Sanità, se non la curi non ti cura! Il 29 ottobre la Manifestazione a Roma

Promossa da FpCgil-CislFp-UilFpl-Fials-Nursind, appuntamento in piazza del Popolo dalle ore 9.30

‘Sanità, se non la curi non ti cura!’.

È il titolo della manifestazione nazionale in programma a Roma sabato 29 ottobre in piazza del Popolo a partire dalle ore 9.30 delle lavoratrici e dei lavoratori che operano in sanità: nel pubblico, nel privato e nel terzo settore. Una manifestazione, promossa dai sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials e Nursind, per chiedere al nuovo governo un immediato e concreto impegno sulla sanità per garantire la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.

Una mobilitazione che ha al centro 8 rivendicazioni, 8 misure urgenti sulle quali intervenire:
1. Maggiori risorse per il fondo sanitario nazionale;
2. Lotta alle esternalizzazioni;
3. Superamento dei limiti di tetti di spesa per il personale;
4. Assunzioni e stabilizzazioni;
5. Adeguate risorse contrattuali;
6. Spazi per la contrattazione decentrata e la valorizzazione del personale;
7. Misure per l’integrazione fra pubblico e privato;
8. Integrazione fra sanitario e sociale.

Il programma della giornata prevede interventi di delegate e delegati, al termine dei quali parleranno i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials e Nursind, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli, Michelangelo Librandi, Giuseppe Carbone e Andrea Bottega.

Leggi il documento unitario sulla mobilitazione!

Mobilitazione nazionale a difesa del Servizio Sanitario Nazionale

Mobilitazione nazionale a partire da settembre su difesa, rilancio e riorganizzazione del Servizio sociosanitario nazionale. A promuoverla la Fp Cgil, come da Ordine del giorno approvato dal Comitato direttivo della categoria.

Una mobilitazione in continuità con l’impegno della Fp Cgil “a partire dalla prima ondata pandemica” e che ha visto la categoria “con coerenza e determinazione rivendicare negli ultimi anni assunzioni, risorse e un vero progetto di riforma”. Non solo, “una mobilitazione conseguenza delle scelte non prodotte fino ad ora dalle istituzioni e dal parlamento, ma che dovranno concretizzarsi in appositi decreti e nella legge di Bilancio”.

Al centro della mobilitazione di settembre, con la quale parlare a operatori, cittadini, istituzioni, parlamento e governo, tra le altre cose, “la stabilizzazione delle risorse Covid e l’implementazione del Fondo sanitario nazionale fino a coprire le spese necessarie all’indispensabile piano straordinario di assunzioni, anche in funzione dei processi di riorganizzazione del Servizio sociosanitario nazionale”, insieme al “superamento dei tetti di spesa per il personale previsti dal Decreto Calabria, così come sul salario accessorio”.

La Fp Cgil punta a un piano straordinario di assunzioni che passi attraverso “la deroga al numero chiuso dei percorsi di formazione universitaria per le professioni sanitarie per i prossimi cinque anni; l’assunzione di tutti i precari del Servizio sociosanitario nazionale, tutti i ruoli e profili, compresi quelli degli Ircss e degli Izs; il graduale superamento del regime di convenzione per i medici di medicina generale e gli specialisti ambulatoriali, dando la possibilità alle regioni di assumerne direttamente alle proprie dipendenze; il blocco di tutte le esternalizzazioni e l’attivazione di processi di reinternalizzazione”.

C’è poi la necessità per il sindacato di rilanciare “la contrattazione nei settori privati, per evitare il fenomeno del dumping contrattuale e l’intermediazione illecita di mano d’opera tramite il ricorso agli appalti di servizio, con lo sblocco dei contratti della sanità privata, delle Rsa, del sociosanitario e socioassistenziale in attesa di rinnovo”, insieme “all’adeguamento nelle basi d’asta della variazione dei costi derivanti dal rinnovo dei Ccnl da parte delle committenze pubbliche, prendendo a riferimento sempre i Ccnl non solo quelli sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative ma anche quelli che hanno il campo di applicazione più congruo”.

