"Medici e infermieri abbandonati" Intervista a Marco Bonaccini, segretario generale della FP CGIL Emilia-Romagna

Dall’intervista a Marco Bonaccini della Gazzetta di Modena del 09/11/2024

Infermieri e medici, da Piacenza a Rimini, vengono insultati quotidianamente e non di rado malmenati, ma al di là della solidarietà verso questi camici bianchi si fa ben poco. Le istituzioni, i politici, le aziende sanitarie e i dirigenti devono invece accollarsi il dolore delle vittime, le spese legali e le soluzioni concrete.

Marco Bonaccini, segretario generale della Cgil Funzione Pubblica Emilia Romagna – il sindacato che ha un’ampia rappresentanza tra il personale sanitario – è un fiume in piena: «Si sta facendo poco o nulla per correre ai ripari sul tema: è gravissimo, anche perché i numeri, già altissimi di questi episodi nel 2024, ci risultano ancora in crescita. Noi, come Cgil, vediamo molta demagogia e ipocrisia, della classe politica alla ricerca continua di like, e dei capi della sanità: la solidarietà, ovviamente, va bene, ma addirittura in alcuni casi, come di recente è avvenuto a Modena, ci devono mettere la faccia le stesse vittime. È intollerabile, tocca alle aziende sanitarie farlo; le vittime devono essere protette e stare a casa perché è difficile riprendere a lavorare dopo certi episodi.»

Bonaccini, andiamo per gradi. Lei fa riferimento ai due infermieri della terapia intensiva cardiologica dell’ospedale di Baggiovara a Modena picchiati. Cosa non va?

«Non ne voglio fare un caso personale anche perché penso che il governo, se parliamo di sanità, ha gravi mancanze, come le dirò. Ma questo caso di Modena, con i due infermieri che hanno preso calci e pugni al volto e all’addome, è utile a spiegare come la pensiamo. Non è possibile che siano le vittime a essere sbattute in prima pagina con nome e cognome quando dovrebbero essere tutelate. Dove sono le loro aziende? Perché i dirigenti non ci mettono la faccia? Sempre a Modena, amministratori pubblici, attuali ed ex, da poco tempo sono subito scesi in campo, ma appunto facendo demagogia: leggo che si farà di tutto come comunità per aiutare queste vittime per le spese legali. Stiamo scherzando? La tutela del lavoratore è della sua azienda, non è affidata al buon cuore della collettività.»

Come se ne esce?

«I lavoratori sono completamente abbandonati al proprio destino, chiediamo che l’azienda ospedaliera possa costituirsi parte civile perché è ovviamente inaccettabile che un sanitario venga malmenato. Anche noi stiamo valutando se costituirci parte civile, ma vorrei uscire dal caso singolo e partire dai numeri.»

Prego.

«Secondo il report sull’anno 2023 dell’Onseps – Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie – quest’anno, le aggressioni in regione sono state 2.401 e hanno coinvolto 2.732 operatori; 2.112 si sono verificate nelle strutture pubbliche, di cui 1.997 negli ospedali. Tali numeri sono raddoppiati rispetto al 2019 pre-covid, mentre in epoca più recente crescono soprattutto le aggressioni verbali (+44,7% dal ’22 al ’23) e rimangono stabili nei due anni quelle fisiche (+2,6% dal 2022 al 2023). A farne le spese sono soprattutto donne, vittime nel 65% dei casi, e il personale infermieristico è più frequentemente coinvolto (59,7% dei casi). Siamo al limite.»

Alla classe politica, sul tema sanità, che è argomento dirimente in vista delle elezioni regionali del 17-18 novembre, cosa date?

«Il governo Meloni, come le dicevo, ha gravi responsabilità sul fronte dei fondi alla sanità, mentre l’organizzazione sanitaria è in capo alla Regione Emilia Romagna insieme alle aziende sanitarie. Il pesce puzza dalla testa, quindi nessuno si chiami fuori.»

In concreto, cosa si può fare contro le aggressioni?

