sul diritto alla mensa.
Un importante risultato che valorizza il personale delle aziende sanitarie
FP CGIL Bologna ha proclamato lo stato di agitazione, verso lo sciopero generale in tutti i servizi pubblici dell’area metropolitana
Lo scorso 3 aprile la FP CGIL di Bologna ha proclamato lo stato di agitazione in prefettura per tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati afferenti ai comparti Sanità, Funzioni Centrali, Funzioni Locali, Igiene Ambientale, Terzo Settore (Servizi Socio Assistenziali Educativi Privati) dell’area metropolitana di Bologna, che fanno capo alla categoria bolognese
Occorre che le istituzioni pubbliche e le parti datoriali pubbliche e private del nostro territorio si facciano promotrici e rivendichino nei confronti del Governo, un piano straordinario di assunzioni, affrontino il tema salariale anche attraverso la contrattazione decentrata e attuino corrette e adeguate relazioni sindacali necessarie a contrastare la riduzione dei servizi erogati e a migliorare le condizioni di lavoro delle lavoratrici e lavoratori che in essi operano.
Gli inadeguati livelli assunzionali e salariali, il contrasto al precariato, alle esternalizzazioni e al lavoro povero, la lotta per la parità di genere e contro ogni violenza e discriminazione, la corretta applicazione dei contratti nazionali di riferimento, il corretto inquadramento contrattuale, la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, il diritto alla formazione, il reale coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori nell’organizzazione del lavoro attraverso corrette e adeguate relazioni sindacali, sono temi che uniscono le lavoratrici e i lavoratori che rappresentiamo, in tutti i comparti in tutto il territorio metropolitano.
Occorre valorizzare il ruolo fondamentale e le condizioni lavorative, sempre più insostenibili, del personale che opera nei servizi pubblici tutti.
Oltre 2000 sono le unità di personale che si sono perse negli Enti delle Funzioni Locali e in quelli delle Funzioni Centrali. Nelle Aziende sanitarie del territorio l’incremento di personale, dovuto alle assunzioni in deroga fatte nel periodo dell’emergenza Covid è già stato vanificato dalle disposizioni regionali che hanno imposto il rientro ai livelli di spesa e di personale in servizio, al periodo pre-pandemia.
Non va meglio nei servizi pubblici gestiti in concessione o in appalto dal Pubblico al privato dove le condizioni economiche e contrattuali peggiorative, oltre alle sempre più insostenibili condizioni di lavoro dovute alla carenza di personale e a scelte organizzative inadeguate e penalizzanti, stanno determinando, come avviene nel pubblico, la fuga del personale.
È messa in grave pregiudizio la tenuta dei servizi ai cittadini.
Per fare solo qualche esempio, mancano cancellieri e ufficiali giudiziari per velocizzare i processi, operatori di polizia penitenziaria per garantire il presidio delle case circondariali, ispettori specializzati per il presidio della sicurezza nei luoghi di lavoro, medici, infermieri e operatori sanitari per ridurre le liste di attesa, garantire il sistema sanitario di prossimità e la prevenzione, operatori socio-sanitari e assistenti sociali per far fronte ai reali bisogni di presa incarico delle persone, educatori e collaboratori per garantire l’offerta di servizi educativi per l’infanzia di qualità, ridurre le liste di attesa e agire efficacemente politiche di inclusione e di contrasto all’emarginazione, operatori di polizia locale, tecnici e addetti alla manutenzione per il presidio e la cura del territorio, personale addetto alla cultura nelle biblioteche e nei musei, personale amministrativo che è al cuore del funzionamento di tutti gli enti pubblici e garantisce il corretto svolgimento di tutte le procedure.
Siamo consapevoli che anni di mancati investimenti e di tagli di risorse economiche e di personale disposti da molti dei Governi che si sono succeduti e anche dall’attuale su sanità, istruzione, giustizia, e più in generale sul sistema dei servizi ai cittadini – il welfare – e sull’articolato sistema della pubblica amministrazione, in particolare su gli enti di prossimità, hanno avuto, hanno e avranno un effetto dirompente anche sul nostro territorio. A maggior ragione è necessaria una presa di posizione chiara da parte delle istituzioni locali, dai datori di lavoro pubblici e privati del nostro territorio e la volontà di sviluppare corrette e adeguate relazioni sindacali necessarie a contrastare la riduzione dei servizi erogati e a migliorare le condizioni di lavoro delle lavoratrici e lavoratori che in essi operano.
Così non è.
