foto dell'acer ravenna

La FP Cgil conquista la maggioranza assoluta nelle elezioni RSU fra lavoratrici e lavoratori di ACER Ravenna

Si sono tenute in questi giorni (17 e 18 aprile) le elezioni per il rinnovo delle RSU di ACER RAVENNA, ente deputato alla gestione di alloggi ERP (edilizia residenziale pubblica), per conto dei Comuni. Un settore strategico, l’edilizia pubblica, il cui valore di comunità è fondamentale, specie in un contesto sociale caratterizzato dall’inasprimento della povertà e da una grande emergenza abitativa.

“La straordinaria partecipazione al voto, con una percentuale del 90% sul totale degli aventi diritto, ha confermato il valore delle elezioni fra i lavoratori – commenta Lisa Dradi, segretaria generale della Fp Cgil – e conferma la grande rappresentatività dei sindacati, avvalorando nel contempo la significativa affermazione della Fp Cgil.

I dati finali dello scrutinio consegnano alla nostra organizzazione una percentuale di oltre il 51% sui voti validi. Una grande affermazione ottenuta grazie all’impegno straordinario delle nostre delegate e dei nostri delegati, a cui va il nostro grande ringraziamento per l’impegno e la generosità dimostrati. Lo stesso ringraziamento va alle lavoratrici e ai lavoratori per la grande partecipazione democratica e per il sostegno dato alle nostre proposte.

Questo risultato rafforza il sindacato in un momento critico per il rinnovo del contratto collettivo nazionale; la partecipazione al voto del 90% dei lavoratori è un segnale importante che viene dopo lo sciopero dello scorso 20 febbraio svolto con tutte le sigle sindacali, ora ci prepariamo ad affrontare con determinazione le tante sfide che il futuro ci propone”.

All’interno del risultato generale la grande affermazione della FP CGIL riconosce la grande passione che ci mettiamo ogni giorno per rappresentare al meglio gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori in un settore – quello dell’edilizia residenziale pubblica – dove gli operatori stanno vivendo una fase di grande pressione per l’immane mole di lavoro determinato anche dall’evento alluvionale e dal fortunale, e dove poter garantire migliori condizioni operative vuol dire anche garantire un efficace servizio ai cittadini.


Attivazione della Procedura di Raffreddamento e Conciliazione nel Gruppo HERA

Le Segreterie Nazionali di FP CGIL, FIT CISL, UILTRASPORTI, FIADEL, FILCTEM-CGIL, FEMCA-CISL, FLAEI-CISL, UILTEC-UIL insieme alle strutture Territoriali e al Coordinamento Nazionale RSU hanno richiesto l’apertura della procedura di raffreddamento e conciliazione per il Gruppo HERA s.p.a.

Tale richiesta è in conformità con la Legge 146/90 e successive modifiche, nonché con l’art.6 dell’Accordo sindacale nazionale sul diritto di sciopero per le aziende CCNL Gas-Acqua/Elettrico e dell’Accordo del settore igiene ambientale del 1° marzo 2001.

Le motivazioni di tale richiesta derivano dall’insoddisfacente dialogo con il Gruppo HERA s.p.a. riguardante una serie di tematiche cruciali per i lavoratori e le lavoratrici, tra cui i perimetri di applicazione dei CCNL, gli appalti, gli organici, lo sviluppo professionale, lo smart-working, l’auto a casa e le politiche sulla salute e sicurezza.

Le Organizzazioni Sindacali hanno evidenziato diverse criticità:

  • Il Gruppo HERA non valorizza la qualità del lavoro né garantisce pari diritti per tutti i lavoratori, aumentando i rischi per la salute e la sicurezza.
  • Non c’è disponibilità ad ampliare gli organici, peggiorando le condizioni di lavoro e la qualità del servizio.
  • Si rischia una riduzione dei riposi giornalieri e fisiologici, compromettendo la salute degli addetti.
  • Non vi è volontà di discutere sullo sviluppo professionale dei dipendenti e sullo smart-working.
  • Proposte insufficienti sull’orario di lavoro e sull’incentivo per le politiche di salute e sicurezza.

Tali problematiche influenzano anche le imprese in appalto, aumentando il rischio di infortuni e malattie professionali. Il Gruppo HERA sembra deviare dal suo ruolo di azienda di servizi essenziali per la comunità, orientandosi verso un’ottica finanziaria.

