Perdite sul TFS/TFR fino a 41.290 euro, il Governo deve agire subito

La Funzione Pubblica CGIL denuncia con forza il grave danno economico subito dai dipendenti pubblici a causa del ritardo nei pagamenti del Trattamento di Fine Servizio (TFS) e del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Il differimento di queste liquidazioni, che in alcuni casi può arrivare fino a sette anni, sta provocando perdite che vanno dai 17.000 ai 41.290 euro. FP CGIL, insieme a CGIL Nazionale, FLC, SPI e SILP sollecita il Governo a intervenire senza ulteriori ritardi.

L’impatto devastante sui dipendenti pubblici

L’ingiusto rinvio nel pagamento del TFS/TFR rappresenta una discriminazione nei confronti dei lavoratori pubblici rispetto a quelli del settore privato. La FP CGIL, attraverso un’analisi dell’Ufficio Previdenza curata dal responsabile Ezio Cigna, ha calcolato l’entità delle perdite. Un lavoratore che ha cessato il servizio nel 2022 con uno stipendio di 30.000 euro ha perso 17.958 euro rispetto al TFS nominale di 86.000 euro. Con l’aumento della retribuzione, le perdite aumentano: 25.310 euro per chi percepiva 40.000 euro e fino a 41.290 euro per chi guadagnava 60.000 euro.

Le cause di queste perdite sono doppie: da un lato, l’inflazione ha eroso il valore reale del TFS/TFR percepito con ritardo; dall’altro, i lavoratori hanno subito il mancato rendimento che questi importi avrebbero generato se fossero stati investiti al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

FP CGIL e la lotta per la giusta liquidazione

Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale n. 130/23, che ha dichiarato questo differimento contrario al principio di giusta retribuzione (art. 36 della Costituzione), il Governo non ha ancora preso misure concrete per porre fine a questa ingiustizia. La FP CGIL, insieme alle altre Confederazioni, ha intrapreso un percorso di lotta, lanciando una petizione per chiedere il pagamento immediato del TFS/TFR, in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici.

“Le promesse del Governo, incentrate sullo smantellamento della Legge Monti-Fornero e sul miglioramento del sistema pensionistico, si sono rivelate vuote. Anzi, le proposte contenute nel Piano Strutturale di Bilancio rischiano di peggiorare ulteriormente le condizioni di accesso alla pensione, con tagli alle aliquote di rendimento e il trattenimento in servizio come unica risposta”, denuncia la FP CGIL.

La battaglia di FP CGIL prosegue

Per FP CGIL, la questione dei tempi di liquidazione del TFS/TFR resta centrale e non è più tollerabile che il Governo continui a ignorare questo problema, penalizzando ulteriormente chi, nel settore pubblico, ha sempre pagato tasse e contributi. La FP CGIL si dice pronta a proseguire con tutti gli strumenti a disposizione, comprese azioni legali, per rivendicare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici e porre fine a questa ingiustizia.


Trattativa rinnovo CCNL Sanità. A che punto siamo?

Si è svolto oggi, in sede Aran, un incontro nell’ambito della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale del comparto sanità pubblica.

In apertura di confronto, l’Aran ha illustrato una proiezione ipotetica relativa agli incrementi economici che deriverebbero dalla distribuzione delle risorse attualmente a disposizione del contratto.

Si tratta, com’é noto, di un incremento della massa salariale pari al 5,78% (a fronte un incremento del costo della vita che nel triennio di riferimento sarà superiore al triplo) a cui vanno aggiunte le risorse stanziate dal D.L. 34 del marzo 2023 destinate esclusivamente a coloro che operano nei pronto soccorso.

L’ipotesi che Aran ha consegnato alla discussione destinerebbe il 5,2% (su un totale, ripetiamo, di 5,78) agli incrementi tabellari, lasciando al restante 0,58% il finanziamento di tutto il resto (indennità, fondi, incarichi, dep, costo delle modifiche normative etc. etc.).

Tradotto in cifre questo porterebbe a un incremento medio a regime sul tabellare di 130€ lordi (115, 120, 127, 135, 193, partendo dall’area del personale di supporto a crescere fino all’area di elevata qualificazione) a cui si aggiungerebbero poco meno di 15€ lordi per il finanziamento degli altri istituti sopra descritti.