Per la Funzione Pubblica Cgil, inoltre, bisogna “rivedere gli schemi di accreditamento, di affidamento e concessione dei servizi pubblici per evitare che le risorse del Pnrr siano investimenti pubblici che produrrebbero come effetto, in assenza di una necessaria inversione di tendenza nella spesa corrente che deve aumentare per assumere più personale e rinnovare i Ccnl, una vasta opera di esternalizzazione; ridefinire a livello nazionale linee guida per gli standard qualitativi dei servizi accreditati dalle singole regioni (minutaggio di assistenza agli anziani, ai disabili, ai minori e per tutte le forme di fragilità) tale da restituire dignità alle persone e alle lavoratrici e lavoratori e da garantire armonizzazione sugli aspetti legati alla qualità e all’organizzazione del lavoro anche sotto il profilo del Ccnl applicati”.

Serve poi “un piano nazionale di interventi su Rsa pubbliche, Asp e altre strutture analoghe, il potenziamento dell’assistenza domiciliare, la valorizzazione dei professionisti impegnati nelle attività sanitarie e sociosanitarie territoriali e di comunità; una ridefinizione unitaria, omogenea sul territorio nazionale e senza inopportune fughe in avanti delle singole regioni, della figura dell’operatore socio sanitario; il riconoscimento per gli operatori dei settori sanitari e dell’assistenza del lavoro usurante ai fini dell’anticipo previdenziale e norme contrattuali che favoriscano ragionevoli accomodamenti nell’alternanza tra mansioni gravose e altre attività”.

Punti che impegnano quindi a una mobilitazione che la Fp Cgil auspica il più larga possibile, unitaria, che coinvolga lavoratrici e lavoratori della sanità e tutti coloro che hanno a cuore il Servizio Sociosanitario Nazionale: “Non c’è più tempo. La Cura e la Salute non possono non essere la priorità del nostro paese, soprattutto non bisogna perdere questa occasione di utilizzo di risorse ordinarie e straordinarie per ridare finalmente solidità ed efficacia al nostro Servizio sociosanitario nazionale e soprattutto diritti, salario, valorizzazione professionale agli operatori”, conclude.


Cura e salute devono essere la nostra priorità

Le parole del nostro Segretario Generale dell’Emilia-Romagna Mauro Puglia

La crisi di Governo che sta attraversando il nostro Paese, si scontra con una realtà quotidiana in cui è esplosa un’ emergenza sociale sempre più drammatica, con un aumento della povertà, della precarietà e della disuguaglianza sociale sempre maggiori.

Questa crisi mette in discussione l’ agenda sociale che la CGIL stava presentando, anche nei confronti delle forze politiche, e che riassumiamo per punti: crisi energetica, superamento della precarietà, strumenti fiscali per tutelare i salari e le pensioni dall’aumento dell’inflazione, salario minimo e legge sulla rappresentanza, rinnovo dei contratti, politiche industriali, scuola, sanità, una vera riforma fiscale, pensioni, politiche dell’abitare, vecchie e nuove povertà.

Guardando ai contenuti è evidente come la nostra categoria sia coinvolta.

Infatti, chiediamo da tempo un maggior impegno alla lotta alla precarietà (sia per quei lavoratori con contratti privati che svolgono funzioni pubbliche sia per i tanti precari della pubblica amministrazione) ed un piano straordinario di occupazione. Come dichiarato dalla nostra Segretaria Generale Serena Sorrentino “siamo in una situazione di allarme rosso: senza un piano straordinario per l’occupazione nel settore pubblico sono a rischio i servizi ai cittadini” ma, se per investire nella PA le risorse del PNRR sono un’occasione che deve essere sfruttata, è necessario aumentare anche le risorse nella spesa corrente.

