È necessaria una revisione della Clausola "Obbligo Permanenza" di 5 Anni nelle Aziende Sanitarie dell'Area Metropolitana di Bologna

La Fp Cgil Bologna e Fp Cgil Imola hanno formalmente richiesto una revisione della clausola di “obbligo permanenza” di 5 anni alle dipendenze dell’Amministrazione di prima assunzione, prevista nel regolamento del bando di concorso per l’Area Metropolitana di Bologna. Questa clausola, derivante dall’art. 35 del Dlgs n. 165/2001, limita significativamente la mobilità del personale sanitario, creando diverse problematiche. Ecco una panoramica dei punti salienti della richiesta di revisione.

Ingiustizia della Clausola

Le organizzazioni sindacali ritengono ingiusto negare la mobilità, soprattutto quella di interscambio, poiché limita le possibilità degli operatori sanitari di conciliare esigenze personali e professionali. Questo vincolo impedisce l’acquisizione di nuove risorse lavorative desiderose di entrare a far parte delle strutture sanitarie dell’area metropolitana di Bologna.

Impatto sulla Decisione dei Professionisti

La presenza del vincolo di 5 anni disincentiva i professionisti a scegliere le aziende sanitarie pubbliche dell’area metropolitana di Bologna, influenzando negativamente la loro decisione di accettare un posto di lavoro. Questo porta a una minore attrattività delle aziende, con conseguenti difficoltà nel reperimento del personale necessario per garantire il turnover e l’assistenza sanitaria.

Problemi con la Mobilità per Interscambio

La mobilità per interscambio, che prevede lo scambio di azienda tra due dipendenti senza danni per le amministrazioni, viene sistematicamente rifiutata senza alcuna valutazione preventiva. Questo comportamento provoca un impoverimento delle risorse umane e delle competenze nelle aziende sanitarie, poiché molti professionisti scelgono di dimettersi volontariamente se non ottengono l’interscambio desiderato.

Disparità di Trattamento

Un ulteriore punto critico è rappresentato dal fatto che altre aziende pubbliche, basandosi sul parere Aran N.0103321/2022 del 24/03/2022, non applicano questo vincolo. Ciò crea una disparità di trattamento e diritto per il personale del servizio unico metropolitano.

Richiesta di Revisione

Le organizzazioni sindacali sottolineano la necessità di una riflessione da parte delle direzioni aziendali, poiché le rigidità attuali hanno portato solo danni ai reparti e ai servizi. In caso di mancata revisione della clausola, le organizzazioni sindacali si riservano di intraprendere tutte le azioni necessarie a ogni livello di discussione.


Il tribunale di Bologna non ascolta le preoccupazioni degli educatori e dei pedagogisti

La legge 55/2024, entrata in vigore l’8 maggio 2024, prevede la costituzione di due nuovi albi professionali, quello dei pedagogisti e quello degli educatori socio-pedagogici, che include anche il personale educativo nei servizi educativi all’infanzia.

La legge ha previsto la nomina di un commissario per ogni regione, ad opera del tribunale di ogni capoluogo, per avviare la fase di costituzione degli albi, che inizierà di fatto il 6 agosto 2024.

Il Tribunale di Bologna ha nominato, il 26 giugno scorso, la Commissaria Rossella Materia.

I problemi principali sono concentrati sull’albo degli educatori.

Al di là del giudizio di merito – nessuno sente infatti la necessità di creare un albo degli educatori, che sono nella quasi totalità lavoratori dipendenti e non svolgono la libera professione – le problematiche legate alla formazione di questo albo sono notevoli.

Infatti da più parti stanno emergendo posizioni anche forti, che richiamano il legislatore a rivedere alcuni degli aspetti della norma. Una di queste è stata la presa di posizione dell’ANCI Nazionale, che ha chiesto di eliminare gli educatori all’infanzia dall’albo. L’impatto che sta avendo la costituzione degli albi in Emilia-Romagna è imponente, per via della grande quantità di servizi educativi presenti in varie forme, quali i nidi, i servizi educativi svolti nell’ambito dell’accreditamento regionale socio-sanitario, l’inclusione scolastica, etc.