«In primis, ovviamente, vanno evitate, ma vedo che tutti i candidati alle regionali propongono di mettere la polizia nei pronto soccorso e di dotare i sanitari di un braccialetto per lanciare l’allarme alle forze dell’ordine. Cerchiamo invece di essere seri: le forze dell’ordine hanno organici ridotti e non si può mettere un carabiniere nel pronto soccorso, un altro in reparto, e così via, perché non c’è una soluzione facile a problemi complessi. Per questo le dicevo che vedo troppa ipocrisia e propaganda. Occorre risolvere su due piani: dal lato dei pazienti c’è il disagio sociale crescente – ricordo che, secondo l’Istat, 2,5 milioni di italiani non si curano – e occorre anche creare un’organizzazione alternativa al pronto soccorso, che spesso per le persone è l’unico luogo a cui possono rivolgersi. Bisogna anche risolvere il grave problema delle liste d’attesa perché le persone si arrabbiano ed è più facile arrivare ad aggressioni e insulti.»

Sul fronte dei camici bianchi, invece?

«Loro lavorano sempre meno tranquillamente e non certo nelle migliori condizioni, così sono sempre più a disagio. La miscela che le ho descritto è esplosiva, e per questo occorre investire sulla sanità, ridurre i tempi di attesa, aumentare il personale e le sue retribuzioni; insomma, rispondere ai bisogni di tutte le parti. Altrimenti a farne le spese sono medici, infermieri, OSS, personale sul campo, a differenza dei dirigenti sanitari o dei politici. Vediamo troppo scaricabarile.»


Stato di agitazione della sanità a Parma: situazione critica nelle aziende della provincia

La FP CGIL Parma dichiara lo stato d’agitazione nelle aziende sanitarie della provincia

La Funzione Pubblica CGIL di Parma ha recentemente espresso preoccupazione per la condizione del personale sanitario in Azienda Usl e Azienda Ospedaliero-Universitaria della provincia. L’organizzazione sindacale denuncia da tempo l’aumento dello stress e dei carichi di lavoro a cui sono sottoposti i lavoratori e le lavoratrici.

Nuovi servizi senza personale aggiuntivo

Nel corso del 2024, l’Azienda Usl ha inaugurato nuovi servizi, come i CAU (Centri emergenza urgenza) e le COT (Centrale operativa territoriale), senza tuttavia prevedere un’adeguata assunzione di personale. Sebbene nel CAU di Parma siano state inserite nuove unità, nelle altre sedi provinciali la situazione rimane critica. Nel CAU di Fornovo, ad esempio, il personale del servizio di emergenza 118 è stato incaricato di coprire anche i turni del nuovo centro, sovraccaricando un servizio già impegnato su tutto il territorio. A Fidenza, invece, il CAU è gestito in maniera “ibrida”, con una gestione mista che causa confusione e carichi aggiuntivi.

Esternalizzazione del CAU di Langhirano: una gestione contestata

Un altro elemento di forte criticità è rappresentato dalla gestione del CAU di Langhirano, affidata tramite convenzione all’Assistenza Pubblica. Questa esternalizzazione risulta inaccettabile per un servizio che dovrebbe essere interamente pubblico e conforme alle direttive regionali.

Una situazione ancora più grave nell’azienda ospedaliera

La carenza di personale all’interno dell’Azienda Ospedaliera della provincia è ancor più acuta, come dimostrato dal numero eccessivo di ore lavorative e di ferie arretrate del personale. Questo accumulo di straordinari testimonia la difficoltà nel garantire un diritto fondamentale dei lavoratori: il recupero psicofisico. La mancanza di adeguato riposo mina, infatti, la qualità della vita dei dipendenti, con effetti negativi sul loro benessere psico-fisico.

L’indizione dello stato di agitazione e la mobilitazione per la sanità pubblica

Di fronte a queste criticità, la FP CGIL Parma ha proclamato lo stato di agitazione. Diversi incontri e tentativi di negoziazione con i vertici delle due aziende sanitarie non hanno portato ai risultati sperati, spingendo il sindacato a procedere con l’iniziativa di mobilitazione. In mancanza di interventi concreti e di ascolto proseguiremo la mobilitazione, anche a livello nazionale, con lo sciopero previsto per il 29 novembre.

