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Legge 104, il DAP discrimina le coppie dello stesso sesso: la denuncia della FP CGIL

La FP CGIL Emilia-Romagna denuncia con forza la scelta del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) di cancellare i diritti riconosciuti dalla Legge 104/1992 alle lavoratrici e ai lavoratori che fanno parte di unioni civili.
Una decisione grave e discriminatoria, che nega diritti consolidati e introduce una distinzione inaccettabile tra coppie eterosessuali e coppie dello stesso sesso.

Dopo anni di battaglie e di riconoscimenti, la normativa e la giurisprudenza avevano finalmente esteso i benefici della Legge 104 anche ai partner delle unioni civili, equiparandoli ai coniugi. La decisione del DAP, formalizzata con una circolare interna del 7 ottobre 2025, cancella con un colpo di spugna questi diritti per chi lavora negli istituti penitenziari.
Secondo quanto scritto nella circolare, la norma “non si applica alle unioni civili”, richiamando impropriamente il Codice Civile e ignorando la Legge 76/2016, che riconosce le unioni civili tra persone dello stesso sesso.

La FP CGIL sottolinea come questa posizione sia in contrasto con la Legge 104, con la Costituzione e con il contratto collettivo nazionale di lavoro del pubblico impiego, dove è chiaramente previsto che i permessi per assistenza familiare spettino “senza distinzione di sesso o di orientamento”.
“È inaccettabile – dichiara la FP CGIL – che un’amministrazione pubblica discrimini lavoratrici e lavoratori sulla base del tipo di unione affettiva. I diritti non si cancellano con una circolare.”

La FP CGIL ha chiesto spiegazioni formali al Ministero della Giustizia e al DAP, avviando un’azione legale e sindacale per ripristinare immediatamente il rispetto dei diritti previsti dalla Legge 104.
Il sindacato continuerà a sostenere tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti e a battersi contro ogni forma di discriminazione dentro e fuori le carceri.


bonus mamme 2025

Bonus Mamme 2025: cosa prevede e come fare domanda

Il Bonus Mamme 2025 sostituisce per quest’anno l’esonero contributivo previsto dalla Legge di Bilancio 2025 per le lavoratrici madri. Dopo mesi di incertezza dovuti alla mancata emanazione del decreto attuativo, il Decreto Legge 95/2025 introduce una nuova misura di sostegno economico, destinata alle madri lavoratrici dipendenti e autonome.


A chi spetta il Bonus Mamme 2025

Il bonus è rivolto a:

  • Lavoratrici dipendenti (escluse le lavoratrici domestiche)

  • Lavoratrici autonome

  • Con reddito annuo da lavoro fino a 40.000 euro

  • Madri di almeno due figli, con il più piccolo fino a 10 anni

  • Oppure madri di almeno tre figli, con il più piccolo fino a 18 anni, purché con contratto autonomo o a tempo determinato

Restano escluse le lavoratrici domestiche e le madri con contratto a tempo indeterminato e almeno tre figli, che continuano a beneficiare dell’esonero contributivo fino a 3.000 euro annui introdotto nel 2024.


Come funziona

Il bonus prevede:

  • Importo: 40 euro per ogni mese lavorato nel 2025

  • Erogazione: in un’unica soluzione a fine anno, previa domanda all’INPS

Questa modalità, secondo la CGIL, limita l’efficacia della misura, poiché non garantisce un sostegno mensile costante e immediato alle famiglie.


Come presentare la domanda

La domanda può essere inoltrata tramite i patronati.
Il Patronato INCA CGIL offre assistenza gratuita nella compilazione e nell’invio della richiesta.

  • Le domande vanno presentate entro 40 giorni dalla pubblicazione della circolare INPS del 28 ottobre 2025

  • Le lavoratrici che maturano i requisiti successivamente possono fare domanda fino al 31 gennaio 2026

Per le lavoratrici madri minorenni o incapaci di agire, la domanda deve essere inoltrata dal genitore o dal tutore/curatore, previa verifica dei requisiti.


Le criticità secondo la FP CGIL Emilia-Romagna

La FP CGIL Emilia-Romagna evidenzia le principali debolezze del Bonus Mamme 2025:

  • Assenza di progressività: la misura non tiene conto delle reali condizioni economiche delle famiglie

  • Mancanza di certezze: restano dubbi su modalità di richiesta e tempi di erogazione, poiché il decreto attuativo non è ancora stato pubblicato

  • Effetto annuncio: l’erogazione in un’unica soluzione appare più simbolica che concreta nel migliorare il benessere delle madri lavoratrici

Per la CGIL servono misure strutturali e permanenti, non bonus temporanei che rischiano di creare disuguaglianze e incertezza.