Ancora molti problemi da risolvere

La varietà dei problemi si collega soprattutto ad ambiti professionali caratterizzati da una parcellizzazione di titoli conseguiti nel tempo molto articolata, non agevolata da una stratificazione normativa che rende la stessa legge 55 non sempre di univoca lettura. Ci sono lavoratrici e lavoratori, tuttora operanti nei servizi coinvolti dall’albo, i quali pur possedendo titoli riconosciuti, potrebbero rischiare di perdere il posto di lavoro, con una ulteriore conseguenza sulla tenuta dei servizi stessi diretti ai bambini, ai disabili, etc.

Per questo motivo la FP CGIL Emilia Romagna ha chiesto un incontro alla Commissaria Materia per avere un confronto sulle problematiche esistenti e sulle modalità operative che si intendono adottare per la costituzione degli albi. La sorprendente risposta della Commissaria è stata l’indisponibilità ad alcuna interlocuzione diretta con associazioni di categoria, Università, enti o società di formazione, etc. Risposta sorprendente alla luce del fatto che commissari di altre regioni hanno svolto saggiamente gli incontri con le organizzazioni sindacali; che l’impatto degli albi per l’Emilia Romagna riguarderà una platea molto ampia; che la Commissaria è una funzionaria pubblica e dovrebbe avere a cuore il mettersi a disposizione delle comunità e dei loro rappresentanti.

Abbiamo rinnovato la richiesta di incontro, ricordando la moltitudine di problemi esistenti nella formazione di questo albo e l’importante rappresentatività della FP CGIL Emilia Romagna in questi ambiti. Basti pensare che nelle ultime tre settimane i nostri uffici hanno ricevuto oltre 1.500 richieste di chiarimenti o di aiuto.

Alla nostra seconda richiesta non abbiamo a oggi ricevuta alcuna risposta. Nel frattempo arrivano testimonianze di lavoratori che in contatto telefonico con lo stesso Tribunale si sentono dire che in caso di domanda incompleta, la stessa verrà respinta con la conseguenza che il lavoratore dovrà rifarla pagando una seconda marca da bollo da 16 euro. Addirittura sarebbe motivo di nullità la mancata presentazione della fotocopia del codice fiscale, in palese contrasto con la normativa vigente.

Riteniamo inammissibile il comportamento del Tribunale di Bologna, sprezzante nei riguardi della confusione che la costituzione degli albi sta ingenerando in migliaia di lavoratrici e lavoratori che da anni sono impegnati a curare e a mantenere i servizi che erogano nella nostre comunità.

Chiediamo con forza l’intervento del Presidente del Tribunale di Bologna Pasquale Liccardo per favorire un comportamento dialogico finalizzato a risolvere i tanti problemi e dubbi. La FP CGIL Emilia Romagna non si sottrae, come sempre, al compito di provare a dare il proprio contributo in quella direzione.


Firmato l'accordo integrativo con la AUSL e AOU di Parma!

Prosegue l’impegno della FP CGIL assunto con le lavoratrici e lavoratori dell’Ausl e della A.O.U. Di Parma sull’attribuzione dei Differenziali Economici di Professionalità (ex fasce).

Nel merito dell’accordo:

  • raddoppiata la quota passando da 400 mila euro a 800 mila euro;
  • impegno a continuare con i DEP nel 2025;
  • impegno nel passaggio tra le aree (progressioni verticali);
  • impegno nel riconoscimento degli incarichi nell’area degli operatori e assistenti;
  • confermata la quota economica di produttività per il 2024;
  • applicazione accordo regionale in merito al pagamento della quota in aggiuntiva a 50 euro a partire dal 1 Maggio 2024, come da richiesta della FP CGIL;
  • per Ausl aumento della quota economica dell’accordo emergenza estiva;
  • per A.O.U. aumento della quota economica sulle assenze improvvise.