Facciamo un esempio, non si può pensare di costruire nuovi ospedali (risorse da PNRR) se non assumi anche il personale per farlo funzionare (risorse da legge di bilancio). Quindi, rilanciare e riorganizzare il SSN per una sanità pubblica ed universale, ecco perché stiamo portando avanti una “vertenza sanità” nella nostra regione, con manifestazioni e proteste in tutti i territori e proclamazione di stato di agitazione in diverse realtà, che ha avuto un punto di sintesi nel presidio tenutosi davanti al palazzo della Regione a Bologna il 13 giugno u.s.

Non solo, nell’ultimo Comitato Direttivo FP CGIL è stato approvato un ordine del giorno che ben spiega l’urgenza di intervenire sulla cura e sulla salute. In conclusione, queste sono le priorità da affrontare  in Italia: occupazione e salute, esigenze primarie per noi imprescindibili e per tali ragioni in autunno, in attesa della prossima legge di bilancio, è prevista una mobilitazione generale.


Ausl Imola, grave criticità di organico

Cgil Imola, Funzione Pubblica e Spi Cgil Imola hanno inviato una lettera alla Direzione dell’Ausl di Imola, al sindaco Marco Panieri e all’assessore regionale Raffaele Donini per chiedere azioni urgenti a fronte di una situazione non più sostenibile.
Manca il personale e questo ricade sui carichi di lavoro del personale dell’Azienda sanitaria e sul servizio ai cittadini e sul continuo allungamento dei tempi di attesa.

Di seguito il testo della Lettera dal sito della CGIL Imola.

 

La scrivente Organizzazione Sindacale è costretta di nuovo a denunciare una grave situazione di criticità di personale, anche in riferimento all’aumento dei contagi covid degli utenti e degli operatori.

Stiamo ricevendo innumerevoli segnalazioni da parte dei lavoratori per l’aumento dei carichi di lavoro, modifiche continue sui turni e, in particolare nei reparti, l’istituzione di turni dove non vengono garantite le 11 ore di riposo giornaliere, operatori che vengono richiamati in servizio nonostante non sia attivo l’istituto della reperibilità, continue richieste di salti di riposo e richieste di doppi turni che incidono con un aumento importante dello straordinario.
Tutto questo ricade sulla qualità dei servizi e sul continuo allungamento dei tempi di attesa, creando disagio ai cittadini che in questi due anni di pandemia si sono visti allungare i tempi per gli interventi e per le visite specialistiche. Come richiesto anche in sede di Conferenza Sociale Sanitaria Metropolitana, le aziende sanitarie e nello specifico l’Ausl di Imola hanno necessità di implementare l’organico per ridurre i tempi di attesa degli utenti e allo stesso tempo garantire il diritto al riposo e alle ferie estive. Non ci basta quanto scaturito dall’incontro in CTSSM che, per prendere tempo, vuole attivare incontri per definire settore per settore dove manca il personale.

Le Ausl sanno molto bene quanto personale manca e se non lo sanno possono ascoltare le Organizzazioni Sindacali che ogni giorno ricevono segnalazioni di aiuto dagli operatori e dai cittadini del territorio.

Non c’è più tempo: è necessario un piano di assunzioni ben definito e in tempi velocissimi.
In Azienda sono disponibili delle graduatorie attive di OSS e infermieri dalle quali si poteva attingere già da tempo proprio in previsione del periodo di ferie estive e delle malattie da covid del personale sanitario. Chiediamo perciò che venga preso con urgenza ogni provvedimento per la salvaguardia psicofisica del personale e degli istituti contrattuali, per non mettere a rischio la sicurezza dei lavoratori e di tutti i cittadini che si rivolgono a questa Azienda per ricevere cure.

Chiediamo uno sforzo e un impegno concreto ed urgente da parte delle istituzioni, dal Sindaco di Imola con delega alla Sanità, all’Assessore alle politiche per la salute Raffaele Donini, perché crediamo nella Sanità pubblica come unico strumento di garanzia della tutela della salute, una Sanità Pubblica che deve essere efficiente ed efficace ma non a discapito di chi ogni giorno ha messo a disposizione la propria professionalità con sacrificio continuo per garantire l’assistenza ai pazienti.