Hai diritto al Bonus Mamme 2025? Rivolgiti all’INCA CGIL

La normativa prevede casi differenti e spesso complessi.
Per sapere se hai diritto al bonus e come presentare domanda, puoi rivolgerti al Patronato INCA CGIL, presente con 117 sedi provinciali e oltre 700 sedi zonali in tutta Italia.


ccnl sanità

Sanità pubblica, contratto al ribasso: perdita media di 172 euro al mese

“Oggi è stato firmato dalle altre sigle sindacali un contratto che mortifica le lavoratrici e i lavoratori della sanità pubblica e, per la prima volta, li impoverisce”. Così la Funzione Pubblica CGIL commenta il rinnovo del CCNL Sanità 2022-2024, un contratto che — secondo le analisi del sindacato — determina una perdita media mensile di 172 euro rispetto al costo della vita.

Il nuovo accordo, infatti, prevede un aumento salariale del 5,7% a fronte di un’inflazione cumulata del +16%. “È un taglio del 10% al potere d’acquisto – denuncia la FP CGIL – e un arretramento inaccettabile, anche sul piano normativo. Il Governo mantiene i tetti su salario accessorio e assunzioni, mentre il contratto peggiora i carichi di lavoro, concede più flessibilità alle aziende sulla pronta disponibilità, blocca differenziali economici e incarichi per mancanza di risorse e non risolve problemi come mensa e ferie retribuite”.

Per la FP CGIL, “il ruolo del sindacato è ottenere condizioni di lavoro e retribuzioni adeguate al costo della vita. Questo contratto, invece, rappresenta un peggioramento annunciato per chi ogni giorno si dedica con professionalità alla cura e all’assistenza delle cittadine e dei cittadini”.


Tabelle economiche CCNL Sanità 2022-2024

Nuovo stipendio tabellare – alcuni esempi


Rinnovo CCNL Servizi Ambientali: il 10 dicembre sciopero nazionale

La FP CGIL Emilia-Romagna conferma l’astensione dal lavoro per l’intera giornata di mercoledì 10 dicembre 2025 in tutte le aziende pubbliche e private dell’igiene ambientale che applicano il CCNL unificato dei Servizi Ambientali del 18 maggio 2022.
Lo sciopero, proclamato unitariamente dalle organizzazioni sindacali di categoria, arriva dopo mesi di confronto infruttuoso e dopo lo stop della trattativa seguito all’incontro del 1° agosto 2025 nell’ambito della procedura di raffreddamento e conciliazione prevista dalla legge 146/90 e dall’Accordo nazionale del 1° marzo 2001.

Le ragioni dello sciopero

Per la FP CGIL il tempo delle attese è finito. Il contratto è scaduto dal 31 dicembre 2024 e le lavoratrici e i lavoratori non possono più essere lasciati senza tutele adeguate mentre aumentano inflazione, carichi di lavoro e rischi per la salute.
Le controparti datoriali continuano a negare un rinnovo che garantisca:

  • un aumento salariale dignitoso in grado di recuperare il potere d’acquisto eroso;

  • il rafforzamento delle tutele sulla sicurezza e sulla salute nei luoghi di lavoro;

  • una nuova classificazione professionale che valorizzi le competenze reali;

  • un welfare contrattuale esteso e inclusivo.

“Non accetteremo un contratto al ribasso né l’idea che la sostenibilità economica delle imprese si scarichi sui lavoratori”, afferma la FP CGIL Emilia-Romagna. “Il settore dell’igiene ambientale tiene in piedi ogni giorno città, comunità e salute collettiva: chi garantisce un servizio pubblico essenziale deve avere diritti e salari all’altezza del proprio ruolo.”

Contesto

Il CCNL unificato del 18 maggio 2022 ha segnato un passaggio importante di armonizzazione tra il comparto pubblico e quello privato. Ma oggi, a distanza di oltre un anno dalla scadenza, la trattativa è ferma. Le richieste delle organizzazioni sindacali – tra cui l’adeguamento delle retribuzioni e il rafforzamento delle relazioni industriali – non hanno trovato risposta.

