Sciopero del personale della giustizia il 5 dicembre
La vertenza dei lavoratori della giustizia entra in una fase cruciale. Fp Cgil ha proclamato uno sciopero nazionale per il 5 dicembre a Roma, con un presidio nei pressi del Senato. A fermarsi non saranno soltanto le migliaia di lavoratori dell’Ufficio per il Processo: la mobilitazione riguarda tutto il personale del Ministero della Giustizia, dalle cancellerie ai servizi amministrativi, dal personale precario a quello di ruolo, dai lavoratori assunti con il Pnrr fino ai profili professionali storicamente sottodimensionati.
Stabilizzare tutti i precari
Uno dei punti centrali è la richiesta di stabilizzare il personale precario, a partire dalle migliaia di lavoratori dell’Ufficio per il Processo entrati in servizio nel 2022 grazie alle risorse del Pnrr. Le grafiche insistono su un nodo fondamentale: la legge di bilancio 2026 non stanzia un euro aggiuntivo per le stabilizzazioni.
Senza continuità lavorativa e senza un investimento stabile nella giustizia si rischia di compromettere il funzionamento degli uffici. La modernizzazione del settore passa anche da un modello organizzativo nuovo, capace di valorizzare le competenze acquisite e di non disperdere il lavoro svolto per abbattere l’arretrato.
Valorizzare il personale
Un’altra richiesta riguarda il riconoscimento professionale di chi garantisce quotidianamente il funzionamento della macchina giudiziaria. La grafica dedicata sintetizza così il problema: “Basta con accordi separati che non danno risposte al personale”. Chiediamo di riaprire il confronto sulle famiglie professionali, per dare finalmente a tutte e tutti un nuovo ordinamento professionale coerente con il lavoro svolto e con le crescenti responsabilità richieste.
Garantire il diritto alla carriera
La piattaforma insiste sul tema delle progressioni economiche e giuridiche, troppo spesso bloccate o disomogenee. Il messaggio è chiaro: rifinanziare le progressioni verticali, riconoscere i differenziali stipendiali, definire percorsi specifici per le aree professionali e consentire a chi lavora negli uffici giudiziari di avere una prospettiva credibile di crescita.
Una protesta inevitabile
A Firenze, nel corso di un incontro pubblico, Florindo Oliverio, segretario nazionale Fp Cgil, ha sottolineato come la protesta sia diventata inevitabile a causa della totale assenza di risposte politiche sulla continuità lavorativa del personale.
Sono circa 12 mila le lavoratrici e i lavoratori coinvolti, tra precari e dipendenti di ruolo. Tutti attendono da mesi un segnale chiaro sul proprio futuro professionale. Le attività svolte dagli addetti dell’Ufficio per il Processo – dalla preparazione degli atti all’organizzazione dei fascicoli, dal supporto ai magistrati alla gestione del flusso documentale – sono considerate essenziali per ridurre i tempi dei procedimenti e sostenere un sistema giudiziario già fragile.
Riportare la giustizia al centro dell’agenda politica
Con lo sciopero del 5 dicembre, la categoria vuole evitare che la questione finisca ai margini della discussione sulla manovra. L’obiettivo è ottenere una risposta prima che la finestra utile si chiuda, evitando l’ennesimo passaggio in cui a pagare siano proprio coloro che hanno sostenuto un sistema in affanno.
La protesta vuole anche riportare l’attenzione dell’opinione pubblica su una realtà troppo spesso ignorata. Dietro ogni obiettivo di efficienza proclamato nei comunicati istituzionali ci sono persone che ogni giorno garantiscono la tenuta dei servizi. Senza un piano credibile di investimenti e stabilizzazioni, il rischio è quello di rallentare nuovamente un settore già sotto pressione.