Per queste ragioni FP CGIL Bologna ha ritenuto di proclamare lo stato di agitazione in tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati del territorio, verso lo sciopero generale di tutta la Categoria.
Personale Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, le preoccupazioni della Funzione Pubblica CGIL
Monica Marvasi: “Occorrono risposte immediate per la salvaguardia complessiva del sistema sanitario territoriale”
“Nell’arco degli ultimi mesi abbiamo assistito a mobilitazioni significative da parte dei lavoratori del settore sanitario, inclusi medici, infermieri e altri professionisti della salute. A fine dicembre 2023, alcuni sindacati hanno guidato due scioperi cruciali, enfatizzando la necessità di un intervento deciso a sostegno della sanità pubblica, seguiti da una serie di mobilitazioni”.
Ad intervenire sul tema, di stringente e stridente attualità, è Monica Marvasi, della segreteria FP CGIL Parma, che dà voce all’allarme della categoria: “Il Governo, attraverso varie misure legislative, sembra allontanarsi sempre di più dall’obiettivo di garantire un servizio sanitario universale e pubblico. Le politiche attuate negli ultimi anni, tra cui il mantenimento di rigidi tetti di spesa per il personale e per i salari, la mancata attuazione di riforme cruciali per l’assistenza territoriale e la crescente privatizzazione del sistema sanitario nazionale, sono sintomatiche di un disinvestimento nella salute pubblica e nella valorizzazione dei suoi operatori”.
“Stiamo chiedendo al Governo di intraprendere azioni concrete per superare le attuali difficoltà, tra cui l’implementazione di un piano straordinario di assunzioni e l’eliminazione dei vincoli che limitano la crescita salariale e occupazionale nel settore sanitario e soprattutto, il rinnovo di un Contratto Nazionale scaduto da ormai due anni con risorse sufficienti a recuperare l’inflazione. Allo stesso tempo come FP CGIL evidenziamo la carenza di personale che ormai persiste in Azienda Ospedaliero-Universitaria per i vari blocchi ed invitiamo tutte le istituzioni, le lavoratrici e i lavoratori ad unirsi al nostro percorso di mobilitazione”.
Marvasi conclude con l’impegno da parte della categoria a “sollecitare l’Azienda affinché ponga tutta l’attenzione nel dare risposte immediate ai professionisti sanitari, senza dimenticare tecnici e amministrativi, valorizzando il lavoro di questi anni pesantissimi perché oltre alle risposte economiche le lavoratrici e i lavoratori rivendicano una programmazione lavorativa, di carichi di lavoro, di sviluppo professionale che permetta di migliorare e conciliare i tempi di vita”.
Riconoscimento delle indennità collegate alle mansioni durante le ferie
La Corte di giustizia europea riconosce come principio generale il diritto del lavoratore, durante il periodo di ferie, a una retribuzione che includa “qualsiasi importo pecuniario che si ponga in rapporto di collegamento all’esecuzione delle mansioni e che sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore”.
Nel caso in cui non ti vengano riconosciute le indennità correlate all’esecuzione delle tue mansioni e allo status personale e professionale nei periodi di ferie, spesso causate dalla differenziazione delle amministrazioni stesse, rivolgiti alla Fp CGIL del tuo territorio per il modello di messa in mora alle amministrazioni e per mantenerti informato per le eventuali successive azioni di rivendicazione.
La Fp CGIL sarà impegnata al pieno riconoscimento all’ attuazione dei principi sanciti dalla Corte di Giustizia europea a partire dall’ apertura della prossima stagione contrattuale .
Per il contratto delle Funzioni Locali servono più risorse
“Per tornare ad essere attrattivi è necessario investire facendo crescere i salari e eliminando il tetto al finanziamento dei fondi, che da troppi anni blocca la possibilità di contrattare nei Comuni per poter riconoscere un salario accessorio e una carriera che siano aderenti alla complessità dei compiti a cui i lavoratori sono chiamati tutti i giorni. Per questo è necessario che vengano stanziate risorse adeguate a finanziare il nuovo sistema di classificazione previsto dall’ultimo contratto nazionale che valorizza l’esperienza e la professionalità di lavoratrici e lavoratori”.
Lo scrive in una nota Tatiana Cazzaniga, segretaria nazionale Fp Cgil a proposito dell’iter relativo al rinnovo contrattuale per i dipendenti delle Funzioni locali.