Va sottolineato che più della metà delle risorse che sarebbero destinate agli incrementi in busta paga (circa il 52%) vengono già percepiti in busta paga a titolo di indennità di vacanza contrattuale. Questo significa, utilizzando l’ipotesi proposta da Aran, che su 130€ lordi medi 67 vengono già percepiti in busta paga e l’incremento residuo sarebbe di circa 63 euro.

A fronte di questa ipotesi abbiamo ribadito, al pari di altre organizzazioni sindacali, come l’insufficienza delle risorse non consenta di poter concretizzare la discussione sul rinnovo e come, quindi, sia indispensabile reperire ulteriori risorse. Motivo per il quale crescono le ragioni della mobilitazione che stiamo portando avanti, che deve intensificarsi al fine di costringere il governo a farsi carico della necessità di dare risposte adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto. Ad oggi infatti siamo di fronte a un quadro che, oltre ad essere del tutto insufficiente per la parte che riguarda gli stipendi, sostanzialmente non ha che briciole da destinare alla valorizzazione professionale, ai fondi, al necessario incremento delle indennità.

La discussione é poi proseguita su alcuni aspetti della parte normativa, su testi che Aran ha inviato implementando l’articolato con alcuni temi ulteriori inerenti il rapporto di lavoro. Su questo resta la nostra contrarietà al tentativo, che si legge in trasparenza, di stressare le materie relative all’orario di lavoro per tentare di far funzionare le strutture gravate da una cronica carenza di organico. Anche su questo, ovviamente, lavoreremo con le nostre proposte per modificare questa impostazione.

Vi terremo aggiornati sul prosieguo della trattativa e della mobilitazione.


Trattativa CCNL Funzioni Locali. A che punto siamo?

Si è svolto il 30/09/2024 il quinto incontro con l’ARAN per la trattativa del CCNL Funzioni Locali 2022-2024.

Il tavolo, come concordato nel precedente incontro, ha proceduto ad un approfondimento tecnico dei testi che le parti si erano scambiate nei tre incontri precedenti.

L’ARAN ha spiegato perché, a suo parere, alcune proposte erano da respingere, altre da accogliere, altre tali che, pur condividendone le finalità, si è riservata di proporre una diversa formulazione. Vi sono poi alcune proposte che le OO.SS. hanno respinto e alle quali l’ARAN a volte ha rinunciato, a volte non ha rinunciato.

In particolare l’ARAN ha respinto, tra le altre, le seguenti proposte:

  • il coinvolgimento nell’ambito di applicazione del CCNL di Aziende speciali e Fondazioni degli enti locali;

  • in vincolo temporale dell’invio degli atti oggetto di sol informazione con almeno 10 giorni di anticipo sulla loro adozione;

  • lo spostamento da informazione a confronto dei contratti assicurativi di copertura del personale dell’ente;

  • il confronto sulla costituzione del Fondo del Salario Accessorio;

  • il confronto sui criteri per le progressioni verticali ordinarie;

  • l’inserimento dei profili tra le materie oggetto di contrattazione invece che di confronto;

  • la possibilità di estendere l’uso dei permessi studio ai corsi universitari telematici seguiti in modalità asincrona.

  • l’equiparati a servizio effettivamente prestato, ai fini della corresponsione del buono pasto, delle ore di “allattamento”, dei permessi 104, i permessi per assemblea sindacale, la partecipazione ai corsi di formazione, i permessi per attività sindacale. (Su questo punto ARAN si riserva di fare un’ulteriore proposta che però sarebbe limitata ai soli permessi per formazione.)

L’ARAN ha invece accolto, tra le altre, le seguenti proposte:

  • l’inserimento, tra le materie oggetto di confronto dei riflessi sui lavoratori delle convenzioni o degli accordi sottoscritti con altre pubbliche amministrazioni e dei criteri per il conferimento delle mansioni superiori;

  • l’inserimento, tra le materie oggetto di contrattazione, dell’individuazione delle particolari ipotesi nelle quali è consentita l’erogazione di due buoni pasto nell’arco della stessa giornata lavorativa. (Su questo tema però ARAN reputa necessario stimare un possibile costo contrattuale);

  • la possibilità per la contrattazione di discutere dei criteri di priorità per l’accesso al lavoro agile ed al lavoro da remoto nonché individuazione dei casi in cui è possibile aumentare il numero delle giornate di prestazione rese in modalità agile o da remoto;

  • la proposta di dichiarazione congiunta in cui si chiarisce che ai fini dell’applicazione del riconoscimento del buono pasto hanno rilievo esclusivamente la durata minima della pausa e la collocazione a cavallo tra periodi del lavoro mattutino (orario 6-12), del lavoro pomeridiano (orario 12-18), del lavoro serale (orario 18-22) del lavoro notturno (orario 22-6);

  • la possibilità di riconoscere, attraverso il welfare, dei versamenti aggiuntivi del lavoratore, su base volontaria, al Fondo di previdenza complementare;

  • la formulazione dei criteri per l’attribuzione del doppio buono pasto.