Liquidazioni dei dipendenti pubblici: nella nuova legge di bilancio arriva una beffa da 22 milioni di euro
La nuova legge di bilancio introduce una modifica che viene presentata come un miglioramento nei tempi di pagamento di Tfs e Tfr, ma che nei fatti rappresenta l’ennesima penalizzazione per chi lavora nel pubblico impiego. A denunciarlo sono Cgil, Fp Cgil, Flc Cgil e Spi Cgil, che parlano di un intervento di facciata destinato non solo a non risolvere il problema, ma addirittura a sottrarre risorse alle lavoratrici e ai lavoratori.
Il cuore della questione è nell’articolo 44 della manovra. La misura anticipa di tre mesi il pagamento del Tfs/Tfr, ma solo per i pensionamenti di vecchiaia, lasciando invariati i lunghissimi tempi di erogazione per tutte le altre tipologie di pensionamento, che possono arrivare fino a sette anni. Una scelta che ignora apertamente il monito della Corte Costituzionale, che nel 2023 aveva chiesto al legislatore di eliminare la disparità irragionevole tra pubblico e privato, assicurando tempi certi e uniformi.
La FP CGIL Emilia-Romagna sottolinea come il provvedimento non solo non elimini la discriminazione, ma anzi la aggravi. Infatti, l’anticipo dei tre mesi ha come conseguenza automatica la cancellazione della detassazione prevista fino a 50.000 euro per i pagamenti effettuati almeno dodici mesi dopo la cessazione dal servizio. Con il nuovo meccanismo, questa soglia non si raggiunge più, e ogni lavoratrice e lavoratore perde circa 750 euro. Applicato ai 30.122 pensionamenti di vecchiaia previsti, il risultato è un risparmio per lo Stato – e una perdita per i lavoratori – di 22,6 milioni di euro.
Questa sottrazione si aggiunge a una perdita già pesantissima del potere d’acquisto delle liquidazioni, che negli anni recenti ha registrato un deterioramento impressionante: tra 17.000 e 41.000 euro a seconda del livello retributivo, a causa dell’inflazione e del mancato rendimento. Per chi percepisce una liquidazione di 30.000 euro la perdita stimata è di quasi 18.000 euro; salgono a oltre 25.000 euro per chi arriva a 40.000, superano i 41.000 euro per una liquidazione da 60.000.
Si tratta dell’ennesimo tassello di una strategia più ampia che svaluta il lavoro pubblico: nessun finanziamento adeguato per i rinnovi contrattuali, nessuna misura per valorizzare chi ogni giorno garantisce servizi essenziali e continuità amministrativa. I Ccnl 2022/2024, non sottoscritti da Fp Cgil e Flc Cgil, hanno già determinato una perdita media salariale superiore al 10%.
Sul fronte previdenziale, la propaganda sul presunto superamento della legge Monti-Fornero si scontra con una realtà opposta: flessibilità in uscita azzerata, requisiti che aumentano, pensioni sempre più distanti e sempre più povere. A questo si aggiungono tagli retroattivi alle aliquote di rendimento per chi ha contributi prima del 1995 nelle gestioni Cpdel, Cps, Cpi e Cpug.
Per queste ragioni, la FP CGIL Emilia-Romagna ribadisce la propria opposizione a quello che definisce un vero e proprio sequestro del Tfs/Tfr, anche attraverso azioni giudiziarie, e chiede un cambiamento strutturale: rispetto, diritti e risorse per chi tiene in piedi ogni giorno il Paese, a partire dagli stanziamenti necessari ai Ccnl 2025/2027.
Il prossimo 12 dicembre, le lavoratrici e i lavoratori pubblici sciopereranno per affermare che il lavoro non è un costo da comprimere, ma un valore da tutelare; per rivendicare pensioni giuste, tempi di pagamento del Tfs/Tfr finalmente allineati al settore privato e investimenti contrattuali adeguati. Una battaglia per la dignità, l’equità e il futuro del lavoro pubblico.
Sciopero generale del 12 dicembre 2025: la mobilitazione della Cgil contro una Legge di Bilancio ingiusta
La Cgil proclama per venerdì 12 dicembre 2025 uno sciopero generale di un’intera giornata di lavoro. Una scelta netta, motivata dall’urgenza di contrastare una Legge di Bilancio che, anziché sostenere salari, pensioni, welfare e investimenti produttivi, scarica ancora una volta i costi sulle lavoratrici, sui lavoratori e sui pensionati.