Ribadiamo così la necessità di sostenere una sanità pubblica che sia a tutela non solo dei lavoratori e delle lavoratrici, ma anche di tutta la cittadinanza.


Criticità dell'AUSL Romagna tra carenza di personale, aggressioni e turni insostenibili

L’ Ausl della Romagna, nonostante gli importanti investimenti sul personale effettuati ed in essere, resi possibili tramite progettualità e condivisione anche con risorse in capo alla contrattazione, non è esente dalla crescente necessità  di personale considerato i nuovi servizi determinate da molti nuovi fattori tra cui un crescente invecchiamento della popolazione e le  esigenze di salute nate nel post – pandemia.

La riduzione di investimenti delle ultime leggi di bilancio in rapporto al PIL, nonché le previsioni sulla prossima legge di bilancio, ci dicono che da soli ed a isorisorse evidentemente nessuna azienda sanitaria pubblica ce la può fare con il rischio non solo di non rispondere alle nuove esigenze ma soprattutto di realizzare una progressiva privatizzazione. Ciò significa che  il diritto alla salute non sarà più un diritto universale e nel frattempo il personale sanitario si continuerà a trovare nel mezzo  con la crescita di aggressioni, disservizi e turni insostenibili.

Questo drammatico percorso è già in corso e si evidenzia in un  “deficit effettivo” di unità tra medici, infermieri e operatori sanitari, in cui nessun paragone pre pandemia può essere preso a riferimento e dove le esigenze crescenti di servizi necessitano di numeri diversi da quelli attuali.

Pensare che lo stato di emergenza del servizio sanitario nazionale sia finito con il termine dello stato di emergenza pandemico, riducendo le risorse aggiuntive per le strutture e per il personale è stato un grave  errore di cui i Governi che si sono succeduti hanno la prima responsabilità. E’ nei fatti aumentato il numero di pazienti che ogni operatore deve gestire, ci sono visite ed esami ancora da recuperare e altre richieste che emergono anche a fronte di persone che negli anni della pandemia hanno rinunciato a fare visite ed esami.

Questa  esigenza di personale aggiuntivo  è determinata dunque dalla necessità di garantire l’operatività quotidiana delle strutture sanitarie dove il 2024 non è paragonabile al 2019.

A farne le spese sono tutti  i reparti  a partire da quelli di emergenza ,  i reparti di degenza ordinaria per finire ai servizi territoriali, con situazioni limite in cui gli operatori sono costretti a turni massacranti anche per l’ aggiunta di letti aggiuntivi.

Parallelamente alla  mancanza del personale necessario in questo nuovo contesto, si registra un preoccupante incremento delle aggressioni fisiche e verbali ai danni degli operatori sanitari. Secondo  report ormai pubblici anche sul sito della regione, gli episodi di violenza contro il personale  sono aumentati notevolmente, sono state intraprese  iniziative per prevenire la violenza, tra cui il supporto psicologico per il personale aggredito. Tuttavia, nonostante questi sforzi, gli episodi continuano, alimentati da una crescente aggressività sociale che non risparmia nemmeno gli ambienti sanitari . È inaccettabile che chi si dedica alla cura degli altri debba temere per la propria incolumità.

Le problematiche legate alla carenza di personale e alla crescita degli episodi di violenza si sommano a un altro problema, forse meno visibile ma altrettanto grave: la crescente difficoltà per il personale sanitario a mantenere un equilibrio tra vita professionale e privata,  giornate lavorative che si estendono ben oltre l’orario previsto, reperibilità che non lasciano spazio al riposo e di turni spesso modificati all’ultimo minuto per sopperire a carenze improvvise.

La Fp Cgil  è impegnata da tempo a tutti i livelli partendo dal nazionale  nel  rivendicare azioni che vanno incontro alle  soluzioni delle  problematiche esposte , esigendo risorse economiche e investimenti sul personale, rivendicando  un piano straordinario di assunzioni e lo sblocco sul tetto dei fondi e fabbisogni di personale , perché non si può difendere la sanità pubblica senza salvaguardare e investire  sui professionisti che ci lavorano a partire dall’esigenza del rinnovo del CCNL 2022 -2024 non ancora sottoscritto.