Ci riteniamo soddisfatti del risultato raggiunto, ottenuto con un grande lavoro di coerenza e responsabilità iniziato nel 2023, con la sottoscrizione del contratto decentrato 2023-2025, quando qualcuno non ha avuto abbastanza coraggio per crederci. Continueremo nel 2025 per mantenere l’impegno di poter riconoscere una progressione a tutti gli aventi diritto con l’impegno e la coerenza, che ci ha sempre contraddistinto.


Verso lo sciopero della sanità privata del 23 settembre!

Stiamo conducendo una serie di azioni di mobilitazione in tutta la regione Emilia-Romagna per difendere i diritti dei lavoratori della sanità privata. Questi sforzi sono volti a richiamare l’attenzione pubblica e politica sulla necessità urgente di rinnovare il contratto collettivo, scaduto da anni, per i professionisti che operano in strutture sanitarie private accreditate.

Protesta nella Provincia di Rimini

Nella provincia di Rimini, le bandiere dei sindacati sono state affisse all’esterno di tutte le strutture che applicano il contratto della sanità privata Aiop. Questo gesto simbolico vuole sottolineare la precarietà di centinaia di lavoratori il cui contratto è fermo da anni. La sanità privata accreditata vive quasi esclusivamente di fondi pubblici, e non è più accettabile continuare a fare accordi sulla pelle dei professionisti. È compito delle regioni e delle associazioni trovare il finanziamento necessario, ma è fondamentale che si arrivi alla sottoscrizione del nuovo contratto il prima possibile. Se la sanità privata deve continuare a far parte del perimetro pubblico, non è concepibile avere professionisti di serie A ed altri di serie B.

Manifestazioni a Bologna

A Bologna, abbiamo manifestato per il mancato rinnovo del contratto della sanità privata, fermo dal 2018. Presidi sono stati organizzati in tutta la città. Un presidio significativo si è tenuto davanti a Villa Torri, dove le lavoratrici e i lavoratori hanno chiesto con forza il rinnovo del contratto collettivo. La mancata apertura di un tavolo di contrattazione con Aiop e Aris ha portato i sindacati a uno stato di agitazione permanente, con oltre 200.000 lavoratori a livello nazionale a rischio.

Presidio a Reggio Emilia

A Reggio Emilia, abbiamo organizzato un presidio davanti al Centro Medico Lazzaro Spallanzani. La richiesta principale è un adeguamento economico di 200 euro per equiparare i lavoratori della sanità privata ai dipendenti pubblici. Il presidio ha coinvolto cinquecento professionisti, tra infermieri, tecnici sanitari e operatori socio sanitari, impiegati presso strutture private accreditate come Villa Verde, Villa Salus, Millefiori a Novellara e Hospice Madonna dell’Uliveto di Albinea. Questi professionisti chiedono maggiori diritti e un adeguamento salariale, lavorando per aziende che generano utili.

Gravi condizioni alla Casa di cura Salus di Ferrara

A Ferrara non si può dire che il contesto sia migliore e la FP CGIL Ferrara denuncia le gravi condizioni lavorative degli operatori sanitari presso la Casa di Cura Salus srl. Una situazione insostenibile e per la quale non si è riusciti ad arrivare alla conciliazione dopo l’incontro in Prefettura dello scorso 24 giugno.

Ci sono poi problemi che proseguono come i “continui mancati versamenti delle quote del Tfr verso i fondi pensionistici ma anche all’atto delle dimissioni. Un comportamento che non solo viola i diritti contrattuali dei lavoratori, ma che dimostra una totale mancanza di rispetto nei confronti degli operatori che, dopo anni di servizio, si vedono negati i loro legittimi compensi.

