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Pronto soccorso. Buone le proposte della Regione, ma serve aprire un tavolo sul DM 71

La soluzione dei problemi dei Pronto soccorso passa dalla riorganizzazione della rete territoriale delle cure primarie. Apprezziamo le proposte della Regione, ma serve aprire un tavolo sul DM 71.

È sufficiente contare il numero di codici bianchi che si rivolgono ai Pronto soccorso per capire cosa non funzioni nel sistema e quali interventi siano necessari.

Ad oggi sono migliaia le persone che tutti i giorni in Emilia-Romagna si rivolgono al Pronto soccorso chiedendo di usufruire prestazioni di base che nulla hanno a che fare con l’emergenza e con l’urgenza.

Di conseguenza, pur apprezzando le proposte della Regione, riteniamo che da sole non bastino e che sia necessario fare  altro per dare risposta alle difficoltà e per evitare fughe di professionalità ed esperienze fondamentali per il nostro servizio sanitario regionale.

Iniziando da cose semplici e basilari, come evitare di assegnare ai medici dei Pronto soccorso, oltre alle normali funzioni, anche quelle di guardia ospedaliera, come spesso accade negli ospedali di piccole e medie dimensioni. Con il rischio di trovare fuori dalla struttura il medico che dovrebbe sostare in PS perché obbligato a controllare anche altri reparti, trovandosi poi in difficoltà nella gestione di un’emergenza improvvisa. E tornando a sviluppare i protocolli per la gestione dell’emergenza territoriale, per garantire la massima efficacia ed efficienza utilizzando in maniera proficua i medici dipendenti all’interno del Pronto soccorso.

Dopodiché, va aperta una discussione sul decreto ministeriale numero 71 per la riorganizzazione della rete territoriale delle cure primarie, indirizzando chi ha problemi non urgenti/emergenti verso strutture idonee per evitare inutili intasamenti. Provando a capire se è bene che eventuali ambulatori di gestione dei codici bianchi rientrino nei Pronto soccorso (come nella proposta della Regione) o all’interno delle Case della Salute (come immaginiamo noi) evitando così di legittimare flussi di prestazioni che provocano ulteriori intasamenti.

Riteniamo anche fondamentale progettare la necessaria formazione/informazione nell’utilizzo dei servizi, uscendo dalla logica punitiva del superticket nei confronti di chi si rivolge erroneamente al Pronto soccorso, ed entrando in quella dell’uso consapevole della rete dei servizi.

 

FP CGIL Medici
Vittorio Dalmastri
Marco Blanzieri


Raggiunto accordo stabilizzazione precari covid!

Abbiamo sottoscritto un importantissimo accordo unitario con la Regione Emilia-Romagna per stabilizzare con contratti a tempo indeterminato.

Abbiamo sottoscritto accordo per lavoratori e lavoratrici PRECARI assunti durante l’emergenza COVID e che avranno maturato 18 mesi di anzianità a giugno come previsto dalla legge di bilancio 2022.

Infatti sono in uscita i bandi per assumere a tempo indeterminato il personale sanitario e socio-sanitario che è stato reclutato a tempo determinato con procedure concorsuali e che abbiano maturato al 30 giugno 2022, alle dipendenze di un ente del Servizio Sanitario Nazionale, almeno 18 mesi di servizio, anche non continuativi, di cui almeno 6 mesi nel periodo intercorrente tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022.

AUMENTARE LE RISORSE
VALORIZZARE LE PERSONE
MIGLIORARE LA QUALITA’ DI SERVIZI


Stop alle aggressioni al personale sanitario!

Cosa DEVE fare il lavoratore o la lavoratrice in caso di probabile aggressione.

Codificare una serie di comportamenti da mettere in atto in una situazione di potenziale rischio di aggressioni degli operatori sanitari, è una delle procedure più semplici a costo zero che si DEVE mettere in atto in tutte le strutture.
Le indicazioni di seguito non risolvono il problema ma ogni lavoratore ha il dovere di metterle in atto al fine di tutelare se stesso ed i colleghi.
L’obiettivo che è quello che le raccomandazioni ministeriali del 2007, siano messe in atto in tutti i luoghi di lavoro verificando e segnalando dove questo non accade.