Per queste ragioni proseguiremo in una campagna verità di sensibilizzazione, informazione e mobilitazione, contro un’idea di destrutturazione del sistema sanitario nazionale e in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori.


Trattativa rinnovo CCNL Sanità. A che punto siamo?

Si è svolto oggi, in sede Aran, un incontro nell’ambito della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale del comparto sanità pubblica.

In apertura di confronto, l’Aran ha illustrato una proiezione ipotetica relativa agli incrementi economici che deriverebbero dalla distribuzione delle risorse attualmente a disposizione del contratto.

Si tratta, com’é noto, di un incremento della massa salariale pari al 5,78% (a fronte un incremento del costo della vita che nel triennio di riferimento sarà superiore al triplo) a cui vanno aggiunte le risorse stanziate dal D.L. 34 del marzo 2023 destinate esclusivamente a coloro che operano nei pronto soccorso.

L’ipotesi che Aran ha consegnato alla discussione destinerebbe il 5,2% (su un totale, ripetiamo, di 5,78) agli incrementi tabellari, lasciando al restante 0,58% il finanziamento di tutto il resto (indennità, fondi, incarichi, dep, costo delle modifiche normative etc. etc.).

Tradotto in cifre questo porterebbe a un incremento medio a regime sul tabellare di 130€ lordi (115, 120, 127, 135, 193, partendo dall’area del personale di supporto a crescere fino all’area di elevata qualificazione) a cui si aggiungerebbero poco meno di 15€ lordi per il finanziamento degli altri istituti sopra descritti.

Va sottolineato che più della metà delle risorse che sarebbero destinate agli incrementi in busta paga (circa il 52%) vengono già percepiti in busta paga a titolo di indennità di vacanza contrattuale. Questo significa, utilizzando l’ipotesi proposta da Aran, che su 130€ lordi medi 67 vengono già percepiti in busta paga e l’incremento residuo sarebbe di circa 63 euro.

A fronte di questa ipotesi abbiamo ribadito, al pari di altre organizzazioni sindacali, come l’insufficienza delle risorse non consenta di poter concretizzare la discussione sul rinnovo e come, quindi, sia indispensabile reperire ulteriori risorse. Motivo per il quale crescono le ragioni della mobilitazione che stiamo portando avanti, che deve intensificarsi al fine di costringere il governo a farsi carico della necessità di dare risposte adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto. Ad oggi infatti siamo di fronte a un quadro che, oltre ad essere del tutto insufficiente per la parte che riguarda gli stipendi, sostanzialmente non ha che briciole da destinare alla valorizzazione professionale, ai fondi, al necessario incremento delle indennità.

La discussione é poi proseguita su alcuni aspetti della parte normativa, su testi che Aran ha inviato implementando l’articolato con alcuni temi ulteriori inerenti il rapporto di lavoro. Su questo resta la nostra contrarietà al tentativo, che si legge in trasparenza, di stressare le materie relative all’orario di lavoro per tentare di far funzionare le strutture gravate da una cronica carenza di organico. Anche su questo, ovviamente, lavoreremo con le nostre proposte per modificare questa impostazione.

Vi terremo aggiornati sul prosieguo della trattativa e della mobilitazione.


Trattativa rinnovo CCNL Sanità. A che punto siamo?

Nell’incontro del 29 luglio, tenutosi in modalità da remoto, l’Aran ha presentato una nuova versione della parte normativa del contratto. Questa versione include ipotesi di modifica su vari temi cruciali come gli incarichi, l’orario di lavoro, le pause, le prestazioni aggiuntive, lo smaltimento delle ferie pregresse, la formazione, l’age management, il patrocinio legale e il welfare aziendale.

Critiche alle Proposte di Aran

Le modifiche proposte, insieme alla conferma di quelle già avanzate in precedenza, ci trovano molto insoddisfatti. Le risorse disponibili sono ritenute insufficienti e ciò pesa come un macigno sull’intero negoziato.

