Le nostre scelte di merito. I CCNL li ha fatti saltare il Governo con stanziamenti insufficienti
Siamo oltre la soglia della decenza. Che un Ministro della Repubblica si metta a fare disinformazione e campagna attiva contro chi non è accondiscendente ha molto poco di istituzionale e tanto di agonismo politico, ma sbaglia il tiro: noi stiamo al merito.
Sarà che il Ministro ha negato il confronto aperto e vero dal suo insediamento, preferendo scegliersi gli interlocutori “accondiscendenti“ a prescindere, ma se oggi la vertenza sui CCNL è in stallo è tutta responsabilità di chi non ha mai ascoltato le giuste rivendicazioni di chi lavora nella Pa.
Partiamo dalla narrazione tossica sugli aumenti: si prende a riferimento la media tra le aree compresa la 4^ area (inquadramento più alto) che ad oggi è vuota perché onerosa per le amministrazioni.
Perché il Ministro non si assume la responsabilità di dire che aumenti di 135 euro lordi per i professionisti sanitari del comparto, già erosi da anticipi e ivc potenziata che lui ha voluto, producono effetti sulle buste paga di circa 40 euro lordi? Sentiamo e leggiamo di roboanti cifre che verrebbero a mancare, peccato che la realtà per la generalità dei lavoratori pubblici sia ben altra.
E questo mentre aumenta il costo di casa, bollette, trasporti, generi di prima necessità.
In Germania, per lo stesso periodo, i lavoratori hanno percepito un bonus esentasse di 3.000 euro e aumenti minimi di 340 euro al mese pari a oltre l’11% sugli stipendi tabellari.In Spagna per il triennio 22/24 gli aumenti sono stati del 9,8% sul tabellare più i fondi per la contrattazione di secondo livello.
Eppure, le regole sulla fiscalità sono comuni in Europa, quindi è completamente falsa la narrazione che non si poteva fare di più.
La scelta del Governo italiano è stata quella di penalizzare le retribuzioni dei dipendenti pubblici e se ne assumano la responsabilità anziché scaricarla su chi, come noi, da oltre tre anni si è battuto per far aumentare i salari guardando all’inflazione reale e non alle necessità politiche del Governo.
Fino a prova contraria i Sindacati dovrebbero rappresentare i lavoratori ma, vedendo le dichiarazioni delle sigle che hanno dichiarato la volontà di firmare contratti indipendentemente dai contenuti, non è scontato che tutte le federazioni dei settori pubblici in questa stagione stiano dalla parte dei lavoratori: alcuni stanno dalla parte dei datori di lavoro.
È curioso poi che il Ministro attribuisca a FP Cgil il blocco dei contratti. Nella logica del Ministro, lui impone aumenti, norme, peggiora le condizioni di gestione degli orari di lavoro, ha addirittura riportato la spesa per il welfare contrattuale all’interno del tetto ai fondi per il salario accessorio, che rimangono bloccati penalizzando la crescita della produttività, e la colpa è del sindacato che rifiuta di firmare accordi al ribasso?
Se pensa che i lavoratori siano distratti o disattenti si sbaglia, sono esasperati e chiedono, legittimamente, che la valorizzazione del lavoro pubblico non sia uno slogan per interviste e convegni ma una serie di atti concreti economici e normativi.
Quanto poi alle facoltà assunzionali, il Ministro certifica che grazie al dissenso di enti locali, regioni, organizzazioni sindacali, il taglio al turn over non c’è stato per sanità, funzioni locali e comparto sicurezza, che fa capo al Ministero dell’Interno, mentre rimane per le funzioni centrali, che dipendono direttamente da lui. Cioè si è battuto “come un leone” ( citazione di una sua intervista) per conseguire il risultato di tagliare le facoltà assunzionali solo per le amministrazioni centrali. Un trionfo.