Davanti a Salus e anche a Qusisana da diverso tempo sono posizionate le bandiere delle organizzazioni sindacali, un gesto simbolico per attirare l’attenzione su migliaia di lavoratrici e lavoratori che fanno lo stesso identico lavoro dei colleghi della sanità pubblica.

Conclusione

La mobilitazione della FP CGIL, insieme a CISL FP e UIL FPL, rappresenta un passo decisivo nella lotta per i diritti dei lavoratori della sanità privata. La determinazione dei lavoratori e lavoratrici dimostra l’importanza di garantire condizioni di lavoro eque e dignitose per tutti i professionisti del settore. Non ci fermeremo, per questo il 23 settembre è previsto un grande sciopero generale dei lavoratori della sanità privata. Più tutele, più diritti!


Sottoscritto il Contratto Integrativo di ARPAE del 2024

Il 9 luglio 2024 è stato firmato il Contratto Integrativo Aziendale CIA di Arpae, proseguendo il percorso iniziato nel 2023. Questo accordo rappresenta un passo significativo per l’ente e i suoi dipendenti, con diverse novità e conferme. Vediamo insieme i punti salienti:

Proseguimento del Percorso DEP

Il percorso di sviluppo professionale DEP continuerà nel quadriennio, con 319 passaggi previsti solo per il 2024. Questo è un passo fondamentale per la crescita e la valorizzazione del personale.

Aumento del Saldo di Produttività

È stato concordato un aumento del saldo di produttività per l’anno in corso, valido per tutte le aree contrattuali. Questo incremento è volto a premiare l’impegno e l’efficienza del personale.

Nuovo Progetto Regionale dal 1° Agosto 2024

Dal 1° agosto 2024 partirà un nuovo progetto regionale che garantirà la compensazione del disagio per le attività di ispezione e monitoraggio in esterno. Queste attività prevedono 8 ore di lavoro a una distanza dalla sede inferiore a quella delle trasferte, offrendo così un supporto concreto agli operatori.

Prosecuzione dei Progetti Incentivanti

I progetti incentivanti regionali, già attivi nel 2023, verranno proseguiti anche nel 2024. Questi progetti mirano a incentivare il personale, migliorando le condizioni lavorative e l’efficacia dei servizi offerti.

Garanzia dei Fondi Straordinari

È stata garantita la disponibilità dei fondi legati allo straordinario per le varie strutture di Arpae. Inoltre, c’è un impegno a recuperare nel prossimo anno le situazioni di difficoltà verificatesi in alcuni nodi.

Confronto su Organici e Carichi di Lavoro

Sarà aperto un confronto sugli organici e sui carichi di lavoro, con l’obiettivo di raggiungere miglioramenti nelle attività svolte dal personale, ponendo particolare attenzione al tema delle responsabilità.

Questo accordo è stato possibile grazie al contributo delle Rsu, alla partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori, e alle relazioni sindacali che da anni sono impegnate a valorizzare il personale per migliorare i servizi ai cittadini.


Ottenute in Ausl e Aosp Bologna le risorse aggiuntive per il personale!

“Non possiamo che essere soddisfatti per l’arrivo delle risorse economiche aggiuntive in Ausl e Sant’Orsola frutto dell’accordo Cgil, Cisl e Uil dell’aprile scorso e ufficializzate dopo lo sciopero del 23 di maggio.” Lo affermano Marco Pasquini Segretario Generale e Gaetano Alessi Responsabili Comparto Sanità della Fp Cgil di Bologna

Si tratta di risorse economiche che mettono in sicurezza gli attuali trattamenti economici e danno la possibilità di costruire percorsi di valorizzazione degli operatori e le operatrici.

Riteniamo – continuano i Sindacalisti – che non serva andare in India per trovare operatori, basterebbe pagare meglio quelli in servizio e dargli una prospettiva di carriera ed una città Metropolitana più ospitale, negli affitti, nei trasporti, nei servizi.