Modifiche Proposte

  • Incarichi: Incremento del valore massimo dell’incarico di base da 1.300 a 1.400 euro, ritenuto insufficiente da Fp Cgil, che chiede almeno 3.000 euro, con un aumento a 5.000 euro per gli incarichi di complessità intermedia.
  • Pronta Disponibilità: Nessun aumento per l’indennità oraria collegata alla pronta disponibilità, ma aumento dei turni mensili da sette a dieci, mantenendo una media di sette nel quadrimestre.
  • Prestazioni Aggiuntive: Utilizzo delle prestazioni aggiuntive per fronteggiare carenze di organico e raggiungere obiettivi ulteriori, il che può portare a un incremento surrettizio dell’orario di lavoro senza sbloccare le assunzioni o aumentare adeguatamente gli stipendi.
  • Ferie Pregresse: Assegnazione alle aziende della possibilità di predisporre piani di smaltimento con il dipendente, lasciando il singolo a gestire le richieste del dirigente.
  • Age Management: Introduzione di misure di age management, ma il testo proposto è considerato vuoto, con solo generiche dichiarazioni di principio.

Posizione di Fp Cgil

Abbiamo espresso contrarietà a questa impostazione, richiamando le proposte contenute nella piattaforma unitaria. Abbiamo ribadito che, senza un cambio di impostazione da parte dei datori di lavoro e senza ulteriori risorse, il negoziato non potrà concludersi positivamente. Questa posizione è stata condivisa dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali al tavolo delle trattative.

Prossimi Passi

La trattativa è stata aggiornata a settembre, in data da definirsi. Continueremo a tenere aggiornati i nostri iscritti e sostenitori.


È necessaria una revisione della Clausola "Obbligo Permanenza" di 5 Anni nelle Aziende Sanitarie dell'Area Metropolitana di Bologna

La Fp Cgil Bologna e Fp Cgil Imola hanno formalmente richiesto una revisione della clausola di “obbligo permanenza” di 5 anni alle dipendenze dell’Amministrazione di prima assunzione, prevista nel regolamento del bando di concorso per l’Area Metropolitana di Bologna. Questa clausola, derivante dall’art. 35 del Dlgs n. 165/2001, limita significativamente la mobilità del personale sanitario, creando diverse problematiche. Ecco una panoramica dei punti salienti della richiesta di revisione.

Ingiustizia della Clausola

Le organizzazioni sindacali ritengono ingiusto negare la mobilità, soprattutto quella di interscambio, poiché limita le possibilità degli operatori sanitari di conciliare esigenze personali e professionali. Questo vincolo impedisce l’acquisizione di nuove risorse lavorative desiderose di entrare a far parte delle strutture sanitarie dell’area metropolitana di Bologna.

Impatto sulla Decisione dei Professionisti

La presenza del vincolo di 5 anni disincentiva i professionisti a scegliere le aziende sanitarie pubbliche dell’area metropolitana di Bologna, influenzando negativamente la loro decisione di accettare un posto di lavoro. Questo porta a una minore attrattività delle aziende, con conseguenti difficoltà nel reperimento del personale necessario per garantire il turnover e l’assistenza sanitaria.

Problemi con la Mobilità per Interscambio

La mobilità per interscambio, che prevede lo scambio di azienda tra due dipendenti senza danni per le amministrazioni, viene sistematicamente rifiutata senza alcuna valutazione preventiva. Questo comportamento provoca un impoverimento delle risorse umane e delle competenze nelle aziende sanitarie, poiché molti professionisti scelgono di dimettersi volontariamente se non ottengono l’interscambio desiderato.

Disparità di Trattamento

Un ulteriore punto critico è rappresentato dal fatto che altre aziende pubbliche, basandosi sul parere Aran N.0103321/2022 del 24/03/2022, non applicano questo vincolo. Ciò crea una disparità di trattamento e diritto per il personale del servizio unico metropolitano.

Richiesta di Revisione

Le organizzazioni sindacali sottolineano la necessità di una riflessione da parte delle direzioni aziendali, poiché le rigidità attuali hanno portato solo danni ai reparti e ai servizi. In caso di mancata revisione della clausola, le organizzazioni sindacali si riservano di intraprendere tutte le azioni necessarie a ogni livello di discussione.


Firmato l'accordo integrativo con la AUSL e AOU di Parma!