Nel caso TU sia vittima di un episodio di minacce devi mantenere una condotta che favorisca la de-escalation del comportamento aggressivo:

  • Presentati con nome e qualifica professionale;
  • Adotta un’espressione tranquilla ferma con un tono di voce basso, rivolgendoti direttamente all’utente chiamandolo per nome se possibile mostrati interessato a capire quale sia il suo problema;
  • Guarda il paziente negli occhi ma senza fissarlo, ma alternando lo sguardo;
  • Usa un linguaggio semplice e facilmente comprensibile;
  • Cercare di rispondere all’esigenza immediata proposta dal paziente, senza spostare il discorso su altri temi;
  • Negoziare con il paziente ponendolo di fronte a scelte alternative;
  • Corrispondere al codice preferenziale del paziente (geografico, politico, sportivo, alimentare, ecc.);
  • Cercare di far sedere il paziente sedendoti anche tu, così da avere un minor impatto della presenza fisica nella circostanza e quindi una probabile riduzione del comportamento aggressivo, se non vuole sedersi rimani in piedi anche tu;
  • Posizionarsi a fianco del paziente con un asse di circa 30°: la superficie esposta a colpi è minore; inoltre, si comunica più disponibilità al dialogo;
  • Modula la tua distanza dal paziente, mantieni sempre una distanza di sicurezza,
  • Evita atteggiamenti di postura chiusi che potrebbe essere interpretati come difensivi o aggressivi, (come stare a braccia conserte, muoverti rapidamente o avvicinarti troppo, puntare l’indice);
  • Non sorridere il paziente, può interpretarlo come una presa in giro;
  • Non toccare il paziente, nelle persone agitate porta a fraintendere facilmente il contatto fisico come ostile o minaccioso quindi non invadere il suo spazio;
  • Non tenere le mani in tasca, mantenerle libere e pronte a proteggersi;
  • Non rispondere alle minacce con altre minacce;
  • Non dare ordini.

 

Quando sei con un paziente o un parente, durante una visita o un colloquio, valutare sempre la possibilità che possa verificarsi un atto di aggressione, quindi è prudente:

  • non lasciare sulla scrivania oggetti contundenti, taglienti e potenzialmente pericolosi;
  • non rimanere solo con una persona che potrebbe essere violenta e mantenere sempre una via di fuga;
  • ascoltare il paziente o l’accompagnatore difficile, in luogo dedicato, al fine di evitare l’effetto pubblico che, oltre ad innescare meccanismi di teatralità, spesso produce la diffusione del malcontento;
  • modula la tua distanza dal paziente, mantieni una distanza di sicurezza minima di 1,5 m, che può essere eventualmente raddoppiata;
  • mantieniti una via di fuga verso una porta evita di posizionarsi con le spalle al muro o in un angolo;
  • ascolta il paziente e ponilo davanti a delle scelte alternative;
  • non indossare collane e occhiali, scarpe aperte, cinture, rimuovere dalle proprie tasche penne, matite, oggetti appuntiti o taglienti;
  • devi sempre avere disponibili i Dispositivi di Protezione Individuale;
  • evita di rimanere da solo con il paziente se lui vuole parlare con uno specifico operatore accetta ma non lasciarlo solo;
  • se non si ristabilisce la normalità, attiva la vigilanza interna se presente, per dissuadere l’aggressore;
  • se la situazione è a grave rischio evolutivo, allertare le Forze dell’Ordine.

