Attacco alle pensioni pubbliche: tagli retroattivi e penalizzazioni senza precedenti

Per la prima volta nella storia della previdenza italiana, il Governo è intervenuto sulle posizioni contributive già maturate, introducendo tagli alle pensioni dei dipendenti pubblici. Una misura senza precedenti, giudicata a forte rischio di incostituzionalità e che avrà conseguenze pesantissime per centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori.

Pensioni pubbliche nel mirino

Con la Legge di Bilancio 2024 (L. 213/2023) e la successiva Legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024), il Governo Meloni ha colpito la quota retributiva delle pensioni dei dipendenti pubblici con meno di 15 anni di contributi al 31 dicembre 1995.
Il recente Messaggio INPS n. 2491 del 25 agosto 2025 ha confermato l’applicazione dei tagli, prevedendo una riduzione delle aliquote di rendimento per tutte le pensioni anticipate erogate prima dei 67 anni.

Una misura retroattiva e incostituzionale

Si tratta di un intervento retroattivo che va a incidere su diritti già maturati, in contrasto con i principi di certezza del diritto. Secondo le stime, nel 2043 saranno oltre 730.000 i lavoratori pubblici colpiti, per un totale di 33 miliardi di euro di tagli a regime.

Gli effetti economici sono gravissimi:

  • Retribuzione annua 30.000 € → da -927 € a -6.177 € annui

  • Retribuzione annua 50.000 € → da -1.545 € a -10.296 € annui

  • Retribuzione annua 70.000 € → da -2.163 € a -14.415 € annui

Contratti poveri, pensioni tagliate e uscite ritardate

Oltre ai tagli, la Legge di Bilancio 2024 ha introdotto l’allungamento delle finestre di uscita, fino a 9 mesi in più per i dipendenti pubblici che vanno in pensione anticipata.
Altro che “quota 41 per tutti”: il rischio concreto è che chi ha iniziato a lavorare giovane debba rimanere in servizio anche con 48 o 49 anni di contributi per evitare penalizzazioni.

Il nodo irrisolto del TFR/TFS

La situazione si aggrava con il blocco del TFR/TFS: nonostante la Corte costituzionale abbia richiesto un intervento, il Governo non ha ancora risolto il problema. Anzi, si ipotizza che per il pensionamento anticipato si possa ricorrere al TFR, un paradosso se si considera che i dipendenti pubblici attendono ancora tempi lunghissimi per la liquidazione.

L’impegno della CGIL

Il messaggio INPS introduce anche interpretazioni restrittive che superano la legge, restringendo diritti già tutelati. Di fronte a questo scenario, CGIL, FP CGIL e FLC CGIL proseguono la vertenza a tutela delle pensioni, rafforzando il contenzioso legale sui tagli alle aliquote di rendimento e sul TFR/TFS, fino al possibile ricorso alla Corte Costituzionale.


Sanità Privata: Dopo 13 anni si apre tavolo per contratto Aris Rsa

Serve un impegno vero, concreto e responsabile da parte di tutte le controparti

“Nella mattinata di ieri si è aperto ufficialmente il tavolo di trattativa per il rinnovo del Ccnl Rsa, scaduto da oltre tredici anni. Un’apertura che rappresenta un passaggio importante e atteso ma non dimentichiamo che proprio Aris, insieme ad Aiop, aveva assunto l’impegno, attraverso gli accordi ponte del 24 gennaio e del 3 ottobre 2023, di superare definitivamente i contratti sottoscritti da organizzazioni non rappresentative, con l’obiettivo di arrivare ad un contratto unico di settore.

Quegli impegni, ad oggi, non sono ancora stati mantenuti”. Lo dichiarano in una nota congiunta Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl a margine dell’incontro di ieri a Roma presso la sede nazionale di Aris, Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari.

“Siamo consapevoli che l’apertura del tavolo – precisano i sindacati – sia un primo passo utile ma non sufficiente. Restano ancora troppi nodi aperti. In primo luogo, il pieno coinvolgimento di Aiop nel rinnovo del Ccnl Rsa, per arrivare finalmente a un contratto unico di settore che ponga fine al dumping contrattuale. In secondo luogo, l’apertura immediata della trattativa per il rinnovo del Ccnl della Sanità Privata, anch’esso fermo alla tornata 2016-2018. Abbiamo posto con chiarezza queste richieste ad Aris, prendendo atto, con rammarico, dell’assenza ingiustificata di Aiop”.