Continuano a raccontare che per la prima volta ci sono risorse anche per i futuri rinnovi ma, visto che la programmazione di bilancio ha un ciclo per le nuove regole di medio termine e pluriennale, il Governo ha ipotecato le scelte per i prossimi anni, raccontare che bisogna aspettare nove anni e tre contratti per non recuperare quello che le buste paga dei dipendenti pubblici hanno perso nel 2022 e 2023 è veramente offensivo per la dignità dei lavoratori delle funzioni centrali, della sanità e degli enti locali.
Se il Ministro vuole rinnovare i Contratti con la partecipazione di tutte le sigle sindacali su salari, carriere e contrattazione decentrata deve dare risposte.
Se no è un atto unilaterale su cui ha dato mandato ad Aran di raccogliere le adesioni, registrando che c’è chi ha accettato senza fiatare e chi ha deciso liberamente di tenere aperta la vertenza per dare risposte adeguate ai lavoratori. Alla sanità e alle funzioni locali stiamo dando l’opportunità di battersi per migliorare un Contratto inadeguato alle necessità economiche e professionali dei settori pubblici e stiamo dicendo anche alle Funzioni Centrali, che sono state sacrificate dalla scelta dei firmatari di accontentarsi del 5,78%, che per la Fp Cgil la partita non è chiusa.
A proposito di Pubblico e Privato, a chi dice che non firmiamo i Contratti, ricordiamo che nei settori privati la nostra categoria ha sottoscritto in queste settimane accordi con percentuali di crescita salariale sempre superiori a quelle proposte dal Governo per il settore pubblico.
Non è che non firmiamo i CCNL, firmiamo quelli che danno risposte ai lavoratori ma non sosteniamo quelle intese che sono peggiorative.
Si chiama coerenza. Firmare qualsiasi cosa ti propone la controparte senza valutarne i contenuti è la strada che hanno intrapreso altre sigle e ne risponderanno a lavoratrici e lavoratori. Noi abbiamo scelto di stare con le ragioni di chi ogni giorno lavora per la collettività, per garantire servizi essenziali, che svolgono una funzione fondamentale e che meritano rispetto e riconoscimento del valore del proprio lavoro.
Nuovo Concorso Agenzia delle Dogane: 415 Assunzioni per Assistenti Amministrativi Tributari
L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) ha indetto un nuovo concorso pubblico per l’assunzione a tempo indeterminato di 415 diplomati nel profilo di Assistente Amministrativo Tributario. Una grande opportunità per chi desidera lavorare nella Pubblica Amministrazione e avviare una carriera stabile e qualificata.
Scadenze e modalità di partecipazione
Le domande devono essere inviate esclusivamente online tramite il portale inPA, entro le ore 17:00 del 20 gennaio 2025. Per accedere alla procedura, è necessario registrarsi utilizzando SPID, CIE o CNS. Al termine della registrazione, il sistema fornirà una ricevuta in formato PDF con un codice univoco, da conservare e presentare il giorno della prova.
Mansioni dell’Assistente Amministrativo Tributario
Questo ruolo prevede l’esecuzione di attività amministrative e operative su procedure già predefinite, senza necessità di valutazioni discrezionali. Tra i compiti principali:
- Supporto amministrativo e tributario.
- Predisposizione di atti e documenti.
- Stesura di rendiconti e segnalazione di anomalie.
Dettagli della prova selettiva
La selezione consisterà in una prova scritta a risposta multipla, con 80 domande da completare in 90 minuti. Gli argomenti includono:
- Diritto costituzionale, amministrativo, tributario e dell’UE.
- Economia politica e contabilità aziendale.
- Ordinamento dell’ADM e normative su dogane, accise e giochi.
- Conoscenze informatiche e della lingua inglese.
- Competenze trasversali.
I punteggi assegnati varieranno in base alle risposte fornite, premiando l’efficacia e la precisione.
Come prepararsi al concorso
Per aiutarti nella preparazione, la nostra piattaforma offre un corso specifico per il concorso ADM, realizzato in collaborazione con esperti di Forum PA e docenti universitari. Il corso comprende:
- Video-lezioni registrate.
- Materiale PDF scaricabile.
- Quiz e simulazioni.