Anche in data 13 giugno durante il presidio indetto dalla Fp Cgil Emilia Romagna abbiamo evidenziato il bisogno di assumere personale in relazione alle carenze presenti nei reparti e nei servizi di questa Azienda.
Le assunzioni fatte fino ad oggi risultano insufficienti per garantire l’assistenza sanitaria.

I lavoratori, le lavoratrici della sanità e i cittadini non si meritano tutto questo!
Se non avremo risposte in tempi brevi a queste nostre richieste, avvieremo percorsi di mobilitazione.


Sanità: sottoscritta l'ipotesi di accordo del rinnovo del contratto nazionale!

Sottoscritta l’ipotesi di Contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto di Sanità Pubblica per la vigenza 2019/2021 che interessa 545 mila lavoratrici e lavoratori.

Accordo firmato in serata da Aran e dalle organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials, Nursind e Nursing Up che esprimono “grande soddisfazione per un risultato importante e atteso da tempo”.

“Con questo rinnovo, a fronte delle risorse stanziate dal governo, riconosciamo salario, diritti e tutele a lavoratrici e lavoratori che in questi anni difficili hanno affrontato l’emergenza pandemica garantendo la tenuta del Servizio sanitario nazionale e la salute dei cittadini. Il contratto riconosce a queste lavoratrici e lavoratori un importante riconoscimento del valore e dell’impegno profuso, sia sul fronte del salario che su quello dei diritti, e rappresenta un punto di partenza per un effettivo rilancio del Servizio sanitario, che dovrà passare adesso da maggiori risorse e da assunzioni stabili”, concludono i sindacati.

Sanità: Landini, grande soddisfazione per intesa raggiunta sul rinnovo contratto

“Esprimiamo grande soddisfazione per la sottoscrizione del contratto nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità pubblica. Dopo anni difficili, durante i quali il personale del sistema sanitario nazionale ha affrontato l’emergenza pandemica pagando un costo enorme, arriva il primo giusto e necessario riconoscimento sia sul versante economico che sul versante dei diritti”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in merito alla sottoscrizione dell’intesa per il rinnovo del contratto nazionale della Sanità Pubblica.

“Siamo soddisfatti per la definizione di un contratto importante, dopo una trattativa difficile, che le lavoratrici e i lavoratori aspettavano si sbloccasse da tempo. Si apre una stagione nuova per il riconoscimento del lavoro nella sanità pubblica del nostro paese. Il contratto è un diritto riconquistato, ora ci aspettiamo un grande investimento nell’occupazione e nel Servizio sanitario nazionale”, conclude Landini.

Scopri tutti i servizi e le convenzioni riservate agli iscritti alla CGIL!

Sanità: Grande riuscita del presidio sotto la sede della Regione

Grande riuscita del presidio sotto la sede della Regione della FP CGIL ER, per chiedere più risorse, stabilizzazioni dei precari, nuovo personale e più fondi per la contrattazione collettiva. “Non ci basteranno le parole”, avverte il sindacato.

È riuscito ben oltre le aspettative il presidio indetto dalla FP CGIL Emilia-Romagna, sotto la sede della Regione a Bologna, sui tanti temi sul tavolo che riguardano la sanità. Più di 300 le persone presenti questa mattina, che hanno deciso di raggiungere Bologna da tutti i territori dell’Emilia-Romagna per manifestare insieme, con tanti interventi di lavoratrici e lavoratori della sanità a testimoniare la grande difficoltà che si vive dentro alle strutture sanitarie delle Aziende.

Sono quattro le richieste fondamentali avanzate dal sindacato e dai lavoratori e dalle lavoratrici: più risorse per garantire il diritto alla salute; stabilizzazione dei precari assunti per la gestione della pandemia; assumere personale in relazione alla grave carenza presente nei reparti e nei servizi; rivendicare l’aumento dei fondi per la contrattazione integrativa ed evitare il calo dei salari delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità.

