Grande partecipazione alla manifestazione contro le minacce ai dipendenti comunali di Alfonsine

Martedì 1 ottobre, la piazza Gramsci di Alfonsine ha visto una grande partecipazione di cittadini, sindacati e rappresentanti delle istituzioni in risposta alle minacce e intimidazioni subite dai dipendenti dell’ufficio tecnico comunale. L’iniziativa, promossa dall’amministrazione comunale e supportata da CGIL, CISL e UIL, ha raccolto un forte sostegno, con centinaia di persone presenti per esprimere solidarietà ai lavoratori vittime di gravi episodi minatori.

Le intimidazioni, avvenute tra il 26 e il 27 settembre, hanno incluso telefonate anonime e lettere minatorie rivolte sia agli impiegati che alle loro famiglie. La vicenda sembra essere collegata alla gestione di un appalto, ma non ha nulla a che vedere con le recenti alluvioni che hanno colpito il territorio, come ha chiarito il sindaco Riccardo Graziani.

Solidarietà unanime da sindacati e istituzioni

Alla manifestazione, CGIL, CISL e UIL hanno preso una posizione forte e decisa contro ogni forma di intimidazione. In una nota congiunta, i sindacati hanno definito queste minacce «gravissime e inaccettabili, lontane dai valori del nostro territorio». La partecipazione massiccia ha dimostrato quanto la comunità locale sia unita nel condannare questi atti e nel chiedere giustizia per i lavoratori colpiti.

Anche le istituzioni hanno espresso il loro sostegno ai dipendenti comunali. Il sindaco Graziani ha ribadito che le autorità stanno lavorando per identificare i responsabili e ha chiesto ai cittadini di continuare a collaborare. La grande affluenza alla manifestazione è stata una risposta chiara: Alfonsine non tollererà l’illegalità e farà fronte comune per difendere i diritti dei suoi lavoratori.

Un messaggio chiaro: illegalità e intimidazione non trovano spazio

La manifestazione del 1 ottobre ha rappresentato un momento cruciale per riaffermare l’importanza della legalità e del rispetto dei lavoratori. Il messaggio lanciato da CGIL, CISL e UIL è stato netto: atti intimidatori come quelli avvenuti ad Alfonsine non troveranno mai spazio in una comunità che valorizza il lavoro e i diritti.



Sciopero della sanità privata: presidio a Bologna davanti a Confindustria

La mattina del 23 settembre, circa 400 persone si sono radunate in via San Domenico a Bologna, di fronte alla sede di Confindustria, per partecipare al presidio organizzato in occasione della giornata di sciopero indetta da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. Lo sciopero ha coinvolto numerose aziende sanitarie della regione, registrando un’elevata partecipazione, con tassi di adesione fino al 95% in alcune strutture, come Villa Bellombra, che ha dovuto chiudere i servizi di fisioterapia.

Alta adesione in tutta la regione

In diverse strutture sanitarie, le adesioni allo sciopero sono state particolarmente significative. Villa Erbosa e il Toniolo hanno registrato un’adesione complessiva dell’80%, con la chiusura degli ambulatori. Anche il Poliambulatorio Hesperia di Carpi è rimasto chiuso, mentre nella sede di Modena quattro sale operatorie su sei sono state inattive, e il reparto di radiologia ha interrotto le attività. I servizi essenziali sono stati comunque garantiti nei reparti residenziali, come alla Lega Filo d’Oro e nelle case di cura Fogliani e Villa Rosa.

Rabbia per il mancato incontro

Al presidio, i lavoratori hanno manifestato con determinazione contro il rifiuto, da parte dei rappresentanti delle associazioni datoriali, di incontrare una delegazione di lavoratori e sindacati. Marco Bonaccini, Sonia Uccellatori e Paolo Palmarini, segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, hanno dichiarato: “Non solo Aiop e Aris non intendono rinnovare il CCNL, ma ora rifuggono anche il confronto. Queste aziende operano per conto della pubblica amministrazione e ricevono ingenti risorse pubbliche, ma non riconoscono il giusto compenso ai lavoratori, nemmeno di fronte all’inflazione. È una vergogna!”

Sciopero e protesta continueranno

Il presidio si è concluso con il grido “Vergogna”, ma i sindacati hanno promesso di non fermarsi qui. “Faremo tutto il necessario per garantire a tutte e a tutti il rinnovo contrattuale che meritano”, hanno assicurato i tre sindacalisti.