Prosegue l’impegno della FP CGIL assunto con le lavoratrici e lavoratori dell’Ausl e della A.O.U. Di Parma sull’attribuzione dei Differenziali Economici di Professionalità (ex fasce).

Nel merito dell’accordo:

  • raddoppiata la quota passando da 400 mila euro a 800 mila euro;
  • impegno a continuare con i DEP nel 2025;
  • impegno nel passaggio tra le aree (progressioni verticali);
  • impegno nel riconoscimento degli incarichi nell’area degli operatori e assistenti;
  • confermata la quota economica di produttività per il 2024;
  • applicazione accordo regionale in merito al pagamento della quota in aggiuntiva a 50 euro a partire dal 1 Maggio 2024, come da richiesta della FP CGIL;
  • per Ausl aumento della quota economica dell’accordo emergenza estiva;
  • per A.O.U. aumento della quota economica sulle assenze improvvise.

Ci riteniamo soddisfatti del risultato raggiunto, ottenuto con un grande lavoro di coerenza e responsabilità iniziato nel 2023, con la sottoscrizione del contratto decentrato 2023-2025, quando qualcuno non ha avuto abbastanza coraggio per crederci. Continueremo nel 2025 per mantenere l’impegno di poter riconoscere una progressione a tutti gli aventi diritto con l’impegno e la coerenza, che ci ha sempre contraddistinto.


Accordo per la difesa della sanità modenese

“Abbiamo firmato un importante accordo con Azienda Usl e Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena, nel segno della responsabilità e della difesa del valore strategico della sanità pubblica, delle sue lavoratrici e dei suoi lavoratori. Con questo accordo si pongono basi condivise per iniziare a ridurre la pressione di ritmi logoranti e impossibili da reggere costantemente, si afferma il principio di carichi di lavoro adeguati al numero di personale in servizio e si rimette al centro la necessità di un sistema pubblico dove il lavoro è sostenibile, adeguatamente retribuito e capace di tornare ad essere attrattivo per i nuovi professionisti”.

 

Così Giulia Casamassima (Fp Cgil Modena), Gennaro Ferrara (Cisl Fp Emilia Centrale) e Nicola Maria Russo (Uil Fpl Modena e Reggio Emilia) presentano l’accordo siglato stamane con Azienda Usl e l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena.

 

TROVATO UN PUNTO DI EQUILIBRIO

“Un accordo nel segno del senso di responsabilità. Qui, al livello territoriale, insieme alle due aziende abbiamo posto ordine ad un meccanismo che stava andando fuori controllo, comportando il rischio di burnout e di una emorragia aggravata di personale. Abbiamo trovato un punto di equilibrio per garantire il più grande dei servizi pubblici ai cittadini e sostenibilità professionale ai suoi lavoratori e alle sue lavoratrici. Ora la stessa responsabilità la chiediamo alla Regione e al Governo affinché investano le risorse necessarie per il rilancio della sanità pubblica alle prese con una grave mancanza di fondi”, affermano le tre sigle sindacali.

 

TUTELATI LAVORO E VITA FAMILIARE DEI SANITARI.

LE LISTE D’ATTESA NON SI ABBATTONO TRASFERENDOLE AI PRIVATI

“Abbiamo portato avanti un dialogo serrato con le due Aziende – proseguono Casamassima, Ferrara e Russo – che ci ha permesso di fissare alcuni punti importanti: i carichi di lavoro devono essere adeguati al numero di personale presente in servizio e i piani di produzione aziendale e di smaltimento delle liste d’attesa dovranno necessariamente tenere conto della difficoltà che oggi ha il sistema nel reperire personale infermieristico”.

L’accordo si fonda sulla necessità condivisa dalle parti di “evitare il sovra utilizzo di turni aggiuntivi oltre l’orario di lavoro ordinario perché il personale è allo stremo, sviluppando politiche che vadano verso la conciliazione di tempi di vita e di lavoro del personale sanitario. Le prestazioni aggiuntive – specificano Casamassima, Ferrara e Russo – saranno ben pagate ma il vero obiettivo è creare le condizioni affinché si reperisca nuovo personale per le aziende sanitarie di Modena. Altro punto, fondamentale per preservare il servizio sanitario nazionale, è l’aver messo nero su bianco che dovrà essere assolutamente residuale rispetto al totale il ricorso al privato accreditato per il piano di abbattimento delle liste d’attesa.”