L’ARAN si è poi riservata di fare proposte su questioni che, pur condivise, richiedono a suo parere una diversa formulazione rispetto a quella proposta dalle OO.SS.

Tra queste:

  • l’eliminazione di ogni attenuante all’obbligo per gli enti di avviare la contrattazione annuale entro il primo quadrimestre di ogni anno;

  • l’eliminazione di ogni possibilità di misurazione della pausa pranzo quando collocata, per alcune specifiche categorie, ad inizio o fine orario di lavoro;

  • la possibilità di liquidare le festività soppresse se non godute entro l’anno di maturazione;

  • la possibilità di godere ad ore delle festività soppresse;

  • la possibilità di estendere a tutti gli enti del comparto l’istituto delle ferie ad ore.

L’ARAN ha invece insistito per riproporre due proposte respinte dalle OO.SS., ossia: la possibilità di svolgere la contrattazione in un’unica sessione salvo diverso accordo tra le parti; la possibilità di destinare quota del salario accessorio al fondo straordinario.

L’Agenzia ha invece ritirato, su richiesta delle OO.SS., la formulazione che costringeva i lavoratori a programmare necessariamente e sin dal mese di febbraio di ogni anno, per tutto l’anno, tutte le ferie in maturazione.

Visti gli esiti dell’incontro abbiamo reputato utile chiedere che anche la prossima riunione prosegua nel confronto tecnico con lo scopo di poter presentare delle controdeduzioni alle osservazioni dell’ARAN.

Nel complesso si tratta di un quadro a tinte grigio scure, che vede molte proposte significative fatte dalle OO.SS. respinte, a fronte di qualche concessione su alcuni temi di una certa rilevanza. Inoltre alcune proposte, vedi ad esempio quella sullo straordinario o quella sui possibili costi contrattuali del riconoscimento del doppio buono pasto, non fanno che rimarcare il problema che denunciamo fin dall’inizio della trattativa, ossia la totale insufficienza delle risorse disponibili per il rinnovo.

Il tavolo si è quindi aggiornato alla seconda metà del mese di ottobre.


No alla regionalizzazione dei Vigili del Fuoco!

Per la FP CGIL è inaccettabile l’idea lanciata dal Veneto di appropriarsi della “competenza sul reclutamento e coordinamento dei Vigili del Fuoco”.

Da alcuni anni combattiamo contro l’idea, rappresentata da una minoranza governativa, di regionalizzare il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

Sì, avete letto bene, c’è chi vorrebbe disgregare il Corpo che risulta essere il più amato dagli Italiani e che riesce a rispondere ad ogni esigenza proprio perché strutturato su scala nazionale.

Ora, dopo alcune inaccettabili dichiarazioni su modelli irrealizzabili rilasciate da un assessore veneto, siamo costretti a prendere tristemente atto, attraverso gli organi di stampa, che nell’avvio di discussione sulla controversa riforma denominata “Autonomia differenziata”, nella prima riunione fra il Ministro competente e quattro Regioni del nord, il Presidente della Regione Veneto ha chiesto, parlando di protezione civile, “competenza sul reclutamento e coordinamento dei Vigili del Fuoco”.

Ricordiamo al Presidente della Regione Veneto che, proprio perché struttura nazionale specializzata nella prevenzione e nel soccorso tecnico urgente, il Corpo dei Vigili del Fuoco è denominato, come recita il Codice della Protezione Civile, “componente fondamentale del sistema di protezione civile”, spina dorsale unica e nazionale rispetto ad un sistema, quello di protezione civile, già facente parte delle materie concorrenti. Spiace inoltre prendere atto, dopo anni di battaglie per assicurare gli standard minimi di soccorso su tutto il territorio nazionale, che tutta la discussione separatista è stata confinata come materia non rientrante nei LEP (Livelli Essenziali di Prestazioni).