“Non vogliamo condurre due negoziati separati ma, se AIOP non dovesse rispettare gli impegni presi e continuasse a sottrarsi alle proprie responsabilità ignorando le nostre istanze, proseguiremo nel percorso di mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Il prossimo incontro con Aris è fissato per il 30 settembre. Il nostro obiettivo è quello di migliorare il salario, i diritti e le tutele ed arrivare ad un contratto giusto e soddisfacente per le lavoratrici e i lavoratori del settore. Diciamo sin da subito, però, che non accetteremo tempi lunghi: questa trattativa deve concludersi nel più breve tempo possibile, nel rispetto della dignità di chi da anni attende un contratto.

Infine, ribadiamo ancora una volta che è urgente e non più procrastinabile avviare anche la trattativa per il rinnovo del Ccnl Aiop/Aris Ospedalità Sanità Privata fermo al triennio 2016-2018. C’è bisogno – concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – che anche le istituzioni facciano la loro parte per fermare il dumping contrattuale che avviene sulle spalle delle lavoratrici, dei lavoratori e dei finanziamenti pubblici. Abbiamo bisogno di regole certe che vengano applicate; c’è bisogno di responsabilità e di azioni concrete”.


Sanità privata: non si può solo pretendere. Aiop si sieda al tavolo del rinnovo del CCNL

Che il Sistema Sanitario Nazionale sia in gravissima difficoltà è un fatto noto.

Chi lo sta affossando è altrettanto noto: le scelte di de-finanziamento da parte del Governo Meloni sono drammaticamente evidenti, come dimostrano impietosamente le cifre dello stanziamento in rapporto al Pil.

Come è noto a tutti che la Regione Emilia-Romagna, per non acuire le difficoltà ben note del sistema, ha varato una pesante manovra economica, che – oltre che sulle tasse automobilistiche e sui ticket – incide prevalentemente sull’Irpef, quindi su coloro che le imposte le pagano con certezza, ossia lavoratori dipendenti e pensionati compresi le lavoratrici e i lavoratori del sistema sanitario che vivono quotidianamente difficoltà sempre più dure da affrontare.

In verità tutto ciò è noto quasi a tutti, gli unici a non essersene accorti paiono essere gli imprenditori della sanità privata.

Stando alle dichiarazioni degli ultimi giorni, sono gli unici a pensare che la crisi del sistema non li tocchi. Incuranti del calo delle risorse pubbliche, non perdono occasione per esigere sempre più denaro.

Sempre pronti a ricevere ma non a dare, nemmeno quando è dovuto. Basti pensare che – con il Contratto nazionale scaduto da 7 anni – Aiop si rifiuta di iniziare qualsiasi trattativa, avanzando però nel contempo la pretesa di ulteriore denaro pubblico.

Nelle dichiarazioni si legge “la sanità privata è efficiente, costa meno e produce di più”. Effettivamente essere soggetti privati, esigere denaro pubblico e sottopagare – per non dire sfruttare – i propri dipendenti porta indiscutibilmente a costi minori e a maggiori profitti, su questo non c’è dubbio…

Come ad avviso di FP CGIL non c’è dubbio che l’accreditamento dei soggetti privati col sistema pubblico debba basarsi su un giusto equilibrio tra diritti e doveri, tra “dare” e “avere”, a partire dal rinnovo puntuale e dal rispetto del CCNL, unica garanzia per lavoratrici e lavoratori del sistema della sanità privata. Invitiamo quindi Aiop a smettere di sottrarsi al confronto e a riconoscere finalmente alle lavoratrici e lavoratori che tengono in piedi un sistema sull’orlo del disfacimento completo quanto è loro dovuto.


santa sofia CRA

Santa Sofia, allarme alla Cra San Vincenzo: clima teso, carenze di personale e nessuna risposta dal Comune

FP CGIL Forlì-Cesena interviene con forza sulla situazione della Casa Residenza Anziani di Santa Sofia, gestita dall’Asp San Vincenzo de’ Paoli e affidata in appalto alla cooperativa sociale Il Cigno. Da tempo, insieme a Fisascat CISL Romagna e UIL FPL, denunciamo criticità gravi e persistenti, che mettono a rischio il benessere del personale e la qualità dei servizi offerti.