L’incontro a margine del presidio

A margine del presidio di Roma, una delegazione sindacale è stata ricevuta dal Capo Segreteria del Ministro della Salute: “Abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che a breve verranno convocate tutte le parti per un tavolo tecnico di confronto tra Sindacati, Conferenza delle Regioni, le parti datoriali e il Ministero della Salute. Questo è un primo segnale di apertura, ma non basta”, sottolineano.

La mobilitazione, infatti, non si ferma: “Continueremo a lottare fino a quando non sarà riconosciuto il giusto trattamento contrattuale e salariale a tutti i professionisti che, come quelli del pubblico, garantiscono quotidianamente il diritto costituzionale alla salute. Il valore del lavoro deve tornare al centro della discussione. Non ci fermeremo fino a quando non vedremo riconosciuta la professionalità di chi lavora nelle strutture accreditate e convenzionate, garantendo pari diritti e retribuzioni”


È necessaria una revisione della Clausola "Obbligo Permanenza" di 5 Anni nelle Aziende Sanitarie dell'Area Metropolitana di Bologna

La Fp Cgil Bologna e Fp Cgil Imola hanno formalmente richiesto una revisione della clausola di “obbligo permanenza” di 5 anni alle dipendenze dell’Amministrazione di prima assunzione, prevista nel regolamento del bando di concorso per l’Area Metropolitana di Bologna. Questa clausola, derivante dall’art. 35 del Dlgs n. 165/2001, limita significativamente la mobilità del personale sanitario, creando diverse problematiche. Ecco una panoramica dei punti salienti della richiesta di revisione.

Ingiustizia della Clausola

Le organizzazioni sindacali ritengono ingiusto negare la mobilità, soprattutto quella di interscambio, poiché limita le possibilità degli operatori sanitari di conciliare esigenze personali e professionali. Questo vincolo impedisce l’acquisizione di nuove risorse lavorative desiderose di entrare a far parte delle strutture sanitarie dell’area metropolitana di Bologna.

Impatto sulla Decisione dei Professionisti

La presenza del vincolo di 5 anni disincentiva i professionisti a scegliere le aziende sanitarie pubbliche dell’area metropolitana di Bologna, influenzando negativamente la loro decisione di accettare un posto di lavoro. Questo porta a una minore attrattività delle aziende, con conseguenti difficoltà nel reperimento del personale necessario per garantire il turnover e l’assistenza sanitaria.

Problemi con la Mobilità per Interscambio

La mobilità per interscambio, che prevede lo scambio di azienda tra due dipendenti senza danni per le amministrazioni, viene sistematicamente rifiutata senza alcuna valutazione preventiva. Questo comportamento provoca un impoverimento delle risorse umane e delle competenze nelle aziende sanitarie, poiché molti professionisti scelgono di dimettersi volontariamente se non ottengono l’interscambio desiderato.

Disparità di Trattamento

Un ulteriore punto critico è rappresentato dal fatto che altre aziende pubbliche, basandosi sul parere Aran N.0103321/2022 del 24/03/2022, non applicano questo vincolo. Ciò crea una disparità di trattamento e diritto per il personale del servizio unico metropolitano.

Richiesta di Revisione

Le organizzazioni sindacali sottolineano la necessità di una riflessione da parte delle direzioni aziendali, poiché le rigidità attuali hanno portato solo danni ai reparti e ai servizi. In caso di mancata revisione della clausola, le organizzazioni sindacali si riservano di intraprendere tutte le azioni necessarie a ogni livello di discussione.


Il tribunale di Bologna non ascolta le preoccupazioni degli educatori e dei pedagogisti

La legge 55/2024, entrata in vigore l’8 maggio 2024, prevede la costituzione di due nuovi albi professionali, quello dei pedagogisti e quello degli educatori socio-pedagogici, che include anche il personale educativo nei servizi educativi all’infanzia.

La legge ha previsto la nomina di un commissario per ogni regione, ad opera del tribunale di ogni capoluogo, per avviare la fase di costituzione degli albi, che inizierà di fatto il 6 agosto 2024.

Il Tribunale di Bologna ha nominato, il 26 giugno scorso, la Commissaria Rossella Materia.

I problemi principali sono concentrati sull’albo degli educatori.

Al di là del giudizio di merito – nessuno sente infatti la necessità di creare un albo degli educatori, che sono nella quasi totalità lavoratori dipendenti e non svolgono la libera professione – le problematiche legate alla formazione di questo albo sono notevoli.