Inoltre, è disponibile la nostra Biblioteca dei Saperi, un’area riservata dove puoi costruire un piano di studio personalizzato, selezionando materie di tuo interesse tra:
- Diritto (Costituzionale, Amministrativo, Tributario e altro).
- Economia e contabilità.
- Statistica.
- PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
- Test di logica e competenze trasversali.
Accesso al corso
Per accedere ai corsi e ai materiali della biblioteca, è necessario iscriversi alla piattaforma “Concorsi Con Te”. Gli iscritti alla CGIL possono usufruirne gratuitamente, mentre per i non iscritti è previsto un costo di 50€.
Non perdere questa opportunità: preparati al meglio e conquista il tuo posto all’Agenzia delle Dogane!
Referendum CCNL Funzioni Centrali - La carica dei 40mila spaventa chi sa che ha firmato un contratto a perdere
Al contrario delle arbitrarie interpretazioni di chi ha firmato, le 40mila espressioni di voto, a cui si aggiungono una pluralità di strumenti e iniziative sindacali, dagli scioperi che hanno caratterizzato questo autunno alle migliaia di lavoratori e lavoratrici che hanno affollato le assemblee di CGIL, UIL e USB, costituiscono un NO chiaro e inequivocabile sul merito di un contratto che, per la prima volta, non recupera neanche l’inflazione determinando quindi una diminuzione del salario reale. In questo scenario, nel quale la contrattazione decide sempre meno, vedi l’erogazione di larga parte degli aumenti per decreto, c’è il serio pericolo che anche nei successivi rinnovi contrattuali, per i quali il Governo ha già predeterminato l’entità degli aumenti salariali, si arrivi a realizzare ulteriori diminuzioni dei salari reali.
Per questo la partita che si sta giocando non è limitata al triennio 2022-2024 e alle sole Funzioni centrali, ma più in generale riguarda l’agibilità del sindacato a svolgere la propria funzione di difesa dei diritti dei lavoratori, a partire dal diritto ad un salario adeguato, in un contesto in cui il Governo, con l’appoggio palese di alcune Organizzazioni Sindacali, sta sterilizzando la contra<azione, sottraendo totalmente ai tavoli il tema salariale, in funzione di una politica di riduzione del costo del lavoro pubblico. Proprio in virtù di tutto questo, non intendiamo alimentare sterili polemiche, ricordando che andrebbero rispetta tutti coloro che hanno deciso di partecipare ai vari momenti di condivisione esprimendo la loro opinione. Riteniamo doveroso, nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici continuare a lottare per difendere diritti e salari da un attacco senza precedenti.
C’è chi ha accettato di rinunciare al 10% di recupero dell’inflazione sacrificando i dipendenti delle funzioni centrali per assecondare la volontà del datore di lavoro e chi legittimamente sceglie di dire che i dipendenti pubblici meritano di più su salario, carriera e diritti.
Giustizia precaria. Quale futuro per l’ufficio per il processo?” Il 10 gennaio nella Sala delle Colonne del Tribunale di Bologna
Il convegno, dopo i saluti del Segretario Generale FP CGIL Bologna Marco Pasquini, sarà introdotto da Stefania Bollati Segretaria FP CGIL Emilia Romagna, moderato da Marco Bonaccini Segretario Generale FP CGIL Emilia Romagna e vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Pasquale Liccardo Presidente del Tribunale di Bologna, Daniela Dondi Commissione Giustizia Camera dei Deputati – FDI, Federico Gianassi Commissione Giustizia Camera dei Deputati – PD e di Giuseppe Santalucia Presidente dell’ Associazione Nazionale Magistrati. Le conclusioni saranno affidate a Florindo Oliverio segretario Fp Cgil nazionale.
L’iniziativa si inserisce in un percorso che la Funzione Pubblica CGIL sta portando avanti su tutto il territorio nazionale il cui scopo è quello di accendere i riflettori sulla precarietà dell’ufficio per il processo, in un contesto di forti incertezze, con l’obiettivo di veder riconosciuto il diritto ad una stabilità lavorativa per il personale precario che vi sta operando, personale che risulta strategico per la riduzione dei tempi dei processi e dello smaltimento dell’arretrato.