Coloro i quali vogliono parcellizzare e dividere il Corpo Nazionale, con obiettivi puramente politico elettorali, sappiano che oltre a trovare l’opposizione forte del personale dei Vigili del Fuoco la troveranno anche da parte della cittadinanza che voterà SI al referendum contro questa riforma secessionista.

Garantire al Paese il fondamentale servizio sociale erogato con professionalità dai Vigili del Fuoco, su tutto il territorio nazionale, sarà la nostra più forte rivendicazione.


punto contratti

A che punto è la trattativa per il rinnovo contrattuale del comparto sicurezza e difesa 2022/2024

A due mesi dall’incontro del 24 luglio, si è svolta ieri, lunedì 30 settembre, una nuova convocazione della trattativa con il Dipartimento della Funzione Pubblica per il rinnovo contrattuale 2022/2024 per il comparto sicurezza e difesa. Purtroppo, non ci sono novità significative da parte della controparte pubblica.

La novità principale rispetto a luglio è stata la richiesta di numerose organizzazioni sindacali di accelerare la chiusura delle trattative e distribuire le risorse messe a disposizione dal governo. Tuttavia, SILP CGIL e Funzione Pubblica CGIL si sono opposte fermamente a questa proposta.

Le ragioni del No di SILP CGIL e Funzione Pubblica CGIL

Abbiamo detto No perché riteniamo che il contratto proposto non sia il miglior accordo possibile per le forze di polizia, come invece viene fatto credere. Si parla di un aumento di circa 100 euro netti per gli agenti (la qualifica più bassa), ma non si menziona che, durante il triennio 2022/2024, l’inflazione è aumentata del 16,5%, causando una perdita di potere d’acquisto significativa. In termini concreti, uno stipendio mensile lordo di 1.700 euro si è ridotto di circa 290 euro lordi (circa 230 euro netti). I fondi stanziati per il nuovo contratto, nonostante le promesse governative, non superano un incremento del 5,78%.

Nel contratto precedente (2019/2021), con un costo della vita cresciuto del 2%, l’incremento delle retribuzioni fu del 3,78%. Una disparità evidente rispetto alla situazione attuale.

Le richieste di luglio e la mancanza di risposte

Durante l’incontro di luglio, SILP CGIL e Funzione Pubblica CGIL avevano avanzato una serie di richieste chiave:

  • Rivalutare le Indennità.
  • Modificare il sistema di pagamento degli straordinari per renderli più equi, come promesso dal governo. Attualmente, un’ora di straordinario è pagata meno del lavoro ordinario.
  • Definire una previdenza dedicata per il personale prossimo alla pensione e una previdenza complementare per i nuovi assunti.

Nonostante l’impegno della parte pubblica a rispondere con delle proposte, al momento queste non sono arrivate.

La prossima fase: legge di bilancio e prospettive future

Il governo dovrà preparare la legge di bilancio entro dicembre, una fase cruciale per definire le risorse disponibili per il rinnovo contrattuale. Mentre alcuni sindacati sono pronti a dichiarare la sconfitta, SILP CGIL e Funzione Pubblica CGIL continuano a lottare per ottenere un contratto che tuteli veramente i diritti delle donne e degli uomini in divisa.

Il 31 luglio siamo scesi in piazza a Montecitorio, rivendicando maggiori risorse per i contratti del comparto sicurezza. Ora, mentre i ministri richiedono ulteriori fondi per sanità e scuola, le forze di polizia rischiano di ricevere meno degli altri lavoratori pubblici, nonostante le promesse della premier Meloni. Nel recente decreto sicurezza, inoltre, alcune categorie come il personale penitenziario hanno visto riconosciute indennità aggiuntive, mentre per la polizia nulla è stato fatto.

SILP CGIL e Funzione Pubblica CGIL non si arrenderanno e attendono il prossimo incontro, fiduciosi che la parte pubblica possa finalmente presentare nuove proposte concrete.


A proposito di educatori che mancano: capiamo il perché per cambiare le cose

Una riflessione (amara) di Ruggero Maria Manzotti, segretario generale FP CGIL Parma

Ha ragione l’assessora Bonetti (al comune di Parma NDR). Mancano gli educatori. E ne mancheranno sempre di più.

E sarebbe anche ora di cominciare a chiedersi le vere motivazioni che stanno alla base di questa grave situazione, che nel tempo, nel breve tempo, metterà in seria crisi tutti quei fondamentali servizi alla persona, come i servizi per adolescenti, per disabili, per minori, e tutti gli altri servizi destinati alle più differenti fragilità, che oggi, solo grazie a questi lavoratori e lavoratrici, reggono un sistema sempre più impoverito e sempre più precario.