Cosa chiediamo noi alle aziende affinché ti tutelino:

La prevenzione degli atti di violenza contro gli operatori sanitari richiede che l’organizzazione sanitaria identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e utilizzi le strategie ritenute più opportune.
A tal fine le strutture sanitarie e socio sanitarie, Anche a seguito dell’approvazione della legge 113/2020, devono impegnarsi nel mettere in atto interventi di prevenzione della violenza che comprendano in primis le azioni di seguito riportate:

  • Monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni delle professioni sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni;
  • Monitorare gli eventi sentinella che possano dar luogo a fatti commessi con violenza o minaccia ai danni dei sanitari;
  • Promuovere studi e analisi per la formulazione di proposte e misure idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti;
  • Monitorare l’attuazione delle misure di prevenzione e protezione a garanzia dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro anche promuovendo strumenti di videosorveglianza;
  • Promuovere la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie, anche nella forma del lavoro in equipe;
  • Promuovere lo svolgimento di corsi di formazione per il personale sanitario finalizzati alla prevenzione e alla gestione delle situazioni di conflitto nonché a migliorare la qualità della comunicazione con gli utenti;
  • Stipulare protocolli operativi con le forze di polizia;
  • Realizzare un registro dedicato ai mancati infortuni;
  • Costituirsi parte civile a seguito di episodi di violenza a seguito di segnalazione formale all’autorità giudiziaria dell’episodio di violenza;
  • Risarcire i giorni di assenza per malattia o infortunio del personale aggredito;
  • Rivedere il DVR in base al rischio di esposizione alle aggressioni, sia ospedaliero che territoriale.

Gli interventi per la promozione della sicurezza e la prevenzione dei comportamenti e atti di violenza devono essere definiti all’interno del piano programma aziendale di gestione del rischio.
Sicuramente le campagne denigratorie messe in atto in questi anni a vari livelli contro il personale sanitario ed il continuo definanziamento del sistema sanitario nazionale, che porta al taglio dei servizi ed alla diminuzione della loro qualità anche attraverso il continuo taglio al personale, stanno mettendo tutti i lavoratori in condizioni sempre più difficili.
In questo contesto è indispensabile verificare che le singole aziende mettano in atto tutte le azioni necessarie al fine di prevenire le aggressioni e contemporaneamente lavorare su campagne di sensibilizzazione del cittadino spiegando che l’aggressione al personale sanitario non è la soluzione ai problemi sanitari dei cittadini.

Nei contesti dove il personale è maggiormente esposto ai rischi di aggressione, come per esempio il Pronto Soccorso, oltre a sostenere iniziative Regionali e Nazionali che nel tempo portino ad una diminuzione degli accessi da parte dei codici bianchi e verdi, è fondamentale mettere in atto sin da subito delle strategie che permettono di mediare situazioni particolarmente esplosive, anche attraverso l’utilizzo di lavoratori adeguatamente formati individuati ad esempio tra coloro che per colpa di limitazioni fisiche personali sono difficilmente ricollocabili nell’assistenza diretta.
Le aggressioni al personale Sanitario non devono diventare quotidianità nell’attività lavorativa e di conseguenza non devono essere vissute come tali. Invitiamo tutti i lavoratori a segnalare tutti gli eventi sia verbali che fisici ai nostri delegati e delegate al fine di essere supportati.


Ispettorato del lavoro. La sicurezza sul lavoro non è uno slogan, sarà sciopero!

Dal comunicato stampa unitario nazionale

A seguito della gravissima e inaudita esclusione del personale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e di ANPAL dall’armonizzazione delle indennità di Amministrazione, per effetto della quale un dipendente delle due Agenzie strumentali del Ministero non riceverà gli aumenti previsti dalla bozza di DPCM (che vanno dai 1.525 € lordi annui per i lavoratori A1 F1 fino ai 2.449 € lordi annui per i lavoratori A3 F7, previsti per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali) riteniamo di dover attuare una serie di azioni di lotta, con il preciso obiettivo di riparare allo scempio commesso e reintegrare immediatamente il personale dell’INL e di ANPAL nell’armonizzazione.

Come se non bastasse a ciò si aggiunga che gli Obiettivi del lavoro sommerso del PNRR, M5C1-8, M5C1-9, M5C1-10, M5C1-11, risultano privi di finanziamento nel Decreto del MEF del 6 agosto 2021.