Firmato l'accordo per il rinnovo del contratto UNEBA!
Grazie alla mobilitazione messa in campo insieme alle lavoratrici e ai lavoratori, abbiamo raggiunto il rinnovo del CCNL, con la parte economica in linea con gli altri contratti di settore e con miglioramenti importanti per la parte normativa.
Ecco le principali novità dell’accordo per il CCNL UNEBA 2023-2025:
SALARIO: La retribuzione cresce con aumenti medi lordi del 10.4% pari a 145 euro sul livello 4S (prima tranche di 70 euro a ottobre 2024; seconda tranche di 50 euro a luglio 2025; terza tranche di 25 euro a marzo 2026). Le risorse ottenute vanno sul tabellare, scelta fondamentale per recuperare il potere di acquisto eroso dall’inflazione.
ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA: Previsto un aumento di 2 euro, a carico del datore di lavoro, a partire dal 1° gennaio 2026.
ABOLIZIONE DEL TEP (Trattamento Economico Progressivo): Che prevedeva la maturazione di Rol, scatti di anzianità e 14ª dopo tre anni dalla data di assunzione.
TEMPI DI VESTIZIONE: Il nuovo contratto introduce la quantificazione di 15 minuti nell’orario di lavoro per il tempo necessario alla vestizione e svestizione.
NUOVI DIRITTI:
- Integrazione della retribuzione al 100% per il periodo di maternità obbligatoria.
- Contrasto alle molestie di genere, importanti novità per promuovere l’inclusione e combattere la violenza sui luoghi di lavoro.
CLASSIFICAZIONE DEL PERSONALE:
- EDUCATORI: Unificato l’inquadramento dell’educatore al livello 3S, cancellando le previsioni legate all’anzianità.
- OSS: Inquadramento unico in 4S.
È stata inoltre ottenuta l’abolizione del 7° livello relativo all’inquadramento del “personale di fatica e/o pulizia”.
MERCATO DEL LAVORO: Inserite le causali per i contratti a termine, rafforzata la clausola di stabilizzazione (elevata al 30%) per i lavoratori precari.
Questo contratto introduce importanti novità normative ed economiche.
Un rinnovo importante per dare al settore più diritti contrattualmente riconosciuti. La parola ora passa alle lavoratrici e ai lavoratori.
PARTECIPA ALLE ASSEMBLEE CHE ORGANIZZEREMO NELLE PROSSIME SETTIMANE!
Il turnover al 100% negli enti locali premia le nostre battaglie
La proposta di emendamento alla legge di Bilancio che elimina il blocco del turnover al 75% per gli enti locali è un passo avanti importante che premia le battaglie di FP CGIL. Da tempo, infatti, denunciamo la grave carenza di organico delle amministrazioni locali e l’assenza di investimenti per la valorizzazione di lavoratrici e lavoratori del settore, ai quali viene chiesto di fare sempre di più per sopperire alla mancanza di personale. Una tendenza che ha anche gravemente penalizzato i cittadini, in particolare i più fragili, in termini di servizi erogati.
Auspichiamo che questa proposta possa essere approvata.
La conferma del turnover al 100% è, comunque, un primo passo che non può bastare: rilanciamo la nostra richiesta di un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni dei precari per rispondere in modo efficace a una domanda di servizi che aumenta sempre di più. Inoltre siamo convinti della necessità di prorogare le graduatorie per ricostruire gli organici degli enti e non disperdere professionalità. Altro che tagli alle risorse, bisogna tornare ad investire sul personale perché i diritti di cittadinanza sono strettamente collegati alla qualità della pubblica amministrazione, e le amministrazioni locali rappresentano il primo livello di prossimità per i cittadini. Talvolta l’unico.
Quindi, avanti con la conferma del turnover al 100% ma le nostre rivendicazioni non si fermeranno di certo qui: il lavoro negli enti locali deve tornare ad essere attrattivo con i fatti concreti, non servono gli slogan.
