sciopero generale 16 dicembre in emilia-romagna

Pagamento anticipo rinnovo contrattuale - Il nostro intervento per garantire equità

Grazie al lavoro sindacale a partire dalla busta paga di Gennaio 2024, i dipendenti con contratto a tempo determinato e indeterminato presso Aziende Sanitarie, la Regione Emilia-Romagna, Agenzie Regionali e gli Enti Locali (non beneficiari dell’anticipo a Dicembre 2023) percepiranno mensilmente (e non in unica soluzione) l’indennità di vacanza contrattuale rivalutata.
Questa indennità sarà rivalutata di 6,7 volte rispetto al valore mensile riconosciuto nel 2023. Tale modifica mira a garantire una compensazione più equa e a evitare penalizzazioni fiscali o contributive per i lavoratori interessati.
Il nostro impegno costante ha contribuito a questo risultato, riflettendo l’attenzione verso le esigenze dei lavoratori. Abbiamo così evitato penalizzazione e ingiustizie per i lavoratori e lavoratrici della sanità e delle funzioni locali.


clinica privata Bologna

Aumento fondi pubblici alle cliniche private: vogliamo spiegazioni

Il caso dell’aumento dei fondi pubblici destinati alle cliniche private Bellombra e Santa Viola richiede risposte. Si tratta di una situazione strana riguardante la revisione dei codici tariffari per la riabilitazione nelle strutture private di Villa Bellombra e Santa Viola, situate nel territorio di Bologna. Questa revisione comporterà un potenziale incremento di entrate per le due strutture pari a 4,5 milioni di euro all’anno, considerando i 66 posti letto complessivi.

La Regione ha autorizzato il passaggio di 33 posti letto di Villa Bellombra dal codice 56 al codice 75, e 30 posti letto del Santa Viola dal codice 60 al codice 56, entrambi con un diverso importo di rimborso. Tuttavia, i numeri dimostrano che non vi era la necessità di questo aumento delle tariffe a favore delle cliniche private menzionate. Infatti, le strutture pubbliche che offrono le stesse prestazioni si trovano nelle immediate vicinanze e dispongono di un numero di letti sufficiente per soddisfare la domanda.

L’effetto sulla sanità pubblica e la popolazione anziana

Ciò di cui c’è invece sempre più bisogno sono posti letto per la popolazione anziana con malattie croniche, che richiede cure specializzate a lungo termine identificate dal codice 60. Questi posti letto sono stati sacrificati in favore del più remunerativo codice 56. Inoltre, questo cambio potrebbe causare una perdita di entrate per il settore pubblico se i pazienti provenienti da altre regioni scelgono le strutture private anziché quelle pubbliche.

Chiediamo alla Regione di spiegare le motivazioni di questa operazione che non sembra finalizzata alla razionalizzazione economica né a una migliore programmazione sanitaria, considerando che non sono emersi bisogni in tal senso. Inoltre, sarà interessante vedere se verrà aumentato il personale a Villa Bellombra e Santa Viola per far fronte a questa maggiore complessità dei trattamenti.

È importante sottolineare che Villa Bellombra e Santa Viola sono soci fondatori del consorzio Colibrì, una cooperativa di rilievo nel territorio bolognese. Tuttavia, entrambe le cliniche fanno parte del gruppo ANASTE, che applica un contratto non sottoscritto da nessuna organizzazione confederale e ha peggiorato notevolmente le condizioni di lavoro dei dipendenti.

Impegno per una sanità equa e accessibile per tutti

In conclusione, riteniamo che il caso dell’aumento dei fondi pubblici alle cliniche private Bellombra e Santa Viola richieda una chiara spiegazione da parte delle autorità competenti. Chiediamo trasparenza e responsabilità nell’affrontare questa situazione che solleva interrogativi sulla gestione dei fondi pubblici destinati alla sanità. È fondamentale tutelare la sanità pubblica, garantendo l’accesso ai servizi di riabilitazione e le cure necessarie per la popolazione anziana e migliorando le condizioni lavorative del personale sanitario.

Continueremo a seguire da vicino gli sviluppi di questa vicenda e ad agire affinché vengano presi provvedimenti adeguati per garantire una gestione oculata e trasparente dei fondi pubblici destinati alla sanità privata. La tutela della salute e il benessere dei cittadini devono essere al centro delle decisioni prese dalle istituzioni. È necessario promuovere una sanità equa e accessibile per tutti, in cui i finanziamenti pubblici vengano utilizzati in modo responsabile e a vantaggio della collettività.


Grande preoccupazione per la situazione della sanità in Emilia-Romagna

Preoccupazione che nasce dalle mancate risposte alle nostre istanze per il riconoscimento delle risorse necessarie alla valorizzazione del personale e soprattutto rispetto alla garanzia della sicurezza e della qualità dei servizi del nostro SSR e dei diritti contrattuali dei dipendenti.

Infatti sicurezza, qualità e diritti devono necessariamente prevedere, tra le priorità, la completa sostituzione del personale cessato per pensionamento o per dimissioni volontarie, le stabilizzazioni di tutti coloro che ne hanno i requisiti e i rinnovi dei contratti a tempo determinato. Al contrario, da mesi, nelle aziende sanitarie queste necessità non vengono garantite per produrre risparmi di bilancio su indicazione della Regione.

Oggi sulla sanità bisogna investire, anche con nuovi modelli ma non tagliare sul personale!

Ferie accumulate insieme a migliaia di ore di straordinario, che rimangono patrimonio inalienabile dei dipendenti, impossibili da pagare e da recuperare fanno infatti il paio con tempi di attesa per le prestazioni specialistiche ambulatoriali e chirurgiche in aumento e tempi di permanenza nei pronto soccorso ormai diventati inaccettabili.