In parole povere: gli educatori servono solo quando mancano.

Questa è la considerazione generale che esce in questa situazione. Diverso è invece per le famiglie, quelle famiglie che senza queste professionalità avrebbero una vita ben peggiore e ben più dura di quella che hanno già. Per loro, per queste famiglie, le educatrici e gli educatori sono fondamentali.

Questo fenomeno ha tante possibili spiegazioni ma vi sono alcuni elementi di base che inevitabilmente portano questi professionisti a fare diverse scelte nel corso della loro vita lavorativa.

La figura educativa non è ancora nè culturalmente nè istituzionalmente riconosciuta, raramente le viene riconosciuto il ruolo che effettivamente ha nel contesto delle politiche sociali delle nostre società. Non viene ancora riconosciuta come professionalità che porta la sua competenza e i suoi studi oltre alla sua infinita passione.

I salari sono tendenzialmente bassi e poveri, anche tenendo conto che la privatizzazione dei sistemi sociali ha creato differenze significative di applicazioni contrattuali, e quindi un dumping contrattuale legalizzato e sotto gli occhi di tutti. E se nella gestione pubblica diretta (in calo un po’ ovunque) si può avere almeno una omogeneità contrattuale, il sistema della gestione in appalto è una vera e propria giungla di contratti diversi, di trattamenti orari differenti, di periodi di non lavoro, e in generale di situazioni lavorative che diventano precariato strutturato.

La situazione negli appalti

Terzo aspetto: il sistema degli appalti e la gestione da parte del terzo settore di questi servizi è sì fondamentale nel nostro sistema integrato regionale, che vede la componente pubblica e quella privata lavorare insieme per assicurare un alto standard di qualità dei servizi, ma questo sistema nel tempo è stato drogato, portando a situazioni tutt’altro che positive sia per i tanti lavoratori che vi lavorano sia per i servizi stessi. In questo il mondo cooperativo ha le sue responsabilità. Parliamo di un mondo che oggi si chiede dove siano gli educatori ma che fa ancora poco per fidelizzare, strutturare, programmare miglioramenti contrattuali e salariali e soprattutto organizzativi per queste tipologie di lavoratori.

E considerato che le condizioni lavorative, contrattuali e organizzative sono definite dentro gli appalti scritti dagli enti pubblici, sarebbe interessante e importante che l’ente pubblico in primis si chieda cosa fare per migliorare tale situazione partendo appunto da appalti che siano consoni e che delimitino e definiscano subito il perimetro di azione e di organizzazione degli enti gestori, questo per rendere più omogenee e stabili le condizioni di lavoro di queste persone.

Tutte queste motivazioni hanno portato e stanno portando ad una vera e proprio fuga da questi servizi, perché gli educatori non sono esseri metafisici che scendono dal cielo ma sono lavoratrici e lavoratori, con le loro famiglie con le loro difficoltà e con i loro problemi, che hanno necessità come ognuno di noi di vivere una vita degna e di avere un lavoro riconosciuto e pagato.

Serve una discussione seria

Crediamo sia giunto il momento di iniziare una discussione e un confronto su queste problematiche che interessi la politica, le istituzioni, gli enti gestori, il mondo cooperativo, perché non c’è tempo da perdere: presto potremmo dover constatare il crollo di alcuni servizi per questa mancanza di personale che sta diventando prolungata e cronica.


Manifestazione Nazionale del 19 Ottobre a Roma: Salario, Salute, Diritti e Occupazione

Il 19 ottobre 2024, a Roma in Piazza del Popolo, alle ore 10:00, organizzeremo una grande manifestazione nazionale intitolata “Salario, salute, diritti, occupazione”. Chiediamo il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro nel settore dei servizi pubblici, con un focus specifico sull’aumento delle risorse destinate ai contratti nazionali.

Abbiamo sottolineato l’importanza di maggiori fondi per la sanità pubblica, con l’obiettivo di garantire cure universali e gratuite. Gli attuali aumenti salariali, proposti intorno al 5%, sono insufficienti a fronte di un’inflazione del 17%. Per questo, i sindacati ritengono indispensabile l’intervento del governo.