Intervento dell’assessore Donini

In chiusura c’è stato anche un intervento dell’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini che ha marcato le grandi difficoltà delle Regioni nei confronti di un governo che pare non ascoltare, per ora, le necessità di chi gestisce la sanità sul territorio. Donini ha anche rassicurato i manifestanti sull’apertura di un tavolo di confronto, convocato per venerdì prossimo per iniziare la discussione sulle risorse.

“Non ci basteranno le parole” ha sottolineato Mauro Puglia, segretario generale della FP CGIL Emilia-Romagna. Frase che lascia presagire a una nuova stagione di lotte per la sanità regionale. “Un grande grazie a chi è venuto a manifestare con noi sotto la Regione – ha aggiunto Marco Blanzieri della segreteria della FP CGIL Emilia-Romagna -.

Insieme siamo una forza e dobbiamo continuare in questa battaglia per la difesa della salute di tutti e della sanità pubblica”.

A fare da sfondo alla giornata, uno striscione lasciato davanti alla sede della Regione che recita così: “Speranza e Draghi fuori I soldi della sanità”. Uno degli slogan più azzeccati della protesta.


Ausl Imola: lavorare in sicurezza è un diritto!

La sicurezza sui luoghi di lavoro vede da sempre la Cgil in campo per la garanzia della tutela delle lavoratrici e lavoratori. Già da mesi la Funzione pubblica Cgil di Imola denuncia alla Direzione Ausl di Imola il tema delle aggressioni al personale. L’ultima è di alcuni giorni fa ed ha coinvolto gli operatori del Pronto Soccorso.

Questo significa solo una cosa: che la Direzione Ausl non ha affrontato con la giusta sollecitudine il tema della sicurezza sottovalutando la problematica.
Apprendiamo dalla stampa che la Direzione Ausl incontrerà nei prossimi giorni presso la Prefettura le forze dell’ordine per definire delle modalità che permettano di intervenire per la sicurezza degli operatori da parte di chi ha la competenza e la formazione per farlo.

Sicuramente l’Ausl avrebbe dovuto chiedere prima l’apertura di questo tavolo. E il fatto di apprendere di questo incontro dalla stampa è la prova concreta di come l’Ausl intenda le relazioni sindacali anche su temi sollevati dalle organizzazioni sindacali stesse.
L’adozione di opportune misure di prevenzione e protezione dei lavoratori devono essere intese quali obiettivi di primaria importanza. Vanno rimossi i fattori che favoriscono le aggressioni, attraverso le modifiche degli spazi e dell’organizzazione del lavoro, oltre a cambiamenti procedurali e addestramento del personale.

Non è possibile che gli operatori che si occupano della salute delle persone, mettano a rischio la propria.

Tra gli obblighi del datore di lavoro rientra la valutazione di tutti i rischi, non solo quelli legati all’attività svolta, ma anche quelli a danno della salute fisica e psichica dei lavoratori e delle lavoratrici.
Il rischio di aggressione è alla base dello stress lavoro correlato, dato che aumenta il senso di insicurezza percepita nel luogo di lavoro.
L’Azienda deve garantire un ambiente di lavoro sicuro, per la tutela della sicurezza dei lavoratori e della qualità del servizio erogato.
Riteniamo fondamentale che l’Azienda provveda a dare concreta applicazione a quanto contenuto nella raccomandazione n.8 del Ministero della Salute: “Raccomandazione per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari”, nonché attivare ogni strategia al fine di contrastare il fenomeno delle aggressioni.

Nessun contesto è privo di rischio di aggressione. Tenuto conto della multifattorialità delle cause, per poter decidere che azioni mettere in campo dovranno essere coinvolti, a nostro avviso, tutti gli attori tra cui gli operatori stessi, i rappresentanti della sicurezza, le rappresentanze sindacali, i responsabili della formazione, ecc…

Secondo la Fp Cgil è necessario avere una presenza fissa h 24 all’interno dell’ospedale con sede nel Pronto Soccorso, che possa intervenire in caso di emergenza nei vari servizi.