Una mobilitazione per difendere salari e pensioni
Negli ultimi tre anni salariati e pensionati hanno pagato 25 miliardi di tasse in più a causa del drenaggio fiscale, prodotto dalla mancata indicizzazione dell’Irpef. Significa perdite nette che vanno dai 700 euro per redditi da 20.000 euro fino ai 2.000 euro per redditi da 35.000 euro: un’ingiustizia fiscale che colpisce solo chi ha redditi fissi. Nessuna penalizzazione, invece, per flat tax, rendite e profitti.
Lo sciopero rivendica:
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aumento dei salari attraverso il rinnovo dei contratti nazionali;
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difesa del potere d’acquisto e risorse adeguate per il pubblico impiego;
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rafforzamento della quattordicesima per pensionate e pensionati.
Un welfare allo stremo: sanità, istruzione, casa, sicurezza
Mentre milioni di persone rinunciano a curarsi e le famiglie sostengono oltre 43 miliardi di spesa sanitaria privata, la manovra prevede che il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale scenda sotto il 6% del PIL entro il 2028: il livello più basso degli ultimi decenni.
Le risorse mancano ovunque:
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sanità pubblica e assistenza agli anziani;
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scuola e diritto allo studio;
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politiche per la casa;
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trasporto pubblico;
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salute e sicurezza sul lavoro, mentre i morti continuano ad aumentare.
Per le armi, però, i fondi si trovano immediatamente, anche ricorrendo al debito.
Pensioni: il Governo peggiora la Legge Fornero
La manovra aumenta ulteriormente l’età pensionabile, cancellando ogni residua forma di flessibilità in uscita, comprese opzione donna e le diverse quote. Un irrigidimento che colpirà il 99% delle lavoratrici e dei lavoratori. Meloni e Salvini, su questo fronte, riescono addirittura a fare peggio di Monti e Fornero.
Giovani senza futuro e Paese sempre più debole
L’Italia cresce allo “zero virgola”, la deindustrializzazione prosegue da tre anni e l’occupazione aumenta solo tra gli over 50. I giovani, invece, vivono lavori sempre più precari o scelgono di emigrare in massa per cercare dignità e futuro altrove.
Gli obiettivi dello sciopero
La mobilitazione mira a:
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sostenere le vertenze aperte nelle categorie per i rinnovi contrattuali;
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aprire una vertenza generale con il Governo, chiedendo una radicale correzione della Manovra di Bilancio.
Le proposte includono:
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neutralizzazione del fiscal drag e restituzione delle somme perse;
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rinnovo dei contratti, risorse per il pubblico impiego e detassazione reale degli incrementi;
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quattordicesima rafforzata per pensionati e pensionate;
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blocco dell’aumento automatico dell’età pensionabile;
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pensione contributiva di garanzia per precari e discontinui;
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vere politiche industriali e del terziario per governare la transizione ecologica e digitale;
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più sicurezza sul lavoro e riforma del sistema degli appalti;
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contrasto al lavoro povero, nero e sommerso;
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potenziamento dei servizi pubblici: sanità, istruzione, non autosufficienza, assistenza territoriale, casa, trasporti;
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piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni nel settore pubblico;
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misure strutturali per ridurre i divari di genere;
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una strategia reale per il rilancio del Mezzogiorno.
Le risorse ci sono: basta volerle prendere
Due condizioni rendono possibile finanziare queste scelte.
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Andare a prendere i soldi dove sono: profitti, extraprofitti, grandi ricchezze ed evasione fiscale. La proposta della Cgil, che include un contributo di solidarietà dell’1% più ricco della popolazione, garantirebbe 26 miliardi l’anno.
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Dire no alla corsa al riarmo: una scelta che rischia di trascinare l’Italia e l’Europa in un’economia di guerra, sottraendo fino a 1.000 miliardi entro il 2035.