Le lavoratrici e i lavoratori dell’INL e di ANPAL sono stufi della logica del costo zero e non si accontenteranno di promesse o impegni ma, ritenendo di essere stati ingiustamente esclusi, pretendono di ricevere importi a partire da quanto previsto per i colleghi del Ministero di riferimento e chiedono massima attenzione sui temi del lavoro.

Pertanto, a partire da lunedì 21 febbraio e fino a venerdì 25, invitiamo le RSU degli uffici e i nostri rappresentati territoriali a proclamare un’ora al giorno di assemblea sindacale di tutto il personale, dalle ore 10 alle ore 11, con possibilità di prevedere anche presìdi di fronte all’ufficio, così da spiegare alla cittadinanza i motivi dell’agitazione.

Invitiamo, inoltre, tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori anche a porre in essere, nei prossimi giorni, le seguenti ulteriori forme di lotta:
– non partecipazione alle giornate del cosiddetto piano straordinario di formazione;
– indisponibilità all’uso del mezzo proprio, con contestuale richiesta all’anticipo del costo dell’uso dei mezzi pubblici;
– indisponibilità a partecipare alle task-force;
– indisponibilità allo svolgimento di lavoro straordinario, serale, notturno;
– indisponibilità all’uso dei cellulari o tablet personali sia per la verifica dei green pass sia per le procedure di migrazione.

Per l’intera giornata di venerdì 4 marzo proclamiamo sciopero, con una manifestazione nazionale di tutto il personale, che dovrà portare alla chiusura di TUTTE le sedi dell’Ispettorato e dell’Anpal. Nel frattempo, trasmetteremo la proclamazione dello sciopero alle Amministrazioni competenti, per
l’avvio delle relative procedure.


Siamo come sei - La storia di Marco

“Siamo come sei” è un viaggio fra i volti e le voci delle persone che ogni giorno si impegnano per rendere le nostre comunità più accessibili, sicure e giuste.
Sono le storie delle iscritte e degli iscritti di FP CGIL in Emilia-Romagna. La terza tappa del nostro viaggio è in centro a Ferrara, per conoscere Marco che fa l’impiegato presso la sede INPS di Ferrara.

Guarda tutto il video con l’intervista a Marco.

Parto da Bologna in macchina in direzione Ferrara. E’ una bella e stranamente giornata calda di inizio febbraio.

Arrivo in centro, proprio sotto la sede dell’INPS, parcheggio la macchina e mi dirigo verso il primo bar per prendere un caffè. Aspetto qualche minuto prima che Marco scenda e si presenti. Andiamo in un parco e iniziamo l’intervista.

Marco ha origini piemontesi ed ha una formazione economica e storica. Si è trasferito a Ferrara qualche anno fa proprio in seguito ad un trasferimento ottenuto grazie all’aiuto della CGIL.

“Ho vinto il concorso per l’INPS e mi hanno assegnato alla sede di Modena. Dovevo fare ogni giorno quasi tre ore di viaggio come pendolare visto che la mia compagna e poi anche le mie figlie vivevano qui. Appena c’è stata la possibilità il sindacato mi ha aiutato a chiedere il trasferimento e da qualche anno ora lavoro nella sede INPS di Ferrara“.

Quando gli chiedo le motivazioni che lo hanno spinto ad iscriversi al sindacato mi risponde che lui vede nella CGIL quell’organizzazione in grado di tenere insieme i diritti e le tutele di lavoratori e lavoratrici e la necessità di garantire alle cittadine e ai cittadini servizi efficienti.

Garantire che gli enti centrali funzioni correttamente significa vigilare sulla corretta applicazione dei diritti di cittadinanza per tutti e tutte.

“Gli impiegati pubblici non fanno niente”

Così, un po’ per provocare un po’ per sapere cosa ne pensa, chiedo a Marco cosa ne pensa del luogo comune che vede gli impiegati pubblici come dei fannulloni. Sorride e mi racconta come l’esempio dell’INPS di Ferrara sia emblematico in questo senso.