Sanità privata e RSA: il resoconto dell'incontro in Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome
L’11 dicembre si è tenuto l’incontro con l’Avv. Alessia Grillo, Segretaria Generale della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, di cui vi avevamo informato della convocazione nella precedente nota del 4 dicembre u.s.
Abbiamo ampiamente rappresentato tutte le ragioni dei circa 200mila dipendenti della Sanità Privata e delle Rsa a cui si applicano i contratti Aiop ed Aris che continuano a non vedere riconosciuti, dopo 12 anni per le Rsa e oltre 6 anni per la Sanità Privata, i miglioramenti economici negati da un lungo ed ingiustificato blocco contrattuale.
Nel corso della riunione abbiamo evidenziato l’importante ruolo che devono avere le “Regioni” nella regolamentazione degli accreditamenti alle strutture.
Per questo motivo, abbiamo chiesto che i budget riconosciuti alle imprese che erogano prestazioni di ricovero e cura per conto del servizio pubblico, siano assegnati esclusivamente alle strutture che adottino i contratti di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, il cui costo del lavoro sia in linea con il costo del lavoro della Sanità Pubblica.
Da parte della Conferenza abbiamo ricevuto segnali di attenzione che saranno confermati a breve con una successiva convocazione.
Inoltre la Segretaria Generale della Conferenza delle Regioni si è impegnata ad interloquire immediatamente con il Ministero della Salute per informarlo su quanto emerso durante la nostra riunione e per confermare la loro disponibilità a partecipare ad un tavolo con rappresentanti del Ministero, delle organizzazioni sindacali e delle associazioni datoriali, che noi stiamo chiedendo da tempo.
Qualora l’incontro non venisse programmato a breve, ci vedremo costretti nelle more dello stato di agitazione ancora in essere di convocare, una manifestazione nei pressi del Ministero della Salute.
A seguito di quanto ci è stato comunicato sospendiamo per il giorno 8 gennaio il presidio di protesta programmato presso la sede della Conferenza delle Regioni.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi della vicenda .
Rinnovo CCNL Sanità Pubblica - A che punto è la trattativa
Nella giornata di ieri 18 dicembre, in Aran, si è svolto il nono per il rinnovo del Contratto 22/24.
Una trattativa con ancora sullo sfondo una Legge di Bilancio per il 2025 non ancor approvata, a causa dello slittamento dei tempi di approvazione, e della nostra rivendicazione di incrementare le risorse a disposizione del confronto per consentire di sottoscrivere un contratto che non sia umiliante per le lavoratrici e i lavoratori che operano in sanità nelle condizioni di carenza di organico, bassi salari, carichi di lavoro estenuanti che tutti, a parole, riconoscono.
Al momento, da quanto è dato sapere, il Governo persegue solo la già dichiarata volontà di utilizzare la leva fiscale per diminuire la tassazione sul lavoro straordinario, peraltro solo degli infermieri. Come del resto accaduto per le prestazioni orarie aggiuntive, il messaggio è chiaro: se volete più salario dovete lavorare più ore oltre alle 36 ore settimanali contrattuali.
Un vero e proprio incremento mascherato dell’orario di lavoro.
Un messaggio per noi inaccettabile.
L’impianto delle nuove proposte di Aran sembra recepire questa impostazione: in particolare sono due le novità più rilevanti che Aran ha portato al tavolo nel nuovo testo messo a disposizione delle parti.
La prima, un nuovo articolo che istituirebbe una specie di parodia della libera professione.
Sfruttando una norma nata in fase pandemica e che peraltro ha già una scadenza fissata al termine del 2025, il governo, le regioni e Aran propongono di consentire l’esercizio della libera professione in aggiunta alle trentasei ore settimanali senza prevedere, di pari passo, l’istituzione di una indennità di esclusività come prevista per la dirigenza.
L’indennità di esclusività consentirebbe, infatti, ai professionisti di decidere se percepire quella e innalzare in questo modo lo stipendio, oppure rinunciarvi e praticare la libera professione.