Resta da capire se il Rizzoli, che ad oggi non ha ancora dichiarato l’aumento delle risorse, sarà nella stessa linea delle altre aziende sanitarie e non permetteremo il contrario.

“Rimaniamo comunque in stato di agitazione – concludono Pasquini e Alessi – per tutto il tema riguardante le dotazioni organiche, ma un altro risultato è stato raggiunto.
Ed ogni euro investito in sanità è un euro che garantisce la salute di tutti.
Specialmente per chi è più debole”.


Accordo per la difesa della sanità modenese

“Abbiamo firmato un importante accordo con Azienda Usl e Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena, nel segno della responsabilità e della difesa del valore strategico della sanità pubblica, delle sue lavoratrici e dei suoi lavoratori. Con questo accordo si pongono basi condivise per iniziare a ridurre la pressione di ritmi logoranti e impossibili da reggere costantemente, si afferma il principio di carichi di lavoro adeguati al numero di personale in servizio e si rimette al centro la necessità di un sistema pubblico dove il lavoro è sostenibile, adeguatamente retribuito e capace di tornare ad essere attrattivo per i nuovi professionisti”.

 

Così Giulia Casamassima (Fp Cgil Modena), Gennaro Ferrara (Cisl Fp Emilia Centrale) e Nicola Maria Russo (Uil Fpl Modena e Reggio Emilia) presentano l’accordo siglato stamane con Azienda Usl e l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena.

 

TROVATO UN PUNTO DI EQUILIBRIO

“Un accordo nel segno del senso di responsabilità. Qui, al livello territoriale, insieme alle due aziende abbiamo posto ordine ad un meccanismo che stava andando fuori controllo, comportando il rischio di burnout e di una emorragia aggravata di personale. Abbiamo trovato un punto di equilibrio per garantire il più grande dei servizi pubblici ai cittadini e sostenibilità professionale ai suoi lavoratori e alle sue lavoratrici. Ora la stessa responsabilità la chiediamo alla Regione e al Governo affinché investano le risorse necessarie per il rilancio della sanità pubblica alle prese con una grave mancanza di fondi”, affermano le tre sigle sindacali.

 

TUTELATI LAVORO E VITA FAMILIARE DEI SANITARI.

LE LISTE D’ATTESA NON SI ABBATTONO TRASFERENDOLE AI PRIVATI

“Abbiamo portato avanti un dialogo serrato con le due Aziende – proseguono Casamassima, Ferrara e Russo – che ci ha permesso di fissare alcuni punti importanti: i carichi di lavoro devono essere adeguati al numero di personale presente in servizio e i piani di produzione aziendale e di smaltimento delle liste d’attesa dovranno necessariamente tenere conto della difficoltà che oggi ha il sistema nel reperire personale infermieristico”.

L’accordo si fonda sulla necessità condivisa dalle parti di “evitare il sovra utilizzo di turni aggiuntivi oltre l’orario di lavoro ordinario perché il personale è allo stremo, sviluppando politiche che vadano verso la conciliazione di tempi di vita e di lavoro del personale sanitario. Le prestazioni aggiuntive – specificano Casamassima, Ferrara e Russo – saranno ben pagate ma il vero obiettivo è creare le condizioni affinché si reperisca nuovo personale per le aziende sanitarie di Modena. Altro punto, fondamentale per preservare il servizio sanitario nazionale, è l’aver messo nero su bianco che dovrà essere assolutamente residuale rispetto al totale il ricorso al privato accreditato per il piano di abbattimento delle liste d’attesa.”

 

MONITORAGGIO OGNI DUE MESI

L’intesa raggiunta tra sindacati, Ausl e Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena sarà sottoposto ad un check bimestrale. “Proveremo a limitare le difficoltà che la sanità pubblica sta vivendo a causa dello scarso finanziamento nazionale e regionale perché non possiamo rischiare – concludono i sindacalisti – che il peso di tutto questo si riversi solo sulle spalle dei lavoratori che da anni lavorano in maniera incessante per assicurare la salute di tutti I cittadini, nonostante le estreme difficoltà di tenuta quotidiane”.