Fino a qualche anno fa c’erano circa 130 funzionari all’INPS di Ferrara. Oggi sono poco meno di 100 e le competenze che oggi quei lavoratori e lavoratrici si ritrovano a gestire si sono moltiplicate notevolmente. Inoltre mi dice che durante la Pandemia in poco tempo gli uffici sono stati costretti a riorganizzarsi per garantire l’erogazione di milioni di pratiche ai cittadini e cittadine. I dipendenti dell’INPS hanno garantito soglie e livelli di produttività molto elevati e maggiori rispetto a quelli già garantiti precedentemente.

L’impegno delle elezioni RSU 2022

Marco, come molti suoi colleghi e colleghe, è candidato alle elezioni RSU 2022 che si svolgeranno il 5, 6, 7 aprile nelle liste di FP CGIL. In questi anni ha svolto la funzione di delegato sindacale e adesso vuole impegnarsi per monitorare le condizioni di lavoro e per tutelare i diritti di tutti e di tutte.

Mi spiega che bisogna tutelare questi momenti di vera democrazia, che permettono di dibattere e mettere a fuoco i problemi del mondo del lavoro pubblico, e che bisogna fare in modo che più lavoratori e lavoratrici possibili vadano a votare.

Se vuoi altre informazioni sulle elezioni RSU 2022 visita il sito www.elezionirsu.it!


Preoccupatə per la situazione nella struttura "Luce sul mare" di Rimini

“Cosa succede a Luce sul Mare?”: lo chiede FP CGIL Rimini, che si dice “fortemente preoccupata per il modus operandi messo in pratica dalla Coop.va Sociale”.

“Ci è stato evidenziato che a seguito di un contenimento fisico e ambientale di un operatore sanitario nei confronti di un utente, che ricordiamo essere un atto medico, l’interpretazione della procedure aveva creato, una sorta di disagio tra gli altri lavoratori presenti che nel tentativo di chiarire l’accaduto prima e di migliorare l’assistenza dopo, hanno segnalato l’episodio. Professionisti che sono stati, a vario titolo, trasferiti ad altro reparto in maniera arbitraria e con decisione unilaterale”.

Non è irrilevante che i quattro professionisti “mobilitati” sono tutti appartenenti alla stessa sigla sindacale, mette infatti in evidenza un tentativo poco nascosto di delegittimare e sconsigliare la sindacalizzazione all’interno della Cooperativa, prassi già provata per altre vertenze in corso relative a tempi vestizione ed una tantum, previste dal vigente CCNL AIOP, applicato dalla cooperativa, e non ancora riconosciuti”.

FP CGIL ha già incontrato i vertici di Luce sul Mare “e le giustificazioni addotte hanno alzato il livello di preoccupazione della scrivente per tutti i lavoratori della Cooperativa, la questione non è di poco conto considerata l’utenza della struttura e se passa il messaggio che segnalare equivale ad essere puniti, la preoccupazione diventa allarme”.

FP CGIL è vicina ai tutti i lavoratori a cui vengano negati i propri diritti e di certo non tollererà atteggiamenti poco chiari e/o intimidatori”, avverte il sindacato.

Quest’anno si svolgeranno le elezioni per il rinnovo dei rappresentanti di lavoratrici e lavoratori del pubblico impiego. Le elezioni RSU coinvolgono anche te!
Per saperne di più leggi il nostro approfondimento! CLICCA QUI


Ennesima aggressione al personale di polizia penitenziaria di Forlì

Questa mattina, presso la Casa Circondariale di Forlì, è andata in scena l’ennesima aggressione, a carico di un Assistente Capo Coordinatore di Polizia Penitenziaria, da parte di un detenuto.