Servizi minimi e partecipazione

L’astensione riguarderà tutti i turni con inizio il 10 dicembre, nel rispetto delle garanzie previste dalla legge 146/90 e dall’Accordo nazionale del 1° marzo 2001 sui servizi pubblici essenziali.
La FP CGIL Emilia-Romagna invita tutte le lavoratrici e i lavoratori a partecipare massicciamente alla mobilitazione: “Solo con una risposta collettiva e unitaria possiamo ottenere un rinnovo vero, non un contratto svuotato. Il lavoro ambientale è un pilastro del servizio pubblico: chi lo svolge merita rispetto e riconoscimento.”


In pensione sempre più tardi e più poveri: la verità sulle scelte del Governo

Il Governo aveva promesso di superare la legge Fornero, ma la nuova legge di bilancio va nella direzione opposta: si andrà in pensione sempre più tardi e con assegni sempre più bassi.
La FP CGIL Emilia-Romagna denuncia un peggioramento delle regole che riguarda tutte le lavoratrici e i lavoratori.

Si allontana l’età della pensione

La legge Fornero, introdotta nel 2011, lega l’età della pensione alla speranza di vita. Ora il Governo conferma e peggiora questo meccanismo.
Dal 2027 si andrà in pensione di vecchiaia a 67 anni e 3 mesi e dal 2029 a 67 anni e 5 mesi.
Per la pensione anticipata serviranno 43 anni e 3 mesi di contributi (42 anni e 3 mesi per le donne).
Altro che 41 anni per tutti, come promesso.

A fine anno scadranno anche le ultime forme di flessibilità in uscita:

  • Quota 103, che permetteva di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi, verrà eliminata. Era già penalizzante perché l’importo veniva calcolato interamente con il sistema contributivo, quindi più basso.

  • APE Sociale, un aiuto per chi svolge lavori gravosi o è disoccupato, alzerà il requisito da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.

  • Opzione Donna, che permetteva alle lavoratrici di anticipare la pensione accettando un taglio sull’importo, è stata cancellata.

Dal 2030 sarà ancora più difficile: per chi è nel sistema contributivo servirà un assegno mensile pari almeno a 3,2 volte quello sociale (circa 1.811 euro lordi). Una soglia che esclude la maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici.

Assegni sempre più bassi

Dal 1° gennaio 2025 le pensioni diminuiranno ancora per effetto della revisione dei coefficienti di trasformazione, cioè i parametri che servono a calcolare l’importo della pensione.
Nel 2027 è previsto un ulteriore taglio.

I dipendenti pubblici subiscono un doppio colpo:

  • il ricalcolo al ribasso delle pensioni per alcune gestioni (CPDEL, CPS, CPUG e CPI, cioè le casse che riguardano Comuni, Sanità, Università e Insegnamento);

  • e il ritardo fino a 7 anni nel pagamento del TFS/TFR, cioè la liquidazione di fine servizio, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale che obbliga il Governo a intervenire. Questo ritardo può far perdere anche 20.000 euro su un trattamento di 100.000.

Pensionati più poveri

Chi è già in pensione non sta meglio: la mancata rivalutazione degli assegni nel biennio 2023-2024 ha causato una perdita complessiva di 60 miliardi di euro, pari a circa 9.000 euro in meno per una pensione di 1.700 euro netti al mese.
Nessuna misura concreta è stata presa per combattere l’evasione fiscale e contributiva, che continua a togliere risorse preziose al sistema previdenziale.

Per la dignità del lavoro e delle pensioni

La pensione non è un privilegio, ma il risultato di una vita di lavoro.
Per difendere i diritti delle persone che lavorano e di chi è già in pensione, la FP CGIL Emilia-Romagna sarà in piazza il 25 ottobre 2025 a Roma, alla manifestazione nazionale per chiedere pensioni giuste, più risorse per il lavoro e meno spese per il riarmo.


Il 6 Novembre sarà sciopero dei dipendenti del Comune di Bologna

È fallito il tentativo di conciliazione che si è tenuto lo scorso Venerdì 17 Ottobre presso la Prefettura, chiesto da FP CGIL, CISL FP e UIL FPL, che quindi hanno proclamato lo sciopero di tutti i dipendenti per il prossimo 6 novembre.