Una struttura nel mirino: controlli tecnici non bastano

L’amministrazione comunale di Santa Sofia – rispondendo alle sollecitazioni della minoranza consiliare – ha recentemente affermato che la struttura di via Unità d’Italia ha superato positivamente tutti i controlli effettuati da commissioni distrettuali, NAS, Azienda sanitaria e Carabinieri. Ma per noi questo non basta. I controlli istituzionali, infatti, si limitano a verifiche tecnico-sanitarie: non affrontano il tema del clima lavorativo, dello stress organizzativo, della tutela dei diritti individuali o del crescente senso di sfiducia tra le lavoratrici e i lavoratori.

Un contesto lavorativo insostenibile

Dal nostro punto di vista, la situazione è preoccupante. Le lavoratrici e i lavoratori ci parlano ogni giorno di:

  • un clima oppressivo, fatto di richiami verbali e sanzioni ingiustificate;

  • turni instabili, spesso modificati senza congruo preavviso o confronto;

  • totale assenza di dialogo con le rappresentanze sindacali;

  • introduzione unilaterale di un “premio di produttività” attribuito secondo criteri selettivi e discriminatori, che penalizza chi ha fatto ricorso a diritti tutelati come maternità, malattia o Legge 104.

Una politica aziendale che non valorizza, ma mortifica. Che non premia, ma divide. Con un effetto devastante: fuga di personale, sfiducia crescente, malessere organizzativo.

La responsabilità della carenza di personale

Il Comune – pur riconoscendo le difficoltà nel reperire operatori socio-sanitari – non ha mai menzionato la responsabilità gestionale dell’appaltatore, che anche nella Rsa di Premilcuore, sempre affidata alla stessa cooperativa, dimostra gli stessi problemi.

Il silenzio delle istituzioni è inaccettabile

A seguito della nostra segnalazione del 18 giugno scorso, non abbiamo ricevuto alcuna risposta istituzionale. Nessun incontro. Nessun confronto. Nessuna assunzione di responsabilità. Il Comune di Santa Sofia, pienamente informato della situazione, ha scelto deliberatamente di ignorare le nostre istanze e quelle delle lavoratrici.

Non basta un progetto di riqualificazione edilizia

Sappiamo dell’intervento di riqualificazione in corso sulla Comunità Alloggio – progetto da 320.000 euro, finanziato in parte dalla Fondazione Carisp – ma i muri non bastano se chi ci lavora non è messo nelle condizioni di farlo con dignità, sicurezza e serenità.

Serve una svolta, subito

Come FP CGIL, chiediamo con urgenza:

  • un tavolo istituzionale con i Comuni coinvolti;

  • un confronto aperto con la cooperativa affidataria;

  • il rispetto dei diritti contrattuali e sindacali del personale;

  • un cambio netto nella gestione delle risorse umane, che parta dalla centralità del lavoro.

La dignità del lavoro di cura non può essere sacrificata in nome di logiche economiche o di silenzi istituzionali.


Carcere Sant'anna: sospeso lo stato di agitazione del personale infermieristico, raggiunti i primi risultati

Si è appena concluso l’incontro di stamattina in Prefettura tra Fp Cgil, lavoratori e Azienda Usl sullo stato di agitazione degli infermieri in servizio presso il Carcere Sant’Anna.

In primo piano, la richiesta di sicurezza per gli infermieri interessati che spesso subiscono infortuni e vivono un ambiente spesso fatiscente, umido e insalubre.
Drammatica la situazione degli organici: su 400 detenuti fino ai primi mesi del 2024 erano presenti 19 infermieri, oggi a fronte di più di 600 detenuti sono presenti 14 infermieri, con una richiesta di cure e assistenza crescenti.

L’atteggiamento dei rappresentanti dell’Azienda Usl di Modena è stato altamente comprensivo dimostrando di capire le urgenze illustrate.

A fronte dei primi riconoscimenti ottenuti, i lavoratori hanno sospeso lo stato di agitazione.