Settori coinvolti e orari dello sciopero
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Tutti i settori pubblici e privati, inclusi appalti e servizi strumentali, per l’intera giornata.
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Trasporto ferroviario: dalle 00.01 alle 21.00 del 12 dicembre.
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Vigili del Fuoco: 4 ore per il personale turnista (09.00–13.00), intera giornata per il personale giornaliero e amministrativo.
Sono esentati: igiene ambientale, personale del Ministero della Giustizia, personale ATAC S.p.A. e tutto il trasporto aereo.
Lo sciopero generale del 12 dicembre è quindi una risposta necessaria a una manovra che taglia diritti, impoverisce il Paese e investe sulle armi invece che sul lavoro, sui servizi pubblici, sulla dignità sociale.
Calcolatore CCNL Sanità: il tuo aumento batte il 14,8% di carovita?
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Seleziona Area e Ex categoria per vedere i numeri del contratto e il confronto con il carovita (IPCA). L’IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato) misura le variazioni dei prezzi al consumo. Nell’analisi consideriamo un carovita di 14,8%.
I “tabellari annui” sono calcolati x12 dai mensili per evitare incongruenze.
Analisi dell’aumento
Aumenti nominali, potere d’acquisto in calo
Il carovita (IPCA) è 14,8%. Gli incrementi contrattuali si fermano tra il 5% e il 7%: uno scostamento che oscilla circa tra 10 e 8 punti a seconda dell’inquadramento.
Tradotto: in termini reali, si perde terreno. Sotto trovi il dettaglio del tuo profilo.
Valori informativi. Fonti: CCNL Sanità 2019–21 e 2022–24. Il “tabellare annuo” è calcolato x12 dai mensili. Carovita (IPCA): 14,8%.
Aggressione all’Agenzia delle Entrate di Reggio Emilia: FP CGIL chiede più sicurezza per i lavoratori pubblici
Un grave episodio di violenza si è verificato nei giorni scorsi all’Agenzia delle Entrate di Reggio Emilia, dove un utente in escandescenza ha forzato l’ingresso degli uffici, ferendo un lavoratore che ha dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso.
L’intervento tempestivo dei carabinieri ha evitato conseguenze peggiori, ma l’episodio riporta con forza al centro del dibattito il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici.
La FP CGIL Emilia-Romagna, insieme alla struttura provinciale di Reggio Emilia, condanna con fermezza l’accaduto e chiede interventi immediati per tutelare chi quotidianamente garantisce servizi essenziali ai cittadini.
«La crescente fragilità dell’utenza e l’aumento dei bisogni rendono il lavoro pubblico sempre più esposto – dichiara la segreteria FP CGIL –. Servono misure concrete per garantire la sicurezza di chi lavora in prima linea, spesso in condizioni di carenza di personale e risorse».
Il sindacato ha chiesto alla direzione dell’Agenzia delle Entrate di intervenire con urgenza in tutte le sedi accessibili al pubblico, prevedendo la presenza di guardie giurate e l’installazione di telecamere agli ingressi e negli atri.
Secondo la FP CGIL, questi strumenti non solo faciliterebbero l’individuazione dei responsabili di episodi di violenza, ma agirebbero anche come deterrente, prevenendo il ripetersi di simili aggressioni.
«Difendere chi lavora nei servizi pubblici – conclude la FP CGIL Emilia-Romagna – significa difendere la qualità stessa dei servizi e la dignità di chi li garantisce ogni giorno ai cittadini».
Legge 104, il DAP discrimina le coppie dello stesso sesso: la denuncia della FP CGIL
La FP CGIL Emilia-Romagna denuncia con forza la scelta del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) di cancellare i diritti riconosciuti dalla Legge 104/1992 alle lavoratrici e ai lavoratori che fanno parte di unioni civili.
Una decisione grave e discriminatoria, che nega diritti consolidati e introduce una distinzione inaccettabile tra coppie eterosessuali e coppie dello stesso sesso.