 

MONITORAGGIO OGNI DUE MESI

L’intesa raggiunta tra sindacati, Ausl e Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena sarà sottoposto ad un check bimestrale. “Proveremo a limitare le difficoltà che la sanità pubblica sta vivendo a causa dello scarso finanziamento nazionale e regionale perché non possiamo rischiare – concludono i sindacalisti – che il peso di tutto questo si riversi solo sulle spalle dei lavoratori che da anni lavorano in maniera incessante per assicurare la salute di tutti I cittadini, nonostante le estreme difficoltà di tenuta quotidiane”.


Trattativa per il rinnovo del contratto Sanità Pubblica. A che punto siamo?

Nella mattinata del 25/6/2024 è proseguita la trattativa per il rinnovo CCNL 2022/24 comparto sanità pubblica.

A fronte di un testo inviato alle OO.SS. con proposte di modifica da parte dell’ARAN nelle sezioni inerenti alle relazioni sindacali, l’orario di lavoro, la pronta disponibilità, prestazioni aggiuntive ed attività di supporto, ciascuna organizzazione ha espresso valutazioni e proposto modifiche del testo.

Dal canto nostro, abbiamo ribadito l’importanza di individuare nel contratto una serie di meccanismi che rendano attrattivo il settore, al diritto alla gestione delle ferie troppo spesso non pienamente disponibile e troppo spesso soggette ad abbattimento indotto o forzoso da parte delle organizzazioni aziendali ed abbiamo confermato l’indisponibilità ad arretramenti in merito a conquiste ottenute con il precedente contratto, come nel caso della pronta disponibilità.

Abbiamo rilanciato la necessità di individuare dei meccanismi di tutela in un contesto di progressivo invecchiamento dei lavoratori, di rendere l’organizzazione del lavoro meno rigida e più attenta ai bisogni di vita dei singoli, ponendo particolare attenzione e della necessità di investire sulla formazione riservando almeno 2 ore a settimana all’aggiornamento professionale ed all’assolvimento degli obblighi in fatto di ECM.

Quanto alle relazioni sindacali è indispensabile ora più che mai riappropriarci di numerose materie che lasciano la possibilità alla azienda di prendere decisioni unilaterali nei confronti dei lavoratori senza passare per la contrattazione e di regolamentare tutto il settore delle prestazioni aggiuntive anche al fine di evitare lo sfruttamento dei professionisti per far fronte alle gravi carenze di organico.

Questa richiesta, neppure troppo nascosta, di aumento dell’orario di lavoro di fatto per guadagnare qualcosa in più a fronte di uno stanziamento del governo che copre a malapena un terzo dell’aumento dei prezzi che le lavoratrici e i lavoratori hanno dovuto fronteggiare nel triennio è, al momento, la cifra principale delle proposte dei datori di lavoro.

E’ evidente che si tratta di un approccio che non fa che confermare tutte le ragioni della nostra mobilitazione, che prosegue, a tutti i livelli, per rivendicare più risorse per finanziare il contratto, garantendo così salario e condizioni di lavoro più adeguate

Il tavolo è stato riaggiornato al 29 luglio, vi terremo aggiornati.


fp cgil parma sanità in crisi

FP CGIL Parma: "Preoccupa lo stato di salute della Sanità del nostro territorio"

“Sottofinanziamento, mancanza di una strategia complessiva e carenza di personale nelle due Aziende Sanitarie della provincia”

La Fp Cgil di Parma insieme a tutti i livelli dell’organizzazione è impegnata da anni in una mobilitazione in difesa della sanità pubblica, del suo finanziamento, e dello “stato di salute” sia nazionale che territoriale.

“La mobilitazione continua perché riteniamo che il periodo della pandemia non abbia insegnato abbastanza, soprattutto in tanti hanno già dimenticato quanto una sanità pubblica e universale sia fondamentale nell’affrontare emergenze ma soprattutto quanto sia fondamentale nella quotidianità delle persone e della loro cura.”