I rappresentanti dell’Ausl hanno presentato un progetto di valorizzazione economica rivolto agli infermieri della medicina penitenziaria, che permetterà, dopo la sua approvazione, di dare un riconoscimento reale dai 2.000 euro all’anno in su, tenuto conto delle condizioni particolari del servizio e dell’utenza.

Vi è inoltre, un concreto impegno per il reperimento di nuovo personale, mettendo a disposizione 5 nuovi infermieri sul servizio, 3 da concorso e 2 da mobilità interna.

E’ stata avvita l’interlocuzione con il direttore della struttura carceraria per provare a sanare gli ambienti insalubri.

A settembre è previsto un nuovo incontro con Fp Cgil e la rappresentanza dei lavoratori per monitorare come sta andando avanti il reperimento del personale e sulla condizione in generale del carcere.

“Siamo soddisfatti di avere ottenuto i primi risultati su questa vertenza – afferma Giulia Casamassima della Fp Cgil Modena – segno che la lotta di questi lavoratori ha pagato, e che si è compreso che le condizioni delle carceri, e di chi ci lavora, devono esser trattate con l’attenzione giusta. Monitoreremo costantemente gli avanzamenti, sia in termini di organici che di progettualità incentivante, affinchè l’attenzione su questo servizio rimanga alta”.

La presenza al tavolo di conciliazione del capo di Gabinetto del Prefetto, è garanzia che la stessa Prefettura si impegna a tenere monitorata la situazione complessiva di chi lavora all’interno del carcere, con particolare riferimento alla situazione di sovraffollamento.


Sanità pubblica sotto pressione: stato di agitazione tra infermieri e OSS all’Ospedale di Baggiovara

Il malcontento e le difficoltà lavorative tra il personale sanitario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena si stanno rapidamente estendendo a più reparti dell’Ospedale di Baggiovara. Dopo la mobilitazione degli infermieri e operatori socio sanitari della Chirurgia, oggi anche il reparto di Medicina Riabilitativa ha formalmente aperto lo stato di agitazione.

Carenze di personale ai limiti della sostenibilità

Nel reparto di Medicina Riabilitativa si lavora stabilmente con organici ridotti ai livelli minimi previsti per i servizi in sciopero, pur garantendo le attività ordinarie. La situazione è talmente critica che le mansioni tra infermieri e OSS si confondono: a causa della mancanza cronica di personale assistenziale, gli infermieri vengono impiegati in attività alberghiere e di base per gran parte del turno, con inevitabili ricadute sull’assistenza clinica vera e propria.

Il sindacato Funzione Pubblica Cgil di Modena, che sta coordinando la vertenza, ha annunciato per domani, venerdì 13 luglio, un presidio con volantinaggio dalle 11 alle 15 davanti all’ospedale, per denunciare una condizione lavorativa insostenibile che mina anche la qualità dei servizi offerti ai cittadini.

Una vertenza che coinvolge ormai decine di lavoratori

Sono 28 i professionisti, tra infermieri e OSS della Medicina Riabilitativa, ad aver formalmente aderito allo stato di agitazione. Il nodo centrale resta la mancata sostituzione del personale uscente: pensionamenti, trasferimenti e dimissioni non vengono compensati da nuove assunzioni, determinando un effetto domino che porta i reparti al collasso operativo.

Tra stress, rinunce ai riposi e tensione con l’utenza

“Il clima di esasperazione è evidente e non si limita solo al personale – spiega Mohcine El Arrag, FP Cgil Modena – ma coinvolge anche l’utenza, costretta ad affrontare tempi d’attesa sempre più lunghi e servizi ridotti. Questa frustrazione si riversa spesso sul personale, che in alcuni casi è vittima anche di aggressioni verbali e fisiche”.

“Con l’estate alle porte – aggiunge Giuseppe Fornaro, FP Cgil – l’assenza di copertura turni comporta che molti lavoratori rinuncino a riposi e ferie per garantire le minime rotazioni. È una condizione che non può durare a lungo”.