Dopo anni di battaglie e di riconoscimenti, la normativa e la giurisprudenza avevano finalmente esteso i benefici della Legge 104 anche ai partner delle unioni civili, equiparandoli ai coniugi. La decisione del DAP, formalizzata con una circolare interna del 7 ottobre 2025, cancella con un colpo di spugna questi diritti per chi lavora negli istituti penitenziari.
Secondo quanto scritto nella circolare, la norma “non si applica alle unioni civili”, richiamando impropriamente il Codice Civile e ignorando la Legge 76/2016, che riconosce le unioni civili tra persone dello stesso sesso.
La FP CGIL sottolinea come questa posizione sia in contrasto con la Legge 104, con la Costituzione e con il contratto collettivo nazionale di lavoro del pubblico impiego, dove è chiaramente previsto che i permessi per assistenza familiare spettino “senza distinzione di sesso o di orientamento”.
“È inaccettabile – dichiara la FP CGIL – che un’amministrazione pubblica discrimini lavoratrici e lavoratori sulla base del tipo di unione affettiva. I diritti non si cancellano con una circolare.”
La FP CGIL ha chiesto spiegazioni formali al Ministero della Giustizia e al DAP, avviando un’azione legale e sindacale per ripristinare immediatamente il rispetto dei diritti previsti dalla Legge 104.
Il sindacato continuerà a sostenere tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti e a battersi contro ogni forma di discriminazione dentro e fuori le carceri.
Bonus Mamme 2025: cosa prevede e come fare domanda
Il Bonus Mamme 2025 sostituisce per quest’anno l’esonero contributivo previsto dalla Legge di Bilancio 2025 per le lavoratrici madri. Dopo mesi di incertezza dovuti alla mancata emanazione del decreto attuativo, il Decreto Legge 95/2025 introduce una nuova misura di sostegno economico, destinata alle madri lavoratrici dipendenti e autonome.
A chi spetta il Bonus Mamme 2025
Il bonus è rivolto a:
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Lavoratrici dipendenti (escluse le lavoratrici domestiche)
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Lavoratrici autonome
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Con reddito annuo da lavoro fino a 40.000 euro
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Madri di almeno due figli, con il più piccolo fino a 10 anni
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Oppure madri di almeno tre figli, con il più piccolo fino a 18 anni, purché con contratto autonomo o a tempo determinato
Restano escluse le lavoratrici domestiche e le madri con contratto a tempo indeterminato e almeno tre figli, che continuano a beneficiare dell’esonero contributivo fino a 3.000 euro annui introdotto nel 2024.
Come funziona
Il bonus prevede:
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Importo: 40 euro per ogni mese lavorato nel 2025
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Erogazione: in un’unica soluzione a fine anno, previa domanda all’INPS
Questa modalità, secondo la CGIL, limita l’efficacia della misura, poiché non garantisce un sostegno mensile costante e immediato alle famiglie.
Come presentare la domanda
La domanda può essere inoltrata tramite i patronati.
Il Patronato INCA CGIL offre assistenza gratuita nella compilazione e nell’invio della richiesta.
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Le domande vanno presentate entro 40 giorni dalla pubblicazione della circolare INPS del 28 ottobre 2025
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Le lavoratrici che maturano i requisiti successivamente possono fare domanda fino al 31 gennaio 2026
Per le lavoratrici madri minorenni o incapaci di agire, la domanda deve essere inoltrata dal genitore o dal tutore/curatore, previa verifica dei requisiti.
Le criticità secondo la FP CGIL Emilia-Romagna
La FP CGIL Emilia-Romagna evidenzia le principali debolezze del Bonus Mamme 2025:
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Assenza di progressività: la misura non tiene conto delle reali condizioni economiche delle famiglie
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Mancanza di certezze: restano dubbi su modalità di richiesta e tempi di erogazione, poiché il decreto attuativo non è ancora stato pubblicato
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Effetto annuncio: l’erogazione in un’unica soluzione appare più simbolica che concreta nel migliorare il benessere delle madri lavoratrici
Per la CGIL servono misure strutturali e permanenti, non bonus temporanei che rischiano di creare disuguaglianze e incertezza.