Riteniamo fondamentale correggere questa deriva strategica e avviare un percorso di mobilitazione, coinvolgendo anche le proprietà pubbliche del Gruppo HERA s.p.a.


ospedale imola

Ausl Imola: Dichiarazione di Agitazione e Richiesta di Conciliazione

Nel contesto della contrattazione aziendale tra l’Ausl di Imola e le organizzazioni sindacali, è emersa una situazione di tensione che ha portato alla dichiarazione di uno stato di agitazione.

La Funzione pubblica Cgil Imola insieme a Cisl Fp Area Metropolitana e Uil Fpl, esprimono la propria volontà di indire uno stato di agitazione presso l’Ausl di Imola, includendo il blocco degli straordinari e iniziative di sciopero. La richiesta principale è l’attivazione delle procedure di conciliazione e raffreddamento dei conflitti, come previsto dall’art. 2, secondo comma della Legge 146/90, con la modifica della legge 83/2000.

Motivazioni dello Stato di Agitazione

Lunedì 15 gennaio 2024 si è tenuto un incontro sindacale in cui la delegazione sindacale è stata informata della volontà aziendale di decurtare il salario di produttività, anticipando i fondi incentivanti del CCNL sanità pubblica 2019-2021. Tale decisione, presa unilateralmente dall’Ausl Imola, ha creato tensioni, poiché non si è giunti a un accordo sulla erogazione degli incentivi per il 2024.

Le Organizzazioni Sindacali chiedono l’avvio delle procedure di conciliazione e raffreddamento dei conflitti, al fine di ripristinare corrette relazioni sindacali e analizzare l’utilizzo dei fondi incentivanti. La situazione è complicata dalla mancanza di una comunicazione specifica ai lavoratori e dalla mancanza di contrattazione integrativa sui fondi 2024.

L’Ausl di Imola, con carenze di personale, propone tagli al salario accessorio e richiede doppi turni al personale. Le organizzazioni sindacali chiedono il riconoscimento delle prestazioni aggiuntive attraverso fondi propri dell’Ente, come previsto dal DL 34/2023 e dalla Legge di Bilancio 2024.

La FP CGIL Imola, insieme alle altre organizzazioni sindacali, chiede l’attivazione della procedura di raffreddamento e conciliazione, conforme alla Delibera della Commissione di Garanzia del 1/6/2000. In caso di mancato riscontro, preannunciano iniziative di mobilitazione dopo 5 giorni lavorativi.


17 novembre, sarà sciopero nazionale!

SCIOPERO 17 NOVEMBRE

Contro una Legge di Bilancio 2024 iniqua per il lavoro nei servizi pubblici

SERVONO PIÙ RISORSE PER I CCNL PUBBLICI

• Quanto stanziato dal Governo per il rinnovo del contratti è lontanissimo dal recupero dell’inflazione a 2 cifre degli ultimi anni, con una perdita del potere d’acquisto del 16.1%, di fatto i dipendenti pubblici si pagano questo rinnovo e ci rimettono pure!

• L’anticipo previsto dal governo non solo divide i lavoratori dello stato da quelli di enti locali e sanità, penalizza i tempi determinati ma è un modo per mascherare l’insufficienza di risorse per i salari, assorbe oltretutto il bonus del 2023 e le risorse sono solo per un anno.

• Non ci sono risposte per la stabilizzazione dei precari nel settore pubblico, quelli storici, quelli del PNRR e dei Pon e non si danno risposte agli idonei.

• Il Governo non ha ancora attuato la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il differimento del TFR/TFS dei lavoratori pubblici fino a 7 anni.

• Non si estendono i benefici fiscali per la contrattazione di secondo livello che rimangono solo per il privato e rimane il tetto sul salario accessorio.

• Contro il taglio di 600 milioni di Euro per Regioni, Province e Comuni: a rischio, ancora una volta, il turnover del personale.

OCCORRONO PIÙ RISORSE PER LA SANITÀ PUBBLICA

Quanto stanziato per la sanità pubblica è totalmente insufficiente a salvaguardare il SSN, ad eliminare le liste d’attesa, a stabilizzare i precari e per fare nuove assunzioni.

IL GOVERNO È RIUSCITO NEL MIRACOLO DI PEGGIORARE LA LEGGE FORNERO

• Quota 103 con la finestra di 9 mesi diventa Quota 103 e 3⁄4, una vera e propria beffa per i lavoratori pubblici. È una vergogna il ricalcolo contributivo di tutti i versamenti che taglia l’assegno pensionistico fino al 20%. È inaccettabile che la pensione non possa superare quattro volte il minimo.