“Le risorse per il rinnovo non sono sufficienti, vista anche l’erosione del potere d’acquisto. Dunque, un contratto senza risorse adeguate non può trovare una soluzione rapida. A differenza di ciò che leggiamo nella bozza dell’atto di indirizzo – afferma Cazzaniga – è solo con la partecipazione e la contrattazione che si può rispondere all’esigenza di rendere attrattivo lavorare in un Ente locale. Gli investimenti su salario e finanziamento del Sistema di classificazione sono fondamentali per dare gambe alla contrattazione. Vale la pena di ricordare che secondo gli ultimi dati Istat, relativamente alle amministrazioni comunali, dal 2011 al 2021 si è stimata una perdita di circa 80mila unità di personale (-20%), accentuata nel Mezzogiorno (-24,3%) rispetto al Centro-nord (-17,8%). Nel Meridione d’Italia, inoltre, nel 2021 solo il 73% degli addetti è a tempo pieno (86,5% nel Nord; 91,2% nel Centro). Per noi di Fp Cgil bisogna, quindi, investire sul personale e bisogna assumere”, conclude.
Polizia locale: no ad una riforma inutile e senza tutele
“Il ruolo della Polizia Locale per la sicurezza urbana è essenziale, per questo gli agenti devono essere valorizzati come avviene per le altre forze dell’ordine”
“No ad una riforma della polizia locale inutile! Dopo 37 anni di attesa la riforma dell’ordinamento della polizia locale parte senza tutele, senza adeguate risorse e strumenti efficaci a sostegno”. Si legge in una nota della Funzione Pubblica CGIL. “La sicurezza urbana e il ruolo della Polizia locale sono una parte essenziale delle politiche delle Autonomie Locali e attendono da troppo tempo investimenti e valorizzazione. Per questo qualsiasi intervento normativo non deve rappresentare solo un impegno generico ma una svolta reale”.
“Lo strumento della legge-delega adottato dal Governo, anziché stringere i tempi e dare concrete risposte, fa peggio dei disegni di legge già presentati alla Camera ed al Senato. Infatti, il testo non prevede per la polizia locale l’equiparazione delle tutele previdenziali, assistenziali e infortunistiche della Polizia di Stato, come invece fanno tutti i disegni di legge finora presenti in Parlamento. Ci sembra che la proposta ignori che quando parliamo di Polizia Locale ci riferiamo a lavoratrici e lavoratori che ogni giorno sono impegnati per garantire sicurezza e legalità sul territorio a tutela dei cittadini e, in molte realtà, rappresentano l’unico presidio esistente”.
“Ci mobiliteremo fin da subito per aprire un confronto con il Governo e per ottenere modifiche al testo che rendano esplicito lo stanziamento di risorse per l’estensione delle tutele alla Polizia Locale”, conclude la FP CGIL.
Inizia la trattativa per il rinnovo del CCNL della sanità: servono più risorse per il contratto
Oggi si è insediato il tavolo sul rinnovo del contratto nazionale 2022-24 della sanità pubblica: “Comincia in salita vista la scarsezza di risorse”. Così la segretaria generale Fp Cgil Serena Sorrentino e la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David, in una nota post incontro.
“Il tema delle risorse è cruciale per noi. È condivisibile ragionare di valorizzazione professionale, condizioni di lavoro e revisione delle indennità, ma per noi rimane cruciale il tema degli incrementi salariali. Leggiamo di cifre sui giornali che non solo non sono soddisfacenti ma che non tengono conto che toccare anche solo una delle questioni poste da noi, e in gran parte contenute anche nell’atto di indirizzo delle Regioni, a partire dal necessario aumento del valore degli incarichi all’estensione degli stessi, alla valorizzazione di nuovi profili professionali, alla maggiorazione di tutte le indennità a partire da quella di specificità infermieristica, che va aumentata e equiparata anche per le ostetriche, e quella di tutela della salute e del malato, significa spendere parte di quel 5,78 su altri capitoli abbassando il valore degli incrementi salariali”.
Inoltre, aggiungono le sindacaliste, “vanno incrementati e sbloccati i fondi della contrattazione decentrata, e va soprattutto garantito un orario di lavoro adeguato e che consenta di conciliare vita e lavoro, il diritto alle ferie e l’aumento dei congedi. Per fare tutte queste cose quel 5,78 diventa sempre meno, quindi ci sarà sempre meno incremento del salario. Il datore di lavoro pubblico, a differenza del privato, ha deciso di stanziare risorse che coprono solo un terzo dell’inflazione cumulata nel triennio 22/24: come si può pensare di rinnovare il ccnl della sanità pubblica senza ulteriori interventi?”, proseguono Sorrentino e Re David.