L’aggressore, secondo quanto appreso, avrebbe sferrato una serie di pugni per futili motivi, con una tale aggressività nei confronti dell’Operatore di Polizia, da porlo nelle condizioni di dover far ricorso alle cure sanitarie presso il locale Ospedale. Ancora una volta assistiamo ad azioni a carico del personale di Polizia Penitenziaria, senza che lo Stato, il Ministero della Giustizia, abbia ancora messo in atto azioni risolutive che possano arginare questa grave situazione.

L’agente di Polizia Penitenziaria è sostanzialmente, durante il proprio turno di lavoro, lasciato solo dallo Stato, senza alcuna tutela in termini di sicurezza della propria incolumità. Il lavoro e la sicurezza meritano rispetto, sempre!
FP CGIL esprime la massima solidarietà all’Agente coinvolto ed a tutto il personale della Casa Circondariale di Forlì.


Sanità privata - Pronti alla vertenza contro il gruppo KOS

Pronti alla vertenza contro il gruppo KOS che ha annunciato una cessione di ramo d’azienda con meno ore e salari più bassi per i lavoratori. Apriremo un confronto anche con la Regione, perché modello KOS non è quello del Patto per il lavoro e il clima.

Oggi siamo stati convocati per un incontro dal gruppo KOS SERVIZI, che ha strutture nei territori di Modena, Parma e Ravenna. KOS ci ha comunicato la volontà di operare una cessione di ramo di azienda per trasferire dal gruppo KOS CARE al gruppo KOS SERVIZI tutto il personale dei servizi di supporto.

Nessuna sorpresa, chiaramente, nel constatare che in virtù del trasferimento di gruppo, quel personale avrà un contratto con salari più bassi e un orario di 38 ore e non più di 36.

Funziona così nell’imprenditoria moderna della sanità, un gruppo fa una cessione di ramo d’azienda e come per magia la gente lavora di più e guadagna meno. Ma siccome l’appetito viene mangiando, ci hanno pure proposto di ridurre le ore dei servizi: meno ore di pulizie, meno ore di ristorazione e via dicendo. Imprenditori che peraltro operano in un settore che negli ultimi tempi pare non avere carenza di richiesta, ovvero quello della sanità.

Chiaramente apriremo una vertenza con tutta la forza possibile per contrastare che ciò avvenga. Gli utili, garantiti dai contratti di servizio, non si aumentano sulla pelle di chi lavora. Apriremo un confronto anche con la Regione, per capire in questo territori la politica che ruolo e che valore vuole dare alle persone e al lavoro. Anche in relazione ai contenuti del Patto per il lavoro e per il clima, documento che abbiamo sottoscritto come organizzazione sindacale. Nel Patto, il modello che prospetta il gruppo KOS non è certamente quello delineato per caratterizzare il nostro territorio regionale. Infine, anche in relazione al fatto che la Regione ha appena rivalutato in aumento le tariffe dei servizi, vincolandole all’applicazione del CCNL della sanità privata.

Se sei una lavoratrice e un lavoratore del gruppo KOS contattaci!


Casa circondariale di Forlì: Grave carenza di personale

Comunicato di FP CGIL Forlì

Denunciamo da anni la grave carenza di personale maschile che affligge la Casa Circondariale di Forlì, senza che l’Amministrazione Penitenziaria cerchi di porvi rimedio, rimandando il problema alla gestione dell’emergenza nel territorio confidando sul grande senso di responsabilità degli agenti di Polizia Penitenziaria.

Disponibilità che si è trovata a dover far fronte anche a scelte organizzative del Ministero pressoché incompatibili con una gestione di un Istituto penitenziario già in emergenza, stante la mancanza di personale. Esemplificativo di ciò è stata la scelta effettuata alcuni anni fa di riaprire una sezione detentiva maschile, precedentemente conosciuta come sezione a custodia attenuata, con particolari finalità di sorveglianza, oggi contenente circa 40 detenuti, senza aver in alcun modo previsto l’invio ad integrazione del già risicato personale di nuove forze addette alla sorveglianza.