• È inaccettabile la revisione delle aliquote del calcolo delle pensioni liquidate a partire dal 1/1/2024 che penalizza i lavoratori degli enti locali, della sanità e gli insegnanti delle scuole comunali e parificate, degli ufficiali, aiutanti e coadiutori giudiziari.

• Si colpiscono ancora una volta le donne con l’aumento a 61 anni come anzianità per accedere ad “opzione donna”.

TUTELARE I SALARI DI CHI SI OCCUPA DEI SERVIZI ALLE PERSONE

Vogliamo tutelare il salario di tutti i lavoratori dei servizi pubblici, anche quelli con contratti privati, occorrono più risorse per finanziare adeguatamente tutti i servizi ed evitare il dumping contrattuale.

MOBILITIAMOCI! PER GARANTIRE SERVIZI PUBBLICI EFFICIENTI E PER FERMARE L’IMPOVERIMENTO DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI!


Associazioni datoriali del Terzo Settore si impegnino a rinnovare i CCNL e ad aprire la contrattazione di 2° livello

Negli ultimi giorni si sentono grida di allarme, da parte dei gestori privati, sulla condizione economica del personale inserito nei servizi socio-sanitari in accreditamento regionale.

Allarme propedeutico all’avanzamento della richiesta dell’innalzamento delle tariffe a carico dei cittadini.

Siamo ben consapevoli delle problematiche riguardanti gli operatori del sistema, al punto che da anni chiediamo alle aziende e alle cooperative sociali un innalzamento della qualità contrattuale e lavorativa delle migliaia di lavoratrici e lavoratori inserite nei servizi alla persona.

Si agita anche il CCNL come lo spauracchio per la tenuta delle aziende. Vogliamo ricordare che i CCNL di settore sono scaduti nel 2019 e che, allo stato attuale, esistono anche degli stati di agitazione nazionali aperti per arrivare a rinnovarli.

Nel frattempo si sono inseriti nel sistema CCNL sottoscritti da organizzazioni sindacali non rappresentative che hanno abbassato le tutele e i diritti per i lavoratori, inserendo norme sfavorevoli sulla malattia e sull’orario di lavoro.

I ritardi dei rinnovi contrattuali – o in diversi casi l’indisponibilità delle associazioni di rappresentanza a rinnovarli – insieme alla penetrazione di CCNL “pirata” hanno peggiorato la condizione economica e anche lavorativa delle persone.

“Non di solo pane vive l’uomo” dice il precetto evangelico, ma nella vita di tutti i giorni oss, infermieri, educatori e le varie figure professionali che lavorano nel sistema dei servizi socio-sanitari, si sono visti ridurre notevolmente il potere d’acquisto dei loro già magri salari.

La questione salariale in questo Settore è endemica, dovuta principalmente ai ritardi cronici con cui si chiudono i CCNL e all’indisponibilità delle aziende del Terzo Settore di attivare la contrattazione di 2° livello.

I rinnovi dei CCNL 2017-2019 videro il riconoscimento degli incrementi economici da parte della Regione Emilia Romagna ai gestori privati. Risorse pubbliche che hanno finanziato la tenuta del sistema in questi anni. Lo stesso è accaduto quando si è dovuto riconoscere ai gestori i presidi di sicurezza durante la Pandemia o gli incrementi dei costi energetici.

Nel frattempo abbiamo trovato l’indisponibilità della cooperazione sociale ad attivare i tavoli per la contrattazione integrativa di 2° livello anche a fronte delle piattaforme presentate da parte delle Organizzazioni sindacali.

Ma a volte è vero che non si vive di solo pane. La condizione delle lavoratrici e dei lavoratori nei servizi peggiora progressivamente. I carichi di lavoro aumentano con la crescita dei bisogni assistenziali. Non sempre ai lavoratori vengono rispettate le 11 ore di riposo tra un turno e l’altro. I precetti per la tutela della salute e sicurezza sono in certi casi disattesi. Dall’ultimo rinnovo del CCNL delle Cooperative Sociali quasi tutte le aziende non hanno ancora adeguato l’inquadramento corretto per gli educatori, precludendo agli educatori l’innalzamento delle loro retribuzioni mensili.

In sostanza ciò che si agita all’interno del sitema della gestione privata dei servizi accreditati è una vera e propria emergenza lavorativa, dovuta sia alla condizione salariale che alla condizione organizzativa del lavoro.