Mentre l’Amministrazione Comunale dichiara di voler trovare soluzioni per il ceto medio in generale, per i suoi dipendenti, che fanno parte del ceto medio anch’essi, non lo fa.

Anche la totale assenza della parte politica al tavolo in Prefettura, denota per le Organizzazione sindacali, una scarsa attenzione verso le lavoratrici e i lavoratori dell’ente.

Il salario accessorio è fermo dal 2016 e, nonostante il decreto cosiddetto PA, dia la possibilità di incrementarlo fino al 48%, il comune ha ipotizzato un incremento del 9%, (mediamente circa 35 euro al mese a dipendente). Ma anche di questo, per dichiarazione del Comune, non vi è certezza.

Di fronte a tale incertezza e alla mancanza di impegni concreti, le Organizzazioni Sindacali FP CGIL, CISL FP, UIL FPL hanno procamato lo sciopero di tutti i dipendenti comunali per l’intera giornata del 6 novembre 2025, con concentramento alle ore 10:00 in Piazza Liber Paradisus, 10.


Reggio Emilia. La FP CGIL chiede l'intervento del prefetto all'AUSL ma non c'è l'accordo

A seguito della proclamazione dello stato di agitazione da parte delle sigle sindacali FP CGIL e UIL FPL nei confronti dell’Azienda Unità Sanitaria Locale (AUSL) di Reggio Emilia, per il mancato raggiungimento di un accordo sull’erogazione dei DEP (Differenziali Economici di Professionalità) — strumenti fondamentali per la valorizzazione economica del personale sanitario — i sindacati hanno incontrato ieri il vice Prefetto nel tentativo di giungere ad una conciliazione.

All’appuntamento di ieri si era giunti dopo numerosi incontri e gli impegni assunti dall’AUSL nelle scorse settimane, quando i sindacati avevano denunciato una totale immobilità da parte dell’Azienda, che non aveva ancora finalizzato l’accordo, lasciando nel limbo oltre un migliaio di dipendenti.

“Riteniamo questa situazione inaccettabile – dichiarano FP CGIL e UIL FPL – perché, viste le disponibilità dei fondi, abbiamo chiesto di investire oltre 1.500.000 euro per incrementare il salario fisso del personale ma senza ottenere alcun impegno”.

Secondo le Organizzazioni sindacali il blocco dei DEP rappresenta un ostacolo significativo in un percorso di riconoscimento e valorizzazione che i lavoratori attendono da tempo.

“L’Azienda in Prefettura ha rigettato le richieste delle Organizzazioni sindacali, aprendo ad un ulteriore confronto, ma, respingendo completamente un’intesa sulle risorse da destinare alla contrattazione, evidenziando che altre organizzazioni sindacali al momento hanno chiesto di temporeggiare sulla sottoscrizione dello stesso. – scrivono in una nota i sindacati a seguito dell’incontro –  Pertanto non abbiamo sottoscritto l’ atto di conciliazione, perché riteniamo che la sola riapertura del tavolo di contrattazione non sia sufficiente a chiudere lo stato di agitazione.

Il personale sanitario non può più aspettare – continuano – serve un atto di responsabilità e una reale volontà di investire sul personale che ogni giorno garantisce i servizi essenziali alla cittadinanza”.

L’accordo sui DEP potrebbe portare un incremento salariale fino a 1.200 euro annui e a regime, un risultato superiore a quanto previsto dal prossimo contratto collettivo.

“Per questo motivo come FP CGIL e UIL FPL invitiamo tutte le Organizzazioni sindacali a mantenere un approccio responsabile e concreto, basato su una lettura attenta dei fondi disponibili, evitando di generare confusione tra i dipendenti.


Pensioni, dal governo un silenzio che dice tutto

Il confronto tra governo e sindacati sulla previdenza si è chiuso con un nulla di fatto. Nessuna riforma della legge Fornero, nessuna misura concreta per garantire pensioni dignitose. Ancora una volta, chi lavora dovrà restare al lavoro più a lungo e con assegni sempre più bassi.

Nessuna riforma, solo promesse

Durante l’incontro del 10 gennaio con i sindacati di categoria, il tema previdenziale è stato completamente ignorato. Nonostante le promesse di superamento della legge Fornero, l’esecutivo non ha affrontato il nodo delle pensioni, né ha fornito risposte sull’aumento dei requisiti di età previsto dal 2027: 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia, che saliranno a 67 anni e 5 mesi nel 2029.
Per la pensione anticipata, invece, serviranno oltre 43 anni di contributi. “Altro che quota 41 per tutti”, commenta amaramente la Cgil: l’obiettivo della pensione si allontana sempre di più.