Valutare l’apertura chiusura porte con “pulsante” o con codice (come presente in altri pronto soccorso), fast track con percorsi mirati per pazienti con problematiche psichiatriche o con sospetti abusi di alcool/stupefacenti/psicofarmaci.
Questo è quanto avviene già in altri Pronto soccorso dove si sono verificate problematiche simili.

Le segnalazioni sindacali non sono fatte per fare perdere tempo e i fatti ce lo dimostrano. La Funzione pubblica Cgil pretende relazioni sindacali più puntuali e soprattutto più veloci perché le lavoratrici e i lavoratori, su temi come la sicurezza, gli organici, la sostituzione del personale assente, le risorse economiche da destinare alla contrattazione, devono avere risposte certe, sollecite e concrete.

La qualità del lavoro e conseguentemente la qualità dei servizi resi ai cittadini dipende da tutti questi fattori.


Rinnovata la convenzione UNIPOL per assicurazione COLPA GRAVE

Sei un professionista o un operatore sanitario o socio sanitario e lavori in una struttura socio sanitaria assistenziale dei settori privati?

Se si allora ti diciamo che è stata rinnovata la convenzione UNIPOL per la copertura gratuita degli iscritti della FP CGIL dell’assicurazione COLPA GRAVE fino ad aprile 2023.

La Funzione Pubblica Cgil, infatti, ha già attivato una polizza assicurativa che non ti costa nulla e che ti tutela per i rischi da colpa grave sanitaria nel tuo lavoro. Il danno da colpa grave sanitaria è quando, mentre esercita le sue funzioni, un professionista, un operatore sanitario o socio sanitario causa un danno a una persona o a un ente, per negligenza, imprudenza e imperizia. Ed è poi costretto a risarcirli di tasca propria. La polizza gratuita per gli iscritti alla Fp Cgil è totalmente conforme ai requisiti richiesti dalla legge Gelli ed è rivolta a tutti i professionisti e operatori sanitari di aziende sanitarie private, società, cooperative, associazioni, fondazioni, consorzi ed enti. E’ assicurato tutto il personale che lavora in strutture sanitarie e socio sanitarie private e nel dettaglio:

  • Caposala e Coordinatori sanitari
  • Infermiere generico e infermiere psichiatrico
  • Massaggiatore con varie denominazioni e Massofisioterapista
  • Odontotecnico
  • Ottico
  • Professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico sanitarie

e tecniche della prevenzione

  • Puericultrice
  • Ricercatore IRCCS o IZS o Aziende sanitarie, appartenente a professioni

sanitarie

  • Ausiliario socio sanitario
  • Autista ambulanza o autista soccorritore
  • Operatore socio sanitario
  • OTA-OSA-ADEST-ASA- Operatore assistenza domiciliare
  • Personale dellassistenza sociale
  • Personale educativo e socio educativo (educatori non sanitari e animatori, con

varie denominazioni locali) dei servizi sanitari e socio sanitari

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Senza nuove risorse non si può garantire il diritto alla salute

Condividiamo le preoccupazioni di Donini, senza nuove risorse è inimmaginabile garantire il diritto alla salute.

Condividiamo pienamente le preoccupazioni dell’assessore regionale Raffaele Donini nel denunciare il mancato finanziamento della sanità per l’anno in corso. Una situazione drammatica che, senza interventi in tempi brevissimi, rischia di provocare un grave inasprimento delle relazioni all’interno delle aziende, tra chi ha responsabilità di governo, professionisti, rappresentanti politici, organizzazioni sindacali e utenti, che mette a rischio la tenuta e la qualità dei servizi.