Hai diritto al Bonus Mamme 2025? Rivolgiti all’INCA CGIL
La normativa prevede casi differenti e spesso complessi.
Per sapere se hai diritto al bonus e come presentare domanda, puoi rivolgerti al Patronato INCA CGIL, presente con 117 sedi provinciali e oltre 700 sedi zonali in tutta Italia.
Sanità pubblica, contratto al ribasso: perdita media di 172 euro al mese
“Oggi è stato firmato dalle altre sigle sindacali un contratto che mortifica le lavoratrici e i lavoratori della sanità pubblica e, per la prima volta, li impoverisce”. Così la Funzione Pubblica CGIL commenta il rinnovo del CCNL Sanità 2022-2024, un contratto che — secondo le analisi del sindacato — determina una perdita media mensile di 172 euro rispetto al costo della vita.
Il nuovo accordo, infatti, prevede un aumento salariale del 5,7% a fronte di un’inflazione cumulata del +16%. “È un taglio del 10% al potere d’acquisto – denuncia la FP CGIL – e un arretramento inaccettabile, anche sul piano normativo. Il Governo mantiene i tetti su salario accessorio e assunzioni, mentre il contratto peggiora i carichi di lavoro, concede più flessibilità alle aziende sulla pronta disponibilità, blocca differenziali economici e incarichi per mancanza di risorse e non risolve problemi come mensa e ferie retribuite”.
Per la FP CGIL, “il ruolo del sindacato è ottenere condizioni di lavoro e retribuzioni adeguate al costo della vita. Questo contratto, invece, rappresenta un peggioramento annunciato per chi ogni giorno si dedica con professionalità alla cura e all’assistenza delle cittadine e dei cittadini”.
Tabelle economiche CCNL Sanità 2022-2024
Nuovo stipendio tabellare – alcuni esempi
Rinnovo CCNL Servizi Ambientali: il 10 dicembre sciopero nazionale
La FP CGIL Emilia-Romagna conferma l’astensione dal lavoro per l’intera giornata di mercoledì 10 dicembre 2025 in tutte le aziende pubbliche e private dell’igiene ambientale che applicano il CCNL unificato dei Servizi Ambientali del 18 maggio 2022.
Lo sciopero, proclamato unitariamente dalle organizzazioni sindacali di categoria, arriva dopo mesi di confronto infruttuoso e dopo lo stop della trattativa seguito all’incontro del 1° agosto 2025 nell’ambito della procedura di raffreddamento e conciliazione prevista dalla legge 146/90 e dall’Accordo nazionale del 1° marzo 2001.
Le ragioni dello sciopero
Per la FP CGIL il tempo delle attese è finito. Il contratto è scaduto dal 31 dicembre 2024 e le lavoratrici e i lavoratori non possono più essere lasciati senza tutele adeguate mentre aumentano inflazione, carichi di lavoro e rischi per la salute.
Le controparti datoriali continuano a negare un rinnovo che garantisca:
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un aumento salariale dignitoso in grado di recuperare il potere d’acquisto eroso;
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il rafforzamento delle tutele sulla sicurezza e sulla salute nei luoghi di lavoro;
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una nuova classificazione professionale che valorizzi le competenze reali;
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un welfare contrattuale esteso e inclusivo.
“Non accetteremo un contratto al ribasso né l’idea che la sostenibilità economica delle imprese si scarichi sui lavoratori”, afferma la FP CGIL Emilia-Romagna. “Il settore dell’igiene ambientale tiene in piedi ogni giorno città, comunità e salute collettiva: chi garantisce un servizio pubblico essenziale deve avere diritti e salari all’altezza del proprio ruolo.”
Contesto
Il CCNL unificato del 18 maggio 2022 ha segnato un passaggio importante di armonizzazione tra il comparto pubblico e quello privato. Ma oggi, a distanza di oltre un anno dalla scadenza, la trattativa è ferma. Le richieste delle organizzazioni sindacali – tra cui l’adeguamento delle retribuzioni e il rafforzamento delle relazioni industriali – non hanno trovato risposta.