Il sottofinanziamento del sistema, è di fatto cronico e continuo, questo mette in crisi l’intero sistema che difficilmente potrà reggere nelle situazioni attuali.

A livello territoriale e provinciale non possono non sentirsi gli effetti delle problematiche nazionali per questo riteniamo che la situazione a nostro modo di vedere venga dipinta più rosea di quello che effettivamente è.

La situazione del personale nelle due Aziende Sanitarie della provincia con intensità diverse, è preoccupante perché constatiamo dai nostri punti di ascolto, un personale stanco e demotivato non solo perché non remunerato adeguatamente ma soprattutto perché considerato solo un numero e non una risorsa.

In Azienda Ospedaliero Universitaria la pressione sulle lavoratrici e i lavoratori in servizio è pesante e non più sopportabile, i richiami in turno sono continui, la maggior parte delle unità operative ha turni che superano le 36 ore, la prova sono il monte di ore e di ferie residue non godute.

Sono diverse le motivazioni di queste carenze di figure professionali: sicuramente il
rispetto dei tetti di spesa del personale vincola le aziende ma vi sono altre motivazioni più specifiche degne di attenzione.

Una città poco “accogliente” dal punto di vista del costo della vita, del costo degli affitti, elementi che portano a fare scelte differenti ai professionisti sanitari e addirittura li porta a valutare altre soluzioni lavorative.

Un numero ormai non sufficiente a coprire il fabbisogno provinciale.

Crediamo però che le nostre aziende sanitarie, al netto dei proclami entusiastici fatti anche a mezzo stampa, stiano agendo in modo non sempre adeguato ai problemi importanti e concreti che si trovano davanti e che da anni le organizzazioni sindacali sottolineano.

“A nostro modo di vedere manca una strategia complessiva in grado di sopperire alle problematiche citate perché troppo impegnati a tenere gli equilibri politici del territorio e non a dare risposte concrete ai propri dipendenti.”

I Cau non solo non funzionano come dovrebbero, ma pur essendo un servizio in capo alle cure primarie, ancora ad oggi non hanno personale dedicato e stanno dando risposte solo grazie all’impegno del personale che fa di tutto per riuscire a dare risposte ai cittadini.

Al problema delle liste di attesa sono state date soluzioni precarie e fragili, sdoganando di fatto anche la partecipazione del privato accreditato, senza mai proporre o prospettare percorsi assunzionali strutturati, percorsi imposti anche dall’importante accordo regionale sottoscritto tra Organizzazioni confederali, di categoria e Regione in aprile 2024.

Accordo che sancisce anche l’incremento dei fondi per dare continuità a percorsi di carriera e continuare il percorso di contrattazione integrativa.

Di contro, notiamo tentativi di riorganizzazione che mancano di programmazioni definite e strutturali, anzi, vi è un susseguirsi di istituzioni di incarichi dirigenziali, di dipartimenti fatti ad personam, incarichi 15 septis ad esterni quando da tempo professionisti sono in attesa di veder riconosciuto l’impegno e l’attaccamento alle Aziende, vediamo in queste settimane un numero alto di dimissioni e uscite dalle aziende sanitarie verso il mondo privato.

Abbiamo bisogno di risposte

“Come Fp Cgil nel porre questi temi, tra l’altro posti più volte ai tavoli sindacali, vorremmo che il disagio delle lavoratrici e lavoratori trovasse risposte perché le pacche sulle spalle ormai non sono più sufficienti, come non è più tollerabile la mancanza di decisioni strategiche in nome di percorsi che senza norme nazionali non potranno essere attuate.”

Abbiamo sempre creduto nelle buone relazioni sindacali gestite con trasparenza e soprattutto crediamo nelle istituzioni che gestiscono il bene comune ma allo stato attuale, nella gestione delle due aziende questi temi sembrano non essere presenti.

“La Fp Cgil valuterà le più opportune azioni da mettere in campo per il presente e per il futuro per fare in modo che le risposte vengano date e per la tutela generale delle lavoratrici e lavoratori.”