“Lo dobbiamo alle lavoratrici e lavoratori della sanità pubblica, ma anche per garantire che sempre di più ci siano elementi di miglioramento organizzativo dei servizi che possano garantire maggiore qualità di salute per i cittadini. Il governo ha fatto molti proclami ma ora i nodi vengono al pettine: dica se vuole dare risposte ai lavoratori pubblici o no. Non basta partire dalla sanità nell’apertura dei tavoli per dare il giusto riconoscimento ai professionisti e operatori sanitari, bisogna dargli salario e miglioramento delle condizioni di lavoro, per questo continueremo la mobilitazione visto che non ci rassegniamo alla risposta dell’Aran che bisogna accontentarsi di quello che il governo ha deciso unilateralmente”, concludono.
Sanità: audizione di Schillaci? Passare dalle parole ai fatti
“Abbiamo letto le affermazioni del ministro Schillaci nel corso dell’audizione in Commissione Affari Sociali della Camera e ognuna di esse meriterebbe una risposta. Per quanto riguarda il ruolo dei medici di medicina generale siamo d’accordo col ministro quando afferma che nessuna riforma sanitaria, a maggior ragione se si ragiona di territorio, può prescindere da un ripensamento della medicina di base. Proprio per questo però, a differenza di ciò che afferma il ministro, per noi è strategico il tema del rapporto di lavoro. Per questo continuiamo ostinatamente a chiedere che si impari dagli errori e dalla pandemia e che quindi, almeno nelle case di comunità, i medici di medicina generale siano alle dipendenze del Ssn. Solo così, cambiando questa ‘regola di ingaggio’, quei luoghi diventeranno effettivamente quel punto di primo contatto fra cittadino e servizio sanitario in grado di deflazionare i pronto soccorso”.
Lo scrive in una nota Fp Cgil, che prosegue: “inoltre, concordiamo col ministro sulla funzione e l’importanza degli specializzandi, a patto che non li si consideri un esercito sanitario di riserva senza diritti. Per questo, da tempo, chiediamo al governo e al ministro di prevedere un vero e proprio contratto di formazione lavoro che tuteli e garantisca questi professionisti. Ad oggi, al di là delle dichiarazioni, non ci risulta essere stato adottato nessun provvedimento in tal senso. Quanto all’abolizione del tetto di spesa per le assunzioni, il ministro ne parla dal giorno del suo insediamento. Ci aspettiamo si passi finalmente dalle parole ai fatti, prevedendo anche le risorse necessarie per permettere alle regioni di poter concretamente effettuare le assunzioni sempre più indispensabili”.
“C’è, infine, un tema che il ministro non ha citato quale elemento decisivo per combattere la carenza di professionisti: quello dei salari. Nei giorni scorsi – prosegue la nota di Fp Cgil – si è aperta la trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro del comparto. Una trattativa partita molto in salita visto che la maggioranza delle organizzazioni sindacali a partire da Fp Cgil hanno dichiarato la totale insufficienza delle risorse stanziate dal Governo per il rinnovo. Il ministro faccia la sua parte all’interno del governo perché arrivino le risposte indispensabili alla sottoscrizione di un contratto che non penalizzi ulteriormente quei professionisti che lui sostiene di voler valorizzare”.
Riorganizzazione dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: Impatti negativi su Reggio Emilia, Ferrara e Forlì-Cesena
La recente riorganizzazione proposta dal direttore Alesse dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha sollevato preoccupazioni significative soprattutto negli uffici di Reggio Emilia, Ferrara e Forlì-Cesena. Queste modifiche, che sono un declassamento degli uffici territoriali menzionati, emergono in un periodo già critico per quanto riguarda la carenza di personale e sollevano dubbi sulla capacità dell’agenzia di mantenere livelli di prestazione efficienti e di alta qualità.
Le preoccupazioni non riguardano solo la qualità dei servizi, ma estendono il loro raggio d’azione anche sulle garanzie per il personale impiegato, con una potenziale riduzione dei livelli di sicurezza e stabilità lavorativa. La mancanza di comunicazioni chiare e dettagliate da parte della direzione dell’Agenzia ha ulteriormente alimentato l’insoddisfazione, lasciando lavoratori, sindacati e cittadini in attesa di risposte chiare e fondate.
Di fronte a questa situazione di incertezza, le assemblee dei lavoratori hanno deciso di rispondere con azioni concrete, nei territori coinvolti, cui faranno seguito iniziative di protesta, a partire dal presidio che si terrà il giorno 9 Aprile 2024 davanti gli uffici della sede di Ferrara.