Infatti da più parti stanno emergendo posizioni anche forti, che richiamano il legislatore a rivedere alcuni degli aspetti della norma. Una di queste è stata la presa di posizione dell’ANCI Nazionale, che ha chiesto di eliminare gli educatori all’infanzia dall’albo. L’impatto che sta avendo la costituzione degli albi in Emilia-Romagna è imponente, per via della grande quantità di servizi educativi presenti in varie forme, quali i nidi, i servizi educativi svolti nell’ambito dell’accreditamento regionale socio-sanitario, l’inclusione scolastica, etc.

Ancora molti problemi da risolvere

La varietà dei problemi si collega soprattutto ad ambiti professionali caratterizzati da una parcellizzazione di titoli conseguiti nel tempo molto articolata, non agevolata da una stratificazione normativa che rende la stessa legge 55 non sempre di univoca lettura. Ci sono lavoratrici e lavoratori, tuttora operanti nei servizi coinvolti dall’albo, i quali pur possedendo titoli riconosciuti, potrebbero rischiare di perdere il posto di lavoro, con una ulteriore conseguenza sulla tenuta dei servizi stessi diretti ai bambini, ai disabili, etc.

Per questo motivo la FP CGIL Emilia Romagna ha chiesto un incontro alla Commissaria Materia per avere un confronto sulle problematiche esistenti e sulle modalità operative che si intendono adottare per la costituzione degli albi. La sorprendente risposta della Commissaria è stata l’indisponibilità ad alcuna interlocuzione diretta con associazioni di categoria, Università, enti o società di formazione, etc. Risposta sorprendente alla luce del fatto che commissari di altre regioni hanno svolto saggiamente gli incontri con le organizzazioni sindacali; che l’impatto degli albi per l’Emilia Romagna riguarderà una platea molto ampia; che la Commissaria è una funzionaria pubblica e dovrebbe avere a cuore il mettersi a disposizione delle comunità e dei loro rappresentanti.

Abbiamo rinnovato la richiesta di incontro, ricordando la moltitudine di problemi esistenti nella formazione di questo albo e l’importante rappresentatività della FP CGIL Emilia Romagna in questi ambiti. Basti pensare che nelle ultime tre settimane i nostri uffici hanno ricevuto oltre 1.500 richieste di chiarimenti o di aiuto.

Alla nostra seconda richiesta non abbiamo a oggi ricevuta alcuna risposta. Nel frattempo arrivano testimonianze di lavoratori che in contatto telefonico con lo stesso Tribunale si sentono dire che in caso di domanda incompleta, la stessa verrà respinta con la conseguenza che il lavoratore dovrà rifarla pagando una seconda marca da bollo da 16 euro. Addirittura sarebbe motivo di nullità la mancata presentazione della fotocopia del codice fiscale, in palese contrasto con la normativa vigente.

Riteniamo inammissibile il comportamento del Tribunale di Bologna, sprezzante nei riguardi della confusione che la costituzione degli albi sta ingenerando in migliaia di lavoratrici e lavoratori che da anni sono impegnati a curare e a mantenere i servizi che erogano nella nostre comunità.

Chiediamo con forza l’intervento del Presidente del Tribunale di Bologna Pasquale Liccardo per favorire un comportamento dialogico finalizzato a risolvere i tanti problemi e dubbi. La FP CGIL Emilia Romagna non si sottrae, come sempre, al compito di provare a dare il proprio contributo in quella direzione.


Firmato l'accordo integrativo con la AUSL e AOU di Parma!

Prosegue l’impegno della FP CGIL assunto con le lavoratrici e lavoratori dell’Ausl e della A.O.U. Di Parma sull’attribuzione dei Differenziali Economici di Professionalità (ex fasce).

Nel merito dell’accordo:

  • raddoppiata la quota passando da 400 mila euro a 800 mila euro;
  • impegno a continuare con i DEP nel 2025;
  • impegno nel passaggio tra le aree (progressioni verticali);
  • impegno nel riconoscimento degli incarichi nell’area degli operatori e assistenti;
  • confermata la quota economica di produttività per il 2024;
  • applicazione accordo regionale in merito al pagamento della quota in aggiuntiva a 50 euro a partire dal 1 Maggio 2024, come da richiesta della FP CGIL;
  • per Ausl aumento della quota economica dell’accordo emergenza estiva;
  • per A.O.U. aumento della quota economica sulle assenze improvvise.