È indubbio che questa emergenza si può affrontare soltanto con la disponibilità delle aziende del Terzo Settore a contrattare. È arrivato il momento che le aziende facciano un salto culturale nelle relazioni con le rappresentanze sindacali. Lo devono alla comunità e alle tante lavoratrici e lavoratori che con la fiscalità e con le risorse pubbliche tengono in piedi il sistema dei servizi alla persona.

Fabio De Santis
Segreteria FP CGIL Emilia Romagna 


All'ospedale Santa Maria della Scaletta di Imola troppe situazioni critiche

Nonostante l’Ausl di Imola abbia comunicato recentemente diversi risultati positivi, in termini di qualità dei servizi, di vari reparti dell’Ospedale Santa Maria della Scaletta, la FP CGIL di Imola ribadisce che questi risultati non cancellano “le annose criticità di personale ancora presenti in diverse unità operative, che si traducono in un peggioramento delle condizioni di lavoro a causa dell’incremento di ore straordinarie e in reperibilità, richieste di doppi turni, salti di riposo e, in alcuni casi, non garanzia delle 11 ore di riposo tra un turno e l’altro“. Su questi temi, insiste la FP, “continuano infatti giornalmente le segnalazioni, che riguardano un numero di organici di sostituzione non idonei a coprire le assenze, la mancanza di un numero adeguato di Oss, in particolare nelle fasce notturne nei reparti di degenza, e l’incremento esponenziale dei carichi di lavoro”. Una situazione che “è frutto anche del ‘piano di rientro’ che la Regione ha chiesto alle Ausl sul fronte del personale dopo le assunzioni straordinarie Covid, con l’input di tornare ai numeri del 2019”. Allo stesso tempo, si legge però in una nota congiunta, “ci aspettiamo che l’Ausl evidenzi le criticità e discuta con i sindacati soluzioni condivise, anziché minimizzare e far ricadere le conseguenze sui lavoratori”.

Programmazione estiva

Tra le criticità che si riscontrano, la FP CGIL segnala, ad esempio, che “la programmazione dell’attività estiva del blocco operatorio che ci è stata presentata prevede circa 30 sedute di sala operatoria in più rispetto all’anno precedente, in un contesto in cui permane la criticità del superamento delle reperibilità mensili del personale infermieristico, di gran lunga superiore alle sette previste contrattualmente”. Vengono poi “le perplessità sulla rimodulazione prevista per luglio e agosto del servizio Residenza trattamento intensivo, che garantisce l’appropriatezza dell’intervento per pazienti in condizioni di scompenso psicopatologico acuto o subacuto. I 10 posti letto “saranno chiusi e trasferiti alla clinica per la salute mentale di Villa Azzurra di Riolo Terme”, con le motivazioni di voler “garantire le ferie estive del personale e dell’impossibilità di formare il personale in tempi brevi”. Motivazioni che però “si contrappongono alla discussione fatta sui tavoli sindacali degli ultimi anni per trovare una soluzione organizzativa appropriata”.

Altro problema è dato dal fatto che “le lavoratrici e i lavoratori di quel reparto non sanno ancora dove la Direzione infermieristica intende ricollocarli durante l’estate“, e nel Piano delle riduzioni estive “non si evince nessuna variazione in capo al servizio immuno-trasfusionale”, per il quale “ad oggi sono stati reclutati quattro tecnici di laboratorio, di cui tre da pochi mesi e per questo non formati alla possibilità di gestire sacche di sangue in autonomia ed in reperibilità, su un totale di otto tecnici”. Di conseguenza, tirano le somme le sigle confederali, “durante il turno notturno e nei festivi sarà il personale dei reparti a gestire il supporto trasfusionale dei pazienti, con ulteriore carico di lavoro e di responsabilità”.


dozza carcere bologna

Situazione esplosiva al carcere della Dozza

Sono arrivati a quasi 800 i detenuti presenti al carcere di Bologna e Salvatore Bianco di FP CGIL riferisce che alcuni “assumono pretese per le loro richieste più disparate e se non accontentati mettono in atto gesti autolesionistici o di ribellione verso le regole di convivenza”.

Il sindacato parla di “una situazione esplosiva nel penitenziario con pochissimi posti rimasti disponibili, continui eventi critici anche molto gravi, il personale di polizia penitenziaria è ridotto ai minimi termini con una carenza organica di circa 80 unità negli ultimi mesi” e un sistema “incapace di dare segnali chiari nella gestione di quei detenuti più problematici che avvertono sempre più il senso di impunità per i loro comportamenti a volte violenti e fuori dalle regole!”