Nella sostanza, il finanziamento del fondo sanitario nazionale è stato aumentato di una quota complessiva pari a 2 miliardi di euro, risorse già vincolate su voci di bilancio predefinite (tra i quali ci sono i rinnovi dei contratti di lavoro dei dipendenti della sanità, relativi al triennio 2019-2021, peraltro già scaduti ancora prima di essere firmati).

Vengono a mancare invece i finanziamenti speciali previsti nei decreti emergenziali per la lotta al coronavirus erogati nel 2020 e nel 2021, come se la situazione legata alla pandemia fosse scomparsa. Verrebbe lecito chiedersi come si può, senza risorse, mantenere l’attuale impianto per la gestione della pandemia, potenziato in questi due anni per affrontare l’emergenza sanitaria.

In mezzo a questa crisi del sistema sanitario, rischia di rimetterci chi ci lavora e i cittadini. A breve, in alcune aziende non ci saranno i soldi per pagare le quota di produttività al personale, mentre chi usufruisce dei servizi si ritroverà presto con strutture in grandissima sofferenza proprio per la carenza di personale. Senza risorse aggiuntive è infatti inimmaginabile il mantenimento dell’attuale assetto organizzativo.

Così non va, lo diciamo con forza al ministro della Salute, al ministro dell’Economia e al Parlamento. Metteremo in atto tutte le azioni di mobilitazione possibile, perché se la tutela della salute è ancora un diritto costituzionale, allora urge un provvedimento che finanzi il nostro sistema sanitario.


pronto soccorso emilia romagna

Pronto soccorso. Buone le proposte della Regione, ma serve aprire un tavolo sul DM 71

La soluzione dei problemi dei Pronto soccorso passa dalla riorganizzazione della rete territoriale delle cure primarie. Apprezziamo le proposte della Regione, ma serve aprire un tavolo sul DM 71.

È sufficiente contare il numero di codici bianchi che si rivolgono ai Pronto soccorso per capire cosa non funzioni nel sistema e quali interventi siano necessari.

Ad oggi sono migliaia le persone che tutti i giorni in Emilia-Romagna si rivolgono al Pronto soccorso chiedendo di usufruire prestazioni di base che nulla hanno a che fare con l’emergenza e con l’urgenza.

Di conseguenza, pur apprezzando le proposte della Regione, riteniamo che da sole non bastino e che sia necessario fare  altro per dare risposta alle difficoltà e per evitare fughe di professionalità ed esperienze fondamentali per il nostro servizio sanitario regionale.

Iniziando da cose semplici e basilari, come evitare di assegnare ai medici dei Pronto soccorso, oltre alle normali funzioni, anche quelle di guardia ospedaliera, come spesso accade negli ospedali di piccole e medie dimensioni. Con il rischio di trovare fuori dalla struttura il medico che dovrebbe sostare in PS perché obbligato a controllare anche altri reparti, trovandosi poi in difficoltà nella gestione di un’emergenza improvvisa. E tornando a sviluppare i protocolli per la gestione dell’emergenza territoriale, per garantire la massima efficacia ed efficienza utilizzando in maniera proficua i medici dipendenti all’interno del Pronto soccorso.

Dopodiché, va aperta una discussione sul decreto ministeriale numero 71 per la riorganizzazione della rete territoriale delle cure primarie, indirizzando chi ha problemi non urgenti/emergenti verso strutture idonee per evitare inutili intasamenti. Provando a capire se è bene che eventuali ambulatori di gestione dei codici bianchi rientrino nei Pronto soccorso (come nella proposta della Regione) o all’interno delle Case della Salute (come immaginiamo noi) evitando così di legittimare flussi di prestazioni che provocano ulteriori intasamenti.

Riteniamo anche fondamentale progettare la necessaria formazione/informazione nell’utilizzo dei servizi, uscendo dalla logica punitiva del superticket nei confronti di chi si rivolge erroneamente al Pronto soccorso, ed entrando in quella dell’uso consapevole della rete dei servizi.

 

FP CGIL Medici
Vittorio Dalmastri
Marco Blanzieri