Ci riteniamo soddisfatti del risultato raggiunto, ottenuto con un grande lavoro di coerenza e responsabilità iniziato nel 2023, con la sottoscrizione del contratto decentrato 2023-2025, quando qualcuno non ha avuto abbastanza coraggio per crederci. Continueremo nel 2025 per mantenere l’impegno di poter riconoscere una progressione a tutti gli aventi diritto con l’impegno e la coerenza, che ci ha sempre contraddistinto.


Ottenute in Ausl e Aosp Bologna le risorse aggiuntive per il personale!

“Non possiamo che essere soddisfatti per l’arrivo delle risorse economiche aggiuntive in Ausl e Sant’Orsola frutto dell’accordo Cgil, Cisl e Uil dell’aprile scorso e ufficializzate dopo lo sciopero del 23 di maggio.” Lo affermano Marco Pasquini Segretario Generale e Gaetano Alessi Responsabili Comparto Sanità della Fp Cgil di Bologna

Si tratta di risorse economiche che mettono in sicurezza gli attuali trattamenti economici e danno la possibilità di costruire percorsi di valorizzazione degli operatori e le operatrici.

Riteniamo – continuano i Sindacalisti – che non serva andare in India per trovare operatori, basterebbe pagare meglio quelli in servizio e dargli una prospettiva di carriera ed una città Metropolitana più ospitale, negli affitti, nei trasporti, nei servizi.

Resta da capire se il Rizzoli, che ad oggi non ha ancora dichiarato l’aumento delle risorse, sarà nella stessa linea delle altre aziende sanitarie e non permetteremo il contrario.

“Rimaniamo comunque in stato di agitazione – concludono Pasquini e Alessi – per tutto il tema riguardante le dotazioni organiche, ma un altro risultato è stato raggiunto.
Ed ogni euro investito in sanità è un euro che garantisce la salute di tutti.
Specialmente per chi è più debole”.


Sanità privata, contratto scaduto da anni: sarà sciopero!

Come Fp Cgil Rimini, insieme a Cisl Fp Romagna e Uil Fpl abbiamo affisso le nostre bandiere fuori da tutte le strutture che applicano il contratto della sanità privata Aiop nel territorio di Rimini. Un gesto simbolico, volto a tutelare centinaia di lavoratrici e lavoratori il cui contratto è scaduto da troppi anni, una situazione non più tollerabile.

La sanità privata accreditata vive quasi esclusivamente di fondi pubblici, e non è più accettabile continuare a fare accordi sulla pelle dei professionisti. La modalità per il finanziamento è compito delle regioni e delle associazioni trovarlo, a noi interessa che si arrivi alla sottoscrizione il prima possibile. Se la sanità privata deve continuare a essere nel perimetro pubblico, non è più concepibile avere professionisti di serie A ed altri di serie B.

Con il caro vita che grava pesantemente sui redditi, assicurare prestazioni con una paga ferma al 2018 è insostenibile. Nel frattempo, la sanità pubblica ha già ottenuto un ulteriore rinnovo contrattuale (sebbene anch’esso insoddisfacente), mentre il sistema privato è ancora fermo al palo.

Per il prossimo 23 settembre, abbiamo proclamato un grande sciopero generale.

Serve chiarezza e trasparenza, e va rivisto il sistema degli accreditamenti affinché il privato sia obbligato a rinnovare il Ccnl parallelamente ai rinnovi del settore pubblico, pena la decadenza dell’accreditamento stesso. Questa è solo l’inizio di una “battaglia” che deve vedere i professionisti del privato essere considerati alla stregua dei colleghi del pubblico, sia dal punto di vista economico che normativo.


Comune di Parma: Raggiunta l'Intesa sul Contratto Decentrato 2024

Dopo due mesi di trattative, siglato il contratto decentrato del Comune di Parma per il 2024

Manzotti, FP CGIL Parma: “Riteniamo buoni i risultati raggiunti”

Dopo circa due mesi di trattative, il 24 giugno è stato finalmente sottoscritto il Contratto Decentrato Integrativo del Comune di Parma per l’anno 2024. Ruggero Maria Manzotti, segretario generale FP CGIL Parma, ha commentato: “Riteniamo buoni i risultati raggiunti nell’interesse delle lavoratrici e dei lavoratori del Comune di Parma.”

Contenuti dell’Intesa

Nuovo Regolamento sul Lavoro a Distanza: Entrerà in vigore il primo settembre 2024 e disciplinerà il lavoro agile e da remoto, favorendo la conciliazione tra vita privata e lavoro.