Inoltre, vogliamo denunciare l’impatto negativo dell’autonomia differenziata, che rischia di aumentare le disuguaglianze tra i cittadini. I sindacati rilanciano anche la proposta di un grande Piano straordinario per l’occupazione, mirato a colmare la cronica carenza di personale che affligge il settore pubblico.

Il governo deve dare risposte concrete ai lavoratori delle funzioni centrali, locali e della sanità.

La crisi economica e l’assenza di soluzioni nelle trattative con il governo stanno mettendo a rischio i diritti costituzionali delle cittadine e dei cittadini, nonché la dignità di lavoratrici e lavoratori.

Se vuoi partecipare contatta la FP CGIL più vicina a te

Grande partecipazione alla manifestazione contro le minacce ai dipendenti comunali di Alfonsine

Martedì 1 ottobre, la piazza Gramsci di Alfonsine ha visto una grande partecipazione di cittadini, sindacati e rappresentanti delle istituzioni in risposta alle minacce e intimidazioni subite dai dipendenti dell’ufficio tecnico comunale. L’iniziativa, promossa dall’amministrazione comunale e supportata da CGIL, CISL e UIL, ha raccolto un forte sostegno, con centinaia di persone presenti per esprimere solidarietà ai lavoratori vittime di gravi episodi minatori.

Le intimidazioni, avvenute tra il 26 e il 27 settembre, hanno incluso telefonate anonime e lettere minatorie rivolte sia agli impiegati che alle loro famiglie. La vicenda sembra essere collegata alla gestione di un appalto, ma non ha nulla a che vedere con le recenti alluvioni che hanno colpito il territorio, come ha chiarito il sindaco Riccardo Graziani.

Solidarietà unanime da sindacati e istituzioni

Alla manifestazione, CGIL, CISL e UIL hanno preso una posizione forte e decisa contro ogni forma di intimidazione. In una nota congiunta, i sindacati hanno definito queste minacce «gravissime e inaccettabili, lontane dai valori del nostro territorio». La partecipazione massiccia ha dimostrato quanto la comunità locale sia unita nel condannare questi atti e nel chiedere giustizia per i lavoratori colpiti.

Anche le istituzioni hanno espresso il loro sostegno ai dipendenti comunali. Il sindaco Graziani ha ribadito che le autorità stanno lavorando per identificare i responsabili e ha chiesto ai cittadini di continuare a collaborare. La grande affluenza alla manifestazione è stata una risposta chiara: Alfonsine non tollererà l’illegalità e farà fronte comune per difendere i diritti dei suoi lavoratori.

Un messaggio chiaro: illegalità e intimidazione non trovano spazio

La manifestazione del 1 ottobre ha rappresentato un momento cruciale per riaffermare l’importanza della legalità e del rispetto dei lavoratori. Il messaggio lanciato da CGIL, CISL e UIL è stato netto: atti intimidatori come quelli avvenuti ad Alfonsine non troveranno mai spazio in una comunità che valorizza il lavoro e i diritti.



Sciopero della sanità privata: presidio a Bologna davanti a Confindustria

La mattina del 23 settembre, circa 400 persone si sono radunate in via San Domenico a Bologna, di fronte alla sede di Confindustria, per partecipare al presidio organizzato in occasione della giornata di sciopero indetta da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. Lo sciopero ha coinvolto numerose aziende sanitarie della regione, registrando un’elevata partecipazione, con tassi di adesione fino al 95% in alcune strutture, come Villa Bellombra, che ha dovuto chiudere i servizi di fisioterapia.

Alta adesione in tutta la regione

In diverse strutture sanitarie, le adesioni allo sciopero sono state particolarmente significative. Villa Erbosa e il Toniolo hanno registrato un’adesione complessiva dell’80%, con la chiusura degli ambulatori. Anche il Poliambulatorio Hesperia di Carpi è rimasto chiuso, mentre nella sede di Modena quattro sale operatorie su sei sono state inattive, e il reparto di radiologia ha interrotto le attività. I servizi essenziali sono stati comunque garantiti nei reparti residenziali, come alla Lega Filo d’Oro e nelle case di cura Fogliani e Villa Rosa.

Rabbia per il mancato incontro

Al presidio, i lavoratori hanno manifestato con determinazione contro il rifiuto, da parte dei rappresentanti delle associazioni datoriali, di incontrare una delegazione di lavoratori e sindacati. Marco Bonaccini, Sonia Uccellatori e Paolo Palmarini, segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, hanno dichiarato: “Non solo Aiop e Aris non intendono rinnovare il CCNL, ma ora rifuggono anche il confronto. Queste aziende operano per conto della pubblica amministrazione e ricevono ingenti risorse pubbliche, ma non riconoscono il giusto compenso ai lavoratori, nemmeno di fronte all’inflazione. È una vergogna!”