Sanità privata, contratto scaduto da anni: sarà sciopero!

Come Fp Cgil Rimini, insieme a Cisl Fp Romagna e Uil Fpl abbiamo affisso le nostre bandiere fuori da tutte le strutture che applicano il contratto della sanità privata Aiop nel territorio di Rimini. Un gesto simbolico, volto a tutelare centinaia di lavoratrici e lavoratori il cui contratto è scaduto da troppi anni, una situazione non più tollerabile.

La sanità privata accreditata vive quasi esclusivamente di fondi pubblici, e non è più accettabile continuare a fare accordi sulla pelle dei professionisti. La modalità per il finanziamento è compito delle regioni e delle associazioni trovarlo, a noi interessa che si arrivi alla sottoscrizione il prima possibile. Se la sanità privata deve continuare a essere nel perimetro pubblico, non è più concepibile avere professionisti di serie A ed altri di serie B.

Con il caro vita che grava pesantemente sui redditi, assicurare prestazioni con una paga ferma al 2018 è insostenibile. Nel frattempo, la sanità pubblica ha già ottenuto un ulteriore rinnovo contrattuale (sebbene anch’esso insoddisfacente), mentre il sistema privato è ancora fermo al palo.

Per il prossimo 23 settembre, abbiamo proclamato un grande sciopero generale.

Serve chiarezza e trasparenza, e va rivisto il sistema degli accreditamenti affinché il privato sia obbligato a rinnovare il Ccnl parallelamente ai rinnovi del settore pubblico, pena la decadenza dell’accreditamento stesso. Questa è solo l’inizio di una “battaglia” che deve vedere i professionisti del privato essere considerati alla stregua dei colleghi del pubblico, sia dal punto di vista economico che normativo.


Trattativa per il rinnovo del contratto delle Funzioni Locali. A che punto siamo?

È stato convocato il 14.06.2024 il secondo incontro con l’ARAN per la discussione del CCNL Funzioni Locali 2022-2024.

Ci è stato inviato un testo che:

  • allarga gli obiettivi del contratto ma non prevede, se non nell’ambito dell’Organismo paritetico per l’innovazione, un ampliamento delle materie oggetto di confronto e contrattazione, impedendo il diretto coinvolgimento delle rsu su materie come la sicurezza e il miglioramento delle condizioni di lavoro e le modalità di lavoro che consentano una migliore armonizzazione con la vita privata e familiare.

  • Prevede una unica sessione negoziale per tutte le materie oggetto di contrattazione. Su questa proposta abbiamo espresso la contrarietà nel metodo e nel merito perché renderebbe il contratto decentrato rigido rispetto alle innovazioni normative e alle modalità innovative e sperimentali di utilizzo di singoli istituti.

  • Il diritto al salario accessorio per Infortuni sul lavoro, malattie professionali e malattie dovute a causa di servizio. Su questo tema abbiamo espresso l’opinione che vada previsto e ulteriormente finanziato il principio di non disincentivazione economica di tutti i diritti costituzionalmente garantiti.

La bozza interviene anche sul rapporto di lavoro precisando meglio alcuni istituti già esistenti quali:

  • il diritto alla partecipazione alle assemblee anche in modalità telematica

  • il diritto al pasto gratuito per chi fa assistenza e vigilanza di minori e per gli addetti alla preparazione dei pasti.

All’incontro abbiamo riproposto, senza la pretesa di esaurire oggi le questione discusse, i punti della piattaforma contrattuale e l’allargamento delle relazioni sindacali. Tra i punti da noi toccati ci sono:

  • L’estensione dell’applicazione del CCNL Funzioni locali alle aziende speciali, Consorzi, fondazioni, etc.