Appello alle istituzioni sanitarie: ascoltare chi lavora ogni giorno per la salute pubblica

La Funzione Pubblica Cgil chiama in causa anche le istituzioni coinvolte nel recente convegno “Presente e futuro del sistema sanitario, sociale e di comunità modenese”, invitandole a non trascurare la voce dei lavoratori in prima linea. Se da un lato è fondamentale pensare strategie di lungo periodo per la sanità pubblica locale, dall’altro non si può ignorare il disagio quotidiano di chi è chiamato a garantire l’erogazione dei servizi fondamentali.

Una vertenza aperta che parla a tutta la sanità pubblica

L’agitazione a Baggiovara non è un caso isolato, ma simbolo di una crisi strutturale che attraversa molte strutture sanitarie pubbliche italiane. Mancanza di personale, organizzazione interna inefficace e disattenzione verso il benessere dei lavoratori stanno creando un contesto dove la qualità del servizio sanitario è sempre più a rischio.

La richiesta è chiara: interventi immediati per garantire condizioni di lavoro dignitose e un servizio sanitario all’altezza dei bisogni della popolazione.


FP CGIL: "No contratto a ribasso per i medici"

“Lavoratrici e lavoratori non sono disposti a svendere competenze, dedizione e professionalità”

“Per rinnovare il contratto di professionisti che sono, con gli altri, il cuore pulsante dei servizi sanitari,  servono adeguate risorse economiche” lo dichiara Andrea Filippi Segretario Nazionale Fp Cgil Medici, Veterinari e Dirigenti SSN, che continua

“nessuna organizzazione sindacale dovrebbe accettare un contratto al ribasso che umilia le retribuzioni di professionisti che hanno già gli stipendi più bassi d’Europa”.

“Anche se siamo ancora in attesa dell’Atto d’Indirizzo che dovrebbe definire le direttive e le risorse per il rinnovo del Contratto dell’Area Sanità, siamo molto preoccupati dopo la  sottoscrizione da parte di alcune organizzazioni sindacali dell’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto 2022/2024 del comparto sanità, che di fatto definanzia gli aumenti contrattuali di ben 11 punti percentuali rispetto all’inflazione registrata nel triennio” precisa Filippi.

“Davanti a questo desolante scenario che mortifica ancora una volta il salario dei professionisti non possiamo che rivolgerci a tutte le lavoratrici ed a tutti i lavoratori dell’Area dei Dirigenti Medici, Veterinari, Sanitari e delle Professioni Sanitarie, ed a tutti i loro rappresentanti, perché non si pieghino ad accettare condizioni unilaterali così al ribasso”

“Da anni lamentiamo il definanziamento del SSN, il taglio al personale, il blocco del salario accessorio, il furto delle eccedenze orarie a favore di gettononisti o di improvvisati mercenari che rendono i servizi pubblici sempre meno attrattivi per chi al contrario crede nel valore sociale della professione; da anni chiamiamo tutti a raccolta in occasione di ogni legge di bilancio per chiedere le risorse necessarie a salvare il nostro SSN; quindi non capiamo perchè ora dovremmo accettare passivamente un contratto, quello 2022-2024,  fortemente definanziato, per catapultarci di fretta in un contratto, quello 2025-2027, anch’esso ancora definanziato” incalza la Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN.

“Peraltro, allo stato attuale, l’avvio della trattativa dell’Area è fortemente minata dalle sperequazioni che insistono nelle retribuzioni dei professionisti, vedasi le differenze che stiamo cercando di colmare sulle indennità di specificità dei Dirigenti Sanitari e sull’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie; al contrario oggi l’aumento disposto nell’ultima legge di bilancio  per l’indennità di specificità di medici e veterinari con un finanziamento aggiuntivo di 327 milioni di euro dal 2026, non è stato ancora finanziato per i Dirigenti sanitari, così come non c’è traccia alcuna del finanziamento, comunque minimo, per l’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie” chiarisce il segretario.