Per 15 anni tagli alle assunzioni

Viene spesso sbandierato da parte dell’Assessorato alla Sanità, il saldo del personale assunto dal 2018 ad oggi, pari a +7300, ma la vera considerazione da fare è che se per 15 anni si è tagliato sulle assunzioni, in realtà chi è stato stabilizzato o assunto, viene impiegato per lo più a “rattoppare gli organici” e a ristabilire quella presenza di personale per garantire l’assistenza di qualità vanto della nostra Regione. Assunzioni che sono state necessarie anche per garantire gli organici “integrativi” (che per i non addetti ai lavori sono coloro che sostituiscono malattie, ferie, permessi a vario titolo) che purtroppo oggi sono all’osso, o addirittura assenti; ad esempio nel 70% dei casi, le lunghe assenze, come le maternità o le malattie di lungo periodo, non vengono sostituite.

Altro dato da evidenziare, è che per mettere in pratica quanto previsto per la riorganizzazione della sanità territoriale, da Decreto Ministeriale 77/2022, si dovranno assumere nella nostra Regione: dai 1500 ai 2300 Infermieri di Comunità, per le Centrali Operative Territoriali 270 infermieri e circa 67 altre figure tra personale sanitario/amministrativo, per gli Ospedali di Comunità circa 639 infermieri – 426 OSS – 142 fisioterapisti, ed infine almeno 800 infermieri e 600 OSS oltre che psicologi e altre professionalità per trasformare le Case della Salute in case di Comunità.

Quindi se servono più persone è lecito chiedersi per quale motivo la Regione sta bloccando il turn over? Non si potrà certo pensare di garantire servizi aggiuntivi e funzionalità di strutture finanziate dal PNRR riducendo organici sapendo che chi prende in carico e cura le persone non sono i muri ma il personale.

Verso la mobilitazione

Dopo diversi solleciti, finalmente, come Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl siamo stati convocati il 7 marzo p.v dall’Assessore Donini, ma in vista di quella data, proprio perché non accetteremo ancora risposte prive di contenuti reali e fattivi, abbiamo deciso di riprendere un percorso vertenziale unitario e condiviso tra livelli territoriali e regionali proprio per evidenziare quanto per Noi, e soprattutto per le donne e gli uomini che rappresentiamo, quanto quell’incontro sia determinante.

Una mobilitazione, che ci vedrà coinvolti a livello territoriale nelle Aziende Sanitarie: venerdì 3 marzo con la distribuzione di materiale che spieghi la grave situazione che si sta delineando, martedì 7 marzo con lo svolgimento di presidi di protesta, concludendosi poi con una conferenza stampa regionale l’8 marzo, nella quale daremo le risultanze dell’incontro che si sarà svolto in Assessorato, e delle decisioni scaturite in merito, e lo diciamo sin d’ora, SENZA RISPOSTE VERE VALUTEREMO COME PROSEGUIRE LA NOSTRA MOBILITAZIONE!


"Il Pane e le Rose", per una pausa pranzo più giusta in Regione

E’ partita dallo scorso mese una campagna di raccolta firme promossa dal Comitato degli Iscritti della FP CGIL della Regione Emilia Romagna , il titolo della petizione è:

“IL PANE E LE ROSE”

Sicuramente un titolo evocativo per denunciare una situazione che da tempo affligge i dipendenti della regione , se  la pausa pranzo è un diritto riconosciuto a tutela della salute psico-fisica del lavoratore e, così è , ai dipendenti devono essere effettivamente garantiti buoni pasto e spazi adeguati per il consumo del pasto e il recupero psico-fisico , dopo ore di lavoro , sia in presenza che in lavoro agile .

Da una indagine conoscitiva è emerso che in nessuna delle sedi regionali sono presenti servizi di ristorazione adeguati al numero dei dipendenti, sia come spazi attrezzati  per il consumo del pasto, che come offerta per la pausa pranzo.

Nelle sedi periferiche non vi sono neanche delle sale ristoro.

La petizione ha raggiunto un numero importante di adesioni e la prossima settimana una delegazione della FP CGIL verrà ricevuta dall’ Assessore Paolo Calvano. Questo sarà un primo step , l’ obiettivo più ambizioso è di richiedere l’ abrogazione dell’ art 5 comma 7 del DL n. 95 del 2012 convertito in Legge n. 135 / 2012.

Sono passati ormai dieci anni da quando il Governo Monti con la famigerata Spending Review; DL 95/ 2012 , convertito nella Legge 135 / 2012 , ha stabilito all’ art 5 c. 7 che:

 “a decorrere dal 1 ottobre 2012 il valore dei buoni pasto attribuiti al personale , anche di qualifica dirigenziale , delle amministrazioni pubbliche … non può superare il valore nominale di 7,00 euro“

Abbiamo sempre giudicato questa norma ; discriminatoria , punitiva , inutile e inadeguata !

La norma è discriminatoria perché introduce un’ ingiustificata disparità di trattamento fra dipendenti pubblici e lavoratori del settore privato, ai quali, il tetto dei 7.00 euro non trova, giustamente, applicazione.

La norma è punitiva perché, nella logica del perfetto capro espiatorio, scarica per l’ ennesima volta, le responsabilità della cattiva politica sui dipendenti pubblici, oltre a bloccare il loro stipendio e la loro carriera, si è voluto colpirli persino nella pausa pranzo.

La norma è inutile perché i tanto decantati risparmi che avrebbe dovuto procurare, sono stati, alla prova dei fatti, risibili.

La norma è inadeguata perché con l’ aumento costante e vertiginoso dei prezzi, 7,00 euro non sono assolutamente sufficienti a garantire un pasto dignitoso e salutare!