Si esce più tardi e con assegni più bassi

“Si va in pensione più tardi e con assegni sempre più bassi”, spiega Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil. Le misure temporanee come Opzione Donna sono state di fatto cancellate, mentre l’aumento dell’importo soglia per l’uscita a 64 anni esclude la maggior parte dei lavoratori.
La flessibilità promessa dal governo resta sulla carta, e l’idea di “comprare” la pensione anticipata con il Tfr appare un paradosso: per colmare appena 500 euro di differenza servirebbero oltre 128 mila euro accantonati.

Pensioni future sempre più povere

Dal 2025 la situazione peggiora ulteriormente. I nuovi coefficienti di trasformazione tagliano gli assegni pensionistici per tutti i futuri pensionati. Chi guadagna circa 30 mila euro lordi all’anno rischia di perdere fino a 12.500 euro complessivi se non verranno introdotti correttivi.
Più del 70% delle pensioni oggi è calcolato con il sistema contributivo, il che significa assegni sempre più bassi per le generazioni più giovani e per chi ha carriere discontinue.

Nessuna prospettiva di riforma

Il governo tace anche sulle misure in scadenza: Ape Sociale, Quota 103 e Opzione Donna. Tutti strumenti limitati, che interessano appena 20 mila persone e non cambiano la sostanza: per il 99% delle lavoratrici e dei lavoratori continua a valere la legge Fornero.
Nel Documento di programmazione economico-finanziaria non si trova alcun piano di riforma previdenziale strutturale. Anche il tavolo tecnico con le parti sociali è fermo dal 2023, segno della mancanza di volontà politica.

La proposta della Cgil: giustizia e garanzie

“Questo governo continua a ignorare la realtà sociale del Paese, fatta di salari bassi e precarietà diffusa”, afferma Ghiglione. La Cgil propone una pensione contributiva di garanzia per giovani e lavoratori discontinui, una vera flessibilità in uscita che riconosca i lavori gravosi e il lavoro di cura, e il blocco dell’automatismo legato all’aspettativa di vita.
Al tempo stesso serve una rivalutazione piena delle pensioni in essere, per difendere il potere d’acquisto di chi ha già lavorato una vita.

“È tempo di rimettere la giustizia sociale al centro delle politiche del Paese”, conclude Ghiglione. “Basta slogan: il sistema previdenziale deve garantire dignità e sicurezza a chi lavora, non fare cassa sulla pelle dei pensionati e delle nuove generazioni.”


La posizione della FP CGIL sul DDL “Merito” (AC 2511)

La Funzione Pubblica CGIL ha depositato la propria memoria scritta presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati sul disegno di legge “Disposizioni in materia di sviluppo della carriera dirigenziale e della valutazione della performance del personale delle pubbliche amministrazioni” (AC 2511), il cosiddetto DDL Merito.
Un provvedimento che, secondo la FP CGIL, rischia di compromettere l’autonomia, l’imparzialità e l’efficacia della Pubblica Amministrazione, sostituendo criteri oggettivi di valutazione con logiche discrezionali e politiche.


Un impianto pensato per le funzioni centrali, ma imposto a tutte le PA

Il disegno di legge appare concepito per le amministrazioni centrali, ma esteso anche agli enti locali senza tener conto delle differenze organizzative e operative del sistema dei Comuni.
Le norme si sovrappongono a disposizioni già disciplinate dalla contrattazione collettiva nazionale, generando confusione nei sistemi di valutazione e nella gestione della performance.


Valutazione dei dirigenti: più controllo politico, meno autonomia

La FP CGIL contesta la volontà del legislatore di subordinare i dirigenti alla politica, attraverso sistemi di valutazione diretta e discrezionale che incidono anche sul trattamento economico.
Si introduce inoltre un meccanismo di carriera “in prova” per 4-5 anni, legato a valutazioni continue da parte del dirigente sovraordinato, con rischi di licenziamento e incertezze sulla conservazione del posto.