Le richieste sono tra le più disparate: dallo spostamento in camera singola al rifiuto dell’assegnazione nei vari reparti, quando qualche posto si libera: “In questa situazione il personale avverte sempre più un senso di abbandono – spiega FP CGIL – davanti a una Amministrazione che resta inerme e non prende provvedimenti anche su quei soggetti che da diversi mesi continuano a creare situazioni critiche” e chiede che il blocco dei “dei continui ingressi registrati negli ultimi giorni, n.10 detenuti in più in circa 24 ore – quindi – la drastica riduzione del numero dei detenuti presenti nell’istituto, allontanando principalmente tutti quei soggetti ampiamente conosciuti per i loro comportamenti critici. Se ciò non avverrà si andrà incontro ad un periodo estivo molto complicato e l’amministrazione tutta ne sarà responsabile” conclude il sindacato.


Sanità modenese: si aggrava la carenza di personale

La situazione della sanità modenese è sempre più problematica in riferimento al personale: ritmi di lavoro insostenibili e abbassamento della qualità dei servizi. Questi gli effetti che sta producendo la carenza di personale dovuta al blocco del turn over e al mancato scorrimento delle graduatorie per il personale sanitario nell’Ausl di Modena.
Solo poche decine di assunzioni nelle ultime settimane per il personale infermieristico attraverso lo scorrimento delle graduatorie e un prevalente ricorso alle agenzie di somministrazione, scelta poco lungimirante che non va a sanare la strutturale carenza di personale e non rende giustizia a chi ha sostenuto e vinto un concorso pubblico.
“Una situazione ormai insostenibile per la tenuta dei servizi – dichiara Giulia Casamassima responsabile Sanità Fp Cgil Modena – Negli ultimi mesi abbiamo denunciato più volte con le mobilitazioni provinciali e regionali del 3 e 7 marzo e del 6 maggio un problema relativo agli organici e alla tenuta dei servizi. Adesso, con la programmazione delle ferie estive, la situazione diventa ancora più grave. Inoltre siamo ancora in alto mare con le stabilizzazione dei precari covid.”

Il definanziamento del Fondo Sanitario, l’inflazione e il caro energia, insieme alle promesse mancate del Governo sul ripianamento delle maggiori spese sostenute dalle regioni per il covid, diventano un mix micidiale per la tenuta dei servizi sanitari – aggiunge Valerio Coviello della Fp Cgil di Modena – La soluzione dei tagli lineari alla spesa per il personale della sanità non è accettabile, l’obiettivo di riportare le dotazioni organiche ai livelli pre-covid senza tenere conto di come è aumentata la richiesta di accesso alle cure e la complessità assistenziale, è una scelta miope che mette a serio rischio il sistema. Dopo decenni di tagli alla sanità questo significherebbe ancora far ricadere sugli operatori e sui cittadini la scelta di continuare a fare sempre di più con sempre meno persone. Gli <eroi> sono ormai da tempo dimenticati, tutto continua a gravare sulle spalle dei lavoratori e le difficoltà organizzative non vedono soluzioni nel breve termine. Per tutte queste ragioni la Cgil si mobiliterà con una manifestazione nazionale il prossimo 24 giugno.”

“Se vogliamo mantenere un servizio sanitario di qualità per la nostra cittadinanza – affermano i sindacalisti della Cgil – non possiamo permetterci che nessuna delle graduatorie in essere venga archiviata senza il suo completo scorrimento. Ad oggi sono centinaia i lavoratori che attendono la chiamata per l’assunzione. L’Ausl di Modena ha fortemente bisogno, oltre che di medici, di tutte le figure sanitarie e tecno-amministrative: infermieri, Oss, tecnici, autisti soccorritori, fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali, assistenti sanitari, psicologi e personale amministrativo.”