Per favi fronte si è dovuto ricorrere al reimpiego del personale di Polizia penitenziaria già in servizio, aumentando i carichi di lavoro e conseguentemente le ore di attività prestata. Il personale operativo si trova quindi a dover far fronte alle necessità istituzionali, oltre che svolgendo il proprio orario di lavoro, con turni aggiuntivi (sino a 12/13 ore lavorative giornaliere), prolungamento di orario ordinario, rinunciando ai riposi previsti e con molte ore di straordinario che difficilmente verranno smaltite.

Infatti le ore di straordinario effettuate per sopperire alla mancanza di personale, non venendo pagate per mancanza di fondi, si cumulano e possono essere utilizzate con giornate di riposo a casa… impossibile percorso mancando personale che possa garantire le attività presso la sede carceraria.
La situazione della sicurezza sia degli operatori penitenziari che della popolazione detenuta si infrange purtroppo sulla burocrazia di un Ministero che pare in alcun modo aver cura di un tema importante: condizioni di lavoro vivibili e sicurezza della propria persona.

Presso la Casa Circondariale di Forlì, oltre a detenuti in attesa di giudizio ed ai giudicati con condanna breve, esistono tipologie di ristretti molto delicate che richiedono sorveglianze speciali come chi affetto da patologie psichiatriche o da coloro che stante la tipologia di reato non possono essere messi a contatto con gli altri detenuti.
Tutto ciò richiede un notevole sforzo operativo allo già scarso personale, molte volte anche impiegato in attività di piantonamento esterno del detenuto che necessita di cure sanitarie.

Il personale di Polizia Penitenziaria, è ormai ridotto allo stremo delle forze, i livelli di attenzione richiesti per svolgere le attività ordinarie e straordinarie sono elevatissimi. E’ recente, grazie al grande impegno profuso dal personale di Polizia, svolgendo con massima responsabilità il proprio compito, l’episodio di salvataggio di una vita, avendo sventato un tentativo di suicidio messo in atto da un detenuto.

Molteplici invece gli episodi di aggressione a carico del personale da parte della popolazione detenuta, che oltre allo stress lavorativo cumulato causa l’enorme carico di lavoro, si trova a dover subire il disinteresse di un Ministero che lascia soli i propri dipendenti, anche a rischio della propria vita.
Molteplici gli episodi di suicidio anche tra gli agenti di Polizia Penitenziaria!

Come FP CGIL chiediamo, oltre alla solidarietà, all’attenzione che periodicamente viene rivolta verso questi lavoratori e verso gli Istituti penitenziari, che si facciano delle scelte urgenti e fondamentali.

Occorre personale, occorrono condizioni di lavoro sostenibili… null’altro.

 

La segretaria Generale FP CGIL
Daniela Avantaggiato


Il personale sanitario in Emilia-Romagna è allo stremo

Doppi turni, ferie e riposi che saltano. I lavoratori della sanità in Emilia-Romagna sono frustrati e stremati dall’ennesima ondata pandemica. Serve un intervento immediato e di sistema.

Lavoratrici e lavoratori della Sanità meritano più rispetto, non solo a parole ma attraverso fatti concreti: assunzioni, stabilizzazioni, risorse economiche, rinnovo dei contratti. Dobbiamo purtroppo constatare che ogni criticità delle precedenti ondate è riemersa impattando violentemente sull’organizzazione del lavoro e della vita del personale.

Devono essere potenziati i dipartimenti di sanità pubblica in modo da rimettere in piedi un tracciamento lineare ed effettivo e che nei reparti sia al più presto rinforzato l’organico medico e sanitario.

I dipendenti della sanità non ambiscono ad essere degli ‘eroi’ ma dipendenti pubblici orgogliosi della loro condizione, che possano essere messi in grado di svolgere il proprio lavoro.

Se sei una lavoratrice o un lavoratore della sanità e vivi una condizione di difficoltà puoi rivolgerti al presidio CGIL del tuo ospedale.
Scrivici e ti indicheremo i contatti più vicini a te.