“Non abbiamo nessuna fretta di sottoscrivere un contratto definanziato, anche perché parte degli aumenti dello stipendio tabellare sono già presenti in busta paga, in virtù dell’anticipo predisposto dal Governo nella legge di bilancio 2024: infatti con le attuali risorse, l’aumento del tabellare probabilmente sarà inferiore ai 250 euro lordi, ma oggi ne stiamo già percependo 121, per cui la differenza reale di quanto aumenteranno le buste paga sarà veramente irrisoria; così come irrisori sono gli arretrati a tutt’oggi maturati.  Insomma, non capiamo davvero perchè dovremmo accettare le condizioni unilaterali proposte dal Governo, abdicando al nostro dovere sindacale di negoziare fino alla fine, con risorse inferiori di 11 punti rispetto all’inflazione, con la metà degli aumenti tabellari già percepiti in busta paga, con pochissimi arretrati, senza indennità di specificità e di esclusività finanziate per tutti i Dirigenti, né ci convince la narrazione di anticipare il contratto 2025-2027 che, come detto è anche questo ancora definanziato”.

“L’atto di indirizzo non è ancora uscito, la trattativa non è ancora partita, margini per migliorare le condizioni economiche e normative ci sono, ora si tratta di fare sindacato per lottare per davvero per le richieste che ci arrivano dai professionisti: risorse contrattuali  adeguate, sblocco del salario accessorio, finanziamento indennità di specificità e di esclusività per tutti i Dirigenti dell’Area, migliori condizioni di lavoro, più chiarezza sull’eccedenza oraria che le Aziende continuano ad utilizzare in modo discrezionale, nonostante le innovazione introdotte del ccnl 2019/2021. Il ministro Schillaci cosa dice ai colleghi? Che si devono accontentare o ci convoca e si impegna a trovare una soluzione dignitosa per la categoria?”.


CCNL Sanità Pubblica: Fp Cgil e Uil Fpl non cambiano posizione. Chi firma senza risorse si assume la responsabilità di svendere 580.000 professionisti

La FP CGIL e la UIL FPL esprimono profondo sconcerto e indignazione per quanto accaduto il 18 giugno al tavolo della trattativa per il rinnovo del CCNL della Sanità Pubblica 2022-2024.
Con amarezza abbiamo preso atto che Nursing Up, sindacato che fino a ieri condivideva le nostre stesse critiche al contratto, definendolo svilente e al ribasso, ha improvvisamente cambiato rotta, scegliendo di firmare un testo che non valorizza né il lavoro né il sacrificio dei 580.000 professionisti del comparto.
Le nostre Organizzazioni sindacali, al contrario, per l’ennesima volta non hanno abbassato la testa.
Con responsabilità e fermezza, abbiamo ribadito ad ARAN la nostra indisponibilità a sottoscrivere un rinnovo contrattuale che non garantisce diritti esigibili, tutele concrete e, soprattutto, un adeguato riconoscimento economico e che quindi non valorizza il personale sanitario e socio-sanitario. Al contrario, chi firma accetta supinamente di certificare la programmata riduzione del potere di acquisto della lavoratrici e dei lavoratori della sanità.
Ancora una volta il Governo, con la complicità di Cisl Fp, Fials, Nursind e Nursing Up, ha deciso di voltare le spalle a chi ogni giorno, con competenza e dedizione, garantisce il diritto alla salute all’intera collettività.
Chi oggi ha firmato si assume una responsabilità pesante: quella di aver legittimato un contratto debole e lontano dai bisogni reali di chi lavora nella sanità.
La FP CGIL e la UIL FPL, al contrario, continueranno a scegliere sempre la coerenza, la trasparenza e il rispetto del mandato ricevuto dalle lavoratrici e dai lavoratori che ci hanno dato o rinnovato la loro fiducia.
Non ci fermeremo. Anzi, continueremo a batterci, dentro e fuori i tavoli, per un contratto vero, giusto e dignitoso, intensificando la mobilitazione.


La FP CGIL Bologna contesta la riorganizzazione del Pronto Soccorso di Bazzano

FP CGIL, insieme a CISL e UIL territoriali, esprime forte contrarietà rispetto alla decisione della Regione Emilia-Romagna che, nell’ambito della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria Metropolitana (CTSSM), ha scelto di non rispettare gli impegni condivisi in merito al futuro del Pronto Soccorso dell’Ospedale Dossetti di Bazzano. Una scelta unilaterale che rappresenta un grave passo indietro nella difesa della sanità pubblica.