“Ogni giorno riceviamo dagli ospedali e dai distretti decine di segnalazioni sul personale assente non sostituito – dichiara Giulia Casamassima – di grandi difficoltà nel portare avanti l’attività programmata e sull’ormai consueta impossibilità ad accedere ad istituti contrattuali come ferie, al di fuori dei periodi estivi e permessi. E’ all’ordine del giorno saltare i riposi ed è un lontano miraggio per i lavoratori conciliare tempi di vita e tempi di lavoro.”
La Fp Cgil Sanità è fortemente preoccupata per come il protrarsi di politiche di austerità sulle dotazioni di personale possa conciliarsi con la riorganizzazione dei servizi sanitari territoriali, conservando la forte vocazione pubblica della sanità modenese. Tale riorganizzazione inoltre porterebbe in sé l’occasione e l’opportunità di mettere a valore titoli e competenze degli operatori sanitari dell’Azienda Usl di Modena, apportando valore aggiunto ai servizi per la cittadinanza, ma è ancora inspiegabilmente ferma anche la graduatoria dei “Dirigenti delle Professioni Sanitarie Infermieristiche, Tecniche, della Riabilitazione, della Prevenzione e della Professione Ostetrica.
Chiediamo all’azienda l’immediato scorrimento delle graduatorie per dare nuova linfa e un servizio all’altezza per tutti i cittadini del territorio”.


DL Bollette: Grave stop alla stabilizzazione dei ricercatori sanitari

Annunciato lo stato di agitazione, parte messa in mora per riconoscimento del dovuto

“Ancora una volta prevale l’aspetto bassamente burocratico in una vicenda che ormai assume toni grotteschi: ci sono i soldi per pagare il personale con contratti a tempo determinato ma non ci sono per assumerli a tempo indeterminato, perché, a quanto sembra, il Ministero della Salute non è in grado di fornire i dati della platea coinvolta”. Così in una nota Funzione Pubblica Cgil commenta lo stralcio, per mancanza di copertura, della stabilizzazione dei ricercatori sanitari di Ircss pubblici e Izs.
“Con l’approvazione degli emendamenti al  DL 34/2023, Misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali (decreto Bollette) da parte delle Commissioni riunite Finanze e Affari sociali della Camera, in relazione al percorso di stabilizzazione del personale precario della ricerca sanitaria (IRCCS e IZS) abbiamo pensato che finalmente si sarebbe concretizzata per la prima volta la possibilità di procedere alla stabilizzazione di questo personale. Purtroppo – si legge nel comunicato di Fp Cgil – la Commissione Bilancio ha espresso parere negativo sull’emendamento. Il presidente della Commissione Finanze bene ha fatto a prendere posizione, parlando di un impegno vincolante da parte del governo sulla stabilizzazione. Ora però serve coerenza nei fatti e non solo nelle parole”.
“Come sempre, non faremo mancare l’appoggio a lavoratrici e lavoratori. Annunciamo fin d’ora lo stato di agitazione e intensificheremo le iniziative di protesta da mettere in campo insieme alle altre organizzazioni sindacali. Nell’immediato daremo seguito alla nostra iniziativa legale messa in campo in queste settimane, che prevede la messa in mora delle amministrazioni degli IRCCS, degli IZS e del Ministero della Salute per il riconoscimento di quanto dovuto ai lavoratori della ricerca che in questi anni hanno prestato la loro attività con contratti atipici senza tutele previdenziali, indennitarie, etc. Le adesioni alla nostra iniziativa sono state moltissime, circa 800 su una platea di 1200, e già dai prossimi giorni partiranno le prime diffide nei confronti di alcuni Istituti”, conclude la nota.


Insieme per la Costituzione: 24 giugno manifestazione per la sanità, 30 settembre contro l'autonomia

Due grandi manifestazioni nazionali a Roma: il 24 giugno in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per la difesa e il rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale; il 30 settembre per il lavoro, contro la precarietà, per la difesa e l’attuazione della Costituzione, contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare.

È quanto deciso dall’Assemblea ‘Insieme  per la Costituzione’, che ha visto riunirsi questa mattina a Roma la Cgil e un’ampia rete di associazioni laiche e  cattoliche. “I diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione – si legge nell’appello lanciato oggi – tornino ad essere pienamente riconosciuti e siano resi concretamente esigibili ad ogni latitudine  del Paese”. Diritto al lavoro, diritto alla salute, diritto all’istruzione, ad un ambiente sano e sicuro, contrasto alla povertà, una politica di pace: sono questi i cardini del modello sociale e di sviluppo che per le associazioni deve essere promosso.

“Un modello sociale fondato su uguaglianza, solidarietà e partecipazione – si spiega nell’appello – che è l’antitesi di quello che vuole realizzare l’attuale maggioranza di Governo con l’autonomia differenziata e il superamento del modello di Repubblica parlamentare attraverso l’elezione diretta del capo dell’esecutivo”. Per questo, concludono le associazioni, “ci impegniamo in un percorso di confronto, iniziativa e mobilitazione”.