Servizi minimi e partecipazione
L’astensione riguarderà tutti i turni con inizio il 10 dicembre, nel rispetto delle garanzie previste dalla legge 146/90 e dall’Accordo nazionale del 1° marzo 2001 sui servizi pubblici essenziali.
La FP CGIL Emilia-Romagna invita tutte le lavoratrici e i lavoratori a partecipare massicciamente alla mobilitazione: “Solo con una risposta collettiva e unitaria possiamo ottenere un rinnovo vero, non un contratto svuotato. Il lavoro ambientale è un pilastro del servizio pubblico: chi lo svolge merita rispetto e riconoscimento.”
In pensione sempre più tardi e più poveri: la verità sulle scelte del Governo
Il Governo aveva promesso di superare la legge Fornero, ma la nuova legge di bilancio va nella direzione opposta: si andrà in pensione sempre più tardi e con assegni sempre più bassi.
La FP CGIL Emilia-Romagna denuncia un peggioramento delle regole che riguarda tutte le lavoratrici e i lavoratori.
Si allontana l’età della pensione
La legge Fornero, introdotta nel 2011, lega l’età della pensione alla speranza di vita. Ora il Governo conferma e peggiora questo meccanismo.
Dal 2027 si andrà in pensione di vecchiaia a 67 anni e 3 mesi e dal 2029 a 67 anni e 5 mesi.
Per la pensione anticipata serviranno 43 anni e 3 mesi di contributi (42 anni e 3 mesi per le donne).
Altro che 41 anni per tutti, come promesso.
A fine anno scadranno anche le ultime forme di flessibilità in uscita:
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Quota 103, che permetteva di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi, verrà eliminata. Era già penalizzante perché l’importo veniva calcolato interamente con il sistema contributivo, quindi più basso.
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APE Sociale, un aiuto per chi svolge lavori gravosi o è disoccupato, alzerà il requisito da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.
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Opzione Donna, che permetteva alle lavoratrici di anticipare la pensione accettando un taglio sull’importo, è stata cancellata.
Dal 2030 sarà ancora più difficile: per chi è nel sistema contributivo servirà un assegno mensile pari almeno a 3,2 volte quello sociale (circa 1.811 euro lordi). Una soglia che esclude la maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici.
Assegni sempre più bassi
Dal 1° gennaio 2025 le pensioni diminuiranno ancora per effetto della revisione dei coefficienti di trasformazione, cioè i parametri che servono a calcolare l’importo della pensione.
Nel 2027 è previsto un ulteriore taglio.
I dipendenti pubblici subiscono un doppio colpo:
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il ricalcolo al ribasso delle pensioni per alcune gestioni (CPDEL, CPS, CPUG e CPI, cioè le casse che riguardano Comuni, Sanità, Università e Insegnamento);
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e il ritardo fino a 7 anni nel pagamento del TFS/TFR, cioè la liquidazione di fine servizio, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale che obbliga il Governo a intervenire. Questo ritardo può far perdere anche 20.000 euro su un trattamento di 100.000.
Pensionati più poveri
Chi è già in pensione non sta meglio: la mancata rivalutazione degli assegni nel biennio 2023-2024 ha causato una perdita complessiva di 60 miliardi di euro, pari a circa 9.000 euro in meno per una pensione di 1.700 euro netti al mese.
Nessuna misura concreta è stata presa per combattere l’evasione fiscale e contributiva, che continua a togliere risorse preziose al sistema previdenziale.
Per la dignità del lavoro e delle pensioni
La pensione non è un privilegio, ma il risultato di una vita di lavoro.
Per difendere i diritti delle persone che lavorano e di chi è già in pensione, la FP CGIL Emilia-Romagna sarà in piazza il 25 ottobre 2025 a Roma, alla manifestazione nazionale per chiedere pensioni giuste, più risorse per il lavoro e meno spese per il riarmo.