  • Tempi certi per l’informazione preventiva

  • l’ampliamento delle materie oggetto di confronto e contrattazione (Piano dei fabbisogni, criteri per le mansioni superiori, progressioni verticali ordinarie, costituzione dei fondi del salario accessorio, ecc.)

  • Alcuni chiarimenti nei termini per rendere le relazioni sindacali fruibili evitando interpretazioni restrittive

  • la valutazione di soluzioni per rendere ancora più stringente i termini di negoziazione dei contratti decentrati

  • la possibilità di rivedere il diritto di assemblea in maniera di favorirne la modalità territoriale.

Il tavolo si è aggiornato senza ancora fissare una data. La nuova data che verrà successivamente concordata sarà individuata nell’arco della prima settimana di luglio.


L'appello dei lavoratori Federcasa "Vogliamo un contratto dignitoso"

Siamo le lavoratrici e i lavoratori che quotidianamente operano negli Enti e nelle Aziende che amministrano il patrimonio immobiliare pubblico residenziale. Con la nostra professionalità ed esperienza contribuiamo a garantire il diritto all’abitare a una fascia di popolazione in condizione di fragilità economica.

Da troppo tempo attendiamo il rinnovo del CCNL 2022-2024, quasi arrivato alla scadenza e su cui, al tavolo di trattativa, come parte datoriale siete ancora lontani dal presentare una proposta che possa tutelare i nostri salari a fronte dell’aumento del costo della vita che si è registrato in questi anni, e che possa valorizzare la nostra professionalità.

È quanto si legge in una lettera promossa da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl e sottoscritta da ben oltre la metà del personale di Federcasa (oltre 2000 lavoratrici e lavoratori su poco meno di 4000 complessivi), indirizzata ai vertici di Federcasa e al presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga.

Lavoratori e lavoratrici che lo scorso 28 giugno a Roma hanno promosso un presidio in contemporanea con l’assemblea nazionale di Federcasa, e consegnato le firme raccolte al Presidente uscente.

“Il 20 febbraio, dopo mesi di stato di agitazione – prosegue la lettera – abbiamo scioperato con convinzione per rifiutare l’ennesima proposta insoddisfacente arrivata allora sul tavolo della trattativa: un incremento tabellare del 6%. Oggi, a mesi di distanza, non averla migliorata è un atto irrispettoso nei confronti di chi tutti i giorni lavora nelle vostre aziende per gestire il patrimonio pubblico. Adesso basta! L’assemblea dei Presidenti degli enti aderenti a Federcasa deve dare subito risposte adeguate. Vogliamo il contratto e lo vogliamo dignitoso, equo e tempestivo!”.

la spesa sociale in Italia per la Casa

La spesa sociale in Italia per la casa è tra le più basse d’Europa (0,5% del PIL). Il nostro Paese, stima l’OCSE, ha solo il 2,4% del patrimonio abitativo di edilizia pubblica (in Francia è il 14%, in EU 8%).

Il patrimonio gestito dalle aziende-casa è di circa 725.000 alloggi, circa 58.000 sono sfitti, e oltre il 10% non assegnabili o inadeguati. Le domande inevase sono circa 600.000. La realizzazione di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP) è progressivamente diminuita negli anni e si è anche eroso fortemente il patrimonio per la dismissione e la vendita di alloggi (oltre 200.000). L’ultima legge di Bilancio ha tagliato il Fondo per il sostegno agli affitti e il Fondo per la morosità incolpevole in un contesto sociale che vede il 45% delle famiglie in condizione di povertà vivere in affitto.

Il Piano Casa annunciato dal Ministro Salvini, con uno stanziamento insufficiente di 100 milioni per 2027 e 2028, avrebbe dovuto prevedere anche linee guida per l’edilizia residenziale pubblica e sociale. Sembra però abbandonato.