Differenziali Stipendiali: Continuerà il percorso delle progressioni orizzontali, garantendo nuovi aumenti per la Polizia locale.

Fondo Salario Accessorio: Confermate le somme per la produttività, con un aumento dell’indennità per i dipendenti dei front office.

Welfare Aziendale: Confermato il contributo per il trasporto pubblico urbano e l’aumento del buono spesa per tutti i dipendenti.

Regolamento per gli Incentivi Tecnici: Approvato il regolamento basato sul nuovo codice degli appalti pubblici, promuovendo maggiore trasparenza ed equità.

Utilizzo delle Risorse da Recupero dell’Evasione dei Tributi Locali: Il sindacato si impegna a monitorare attentamente l’applicazione di questo strumento.

“Questa contrattazione – aggiunge Manzotti – è durata circa due mesi e ci ha visti impegnati al tavolo delle trattative, come sempre, in maniera chiara e determinata. Ringraziamo tutte le RSU per il lavoro paziente e costante svolto anche in questa occasione e, con loro, da settembre riprenderemo il confronto sugli altri importanti argomenti che volta per volta la parte pubblica porterà ai tavoli di contrattazione.”

Prossimamente saranno calendarizzate le assemblee per i vari settori per esporre i contenuti del contratto decentrato 2024.



Referendum 8 e 9 giugno: vota 5 Sì per il lavoro e la cittadinanza

L’8 e 9 giugno 2025, i cittadini italiani sono chiamati a esprimersi su cinque quesiti referendari che riguardano temi fondamentali come il lavoro e la cittadinanza. Questi referendum rappresentano un’opportunità per rafforzare i diritti dei lavoratori e promuovere una società più inclusiva.

1. Reintegro in caso di licenziamento illegittimo

Il primo quesito propone l’abrogazione delle norme introdotte dal Jobs Act che hanno limitato il diritto al reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa. Votando Sì, si mira a ripristinare la tutela reale, garantendo ai lavoratori la possibilità di essere reintegrati nel proprio posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo.

2. Indennità equa per i licenziamenti nelle piccole imprese

Il secondo quesito riguarda l’eliminazione dei limiti massimi all’indennità per i lavoratori licenziati nelle imprese con meno di 15 dipendenti. Attualmente, questi lavoratori possono ricevere un risarcimento massimo di sei mensilità. Votando Sì, si intende permettere al giudice di determinare l’indennità in base al danno effettivamente subito, senza tetti predefiniti.

3. Limitare l’abuso dei contratti a termine

Il terzo quesito propone l’abrogazione delle disposizioni che facilitano l’uso dei contratti a tempo determinato, spesso utilizzati in modo abusivo per evitare l’assunzione a tempo indeterminato. Votando Sì, si vuole promuovere la stabilità lavorativa e contrastare la precarizzazione del lavoro.

4. Responsabilità solidale negli appalti

Il quarto quesito mira a ripristinare la responsabilità solidale del committente in caso di infortuni sul lavoro nelle aziende appaltatrici o subappaltatrici. Attualmente, il committente è esonerato da responsabilità per i rischi specifici dell’attività delle imprese appaltatrici. Votando Sì, si intende garantire una maggiore tutela per la sicurezza dei lavoratori coinvolti negli appalti.Wikipedia, l’enciclopedia libera

5. Riduzione del periodo di residenza per la cittadinanza

Il quinto quesito propone di ridurre da dieci a cinque anni il periodo di residenza legale richiesto agli stranieri extracomunitari per ottenere la cittadinanza italiana. Votando Sì, si favorisce l’inclusione sociale e si riconosce il contributo di chi vive e lavora in Italia da anni.

Informazioni sul voto

  • Date e orari: Domenica 8 giugno dalle 7:00 alle 23:00 e lunedì 9 giugno dalle 7:00 alle 15:00.

  • Documenti necessari: Tessera elettorale e documento d’identità valido.

  • Voto fuori sede: Puoi votare nel comune di domicilio temporaneo per motivi di studio, lavoro o cure, se hai presentato domanda entro il 4 maggio.

Votare 5 Sì ai referendum dell’8 e 9 giugno significa scegliere un’Italia che valorizza il lavoro dignitoso, la sicurezza e l’inclusione. È un passo fondamentale per costruire una società più equa e solidale.