Penalizzati i lavoratori, a costo zero per lo Stato

Il disegno di legge prevede una differenziazione della valutazione del personale senza risorse aggiuntive, ridistribuendo i fondi esistenti e creando competizione interna invece che valorizzazione.
Con la limitazione al 30% delle valutazioni più alte e al 20% delle “eccellenze”, si finisce per penalizzare la maggioranza dei lavoratori e vanificare i principi di equità.


Il ridimensionamento degli OIV: un arretramento per la trasparenza

La riforma degli Organismi Indipendenti di Valutazione (OIV) rappresenta, secondo la FP CGIL, un grave arretramento.
Gli OIV vengono svuotati del loro ruolo tecnico e ridotti a organi consultivi, restituendo la valutazione ai vertici politico-amministrativi.
Questo apre la strada a decisioni arbitrarie e mina la credibilità dei sistemi di valutazione, soprattutto negli enti locali.


Un modello che rischia di precarizzare la dirigenza pubblica

Il DDL prevede percorsi di carriera fondati su valutazioni soggettive, non anonime e potenzialmente retroattive, affidando al dirigente sovraordinato un ruolo predominante nella selezione.
La FP CGIL ribadisce la preferenza per il sistema concorsuale pubblico, come sancito dall’articolo 97 della Costituzione, a garanzia di imparzialità e merito effettivo.


Norme da sopprimere e proposte di emendamento

La FP CGIL chiede la soppressione di due disposizioni ritenute inaccettabili:

  • la cessazione automatica degli incarichi dirigenziali ex art. 110 TUEL alla scadenza del mandato del sindaco;

  • la deroga che consente il transito nella prima fascia ai dirigenti di seconda con almeno 24 mesi di incarico.

Il DDL Merito non valorizza il personale pubblico, ma accentua gerarchie e discrezionalità.
Sistemi di valutazione imposti dall’alto, indebolimento degli OIV e precarizzazione della dirigenza allontanano la prospettiva di una Pubblica Amministrazione indipendente e autorevole.
La FP CGIL chiede un confronto vero per riforme che rafforzino professionalità, formazione e percorsi di carriera, nell’interesse dei cittadini e della qualità dei servizi pubblici.


Continua la trattativa CCNL Funzioni Locali 2022-2024

Si è svolto l’incontro con l’ARAN per la prosecuzione della trattativa sul rinnovo del CCNL Funzioni Locali 2022-2024.

L’ARAN ha presentato un testo contenente poche novità, tra cui:

  • Incremento del fondo dello straordinario a carico del fondo della contrattazione decentrata per gli enti senza dirigenza;

  • la riclassificazione di alcune materie tra quelle che possono essere sottoposte ad atto unilaterale;

  • L’aumento del valore minimo delle indennità di servizio esterno e di condizioni di lavoro a due euro;

  • L’abrogazione della precedente disciplina sullo straordinario elettorale del personale titolare di EQ;

  • Una parziale revisione della disciplina della malattia per il personale a tempo determinato.

In premessa, abbiamo commentato gli articoli di stampa in merito alle proposte del ministro su un possibile fondo perequativo del comparto. Abbiamo evidenziato che un eventuale fondo perequativo deve:

  1. avere risorse maggiori rispetto a quelle ventilate dal ministro;

  2. essere indirizzato a tutti i lavoratori e a tutte le amministrazioni del comparto;

  3. essere aggiuntivo e non integrativo di eventuali risorse derivanti dal DL PA.

In merito alle proposte, abbiamo presentato le seguenti osservazioni:

  • siamo contrari, anche se la decisione dovesse essere presa in sede di contrattazione decentrata, all’uso delle risorse decentrate per integrare le risorse per lo straordinario;
  • siamo contrari alla possibilità di applicare a nuove materie gli atti unilaterali;
  • l’aumento del minimo delle indennità di servizio esterno e di condizioni di lavoro non ci vede pregiudizialmente contrari: paventiamo solo il rischio che possa assorbire una quota eccessiva delle già scarse risorse che il Ccnl destina ai fondi decentrati risorse;
  • l’abrogazione della precedente disciplina per lo straordinario elettorale per le EQ può avvenire ma salvaguardando alcune previsioni per evitare dubbi interpretativi;
  • abbiamo respinto le proposte di modifica del regime della malattia e del comporto del personale a tempo determinato perché peggiorativo rispetto a quanto previsto dalla legge.

 

Il tavolo è stato aggiornato al 14 ottobre alle ore 15.


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