Sciopero e protesta continueranno

Il presidio si è concluso con il grido “Vergogna”, ma i sindacati hanno promesso di non fermarsi qui. “Faremo tutto il necessario per garantire a tutte e a tutti il rinnovo contrattuale che meritano”, hanno assicurato i tre sindacalisti.

L’incontro a margine del presidio

A margine del presidio di Roma, una delegazione sindacale è stata ricevuta dal Capo Segreteria del Ministro della Salute: “Abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che a breve verranno convocate tutte le parti per un tavolo tecnico di confronto tra Sindacati, Conferenza delle Regioni, le parti datoriali e il Ministero della Salute. Questo è un primo segnale di apertura, ma non basta”, sottolineano.

La mobilitazione, infatti, non si ferma: “Continueremo a lottare fino a quando non sarà riconosciuto il giusto trattamento contrattuale e salariale a tutti i professionisti che, come quelli del pubblico, garantiscono quotidianamente il diritto costituzionale alla salute. Il valore del lavoro deve tornare al centro della discussione. Non ci fermeremo fino a quando non vedremo riconosciuta la professionalità di chi lavora nelle strutture accreditate e convenzionate, garantendo pari diritti e retribuzioni”


Sciopero sanità privata del 23 settembre: “Serve rispetto per lavoratrici e lavoratori di un comparto strategico per il Paese”

“Gli impegni non sono stati mantenuti, infermieri, oss, tecnici sanitari e tutto il personale della sanità privata è stanco di aspettare. Sono oltre 200.000 le lavoratrici e i lavoratori che operano nelle strutture in cui si applicano i contratti Aiop e Aris sanità privata e Aiop e Aris rsa: lavoratori che svolgono un servizio pubblico garantendo quindi un diritto costituzionale, quello alla Salute. I professionisti e gli operatori che lavorano presso le strutture private, nella quasi totalità accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale e quindi beneficiarie di cospicue risorse pubbliche, chiedono il rispetto della dignità e dei diritti: per questo motivo il 23 settembre FP CGIL, CISL FP e UIL FPL hanno proclamato uno sciopero nazionale con l’astensione dal lavoro prevista per l’intera giornata e per ogni turno di lavoro”.

“In quest’ambito – osservano i sindacati – sono stati stipulati due accordi ponte (Aris rsa, Aiop rsa) necessari per unificare i tabellari e andare alla stipula di un nuovo contratto unico di settore per le rsa, dove le lavoratrici, i lavoratori e i professionisti hanno il contratto bloccato da oltre 12 anni.

Quanto al contratto Sanità privata Aris Aiop, è stato rinnovato nel 2020 dopo 14 anni di blocco della contrattazione, un rinnovo che però ha riguardato il triennio 2016-2018. Rispetto alla legittima aspettativa delle lavoratrici e dei lavoratori, FP CGIL, CISL FP e UIL FPL hanno chiesto l’apertura di due tavoli negoziali ma le associazioni datoriali – AIOP e ARIS – pretendono di subordinare le trattative per il rinnovo contrattuale a maggiori risorse economiche pubbliche da parte dello Stato e delle Regioni.

Una posizione, quella di AIOP e ARIS, che denota una indifferenza intollerabile ed inaccettabile nei confronti di professionisti ed operatori che contribuiscono a garantire bilanci positivi e dividendi che andrebbero in parte ridistribuiti a coloro che li hanno prodotti: infermieri, oss, tecnici sanitari, personale della riabilitazione e amministrativo attraverso un celere rinnovo del Contratto Nazionale.

In Emilia Romagna le lavoratrici e i lavoratori scenderanno in piazza a Bologna davanti alla sede di Confindustria, via S, Domenico LUNEDI’ 23 dalle ore 10 alle 12, per far sentire la loro voce, la voce di chi chiede il riconoscimento del proprio lavoro, della propria professionalità che esprime ogni giorno a favore dei cittadini, riconoscimento oggi negato da datori di lavoro che hanno, peraltro, un modestissimo rischio di impresa considerato che le prestazioni erogate vengono in larghissima parte finanziate dal sistema pubblico.