FP CGIL Bologna ha proclamato lo stato di agitazione, verso lo sciopero generale in tutti i servizi pubblici dell’area metropolitana

Lo scorso 3 aprile la FP CGIL di Bologna ha proclamato lo stato di agitazione in prefettura per tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati afferenti ai comparti Sanità, Funzioni Centrali, Funzioni Locali, Igiene Ambientale, Terzo Settore (Servizi Socio Assistenziali Educativi Privati) dell’area metropolitana di Bologna, che fanno capo alla categoria bolognese

Occorre che le istituzioni pubbliche e le parti datoriali pubbliche e private del nostro territorio si facciano promotrici e rivendichino nei confronti del Governo, un piano straordinario di assunzioni, affrontino il tema salariale anche attraverso la contrattazione decentrata e attuino corrette e adeguate relazioni sindacali necessarie a contrastare la riduzione dei servizi erogati e a migliorare le condizioni di lavoro delle lavoratrici e lavoratori che in essi operano.

Gli inadeguati livelli assunzionali e salariali, il contrasto al precariato, alle esternalizzazioni e al lavoro povero, la lotta per la parità di genere e contro ogni violenza e discriminazione, la corretta applicazione dei contratti nazionali di riferimento, il corretto inquadramento contrattuale, la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, il diritto alla formazione, il reale coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori nell’organizzazione del lavoro attraverso corrette e adeguate relazioni sindacali, sono temi che uniscono le lavoratrici e i lavoratori che rappresentiamo, in tutti i comparti in tutto il territorio metropolitano.

Occorre valorizzare il ruolo fondamentale e le condizioni lavorative, sempre più insostenibili, del personale che opera nei servizi pubblici tutti.

Oltre 2000 sono le unità di personale che si sono perse negli Enti delle Funzioni Locali e in quelli delle Funzioni Centrali. Nelle Aziende sanitarie del territorio l’incremento di personale, dovuto alle assunzioni in deroga fatte nel periodo dell’emergenza Covid è già stato vanificato dalle disposizioni regionali che hanno imposto il rientro ai livelli di spesa e di personale in servizio, al periodo pre-pandemia.

Non va meglio nei servizi pubblici gestiti in concessione o in appalto dal Pubblico al privato dove le condizioni economiche e contrattuali peggiorative, oltre alle sempre più insostenibili condizioni di lavoro dovute alla carenza di personale e a scelte organizzative inadeguate e penalizzanti, stanno determinando, come avviene nel pubblico, la fuga del personale.

È messa in grave pregiudizio la tenuta dei servizi ai cittadini.

Per fare solo qualche esempio, mancano cancellieri e ufficiali giudiziari per velocizzare i processi, operatori di polizia penitenziaria per garantire il presidio delle case circondariali, ispettori specializzati per il presidio della sicurezza nei luoghi di lavoro, medici, infermieri e operatori sanitari per ridurre le liste di attesa, garantire il sistema sanitario di prossimità e la prevenzione, operatori socio-sanitari e assistenti sociali per far fronte ai reali bisogni di presa incarico delle persone, educatori e collaboratori per garantire l’offerta di servizi educativi per l’infanzia di qualità, ridurre le liste di attesa e agire efficacemente politiche di inclusione e di contrasto all’emarginazione, operatori di polizia locale, tecnici e addetti alla manutenzione per il presidio e la cura del territorio, personale addetto alla cultura nelle biblioteche e nei musei, personale amministrativo che è al cuore del funzionamento di tutti gli enti pubblici e garantisce il corretto svolgimento di tutte le procedure.

Siamo consapevoli che anni di mancati investimenti e di tagli di risorse economiche e di personale disposti da molti dei Governi che si sono succeduti e anche dall’attuale su sanità, istruzione, giustizia, e più in generale sul sistema dei servizi ai cittadini – il welfare – e sull’articolato sistema della pubblica amministrazione, in particolare su gli enti di prossimità, hanno avuto, hanno e avranno un effetto dirompente anche sul nostro territorio. A maggior ragione è necessaria una presa di posizione chiara da parte delle istituzioni locali, dai datori di lavoro pubblici e privati del nostro territorio e la volontà di sviluppare corrette e adeguate relazioni sindacali necessarie a contrastare la riduzione dei servizi erogati e a migliorare le condizioni di lavoro delle lavoratrici e lavoratori che in essi operano.

Così non è.

Per queste ragioni FP CGIL Bologna ha ritenuto di proclamare lo stato di agitazione in tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati del territorio, verso lo sciopero generale di tutta la Categoria.