È evidente che, senza il contrappeso dell’indennità di esclusività , richiesta che era presente nella piattaforma che unitariamente appresentammo con Cisl e Uil, la possibilità di effettuare ore aggiuntive in libera professione rappresenta una misura che mira a coprire la carenza di organico, nel pubblico come nel privato, facendo lavorare di più quelli che ci sono con le conseguenze che si possono facilmente immaginare sulla qualità della vita di chi lavora e anche sulla qualità dell’assistenza.
Un articolo che abbiamo respinto al mittente, anche perché produrrebbe grandi diseguaglianze: disuguaglianze tra le diverse professioni sanitarie, all’interno delle stesse professioni e aumenterebbe anche le diseguaglianze di genere, in un settore composto per quasi il 70% da donne, posto che, com’è purtroppo noto, il lavoro di cura ricade ancora prevalentemente su di esse.
Abbiamo quindi affermato con nettezza come sia inaccettabile uno scambio, che qualcuno invece ha apertamente rivendicato come risultato, tra bassi incrementi stipendiali e libera professione.
La seconda novità rilevante riguarda il nuovo articolato proposto da Aran e condiviso con il Comitato di Settore della Conferenza delle regioni, su pausa e diritto alla mensa: il testo proposto, che abbiamo respinto con decisione, garantirebbe il diritto alla mensa solo a coloro che effettuano più di otto ore di lavoro continuative, peggiorando quindi il testo vigente, prevedendo anche che la pausa, se non effettuata, possa essere cumulata con il riposo continuativo di undici ore previsto dalla normativa. Tutto questo ridurrebbe drasticamente la platea degli attuali aventi diritto alla mensa o ai buoni pasto sostitutivi, senza peraltro alcun incremento del valore del buono pasto, cosa che chiediamo da tempo.
Per il resto, nessuna apertura di Aran sugli altri istituti contrattuali che dovrebbero essere oggetto di revisione, dal sistema indennitario all’incremento dei DEP, dal sistema degli incarichi per arrivare alle pronte disponibilità.
La trattativa è aggiornata al 13 gennaio prossimo, con Aran che si produce in ottimistiche dichiarazioni e più di una organizzazione sindacale presente al tavolo che pare essere accondiscende verso questo impianto.
Per noi, prosegue senza sosta la mobilitazione e l’impegno quotidiano affinché possano essere trovate, perché è possibile, nuove risorse sia per incrementare salari e stipendi sia per superare tutti i vincoli normativi, su assunzioni e salario accessorio, che ad oggi permangono e senza la rimozione dei quali nessuna valorizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale Pubblico sarà possibile.
Una mobilitazione che non si esaurirà sul livello nazionale e che, se necessario, si intensificherà nei confronti delle regioni e azienda per azienda fino al raggiungimento di un contratto che dia alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità il contratto che meritano.
L’Ausl Romagna non riconosce le giornate di lavoro perse dai lavoratrici durante l'alluvione. Regione e Governo intervengano!
Nel settembre scorso una nuova alluvione ha colpito alcune zone della Romagna. Nel territorio di Lugo, nelle ore più difficili di quei giorni, l’amministrazione locale emanò un’ordinanza per effetto della quale a scopo preventivo venne evacuato il presidio ospedaliero. Gli operatori rimasero a casa, poiché i pazienti dell’ospedale di Lugo furono trasferiti in altre strutture del territorio.
A distanza di mesi dall’evento, l’Ausl Romagna ha recentemente emanato una nota in cui informa che per le giornate dell’alluvione i dipendenti dell’azienda non si vedranno riconosciute le giornate di lavoro. Stessa sorte è riservata ai lavoratori che sono stati impossibilitati a recarsi a lavoro, perché hanno subito ingenti danni. Il problema non è solo per il territorio lughese ma anche per altre zone della Romagna. L’azienda sanitaria informa, inoltre, che non sarà possibile riconoscere i permessi straordinari retribuiti per l’emergenza alluvionale. Tutte queste impossibilità da parte dell’Ausl Romagna sono imputabili al fatto che in occasione dell’alluvione del settembre 2024 – a differenza di quanto avvenuto per l’alluvione del maggio 2023 – non è stato preso alcun provvedimento di carattere nazionale o regionale.
