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Tutele per chi tutela: presidio davanti all'Ispettorato Territoriale del Lavoro in vista dello Sciopero

Mercoledì 25 ottobre, FP CGIL Ferrara, ha promosso insieme alle altre sigle sindacali un incontro davanti all’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Ferrara dalle 10 alle 12 in preparazione dello sciopero del 30 ottobre.

In un contesto in cui il dibattito sulla sicurezza sul lavoro è sempre più acceso e le tragiche “morti bianche” continuano a essere al centro della discussione politica, i lavoratori dell’ispettorato si trovano ad affrontare difficoltà significative. Nonostante l’attenzione rivolta a questo settore, ancora oggi, essi attendono l’adeguamento salariale previsto per i colleghi del ministero. Questo presidio rappresenta un grido d’allarme, mettendo in evidenza la necessità di azioni concrete per migliorare le condizioni di chi si occupa della sicurezza sul lavoro.

La disorganizzazione, gli organici ridotti e le insufficienze strutturali e organizzative sono solo alcune delle sfide che affliggono questo settore. Il presidio mira a sollecitare azioni concrete per affrontare queste problematiche e garantire tutele a chi si impegna per la sicurezza sul lavoro.

Il presidio rappresenta un segnale forte e urgente. La sicurezza sul lavoro è una questione di vitale importanza, e coloro che sono incaricati di vigilare su di essa meritano il nostro sostegno e riconoscimento. “Tutele per chi tutela” richiama l’attenzione sulla necessità di migliorare le condizioni di lavoro per i lavoratori dell’Ispettorato del Lavoro, affinché possano svolgere il loro compito in modo efficace e sicuro. La questione della sicurezza sul lavoro non può essere trascurata, e questo presidio è un passo importante verso un cambiamento positivo.


INL: i protocolli della vergogna!

Qualche giorno fa, il vertice dell’INL e il presidente dell’ordine dei consulenti del lavoro hanno sottoscritto due protocolli: il primo ripropone l’ASSE.CO., il secondo è pomposamente definito “Protocollo di intesa per la legalità, la vigilanza ed il contrasto all’abusivismo professionale”.

Entrambi ripropongono logiche vecchie e pericolose: si rispolvera l’asseverazione di conformità – già proposta nel passato, quando INL non ancora esisteva, ma gli attori in campo erano quelli di oggi – con cui il datore di lavoro si fa certificare, a pagamento, dal consulente del lavoro di essere in regola col pagamento di contributi, di rispettare le norme contrattuali e di legge in materia di rapporti di lavoro. In cambio, sarà inserito in una lista di “aziende buone”, che saranno esonerate dalle ispezioni sul lavoro per un anno, a meno che non siano presentate denunce, inchieste giudiziarie o indagini a campione sulla veridicità delle autocertificazioni.

Il secondo protocollo praticamente consegna le chiavi dell’attività dell’INL a un soggetto privato quale è l’ordine dei consulenti del lavoro, dal momento che prevede che dei rappresentanti dei consulenti entrino a far parte del Centro Studi dell’Attività Ispettiva (toh ma guarda un po’ chi si rivede!) e siano istituiti dei gruppi di lavoro tra INL e consulenti per analizzare le criticità emerse nell’ambito dell’attività di vigilanza. Tradotto cosa significa? Che un soggetto privato, che supporta l’azienda nelle attività di vigilanza, potrà intervenire nella scrittura di circolari e note operative agli ispettori?

Ancora: si prevede un osservatorio della legalità, tra INL e consulenti del lavoro, che raccolga segnalazioni sui fenomeni di illegalità nel mercato del lavoro. Che fine fanno gli altri organismi già previsti, come la commissione centrale di coordinamento della vigilanza? Chiudiamo pure quelli, insieme all’INL o ci inventiamo qualche parolina magica tipo “coordinamento” per far finta che tutto vada bene? Eppure, si tratta di una commissione che prevede la partecipazione di tutti i soggetti istituzionali, delle OO.SS. e delle parti datoriali. Forse proprio per quello è meglio non considerarla…

Gravissimo che in questo secondo protocollo sia previsto che le attività ispettive siano effettuate in presenza del consulente, laddove possibile: che significa? Che occorre avvisare il consulente e, se questi non può partecipare all’ispezione, gli diamo del tempo, con tutto quel che può comportare? Ancora, si aggiunge che le ispezioni debbano avvenire con la minor turbativa possibile all’attività produttiva. Ora, posto che chi conosce l’attività ispettiva sa benissimo che la sua programmazione e il suo svolgimento non intendono turbare niente e nessuno, sembra che il messaggio sottinteso sia “non bisogna disturbare chi produce”. Cosa si deve fare per non turbare l’attività? Si avvisa l’azienda prima di procedere all’ispezione? Si chiede il permesso di poter entrare in azienda o di parlare coi lavoratori, sempre che non sia di troppo disturbo?

Forse qualcuno dimentica – o fa finta di dimenticare – che l’attività del personale ispettivo è di controllo sul rispetto delle norme in materia di lavoro, che sono a tutela dei lavoratori quale parte debole del rapporto di lavoro. Consentire un intervento esclusivo nella gestione delle ispezioni a soggetti privati che – legittimamente, s’intende – svolgono attività di assistenza e supporto alle aziende ispezionate, significa creare una pericolosa e indebita confusione di ruoli, ma anche prefigurare che per certe attività non ci sia bisogno della vigilanza di un soggetto pubblico, basta un’autocertificazione di regolarità rilasciata a pagamento da un privato.

E’ un precedente davvero molto pericoloso, se consideriamo il quadro di totale deregolamentazione degli appalti che la compagine governativa sta portando avanti e contro cui giustamente la categoria degli edili – cui va la nostra totale solidarietà – domani scenderà in piazza. Non a caso, all’interno del protocollo sull’ASSE.CO. si scrive che “in attesa di specifica normativa, è nella facoltà delle stazioni appaltanti e/o degli enti locali, attribuire ad ASSE.CO. validità unica e/o sostitutiva del, e/o pari al DURC”. E’ un vecchio pallino dell’attuale vertice politico del Ministero del Lavoro che, infatti, quando vestiva la giacca della Presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro, nel 2017, presentava una proposta per introdurre l’ASSE.CO. nell’ambito degli appalti tramite legge. Allora non ci riuscirono, noi speriamo neanche stavolta e proveremo ad impedirlo.

Definire questo secondo protocollo un protocollo per la legalità davvero supera il senso del ridicolo, con buona pace di chi blatera che gli ispettori del lavoro apprezzerebbero queste forme di collaborazione, rectius commistione. Sono protocolli vergognosi, che non garantiscono né l’interesse pubblico, né un efficientamento dell’attività di vigilanza, ma rispondono a logiche private e privatistiche di smantellamento e disarticolazione delle ispezioni sul lavoro. In questo contesto, la chiusura dell’INL assume finalmente il suo vero volto e sgombra il campo dagli equivoci sugli obiettivi realmente perseguiti.