Una mediazione interrotta dalla Regione

Nel corso della CTSSM del 16 giugno 2025, dopo ore di confronto, si era giunti a una mediazione condivisa tra parti sociali, professionisti sanitari e istituzioni:

  • rinviare ogni decisione definitiva sulla trasformazione del Pronto Soccorso fino all’attuazione degli investimenti previsti dal PNRR, tra cui la realizzazione di 20 posti letto OSCO e di una Casa di Comunità presso l’ospedale di Bazzano;

  • costruire un percorso metropolitano di analisi di tutti i pronto soccorso, con il coinvolgimento delle lavoratrici, dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, al fine di affrontare la carenza strutturale di personale e risorse.

Tuttavia, l’intervento dell’assessore regionale Fabi, assente alla seduta ma rappresentato in modo determinante, ha fatto saltare la mediazione, bloccando il percorso di confronto condiviso.

Stato di agitazione: la risposta dei lavoratori

A seguito della rottura del tavolo, le lavoratrici e i lavoratori dell’Ospedale Dossetti, riuniti in assemblea con FP CGIL, CISL e UIL, hanno dato mandato per avviare tutte le azioni di mobilitazione sindacale disponibili:

  • blocco degli straordinari;

  • iniziative pubbliche di protesta;

  • proclamazione dello sciopero.

L’obiettivo è difendere il Pronto Soccorso di Bazzano e il diritto delle persone a ricevere cure immediate e di qualità all’interno del perimetro pubblico della sanità.

Un presidio essenziale per il territorio

Il Pronto Soccorso di Bazzano serve un bacino di utenza che supera i 100.000 abitanti, ben oltre i requisiti previsti dal DM 70/2015 per il mantenimento di un presidio di emergenza. La sua eventuale trasformazione in Punto di Primo Intervento comprometterebbe l’accesso tempestivo alle cure per una vasta area della Valsamoggia e dei comuni limitrofi, con conseguenze negative sull’intero sistema sanitario metropolitano.

Le richieste di FP CGIL

FP CGIL chiede con forza:

  • il mantenimento del Pronto Soccorso in forma piena e funzionale presso l’Ospedale Dossetti;

  • il ripristino immediato del confronto interrotto;

  • il rispetto degli impegni presi in sede di CTSSM;

  • una pianificazione trasparente, partecipata e fondata sui bisogni reali del territorio e delle lavoratrici e lavoratori della sanità.

La mobilitazione continuerà in tutte le sedi necessarie, con determinazione e senso di responsabilità, fino a quando non verranno garantiti i diritti delle persone e la tutela della sanità pubblica.


Sciopero al Centro Cardinal Ferrari: adesione al 95% contro il silenzio del gruppo Kos

Altissima partecipazione allo sciopero del personale del Centro Cardinal Ferrari, struttura di eccellenza nella sanità privata parmense. L’iniziativa, promossa da FP CGIL Parma, ha visto un’adesione straordinaria, con punte vicine al 95% nei reparti riabilitativi e percentuali altrettanto significative nei reparti assistenziali.

Un grido d’allarme per i diritti dei lavoratori

La massiccia partecipazione alla protesta è la risposta all’immobilismo del gruppo Kos, attuale proprietà del centro, che ha scelto di non rispondere alle richieste avanzate dalle rappresentanze sindacali. I lavoratori, stanchi di promesse disattese e di mancanza di riconoscimenti economici e professionali, hanno deciso di far sentire la propria voce attraverso lo sciopero.

“La partecipazione altissima testimonia una sofferenza profonda e diffusa tra il personale. Chiediamo risposte concrete, non silenzi”, afferma Gianluca Mezzadri, Segreteria FP CGIL Parma.

Solidarietà istituzionale e cittadina

A sottolineare il peso dell’iniziativa anche la partecipazione del Sindaco di Fontanellato, Luigi Spinazzi, che ha presenziato al presidio organizzato di fronte agli ingressi del centro, portando la solidarietà della comunità politica locale ai lavoratori in mobilitazione.

Le richieste sindacali e la posizione della CGIL

FP CGIL chiede l’apertura immediata di un tavolo di trattativa con risorse economiche adeguate, in grado di riconoscere il valore e l’impegno quotidiano dei lavoratori. In assenza di risposte concrete, la mobilitazione è destinata a proseguire.

“Kos torni al tavolo con le risorse che servono, o la mobilitazione continuerà,” conclude Mezzadri.


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