La Fp Cgil ritiene tutto ciò inaccettabile: “Il costo dell’alluvione viene scaricato completamente sui lavoratori. Di fronte a questa ingiustizia chiediamo al Governo e alla Regione Emilia Romagna (sollecitata subito dopo gli eventi alluvionali dalle federazioni sindacali regionali) di dare risposte concrete a tutte le lavoratrici e lavoratori coinvolti, affinché vengano riconosciute le giornate di lavoro”.
Sul CCNL Sicurezza il governo non mantiene le promesse fatte a uomini e donne in divisa!
“Dopo un anno di finta trattativa, i ministri hanno sottoscritto l’accordo con i sindacati delle forze di polizia per il contratto del triennio 2022/2024. Tutte tranne una: la Funzione Pubblica CGIL. L’accordo tradisce le promesse fatte dalla Presidente del Consiglio che un anno fa garantì che avrebbe riconosciuto il valore del lavoro di donne e uomini in divisa come nessuno mai prima e con risorse superiori a quelle messe a disposizione per tutti i lavoratori pubblici. Le chiacchiere stanno a zero e l’accordo riduce il peso degli stipendi rispetto a quello di tre anni fa. È la prima volta che un rinnovo contrattuale non difende gli stipendi dall’inflazione”. Questo il commento della Funzione Pubblica CGIL a margine della conclusione della trattativa per il rinnovo del contratto Sicurezza 2022/2024.
CCNL
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STIPENDIO MESE ISPETTORE SUP. | AUMENTO STIPENDIO MESE | INFLAZIONE TRIENNIO | INCIDENZA INFLAZIONE | DIFF. INCR. CCNL – INFL. |
2016/2018 | 2.040,16 | 126,07 | 1,80 | 34,45 | 91,61 |
2019/2021 | 2.098,59 | 58,44 | 2,00 | 40,80 | 17,63 |
2022/2024 | 2.240,10 | 141,51 | 16,50 | 346,27 | -204,76 |
Nell’esempio in tabella, calcolato su un Ispettore superiore, si vede che nel 2018 ebbe un aumento di 126,07 euro mentre la perdita da inflazione fu di 34,45 euro. Nel 2021 a fronte di una perdita da inflazione pari a 40,80 euro, l’aumento fu a regime di 58,44 euro. Il contratto per il triennio 2022/2024 prevede un aumento di 141,51 euro a fronte di una svalutazione dello stipendio mensile pari a 346,27 euro. Con il risultato che la perdita che rimane a regime sarà di 204,76 euro al mese. Lo stesso effetto di perdita riguarderà anche l’indennità pensionabile e tutto il personale di polizia penitenziaria.
“Avevamo fatto proposte per evitare questo risultato – spiega il sindacato -. C’era la possibilità di utilizzare le risorse messe nella Legge di Bilancio per chiudere un accordo di maggiore soddisfazione per le donne e gli uomini in divisa. Avevamo proposto una diversa articolazione dello straordinario perché pagato molto meno che per tutti gli altri lavoratori pubblici e privati. Ma il Governo non ha voluto sentire e si è perfino negato al confronto”.
“Così i poliziotti penitenziari in carne ed ossa i conti li faranno ogni giorno in base a quanto avranno da spendere per mangiare, mandare i figli a scuola o per pagarsi cure e medicine. Cancellando il principio fondamentale per cui un contratto nazionale deve innanzitutto difendere gli stipendi dall’inflazione, si accetta che pur lavorando ci si possa impoverire. È con fatti e numeri alla mano che misuriamo la distanza tra le promesse fatte un anno fa dalla Presidente Meloni, nella parata di Palazzo Chigi davanti ai sindacati di polizia e militari, e i risultati di questa farsa. Noi non ci stiamo e per questo non abbiamo sottoscritto questo accordo a perdere. Per parte nostra continueremo a rivendicare il giusto riconoscimento del valore di tutte le lavoratrici e i lavoratori pubblici, compresi quelli in divisa”, conclude la Fp Cgil.